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Autore: _yulen_    31/07/2015    2 recensioni
Yekaterina Danilenko è una ragazza di origine russe, ma che prima dell'Apocalisse abitava a Fargo, un piccolo paesino in Georgia. Orfana di madre, morta dandola alla luce, è cresciuta con il padre che nonostante la mancanza della moglie, è riuscito ad educarla.
All'età di cinque anni fa la conoscenza dei fratelli Dixon e da lì nasce una profonda amicizia che l'accompagnerà per tutta l'adolescenza, ed è proprio in quel periodo che si innamora di Daryl, il minore dei due fratelli.
Quando i morti iniziano a risorgere, Kate sa che potrebbe morire da un momento all'altro, ma non vuole andarsene senza prima essere riuscita a dichiarare il suo amore.
Tra fughe da orde di vaganti e lotte per sopravvivere, Kate dovrà riuscire a trovare il coraggio di confessare al suo amico di vecchia data i suoi sentimenti e un'altro piccolo segreto che potrebbe distruggere la loro amicizia.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Merle Dixon, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo29


 
 
 
 
 
Quando il sole iniziò la sua calata tutti i membri del gruppo ritornarono all’accampamento con passi lenti, pesanti e trascinati ed un’espressione stanca in volto. Si sedettero tutti attorno al fuoco già scoppiettante aspettando con quella poca pazienza che gli era rimasta che io e Lori finissimo di preparare la cena. In due contenitori a parte misi la verdura e lo stufato che avevamo preparato con il cervo portato in precedenza da Daryl e li portai a lui e al fratello in modo che avessero qualcosa di più sostanzioso da poter mangiare. Arrivata al loro campo non vidi nessuno, ma il fuoco era già acceso qui lasciai lì i due recipienti e tornai indietro sedendomi tra Kim e Glenn, il quale continuava a guardare il suo piatto giocherellando un po’ con la forchetta, ma senza portarsela alle labbra. Era un comportamento insolito per lui che era sempre aperto con tutti e aveva sempre il sorriso sulle labbra.
Diedi una gomitata alla mia amica e feci un cenno con la testa verso il ragazzo come per chiedergli che cosa avesse, ma lei scosse la testa e alzò le spalle. Nessuno si era accorto del suo modo di comportarsi, o forse non volevano avere altri problemi a cui pensare e perciò ignorarono i suoi atteggiamenti sospetti, ma io non avrei lasciato questa cosa passare sotto gamba.
Aspettai che la cena finisse e che tutti si ritirassero nelle loro tende prima di avvicinarlo.
«Tutto a posto?» chiesi.
Allarmato, saltò sul posto e si guardò intorno con sguardo frenetico evitando il contatto visivo.
«Uh, s-s-sì! Perché? Deve per forza esserci qualche minaccia all’orizzonte? Non c’è nulla di preoccuparsi, davvero. Perché me lo chiedi? C’è qualcosa che non va?» disse tutto d’un fiato senza riuscire a stare fermo.
Le sue azioni mi diedero conferma sui miei sospetti e anche io osservai le tende dei nostri compagni per essere sicura che non uscissero in quel momento.
«Sono io che ti ho fatto questa domanda per prima, quindi rispondi».
Dondolò sulle punte dei piedi mormorando frasi tra sé e sé, non riuscii a capire nulla di quello che stava dicendo ed ebbi l’impressione che quel suo mormorio era voluto proprio per tenermi all’oscuro di tutto.
«Glenn!» lo incitai.
«Ilfienileèpienodizombie» pigolò.
Guardai in direzione della costruzione facendo fatica a credere ad una cosa del genere. Il motivo per dovevano tenere dei vaganti incatenati come se fossero dei simpatici animali da compagnia mi sfuggiva e non volevo nemmeno scoprirlo, ma era qualcosa che non poteva restare nascosto al resto del gruppo. Eravamo tutti in pericolo e gli altri meritavano di sapere che nemmeno la fattoria era così sicura se il padrone di casa teneva quei mostri rinchiusi senza sapere che bastava un passo falso per fare una brutta fine.
«Chi altri lo sa?» chiesi.
«Dale» rispose. «Non dire niente, ho promesso a Maggie che avrei tenuto la bocca chiusa».
«Ma non capisci? Anche lei è in pericolo!» dissi cercando di non alzare troppo la voce. «Non mi importa il perché li tenga lì, ma non sono degli animali da nutrire e coccolare, pensa un po’ se qualcosa dovesse andare storto mentre lei è là dentro». Giocare con i suoi sentimenti per farlo ragionare non era un comportamento corretto, ma non poteva lasciare che questa cosa passasse inosservata solo per amore.
«Suo padre crede che sono malati e che troveranno una cura, per questo sono rinchiusi. Aspetta che qualcuno sistemi le cose, sua moglie è lì insieme al fratellastro di Maggie e altre persone per loro importanti».
