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Autore: Lost on Mars    31/07/2015    3 recensioni
SEQUEL DI "INDACO" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2746316&i=1), è consigliabile la lettura.
C’è stato un momento in cui Amelia e Ashton sono rimasti intrappolati in una vecchia istantanea in bianco e in nero: nessun colore a determinare la loro gioia, felicità, paura o tristezza. Nedlands sembra aver congelato la loro esistenza, li ha tagliati fuori dal mondo e non c’è stato niente se non pace e tranquillità. Dall’altra parte dello Stato, però, Luke è a piede libero e va cercando la propria vendetta. Responsabilità e pericoli di duplicano e il mondo li poterà a schierarsi: bianco da una parte e nero dall’altra, in perenne lotta tra di loro. Chi vincerà?
Dalla storia:
«Non ho altra scelta. La mia vita e quella di mio figlio contro la felicità della mia famiglia, so benissimo che li farò soffrire, ma se fossi io a morire sarebbe peggio, non credi?»
«Se non fermiamo Luke passeremo la vita a fuggire da lui. Anche se riuscissimo a cavarcela per i prossimi mesi, spostarsi con un bambino sarebbe impossibile.»
«Fermarlo? Ci abbiamo provato e lui è fuggito dal carcere. Non possiamo fermarlo, è inarrestabile.»
«Ma non è immortale.»
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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17 – PER TUTTA LA VITA
 
 Era una mattina di Ottobre, una delle tante. La temperatura si era un po’ innalzata, i fiori si svegliavano dal loro sonno, sbocciando colorati e profumati. A casa di Calum, le finestre erano spalancate e l’aria portava con sé grandi cambiamenti. In fondo al corridoio erano accatastate un paio di valige e un borsone. Non mancava molto, ormai, tre mesi e avrebbero avuto una vita in più da proteggere, per questo Amelia ed Ashton avevano deciso di sistemarsi altrove. Negli ultimi due mesi, erano riusciti a trovare un appartamento. Era il secondo piano di una villetta, messo in affitto da un anziano signore che occupava solo il primo. Si trovava in un quartiere residenziale, tranquillo e lontano dal centro di Sydney, lontano da Eastwood, lontano da casa di Calum e lontano dalla vecchia di casa di Ashton, dove adesso vivevano Valerie e Michael. Non si era illusi, tuttavia: scappando non avrebbero risolto i loro problemi, ma li avrebbero solamente accantonati, il che era ancor più  pericoloso. Non avrebbero mai abbassato la guardia: Luke vedeva e sentiva ovunque, era pieno di informatori e loro avrebbero cercato di essere il più discreti possibile
Ashton era certo che avrebbe ricominciato a dormire con una pistola sul comodino e svariate armi disseminate per l’appartamento, ma non gli importava, erano solo misure di sicurezza.
«Allora, ve ne andate sul serio» disse Nola. In quei mesi aveva imparato a fidarsi di tutti loro, erano diventati amici, erano stati i suoi protettori. Si chiese se sarebbe mai riuscita a ripagarli a dovere.
«Sì, Cal è stato fin troppo gentile ad ospitarci per tutto questo tempo» rispose Amelia.
Il diretto interessato si permise di contraddirla. «Era una cosa seria, non vi avrei mai lasciato lì fuori.»
«Ti dobbiamo molto» disse Ashton, a quel punto. Amelia lo guardò: sapeva che tra i due non era mai scorso buon sangue, ma capì che avevano imparato a dimenticare il passato e a guardare solamente i fatti. Calum aveva perdonato Ashton per tutto ciò che gli aveva causato prima che tutto cambiasse, ed Ashton aveva smesso di vedere in lui una minaccia, un rivale. Adesso, vedeva solo una persona buona. Forse troppo, per essere coinvolto in quella storia.
«Non mi dovete niente. L’avrebbe fatto chiunque, no?» replicò Calum.
«Grazie lo stesso, Cal» Amelia sorrise e corse ad abbracciarlo. Se solo ripensava a quanto il loro rapporto fosse cambiato, stentava a crederci. Era incredibile come le persone potessero cambiare, come potessero evolversi e riuscire a mutare quasi completamente. Pensò che quella capacità, la capacità di cambiare e adattarsi, fosse presente in tutte le persone, solo in differente quantità. Calum ne aveva tanta, più di tutti loro.
«Spero riusciate a trovare un po’ di tranquillità, sul serio. Ve la meritate» disse.
«Finché Luke sarà sulle nostre tracce, non ci sarà nessuna tranquillità» sospirò Ashton.
