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Autore: Tony Stark    31/07/2015    2 recensioni
Solo tre anni sono passati da quand Chris Redfield è stato fermato, ma una società che sembra apparsa dal nulla lo risveglia dal suo sonno. La battaglia ricomincia...
[[Attenzione!! Per capire questo racconto dovrete aver già letto You are Infected 2: Il ritorno dell'Incubo]]
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Redfield, Claire Redfield, Nuovo Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You are Infected Series'
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                       You are Infected 3: La fine di un Incubo

                                          Intermezzo: La Swarm Cade

 
-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Racoon City, notte
 
Tutto stava bruciando attorno a lei, mentre dei gemiti vuoti eppure affamati risuonavano in quell’aria terribilmente calda.
 
Claire non riusciva a vedere nulla se non il rosso vermiglio delle fiamme… Prestò più attenzione a ciò che la circondava e vide delle vaghe sagome nere avanzare nel rosso, sagome che si sfacevano ad ogni loro passo quasi fossero fatte di polvere.
 
Il cielo pareva un torbido mare di sangue con nuvole di grigia fuliggine. Lei non sapeva che fare, era bloccata in quel luogo che bruciava.
 
E poi le parve di finire in un altro universo, uno in cui lei aveva cercato suo fratello che era sparito, in cui Racoon City era distrutta, in cui non c’era stata nessun’apocalisse, nessun Chris infetto, nessuna G.A.A.B, nessuna organizzazione bioterroristica come i Figli del Drago. Un mondo tutto sommato tranquillo” Claire Redfield sorrise impercettibilmente mentre il suo sogno continuava
 
“<< Claire! >> la chiamò un Chris sorridente e umano, un Chris che era cambiato che era invecchiato con gli anni e che non era rimasto eternamente bloccato all’aspetto che aveva a venticinque anni. Eppure i suoi occhi grigio-blu erano sempre gli stessi, sempre vivaci e brillanti.
 
Barry, Rebecca, Jill e tutti i suoi amici erano lì con lui che la aspettavano. Claire sorrise e cominciò ad avvicinarsi a loro, quando tutto cominciò a degenerare, a marcire, ad appassire.
 
L’erba prima verde e rigogliosa, cominciò a seccare e a scricchiolare sotto i suoi passi. Il cielo azzurro si tinse di grigio e di un malsano viola scuro. E l’aria che prima aveva l’odore della primavera, ora aveva quello della decadenza, della putrefazione.
 
Le figure delle persone che conosceva, i suoi amici, cominciarono anch’esse a marcire. A diventare sempre più simili agli zombie, fino a diventare irriconoscibili. Chris rimaneva però uguale, intatto come se quel male non potesse sfiorarlo.
 
Claire corse verso quel Chris, come volesse la sua protezione da quei mostri. Ma quando fu ad un passo dal suo caro fratello, da quella versione del suo caro fratello quello si dissolse come polvere soffiata via dal vento. Al suo posto il Chris eternamente giovane e dagli occhi rossi la fissava.
 
<< Cl… Claire, Aiutami >> sussurrò quello che lei vedeva solo come un mostro. Mentre una creatura orribile spuntava alle sue spalle, una creatura dal corpo fin troppo magro e con innumerevoli zampe artigliate ognuna delle quali tratteneva un chiaro filo luccicante, essi si avvolgevano attorno a Chris rendendolo una marionetta nelle mani del mostro
 
<< Claire… Claire, aiuto! >> gridò Chris prima che quella cosa gli stringesse la testa con una mano artigliata. Graffiandogli il viso e accecandolo << Si, si, Claire aiutami >> disse con un tono canzonatorio il mostro. “Claire si svegliò sconvolta, non sapeva esattamente da cosa, non era stato l’incubo a sconvolgerla, no era stata l’umanità che aveva visto in quegli occhi rossi, umanità che era stata mascherata da indifferenza da quel colore così inumano.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Victor sorrideva, di quel suo sorriso che lo faceva sembrare un angelo sceso in terra per la sua bontà, eppure l’oscurità che lo circondava, lo rendeva un qualcosa di terribile. Un temibile demone risalito dall’Inferno che guardava ogni cosa con i suoi arcigni occhi neri colmi di divertimento come se non prendesse nulla sul serio.
 
