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Autore: Ysabell    25/01/2009    2 recensioni
// 1933. Una giovane bionda, pronta al matrimonio e alla famiglia. La sua vita spezzata e con essenza anche la speranza che il suo sogno diventi realtà.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Voltai le spalle alla casa di Vera, la mia migliore amica.
Il suo bellissimo bambino aveva due guance così piene, che non gliel’avrei volute lasciare. Non ero più così invidiosa.
Da li a una settimana, mi sarei sposata anch’io con Royce. Avrei avuto dei bambini a cui badare e una casa da sistemare.
Sarei stata felice di fare la moglie e soprattutto la mamma.
Era ciò che più desideravo e il mio cuore, non avrebbe mai immaginato, che ciò non potesse accadere.
Mi strinsi forte fra le braccia. Il capotto scuro che avevo addosso, non mi copriva abbastanza.
C’era qualcosa dietro quell’angolo, che fece accelerare il mio cuore.
Rallentai il passo, mentre Royce e i suoi amici, sbucarono lungo la strada.
Mi fermai, sorpresa di vederli in quello stato: erano completamente ubriachi.
Sentivo l’aria gelida schiaffeggiarmi le guance rosse. Mi mancò il respiro, per un attimo.
<< Guardatela, com’è bella ! >> cinguettò Royce, rivolgendosi ai suoi amici.
Si avvicinò a me, senza darmi il tempo di muovermi e mi prese per un polso, trascinandomi verso Loro.
I loro occhi mi fissavano dall’alto al basso. Mi mangiavano con lo sguardo.
Non riuscivo ad entrare nelle loro teste, ma potevo immaginare cosa pensassero del mio corpo e soprattutto, cosa ci avrebbero fatto se..
<< Royce.. >> cercai di richiamarlo, ma la mia voce tremò violentemente, da non riuscire io stessa a sentirla.
Respirai ancora, pesantemente.
Vidi Royce allungare l’altra mano verso di me, strappandomi le forcine che raccoglievano i miei boccoli biondi.
Piansi per il dolore, mentre loro ridevano.
Godevano della mia sofferenza, della mia paura.
Non c’era nessuno in strada.
Solo io e loro cinque.
Avevo freddo, timore.. Sapevo cosa mi sarebbe aspettato.
Guardai spaventata Royce, come poteva farmi questo ?
<< Forza Rosalie, abbiamo bisogno di calore. Questa notte è così fredda, devi scaldarci. Ora ! >> soggiunse serio, cattivo, violento.
Mi strinse più forte il polso, mentre mi strattonava in mezzo a loro, nel vicolo accanto.
Non capivo. L’uomo che aveva reso me la ragazza più felice del mondo, mi stava dando in pasto ai leoni.
Mi lasciò la mano e si allontanò. Lo vidi in disparte, con quella bottiglia in mano. Stava bevendo.
Sentivo quell’odore amaro, raggiungermi fin sotto al naso. Deglutii, mentre lui rimase a guardarmi e i suoi amici a toccarmi.
Sentivo le loro mani allungarsi contro il mio corpo. Cercai di scrollarmeli di dosso.
Piangevo e per un attimo avrei urlato, se alle mie spalle non ne fosse arrivato un altro e mi avesse tappato la bocca, con una mano.
Rimasi immobile, inerte.
Straziata da tanta violenza,crudeltà, ingiustizia e mentre loro mi spogliavano, vidi Royce intento a calarsi i pantaloni.
Non riuscivo a sentire più i battiti del mio cuore. Era così veloce, che mi risuonava nella testa.
Scalciai improvvisamente, ma non ebbi il tempo di muovere un passo, che già mi era addosso.
Royce incominciò ad usare il mio corpo e dopo lui, anche i suoi amici.

Restai accasciata sul terreno bagnato. La pioggia cominciava a cadere.
Batteva sulla mia pelle bianca e su quello straccio che mi copriva in parte.
Ero sporca e insanguinata.
Sentivo le guance calde, rigarsi ancora da quelle lacrime copiose.
Socchiusi gli occhi, nel disperato tentativo di spegnermi per sempre. Il mio sogno era svanito, evaporato nell’aria.
Non avrei mai potuto mettere su famiglia, non mi sarei mai potuta sposare.
Non avrei allattato nessun bambino e non gli avrei mai raccontato le favole, prima di dormire.
Stavo morendo e con me anche la speranza del mio futuro.
Ma qualcosa tagliò l’aria. Un angelo raggiunse il mio corpo, raccogliendolo con dolcezza da terra.
Mi strinse forte fra le sue braccia.
Sembrava un sorriso quello che mi stava rivolgendo, ma non ebbi il tempo di sospirare alcunché, che le mie poche energie, si persero nel dolore di quel morso.

Quando aprii gli occhi, lo vidi davanti a me. Carlisle, mi baciava la testa con fare paterno.
Sorrideva gioioso, di aver adempito al suo compito di salvatore.
Al suo fianco c’era lui, Edward.
Notai i suoi occhi ambrati, così diversi da quelli rossi che sentivo bruciare al posto dei miei occhi.
Stavo urlando. Avevo sete. Fame. Volevo del sangue. Volevo mangiare.
Non avevo desiderato qualcosa così tanto, se non per quel momento.
Sentivo le mani di Carlisle fermarmi le spalle sul letto a baldacchino.
Vedevo Edward fermo al muro, timoroso del mio sguardo. Aveva forse paura di me ?
Nessuno mai aveva avuto paura di..di..Chi ero ?
<< Voglio da mangiare. Ho fame. >> pretesi dimenticandomi ciò che pensavo, mentre i sussulti mi pervadevano il corpo.
Edward mosse un passo avanti. Il sorriso sghembo dilaniato dal terrore, sbucò sulle sue labbra.
<< Dovevi proprio Carlisle ? >> chiese pacato e un po’ sulle sue.
Non capivo di cosa stesse parlando e soprattutto, non capivo chi fossero e ne dove mi trovavo.
<< Edward, tu non l’hai vista com’era conciata. Non potevo lasciarla li. Dovevo..fare qualcosa. >> indugiò Carlisle, tenendomi ancora ferma per le spalle. Sospirò.
La sua espressione era contratta da un dolore passato. Posò la sua attenzione sul mio viso e mi sorrise di nuovo, con estrema gentilezza.
<< Stai tranquilla, prima o poi passerà. Noi siamo diversi. >> spiegò, raccontandomi subito dopo ciò che erano e ciò che fui diventata.
Mi vomitò addosso quella strana e contorta realtà, mentre le sue parole mi vorticavano nella testa.
Per un attimo i miei occhi si persero nei suoi e nonostante il mio cuore si fosse già spento, lo sentii urlare per l’ultima volta e andare in frantumi.
  
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