«È irragionevole come cosa». Scossi la testa guardando il fienile un’ultima volta e poi le tende dove i nostri amici stavano dormendo. Decisi che per il momento non avrei detto niente, se da una parte meritavano di saperlo per potersi difendere, dall’altra una notizia del genere sganciata con leggerezza e con Merle presente non avrebbe aiutato nessuno di noi.
«Ok, mi fido di te e non mi farò uscire nulla per ora, ma devi trovare una soluzione».
«Lo so anche io che devo parlarne al gruppo, anche Dale me lo ha suggerito e avete ragione, il punto è che non voglio tradire la fiducia di Maggie, ma non sono nemmeno capace di tenere qualcosa del genere nascosto».
Sorrisi e gli posai una mano sulla spalla in segno di amicizia, persone come lui erano rare e averle vicine significava essere fortunati.
«Sei troppo genuino, non cambiare mai». Lo abbracciai e poi lo lasciai andare a dormire.
Anche io mi ritirai nella tenda che dividevo con Kim e quando entrai la trovai sdraiata sulla pancia, con le gambe divaricate e i capelli neri sparsi sulla schiena e in parte sul cuscino. La testa era appoggiata sopra la sua mano sinistra che premeva contro il terreno mentre l’altro braccio era sotto il suo stomaco.
Risi e cercai tra le mie varie cianfrusaglie la macchina fotografica che usai per scattarle una foto prima di provare a farla sdraiare in una maniera più confortevole. Le alzai il capo per rimetterlo sul cuscino, ma come lo sollevai, iniziò a russare e a mugugnare frasi incomprensibili al mio orecchio.
Solo dopo svariati tentativi dove rimediai anche una manata in piena faccia riuscii a farla stendere sul sacco a pelo e a coprirla con una coperta piegata in un angolo della tenda. Kim si mosse per un paio di secondi, si girò sul fianco sinistro, alzò la gamba destra e portò una mano sotto il cuscino, il tutto trascinando in giro il plaid che fino a poco prima era posato dolcemente sulla sua figura. Scoraggiata dai miei fallimenti la lasciai dormire in quella posizione e prendendo il mio coltello ed una torcia uscii nella notte.
Passai il camper sopra il quale T-Dog stava facendo la guardia e senza farmi vedere mi avvicinai al fienile, volevo controllare di persona quanti zombie ci fossero e se le porte fossero abbastanza sicure da non permettere a quelle cose di uscire.
L’immobile era fatto interamente in assi di legno e non erano messe bene. Non era nulla che potesse realmente impedire ai vaganti di uscire se lo avessero voluto, nemmeno il catenaccio fatto passare per le maniglie del battente sarebbe bastato. Decisa ad indagare ancora, salii una scala posta sul retro, accesi la torcia e avanzando a carponi per non far scricchiolare le travi entrai. La puzza di decomposizione era così forte che iniziò a bruciarmi la gola e gli occhi lacrimarono, incapace di trattenere i colpi di tosse feci nota la mia presenza a quelle creature che interessate da un possibile pasto, e attratte dal fascio di luce puntato su loro, si accalcarono sotto di me alzando le braccia sperando di potermi raggiungere. Ne contai circa una dozzina anche se potevano essere di più, era difficile dirlo con la sola luce di una torcia, senza contare il fatto che altri potevano essersi raggruppati sotto il portico, aspettando solo un mio passo falso che mi facesse cadere nelle loro bocche affamate.
Ma questi sono completamente pazzi!
Uscii senza guardare dove mettevo i piedi, la mia priorità era quella di andare lontana da lì il più velocemente possibile e fu così che mi scontrai con qualcuno e finii a terra. Dolorante mi rialzai massaggiandomi una coscia e raccolsi la torcia che era caduta nell’impatto per vedere contro chi fossi andata a sbattere.
Maggie era ancora seduta sul terreno con le gambe piegate e le braccia dietro la schiena, un sacco con della carne si era aperto e i resti si erano sparsi un po’ ovunque. Le tesi una mano per aiutarla a rialzarsi e poi mi guardò spalancando gli occhi prima di spostare il suo sguardo verso il fienile.
«Te lo ha detto Glenn?» chiese con voce tremante.
Era sciocco avere paura che qualcuno scoprisse il loro segreto quando il vero pericolo era all’interno del recinto della fattoria senza che loro non se ne rendessero conto.
«Più che altro l’ho obbligato a dirmelo, era spaventato e non riusciva a stare fermo, come se fosse seduto su degli spilli».
«Non è affar mio se tenete quei mostri nascosti… fino a quando non sono una minaccia, ma forse prima dovreste sapere che non sono dei teneri cagnolini e che prima o poi ci scapperà un altro morto» dissi. «E io non voglio scavare un’altra buca. Non dirò nulla perché conoscendo Glenn non riuscirà a tenere dentro una cosa del genere ancora per molto».