Nola cominciò ad annuire. «Ha ragione…»
«Be’, adesso pensiamo a caricare tutta questa roba in macchina!» esclamò Amelia, prendendo Ashton sottobraccio. «E voi due venite a trovarci, qualche volta.»
Calum sorrise. «Certo!»
Ashton abbozzò un sorrisetto, mentre Amelia lo trascinava letteralmente fuori dalla porta. Si stavano dimenticando una valigia, tornarono indietro a riprendersela, salutarono un’altra volta, e poi la porta si chiuse. E Calum si permise di sospirare, consapevole che non avrebbe più rivisto Amelia varcarla, o almeno, non così spesso a come era abituato.
In qualche strano modo, Nola lo notò. Guardò Calum a lungo, che a sua volta fissava la porta d’ingresso. Qualche momento dopo, gli toccò il braccio, riportandolo con la mente alla realtà e i piedi sulla terra.
«Cal» iniziò. «Mi hai detto tante cose, ma c’è una storia che non mi hai mai raccontato, in questi mesi.»
«Impossibile» ridacchiò Calum.
«Invece sì, ne manca una sola» replicò la ragazza. Il suo sguardo di ghiaccio non sembrava poi così freddo.
«E sarebbe?» domandò lui, aggrottando la sopracciglia.
«La storia di come ti sei innamorato di lei. Di Amelia.»
Calum abbassò lo sguardo e si ritrasse istintivamente. Camminò fino a raggiungere la finestra, si appoggiò al davanzale. Nola non si era mossa, aveva solamente ruotato il busto e la testa, e aveva seguito Calum con lo sguardo. Non aveva detto niente, perché non ce n’era bisogno. Sapeva che, se avesse voluto farlo, Calum avrebbe parlato, altrimenti le sarebbe vento vicino, le avrebbe carezzato il viso in quel modo enigmatico ed indecifrabile e avrebbe solamente sospirato, dicendo che non c’era nessuna storia da raccontare.
Dopo un po’, lui le si avvicinò, le carezzò il viso e sospirò. Eppure, cominciò a raccontare una storia.
«Mi innamorai di Amelia solo dopo aver imparato ad amarla. Ed è strano, ma eravamo dei ragazzini, non avevamo preoccupazioni, eravamo un po’ incoscienti e siamo sempre stati accomunati da una cosa: voler scappare via» iniziò. «Quando avevamo sedici anni, immaginavamo la nostra vita se fossimo rimasti lì. Avremmo vissuto insieme, ci saremmo sposati e avremmo avuto una famiglia. Saremmo stati felici, ma… dopo tutto questo tempo, so che non sarebbe stata davvero felicità. A diciotto anni, capimmo che stare insieme a qualcuno non era un gioco, eppure noi ce la facevamo, ce l’avevamo sempre fatta.
Quando lei scappò, io la persi, ma la cosa mi andava ancora bene, perché se lei era felice, allora lo ero anche io. Mi convinsi di non essere più innamorato di lei, ma mi ero dimenticato un particolare fondamentale: io l’amavo ancora.»
Vide Nola sorridere tristemente, e sentì la fragile mano di lei stringere con forza la sua.
«Scappai anche io, dopo un po’. La ritrovai, me ne innamorai  una seconda volta. Lei mi diceva lo stesso, ma in cuor mio sapevo che mentiva. Non lo faceva appositamente, non lo sapeva nemmeno. Tempo dopo, le mie sensazioni tramutarono in realtà. Amelia si era innamorata di nuovo, ma non di me.
Quando ci lasciammo definitivamente, giurai a me stesso che non l’avrei mai più perdonata. Non le avrei mai concesso un’altra possibilità, ma cinque mesi fa, ho capito di essere un bugiardo. Perché lei si è ripresentata alla mia porta, con l’uomo di cui si è innamorata, con quello che l’ha inconsapevolmente portata via da me, con un figlio che deve ancora arrivare e con mille guai alle spalle.
L’ho perdonata e le ho dato la possibilità di fare pace. E nonostante il dolore e la sofferenza, non riesco a pentirmene.»
Nola sospirò. «Posso farti una domanda?»
«Certo» rispose Calum.
«Sei ancora innamorato di lei?»
«No.»
«Ma l’ami ancora? Come l’ultima volta?»
«No. Stavolta no» rispose Calum. «Stavolta credo di essermi innamorato di qualcun altro.»
Nola lo guardò e, per la prima volta, gli regalò un sorriso davvero sincero. In esso non albergava alcuna finzione, alcuna forzatura. Sorrise perché le parole di lui gliel’avevano fatto fare, e non fece nemmeno in tempo a guardarlo negli occhi, perché prima decise che doveva assolutamente baciarlo.