La base dei Figli del Drago mai era sembrata tanto oscura, come la tana di un avido drago che nascondeva nelle stanze più scure le sue immani e scintillanti ricchezze. Gli agenti erano stati spediti tutti contro la Swarm assieme al Drago la cui fedeltà alla causa era ora sicura, poiché nulla lo costringeva a seguire gli ordini di Victor adesso che il condizionamento totale si era del tutto disabilitato.
 
Victor sapeva che avrebbe potuto mandare solo il Drago e Jonas, o solo il Drago, ma voleva la prova della fedeltà e del rispetto che i suoi agenti provavano verso la causa, verso di lui. Soprattutto dopo il tradimento di Vincent non sapeva se poteva ancora fidarsi dei suoi uomini.
 
Lo sguardo di onice brillante di Victor si rabbuiò a questi pensieri.
 
Mentre nessuno guardava pareva proprio che Victor fosse il grande dragone che abitava quella base, i suoi occhi nerissimi che luccicavano di una luce quasi impossibile, innaturale, ch’altro non era se non il riflesso di una delle poche luci al neon ancora accese, il completo elegante che indossava si confondeva col buio tant’era nero.
 
Tranne che per un piccolo, misero dettaglio, il piccolo scintillio che proveniva da una spilla, no, non esattamente una spilla era una medaglia, una medaglia d’oro verniciata di bianco neve e di rosso sangue in spicchi che fusi assieme formavano un ottagono. Un nastro rigido color cobalto era attaccato ad essa, al centro di quel nastro vi era una sottilissima linea rossa, che però non vi era stata ricamata da alcun abile artigiano, né dipinta da un pittore, quella linea cremisi ancora luccicante che pareva quasi vivo.
 
Quella linea cremisi che altro non era che una scia… La scia prodotta da una singola goccia di sangue.
 
E poco al di sopra di essa vi era una macchia scura sull’elegantissima giacca nera e un leggerissimo alone rossastro sulla camicia bianca, eppure quel sangue non era il suo o quello di un qualche suo agente. Anche se era il sangue di un agente… Un agente della Swarm, un altro traditore.
 
Victor stringeva qualcosa nella mano sinistra, il sottile stelo di una bellissima rosa, una rosa magnifica, dai petali sottili e delicati, dal profumo avvolgente. L’unico dettaglio che pareva far diventare anche quel bellissimo fiore, un qualcosa di malefico erano i suoi petali sottili e delicati eppure di un cupo nero. Una rosa nera di Halfeti.
 
Un esemplare raro, che nel linguaggio dei fiori significava: Morte e odio. Entrambi significati che si sposavano alla perfezione con la situazione col profondo odio che colmava il suo piccolo cuore nero e con la morte che passava per i corridoi dopo aver strappato l’anima a l’unico che la temesse in quell’intricata rete di corridoi.
 
-Q.G della Swarm, Artide, qualche ora prima dell’attacco
 
Suluk e Tonraq avevano notato con loro sommo orrore che tre degli otto Tyrant perfetti erano fuggiti dalle loro capsule di criostasi, i tre Tyrant in questione erano: Albert e Alex Wesker e Sherry Birkin.
 
Gli altri cinque invece erano in fase di risveglio.
 
Né i Wesker, né la Birkin erano in alcun luogo vicino al quartier generale come si fossero smaterializzati. Ma quello era solo l’inizio dei loro problemi, tutte le creature derivate dal Chris Virus si erano fatte inquiete, i Tyrant rimasti si stavano risvegliando dal loro sonno e ognuna delle creature tenute in criostasi da quasi otto anni si stava risvegliando.
 
Tonraq aveva nascosto ai suoi colleghi, il suo piccolo progetto. Un progetto che per un genio come lui era da nulla anche da solo. Aveva preparato un suo piccolo mix di virus, un cocktail delle migliori caratteristiche di tutti i virus che aveva studiato e analizzato nei suoi anni di studi.
 
