Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Master Chopper    31/07/2015    5 recensioni
'Conosci i motivi per cui sono convinto che la collaborazione, l’importanza dell’alleanza e la fiducia debbano essere il nuovo cavallo di battaglia per la Famiglia.
Per tanto comprenderai la mia stolta richiesta di collaborare, nuovamente, a favore di questa causa che intendo portare avanti finché morte non me lo conceda:
In Giappone, precisamente nella mia città natale, Nanimori, ho lasciato da cinque anni mio figlio:
Tengoku Marco Sawada.
Confido nelle tue capacità, Reborn.
Tuo Eterno Amico, Sawada Tsunayoshi
VONGOLA X ‘
- CONCLUSA - Attualmente in corso su: ' [SoF] Saga dei Sette Peccati Capitali '
ATTUALMENTE IN REVISIONE. ATTENZIONE, ALLA FINE DELLA REVISIONE I CAPITOLI POTREBBERO ESSERE STATI MODIFICATI RISPETTO ALLA VERSIONE ORIGINALE. Capitoli revisionati: 3.
Genere: Azione, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Reborn, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stories of a Family [SoF]'
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TARGET NUMBER 7: SONO PASSATI DIECI ANNI ?!

 

“T-ti sei fatto male? Hai bisogno di aiuto?”

 

Tengoku si avvicinò correndo al ragazzo, che lentamente si stava rialzando dal cumulo di spazzatura.

 

“Oi, oi. Stai tranquillo piccolo, non mi sono fatto granché …” Sbuffò lui, in lingua italiana.

Fortunatamente il giapponese aveva imparato molto sulle lingue neolatine, tanto che da quando era alla Magione riusciva a comprendere quasi ogni dialogo.

 

“Io sono Tengoku … Marco Sawada, figlio del Decimo.” Disse con tono incerto, mentre offriva una mano timida.

 

Dopo poco, il moro la afferrò deciso, facendosi aiutare a rialzarsi.

 

“Ah, quindi sei tu il figlio di Tsunayoshi. Il mio nome è Vito Ello. Sono il futuro Boss della Famiglia Bovino.”

 

 

 

|||

 

 

Veronica stava passeggiando per i giardini interni della villa, assieme ad un alto uomo dai capelli leggermente più chiari dei suoi.

Lui li portava lunghi, ma legati in una alta coda di cavallo, mentre i suoi occhi color cioccolato erano in contrasto con quelli azzurro chiaro di lei.

 

“… E’ così che è cresciuto Ten.” Concluse la castana, giocherellando con una sua ciocca.

“Uhm, Reborn continua a non risparmiare proprio nessuno,eh?” la apostrofò il biondo, con un piccolo sorriso.

“Senti, papà …” Veronica si fermò, lasciando l’uomo a qualche centimetro da lei.

“Io temo che per Ten non sia la cosa giusta  crescere qui. Perché Decimo lo vuole tenere così riparato. Non bastiamo io e Reborn?”

 

Dino sospirò, preso un po’ alla sprovvista da quella domanda.

“Ascolta, forse se Tsuna e Kyoko hanno deciso così per Tengoku … ci sarà un motivo più che importante. Purtroppo il suo giudizio è inappellabile, non tanto per il suo controllo, ma più che altro perché in questo periodo sta diventando una vera e propria testa di coccio.”

Il Boss dei Cavallone, in tutta la sua altezza, fu costretto a chinarsi per guardare dritto negli occhi la sua già alta figlia.

“Mi dispiace tesoro, capisco che ti senti irrequieta, soprattutto con il periodo che stiamo vivendo adesso…”

 

La ragazza si rasserenò un po’, mostrando al suo genitore un sorriso.

 

“Così ti voglio. Vieni adesso, è da tanto che non vedi Donald, vero?”


“Anche a distanza di anni non mi capacito di come tu possa aver dato un nome da cavallo ad un tuo figlio…”

 

“Quando siete nati i patti con tua madre erano questi: il nome del maschio lo scelgo io, quello della femminuccia lo scegli tu.”