La ragazza mi guardò sorpresa, come se non riuscisse a credere che quei mostri potessero essere così pericolosi. Raccolsi il sacco da terra e glielo resi.
Tornai al camper occupato non più da T-Dog ma da Andrea che quando mi vide sorrise, salii la scaletta e mi sedetti a fianco a lei. Restammo di guardia fino al mattino, poi scendemmo per la colazione che passò leggera anche se Glenn aveva ancora un’espressione di disagio addosso, infatti dopo aver svuotato il piatto se ne andò con passo veloce, guadagnandosi lo sguardo inquisitore di tutti gli altri che seguirono i suoi spostamenti fino a quando la sua figura diventò un punto nero in lontananza.
Non mi piace come andrà a finire questa storia.
Dopo aver lavato i piatti tornai sul camper insieme a Dale cercando di fare il possibile per non guardare in direzione del fienile. Destare sospetti e scatenare il panico non era il modo migliore per gestire la situazione, specie per alcuni elementi del gruppo che avrebbero lasciato che le cose gli sfuggissero di mano, in quel modo saremmo stati cacciati via davvero e non c’era un posto a cui potevo pensare dove avremmo potuto vivere.
Quella fattoria era l’ideale; il bosco ci dava modo di trovare cibo, in oltre c’erano delle coltivazioni di frutta e verdura, senza contare tutto il bestiame e l’acqua che lì abbondava. Ma se da una parte speravo di rimandare quel problema, prima o poi la verità sarebbe venuta a galla e allora avremmo dovuto per forza agire, che io o avessi voluto o meno.
«Hai parlato con Maggie?» chiese Glenn agitato salendo la scaletta.
«Le ho detto le cose come stanno. Ho fatto un giro attorno il fienile ieri sera e né il legno né la porta sono robusti, le assi sono vecchie e basta poco per farle scricchiolare. Il catenaccio?» sbottai. «Con dei colpi ben assestati può facilmente rompersi».
«È venuta da me prima ed era molto nervosa. Mi ha detto di averti vista mentre portava da mangiare agli zombie e si è arrabbiata con me per avertelo detto, ma sono stanco di tenere questa cosa nascosta e sapere che la sua vita è in pericolo. Lei mi piace e non voglio che si faccia male» disse. «Voglio dirlo al gruppo».
Annuì posandogli una mano sulla spalla. Era la migliore decisione che potesse prendere e anche Dale era sollevato dal fatto che finalmente avesse deciso di parlarne.
«È la cosa giusta da fare, parlarne prima con Rick. Ultimamente Shane ha un comportamento che mi preoccupa» suggerii.
Fece un leggero cenno del capo e se ne andò con la stessa velocità con il quale era arrivato, sparendo per andare a cercare l’ex sceriffo che al momento mi sembrava l’unico in grado di occuparsi di una cosa così grave senza perdere la calma.
«Lo sapevi?» domandò Dale.
«Non mi ci è voluto molto per capire che qualcosa non andava in lui, era così ansioso ieri sera». risposi. «È Glenn, ed è fin troppo trasparente, chi non si accorge di una cosa del genere è perché preferisce tenere la testa sotto terra».
Dopo il mio turno di guardia scesi dal camper, da lontano vidi Kim marciare a passo di furia verso di me e quando pochi centimetri ci separarono, mi prese per un braccio e mi trascinò dove poter parlare senza essere ascoltata.
Era arrabbiata. Le sue labbra erano ridotte ad una linea sottile, gli occhi spalancati e la fronte aggrottata, stava a braccia conserte mentre batteva per terra un piede con fare spazientito.
«Ci sono zombie nel fienile?» disse a denti stretti.
Feci qualche passo indietro presa alla sprovvista da questo suo comportamento e dal fatto che lo avesse scoperto, credevo che Glenn ne avesse parlato solo con Rick.
«Tu come lo sai?».
«Non fare questi giochetti con me e non rigirare la frittata. Ho sentito lo sceriffo e il tuo amichetto, perciò te lo chiedo di nuovo: ci sono zombie nel fienile?».
«Sì, ma ti prego non dirlo a nessuno. Faresti solo peggio».
Sbottò ridendo in modo sarcastico e mi guardò come se fossi impazzita.
«Peggio di mostri cannibali che vogliono staccarci la pelle a morsi?» urlò quasi.
«Abbassa la voce, pensa se qualcuno tipo Shane dovesse scoprirlo».
Alzò le mani al cielo come se non le importasse e se ne andò ancora più incazzata di prima.
Semplicemente grandioso.
Avrei sistemato le cose con lei una volta calmate le acque, per il momento era meglio lasciarla stare e sperare che non si lasciasse sfuggire nulla.











 
*angolo autrice*
ecco qui il ventinovesimo capitolo, come vedete siamo arrivati quasi alla fine, ma come vi ho già accennato ci sarà un seguito.
Io non ho nulla da aggiungere perciò vi saluto e alla prossima, 

yulen c:
   
 
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