E in più vi aveva aggiunto un piccolo frammento del suo D.N.A., era solo un piccolo accorgimento in modo da essere certo che il suo virus lo accettasse.
 
Ridacchiò il giovane biologo, mentre pensava a tutte le volte in cui Iluq e i suoi “colleghi” lo avevano sminuito… Presto non avrebbero avuto più alcun che da ridire. Gli unici ricordi positivi che aveva della Swarm erano: il giorno in cui era arrivato Alexander Wesker e quando aveva visto i suoi occhi meravigliosi.
 
Quello che teneva in mano in quel istante era, almeno secondo Tonraq, il potere supremo… Il virus perfetto. Era un fluido trasparente come acqua che al suo interno conteneva quella che, sempre per il parere del suo creatore, era l’arma bio-organica definitiva.
 
Quando li allarmi risuonarono per i corridoi, mentre egli era certo che i Figli del Drago avrebbero presto spazzato via la Swarm, decise di iniettarsi la sua creazione. Mentre in sottofondo nel suo alloggio asettico risuonavano le note della Sonata Quasi una fantasia di Ludwig Van Beethoven, sonata conosciuta più col nome di “Sonata al Chiaro di Luna”.
 
L’acuto e fastidioso stridio dell’allarme che quasi non si udiva più al di sopra di quelle armoniche note.
 
Non pensò più a nulla, non riflettè, né valutò le alternative possibili mentre certo si iniettava la sua creazione. Un urlo risuonò nell’aria prima di venire soffocato dalle note che si diffondevano in essa.
 
-Edificio Centrale della Swarm, Artide
 
E mentre nell’edificio che conteneva li alloggi accadeva questo, nell’edificio centrale Iluq impartiva ordini ad ognuno dei suoi uomini in modo che fermassero i Figli del Drago e catturassero Chris Redfield.
 
Koori impugnò, forse per la prima volta in vita sua, una Beretta per difendere Iluq nel caso in cui i Figli del Drago fossero riusciti a superare le difese della base.
 
-Artide
 
Gli agenti dei Figli del Drago avanzavano in quell’arida distesa innevata, mentre il vento gelido scagliava neve e ghiaccio contro di loro come a volergli impedire di avanzare.
 
Nonostante le divise termoisolanti, avanzare in quel gelo era un supplizio per gli umani. E per il T-Veronica Tyrant che però non aveva alcuna divisa.
 
Ricky lanciava degli sguardi a Jonas, volendogli far capire che era dispiaciuto per ciò anche senza parlare.
 
Jonas, in quel momento, era infastidito non poco dal tutto quel freddo e soprattutto dal ghiaccio che pareva volergli congelare ogni cellula.
 
Chris, invece, continuava a camminare con nonchalance come se il freddo e il vento non lo infastidissero minimamente, anzi come se non li sentisse per nulla. Il Supreme Tyrant era fin troppo tranquillo, tanto da aumentare in modo quasi esponenziale la paura di perdere il controllo sulla sua mente, perché nonostante la calma apparente nella sua espressione e nel suo portamento, i suoi occhi mostravano la furia del Tyrant.
 
Ma nessuno riusciva a vedere la malinconia che si trovava in quello sguardo assieme alla furia, nessuno si rendeva conto di quanto quegli occhi inumani fossero umani… Come se i Tyrant avesse perso il controllo della propria interpretazione, non riuscendo più ad uscire totalmente dal personaggio di Chris Redfield, l’eroe angosciato e distrutto dalle azioni del mostro.
 
Il Tyrant guardava la neve cadere mentre avanzava e, in quel mentre, ricordava… Ricordava una giornata al parco assieme a sua sorella Claire, ricordava lo stupore e la felicità negli occhi cristallini di Claire quando assieme avevano visto la neve per la prima volta.
 
Un ricordo che precedeva di un paio di settimane il momento in cui, quel maledetto del loro padre, George Redfield, aveva rovinato tutto.
 