 
Aveva scelto un ristorante molto anonimo, ma comunque gradevole e dalla buona cucina. Il tavolo che aveva prenotato era appartato, lontano dal chiasso e dal viavai dei camerieri. Avevano mangiato un risotto ai funghi e delle ottime scaloppine al vino. Michael si era perso nella risata di Valerie già mentre aspettavano che gli venisse servita la prima portata.
Non vivevano una simile tranquillità da tempo, quindi si era detto che una serata del genere non avrebbe potuto guastare. Difatti, quando le aveva detto che l’avrebbe portata a cena fuori, Valerie aveva cambiato completamente umore. Il suo sguardo si era illuminato, la sua voce si era fatta più dolce.
Ed era bellissima, truccata con luce e armonia, vestita di sole e luna. Ad ogni sguardo, ad ogni parola, Michael sentiva che ogni momento avrebbe potuto essere quello giusto. Nella tasca dei pantaloni, c’era quella minuscola scatolina che sembrava pesare più del previsto.
Quando erano usciti di casa, quasi non l’avvertiva. Ora, al ristorante, mentre chiedeva alla cameriera di portargli il conto, pesava un quintale, ma si disse di dover assolutamente resistere, di aspettare almeno un po’, aspettare di uscire dal ristorante.
Avevano preso la macchina e Michael aveva guidato per qualche chilometro, poi si erano fermati, nei pressi del porto e avevano deciso di fare una passeggiata a ridosso dell’oceano.
Michael deglutì. Adesso quella scatolina pesava quanto il mondo intero, o forse anche di più. Non lo sapeva dire con esattezza, ma era certo di non potersi tener dentro tutto quello ancora per molto.
«E quindi, Amelia e Ashton si sono trasferiti momentaneamente nella vecchia casa dei genitori di lui. Dato quel che è successo, secondo me ha avuto un gran coraggio, non trovi?» stava dicendo Valerie, mentre camminavano, mano nella mano.
«Già. Se fossi stato in lui… non so se avrei mai affrontato una cosa del genere» rispose Michael.
Valerie sospirò. «Mi chiedo se tutto questo finirà, un giorno.»
«Finirà. Quello che non so dirti è se noi sopravvivremo o meno…»
Lei si fermò sull’asfalto. Michael si girò e la guardò negli occhi, confuso.
«Non dirlo, Mike. In qualche modo ce la faremo, anche se non so ancora come» asserì la ragazza, seria in volto.
Lui le si avvicinò e l’abbracciò, per poi accarezzarle il volto con entrambe le mani. «In fondo, ce la siamo sempre cavata, vero?» scherzò Michael.
«Più o meno, sì. Siamo qui a Sydney da cinque mesi e hanno cercato di ucciderci solo una volta» continuò Valerie, sempre ridendo.
Sdrammatizzare era l’unica arma che avevano contro il terrore. La paura di camminare per strada e morire per colpa di una pallottola o di un agguato c’era costantemente, e le risate erano l’unico modo per sconfiggerla.
«Sinceramente, pensavo che ci avrebbero provato molto di più» continuò lui.
Il sorriso di Val si spense pian piano, passo dopo passo. Camminarono ancora, ma stavolta in silenzio, almeno finché lei non si voltò a guardare verso la spiaggia. Pensò che se avessero potuto fuggire dalla vita stessa solo salendo su un aereo, o un traghetto, lei non ci avrebbe pensato due volte. Purtroppo, sapeva che, paradossalmente, era più sicuro rimanere lì e continuare a vivere come due ombre, in fuga da una luce troppo forte e violenta, che poteva spazzarli via entrambi con il minimo sforzo.
«Sai che ti dico, Mike? Che noi due sopravviviamo sempre, e a qualsiasi cosa. Quindi, sopravvivremo anche a questo» disse. «Ne sono sicura.»
Michael sorrise e dopo un po’ indicò una panchina, accanto a qualche cespuglio ben curato. «Siediti.»
«Cosa?» domandò lei, aggrottando le sopracciglia.
«Siediti, devo dirti una cosa» continuò lui.
Valerie non replicò e si andò ad accomodare sulla panchina, Michael rimase in piedi di fronte a lei. Ad un certo punto, mise una mano nella tasca destra dei pantaloni, afferrando quel peso che adesso equivaleva a tutte le stelle messe insieme. Strinse la scatoletta tra le dita e poi, compiendo quello che gli sembrò uno sforzo sovraumano, la tirò fuori.