<< Chris, Claire ricordatevi di mettervi i guanti e la sciarpa >> disse la voce calma e affettuosa della loro cara madre. Quel giorno George non era ancora tornato e la loro madre gli aveva dato il permesso di andare a giocare al parco assieme agli altri bambini.
 
Claire gli correva accanto, i guanti di lana verde che le coprivano le mani abbinati a una sciarpa dello stesso colore, i suoi occhi azzurri scintillavano di quella gioia innocente che poteva avere solo un bambino quando per la prima volta i suoi genitori gli permettevano di giocare con gli altri.
 
La sua mano coperta da un guanto di lana rosso che stringeva quella di sua sorella. E si erano fermati guardando stupiti il parco che era innevato”, Chris ricordava come lui e Claire si erano divertiti. 
 
Il Tyrant tentò di scacciare via quei pensieri, di tornare sé stesso. Quel sé che non avrebbe esitato ad uccidere Claire eppure in quel momento non riusciva a fare altro che sentire una soffocante scintilla di affetto riaccenderglisi nel cuore, quel muscolo fermo che freddo giaceva nel suo petto.
 
Quando videro i tre edifici della Swarm, tutti i dubbi e l’umanità di Chris Redfield vennero spazzati via da un crudele sorriso e da due occhi rossi che scintillavano visibili anche nella tempesta di neve appena iniziata.
 
-Blocco di Quarantena 1, Laboratorio di Birkin, Racoon City
 
In quei tre anni la G.A.A.B aveva convertito alcuni dei laboratori sopravvissuti, in alcuni loro laboratori… E le celle di sperimentazione in blocchi di quarantena… O almeno buona parte di essi, alcune di esse assolvevano ancora il loro vecchio compito.
 
William Birkin, dopo l’attacco a Washington, era stato ritrasferito nel suo vecchio laboratorio. Quello della fabbrica della Morte.
 
Nonostante ora sapesse per certo che il suo lavoro serviva per aiutare sul serio qualcuno e non solo per accrescere le finanze della Umbrella, il Dottor Birkin non poteva fare a meno di rabbrividire ogni volta che tornava nel suo vecchio laboratorio.
 
Ogni volta che utilizzava, nuovamente, quella vecchia piattaforma di carico per scendere nelle profondità di quello che era stato l’inferno di molte persone.
 
La piattaforma di carico si fermò, ognuno dei pesantissimi ganci la bloccò al suo posto. William nascose ogni sua paura e ogni suo ricordo, legato a quel posto, con un’espressione gelidamente indifferente. Di fronte a lui oltre agli altri ricercatori della G.A.A.B., tutti sotto la sua direzione, si trovava la porta che conduceva alla stanza della sicurezza chiusa da una vecchia porta di modello M, ormai arrugginita che quasi faticava a muoversi dal suo posto… Non che molti accedessero in quella stanza, comunque.
 
Alla sua sinistra vi era un corto corridoio che conduceva alla sala del generatore centrale e da lì giunse all’ East Area del laboratorio contrassegnata da un luminoso neon azzurro quasi ciano.
 
E in fine con un ultima svolta verso destra giunse ai blocchi di quarantena… Lì si trovano coloro che erano stati guariti con il suo vaccino sperimentale dal Daylight.2. Nel primo di essi, l’unico che era rimasto vuoto fin dall’inizio del progetto, si trovava Jensen Williams che pareva quasi non presentare più alcuno dei sintomi… Ma era ancora troppo presto, alcuni di coloro che erano guariti dopo qualche giorno di miglioramenti si erano improvvisamente trasformati del tutto come se il vaccino avesse bypassato il limite naturale del virus.
 
L’unico fatto che lo differenziava dagli altri e che dava anche un po’ di speranza al Dottor Birkin era che Jensen era l’unico fin ora ad aver recuperato del tutto ogni facoltà mentale, il virus non era più riuscito a prendere il controllo della sua mente cosa che era di per sé, molto positiva.
 
<< Buongiorno, Dottor Birkin >> disse Williams, con un tono fin troppo amichevole rispetto al suo solito, come faceva già da qualche settimana rispose al suo saluto con un semplice cenno della testa mentre riprendeva il giro di controllo superficiale, per controllare se alcuno avesse mutazioni visibili, poi Alexa si sarebbe occupata di controllare i campioni di sangue di ognuno dei soggetti e il Dottor Birkin sarebbe andato nella sala di sperimentazione per testare i virus prodotti grazie al Chris Virus… Anche se trovava tutto questo fin troppo simile a ciò che la Umbrella lo costringeva a fare, anni prima.
 
-Artide
 
Quando i Tyrant si diressero all’assalto, la Swarm era già pronta ad accogliere i loro attacchi… O almeno credevano di esserlo i FI-09 cominciarono ad ululare, non appena sentirono il loro re arrivare. Voltarono i corpi verso quelli che li avevano creati.
 
La battaglia della Swarm cominciò così con un ringhio e il rumore di uno sparo coperti da quello del vento che ululava forte sferzando il ghiaccio con una furia elementale. Mentre un urlo risuonava da uno dei tre edifici… Mentre il giovane Tonraq diventava qualcosa di nuovo.
 
Tutti gli agenti dei Figli del Drago erano pronti, nella retroguardia, a fornire il giusto supporto ai Tyrant.
 
Per molto tutto andò avanti solo fra grida e spari, prima che gli agenti della Swarm riuscissero ad isolare uno degli agenti dei Figli del Drago, l’agente in questione era Ricky Simmons. Il fucile semi-automatico si era inceppato, nonostante le possibilità che ciò accadesse erano dello 0,01 per mille, Ricky era disarmato sarebbe morto di certo.
 
L’agente Hikaru ricaricò la sua arma, ghignò e la puntò contro Ricky così come fecero i tre compagni suoi.
 
*Click*
 
Jonas si rese conto che Ricky era in pericolo e ignorò gli ordini del Redfield, scattò verso Ricky.
Hikaru tirò il grilletto, Ricky sollevò lo sguardo per dare un viso al suo assassino… Un lampo verde lo precedette e Hikaru crollò al suolo col petto squarciato, seguito dai suoi tre compagni. Il lampo verde si fermò voltandosi verso di lui
 
E Jonas sorrise a Ricky, mimando un “Ora me ne devi una” prima di tornare alla battaglia.
 
L’agente dei Figli del Drago prese l’arma del suo nemico caduto per continuare a combattere assieme ai suoi compagni. L’arma in questione era un mitra tattico avanzato.
 
Il Supreme Tyrant sorrideva in modo sinistro, crudele come il luccichio nei suoi occhi. I FI-21 o AfterDie si erano rivoltati contro i loro creatori per combattere con il loro re.
 
I FI-21 erano creature ibride dal corpo di alce e la testa di un anaconda nera.
 
Gli agenti della Swarm crollavano uno dopo l’altro senza che riuscissero a ferire seriamente gli agenti umani dei Figli del Drago, la neve bianchissima si tingeva di rosso sangue. La tempesta che infuriava attorno a loro quasi impedendo agli agenti umani di entrambe le fazioni di prendere la mira e sparare.
 
I FI-09 e i FI-21 erano stati eliminati nei confronti a fuoco, ma questo al Supreme Tyrant non importava, al Supreme importava solo uccidere e farlo nel modo più spettacolare o doloroso di sempre.
 
Il Tyrant si diresse scattando verso un gruppo di agenti, l’agente che gli si trovava davanti finì fatto a pezzi dai dieci tentacoli che gli si avvolsero attorno alle membra.
 
<< Oh >> disse il Tyrant con un tono falsamente sconsolato, alzò le spalle << Credevo che foste più resistenti. Beh- sorrise crudele- continuiamo a giocare! >>.
 
-Racoon City
 
Era il suo giorno libero eppure Claire non riusciva a fare altro se non pensare al suo lavoro, alla sua ricerca del Quartier Generale dei Tεκνα Δραγοντος. Non riusciva a trovarli come se non fossero in alcun luogo in questa terra.
 