Si mise in ginocchio sull’asfalto, incurante del fatto che si sarebbe sporcato i pantaloni più costosi che avesse. Valerie, poco più avanti, si sentì mancare l’aria. Dov’era finito l’ossigeno? Perché i suoi polmoni e tutto il suo corpo sembravano essersi paralizzati all’istante?
Michael sollevò il coperchio della scatoletta rossa. Il diamante incastonato sopra l’anello era minuscolo, ma brillava più della luna e più del sole, ma mai quanto i sorrisi di lei.
«Val… lo so che non è esattamente il momento più adatto per chiederti una cosa del genere, ma più ci penso, più ho paura che non avrò molto tempo per farlo. Sono giorni che sto cercando di formulare un discorso che abbia senso, ieri l’ho ripetuto a memoria nella doccia, ma adesso non mi ricordo più niente, quindi improvviserò» disse Michael. Sentiva la gola secca, sudava freddo, guardava Valerie negli occhi e temeva di scoppiare a piangere come un ragazzino. «Ci siamo conosciuti anni fa, e da subito sei entrata nella mia vita, come un uragano. E io… io mi sono ritrovato nell’occhio del ciclone. Sono successe cose  non molto piacevoli, cose che ci perseguitano ancora adesso, ma io ti amavo troppo quindi ho deciso di mentirti, di lasciarti andare via. Ho pensato che un cuore spezzato fosse meglio di due, così ho scelto di spezzare il mio. Sembra assurdo, se ci penso, ma tu mi hai ritrovato, mi hai perdonato e con amore e pazienza, hai rimesso in ordine ogni pezzetto, mi hai praticamente riparato e non saprò mai ringraziarti a dovere per questo.
Ho realizzato di non volere nessun altra donna nella mia vita, tu sei quella che tiene in piedi ogni pezzo di me: se te ne vai, io crollo, mi distruggo.
È per questa ragione che ti sto chiedendo se vuoi sposarmi. Possiamo farlo quando vuoi. Che sia domani, tra un mese o dieci anni a me non importa, davvero. Dimmi che sarai il mio unico amore, da qui fino al giorno della mia morte. Dimmi che sarai mia per tutta la vita.»
E Valerie, dopo quel momento, ancora oggi non sa bene cosa sia successo, o in quale ordine sia successo. Sa solo che aveva ripreso a respirare a pieni polmoni, che le bruciavano gli occhi, ma si impedì di piangere, che il “sì” uscito dalle sue labbra fu talmente sussurrato che dovette ripeterlo altre due volte, perché Michael potesse sentirlo; sa solo che si era alzata e lo aveva abbracciato, lo aveva baciato e aveva continuato a dirgli che lo voleva sposare, che non voleva altro che lui per tutta la vita.
E fu in quel momento che realizzò che c’era ancora un’altra arma contro la paura. Oltre alle risate, ai sogni e alla speranza.
Adesso era certa che lei e Michael avrebbero superato tutto, c’era una cosa che li rendeva invincibili: si appartenevano. Si appartenevano nel profondo, sin dentro l’anima, erano così strettamente legati che nemmeno la morte li avrebbe mai separati. Figuriamoci la paura.
 

 
 

Marianne's corner
I'm back, bitches!
Allora, io dovevo aggiornare ieri, ma quando ho aperto il sito è OVVIAMENTE andato in blocco, è crashato, insomma, si è impallato e io non ho più aggiornato. 
Quindi eccomi qui. Alloooora, capitolo speciale perché è stato iniziato in una regione e finito in un'altra, ma anche perché I MALERIE SI SPOSERANNO. *balla la macarena*
Okay, era prevedibile che fossero loro ed è prevedibile anche che io lo scriva, questo matrimonio. Il big question mark adesso è solo: in che capitolo? E questo non ve lo dico.
MA abbiamo anche un minuscolo momento Nalum *---* ahhhh, lo so che è poco, ma è qualcosa.
E prima che mi dimentichi... tempo fa non ricordo se avevo detto quanti capitoli avrebbe avuto questa storia... comunque, ho fatto una modifica alla scaletta (perché c'erano diversi capitolo che erano davvero MORTI in cui non succedeva nulla) e adesso in tutto ci saranno 24 capitoli anziché 28.
E niente, io corro a rispondere alle recensioni e vi ringrazio!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :3 e anche se non fosse così... be', fatemelo sapere comunque xD
Baci,
Marianne

PS: Oh, ovviamente, dato che la scaletta è mutata. Chi moriva potrebbe non morire più, o potrebbe morire comunque, o potrebbe morire qualcun altro al posto suo... INSOMMA, c'è stato un cambio di trama importante u.u  
   
 
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