Claire ragionò ancora sulle sue ricerche su quello che poteva aver tralasciato, non si era nemmeno resa conto di essere entrata nel parco boschivo di Racoon City, nella foresta degli Arklay e di essere uscita dal percorso che attraversava l’intera foresta.
 
Camminava nel fitto della foresta senza nemmeno rendersene conto, perché i suoi occhi azzurri non stavano vedendo sul serio il paesaggio attorno a lei, non vedeva la foresta. Vedeva solo quei report che aveva letto e riletto più volte nella speranza di trovare suo fratello.
 
<< Ti salverò Chris, è una promessa >> mormorò la rossa, ancora persa nei suoi pensieri.
 
-Artide
 
Gli agenti Swarm cominciarono a ritirarsi, ignorando gli ordini di Iluq terrorizzati da ciò che avevano visto. Da quelle macchine di morte che erano i Tyrant.
 
L’agente Tonrar1 fu il primo a cominciare ad indietreggiare, mentre nei suoi occhi azzurri si vedeva riflessa la morte che aveva visto.
 
Aveva visto il T-Veronica Tyrant bruciare uno dei suoi compagni e mentre Kesuk2 bruciava, il Tyrant rideva.
 
Aveva visto il Supreme Tyrant, l’obiettivo di Iluq, fare a pezzi Massak3 e divorare il suo cuore, prima che ridacchiasse divertito col sangue di Massak che gli macchiava il viso.
 
Aveva visto un altro dei Tyrant, Nicholai, strappare via la testa a Naga4 mentre si lamentava di come fossero fragili, di come non fosse divertente massacrarli e farli a pezzi.
 
Ma non erano stati solo i mostri a spaventarlo ma anche gli agenti dei Figli del Drago, quegli uomini che combattevano fianco a fianco con quelle cose. La naturalezza con cui interagivano con loro e soprattutto la similitudine che vi era fra i mostri e gli uomini.
 
Aveva visto un agente dei Figli del Drago, decapitare Quannik5 con una spada corta, che fin da allora era rimasta nel suo fodero. E poi rivolgersi al T-Veronica Tyrant sorridendo e dicendogli:
<< Adesso siamo pari, tu hai salvato me e io ho aiutato te >>.
 
Tonrar continuò ad indietreggiare, quando le sue spalle toccarono la pesante porta elettronica dell’edificio centrale. Si voltò e tentò di aprirla mentre i suoi compagni sopravvissuti erano con lui. Eppure quella non si apriva nemmeno dopo l’immissione del codice di apertura… Iluq li aveva chiusi fuori.
 
No! No! Non può averlo fatto!” pensò l’agente, mentre il freddo cominciava a farsi sentire. Forse per la prima volta si era reso conto di quanto avesse le mani intorpidite dal gelo, e di quanto la tempesta fosse forte.
 
I Tyrant si facevano sempre più vicini, il Supreme ghignò, sul suo viso il sangue di Massak si era cristallizzato grazie al ghiaccio,
 
<< Volete andarvene? Ma noi ci stiamo divertendo! Voi no? >> disse, il suo tono sembrava quasi serio << E’ proprio maleducato andarsene senza nemmeno avvisare >> disse poi. Il suo ghignò si allargò, e poi scattò.
 
-All’interno del edificio centrale, Artide
 
Sfruttando la battaglia in corso Tonraq, ormai trasformatosi, si era infiltrato nell’edificio per prendere la sua vendetta su Iluq.
 
Il giovane ragazzo sembrava se stesso senza alcun cambiamento se non per qualche dettaglio, gli occhi azzurri senza pupilla che eppure vedevano meglio di quanto avessero mai fatto, le mani entrambe artigliate e le gambe che dal ginocchio in giù parevano le zampe di un grillo.
 
Ma era ancora se stesso, la sua coscienza era superiore a quella del virus. E non provava alcun istinto da non-morto, non sentiva il bisogno di divorare qualcuno. Tutto sommato tralasciando il dolore che aveva provato quando era mutato adesso stava meglio di come fosse mai stato. Stava magnificamente.
 
Tonraq entrò nella sala centrale, Koori che gli puntava contro la Beretta prima di abbassare l’arma sconvolto
 
<< T-Tonraq? >> disse sconvolto.
 
L’ex- ricercatore sorrise << Sono io >> disse. Poi sentì qualcosa un desiderio di uccidere che quasi lo stordì, nella sua intensità. Il suo intero corpo fremeva nella voglia di assecondare quel desiderio.
 
Guardò Koori con i suoi occhi totalmente azzurri e, cedette al quella voglia di sangue, scattò verso di lui che ebbe appena il tempo di rendersi conto che in quegli occhi non c’era più quello spaurito ricercatore ma un mostro affamato, prima che il suddetto mostro gli strappasse via braccia e gambe e si chinasse per guardarlo di nuovo negli occhi prima di affondargli le mani nel petto e strappargli via il cuore.
 
Iluq era rimasto immobile a fissare quella scena, forse rendendosi conto per la prima volta di quanto un Tyrant fosse letale, adesso che ne aveva uno sveglio e pronto ad uccidere davanti. A qualche misero metro di distanza.
 
Tonraq voltò il viso verso di lui e sorrise, di un sorriso pericoloso e predatorio,
 
<< Con questo presento cortesemente le mie dimissioni >> disse prima di scattare contro di lui.
 
---  
 
Quando Chris e i suoi raggiunsero la sala centrale del quartier generale, furono stupiti nel vedere quei due cadaveri mutilati di fronte a loro. Al primo erano state strappate le braccia e le gambe e infine il cuore, il secondo invece era già tanto se potevano definirlo corpo visto lo stato in cui era stato ridotto.
 
Chris sentì un rumore leggero quasi inudibile provenire dal soffitto, sollevò lo sguardo e lo vide. Quel Tyrant, il fautore della scena che si erano trovati davanti. Per un istante, il Redfield pensò che fosse uno di quei Tyrant senza coscienza capaci solo di uccidere. Finché non lo vide ghignare prima di lasciarsi cadere.
 
Atterrò, perfettamente in piedi, sul secondo “corpo” distruggendo con un rumore umido e disgustoso l’ultima cosa che poteva definire quella poltiglia di carni, un corpo.
 
<< Ben arrivato, Redfield! >> disse con una voce inquietantemente felice << Io sono Tonraq, il ricercatore… ehm, no ex- ricercatore della Swarm, sono davvero felice di conoscerti >> completò.
 
Il Supreme Tyrant non rispose, continuando a guardare Tonraq.
 
La cosa che Chris non riusciva a spiegarsi era perché non riusciva a obbligare il Tyrant davanti a lui ad inchinarsi a lui. Qualunque virus derivato dal progenitor o derivato dai suoi derivanti era sotto il suo completo controllo, quindi perché quel Tyrant continuava a non udire i suoi ordini.
 
Tonraq continuava a fissarlo… Prima di sparire, come se si fosse dissolto nell’aria.
 
E mentre i Figli del Drago si ritiravano tutte le creature si liberarono e l’Artide divenne il regno di quelle creature inumane, bloccate per sempre in un mondo di ghiaccio
 
 
 
 
 
La Swarm era caduta, i Figli del Drago avevano vinto. Anche se uno dei componenti dello sciame era ancora vivo e loro non sapevano quanto quel Tyrant sarebbe stato un peso e quanto avrebbe aiutato due fratelli a riunirsi superando le loro differenze.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore
 
Sono riuscito ad aggiornare due volte in un mese!!  Non credevo che ci sarei riuscito.
 
Ringrazio: Mattalara per la sua recensione nello scorso capitolo e Vale per avermi sostenuto nei miei scleri come sempre.
 
Piccole Note:
 
  1. = “Tonrar”, nome inuit che significa “Diavolo, spettro o fantasma”
 
  1. = “Kesuk”, nome inuit che significa “Cielo, Acqua”
 
  1. = “Massak”, nome inuit che significa “Neve morbida”
 
  1. = “Naga”, nome inuit che significa “No!”
 
  1. = “Qannik”, nome inuit che significa “Fiocco di neve”
 
Al prossimo capitolo
 
-Anthony Edward Stark
   
 
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