 

|||

 

In una dimora non rintracciabile dell’Italia del Nord.

 

Un ragazzo camminava solitario tra i corridoi del grande teatro, solo per salire al piano superiore dove risiedevano i posti degli ospiti altolocati.

 

I capelli nero scuro fuoriuscivano appena dal largo cappello viola a tre punte, mentre una mascherina blu gli copriva tutto il viso fino al naso.

 

L’abito blu notte era molto elaborato, tanto da sembrare più che altro un vestito di scena.

Il rumore dei suoi stivali risuonava forte nel vuoto, accompagnato solo dalla musica che dal palco attraversava i muri.

 

Ritrovatosi a destinazione scostò una tenda, raggiungendo un balconcino che dava sullo spettacolo.

 

Davanti a lui c’era una sedia di pelle rossa, sopra la quale sedeva un individuo, dal volto coperto da una maschera veneziana nera dal becco.

 

Vestiva una camicia bianca, ricoperta da un mantello lucido e scuro, che arrivava a toccar terra.

 

Come il ragazzo, anche lui portava un copricapo, stavolta un cappuccio facente parte della mantella.

 

“Oh, Platino, quale notizie mi porti?” la voce era ironica ma comunque molto inquietante.

“Padrone, la brigata d’ispezione che abbiamo mandato nei territori dei Vongola non ha più risposto ai comandi. Temo che ci sia stato un ammutinamento.” Il tono di Paltino era molto preoccupato, come a volersi aspettare qualcosa dal suo padrone.

 

“Uhm … non dovrebbero nuocere comunque ai Vongola. Sanno come cavarsela.”

 

“Ma, Padrone, penseranno che questa sia una rivolta. Ne perderemo del nostro orgoglio in quanto Alleati.”

 

“Ssh!” il Padrone si alzò, poggiandogli l’indice della mano ricoperta da un candido guanto sulle labbra, zittendolo all’istante.

Dall’altezza si poteva trattare di un ragazzo molto maturo. Il viso era roseo, mentre le labbra erano state colorate di nero da un rossetto.


“Tranquillo Platino. Quando ti ho mai deluso?”

 

“Mai … mai, Padrone.”

 

“Visto? E ora andiamo, questa pantomima da quattro soldi non soddisfa i miei gusti.” Proclamò con fare teatrale, allontanandosi dalla sua poltrona.

 

|||

 

Tengoku si era abituato alla compagnia di Vito. Era un tipo molto strambo, che alternava momenti di perenne paranoia alla vivacità di un bambino piccolo.

 

Gli stava spiegando, una volta nella sua camera, l’intera storia della sua famiglia.

 

“E così mio padre, Don Al Bovino Ello, ha deciso di lasciare nelle mie mani la Famiglia. Il vecchio è parecchio ottuso, vista l’età, ma quando ha fatto questa scelta sono stato sicuro al cento per cento sulla veridicità delle sue parole.”

 

“Ah, bello. Non avevo mai sentito parlare di questi … Bovino.” Il ragazzo si pentì subito di averlo detto, preoccupandosi di aver offeso le origini del suo nuovo amico.

 

Ma questi si limitò ad emozionarsi ancora di più.

 

“E’ questo il bello, Ten!  Ai tempi del Nono, i Bovino non se li filava proprio nessuno. Se tu andavi in strada a dire : ‘Sono da’ famigghia Bovino!’ la gente al massimo faceva la faccia strana e ti chiedeva ‘ e chi minghia li conosce?’.  Ma poi, da quando c’è tuo padre al potere, le Alleate hanno ricevuto un sacco di riconoscimenti. Tutto questo anche grazie al Grandissimo Lambo, che prima dei Vongola era un sicario di mio padre!” Disse tutto d’un fiato, mentre gli occhi gli brillavano come mille stelle.

 

“Ah, pensa un po’ … Lambo.” Tengoku non aveva intenzione di conoscere le altre Famiglie, rimanendo d’idea che lui non sarebbe dovuto centrare niente con la mafia, ma rimase comunque incuriosito dalla sincera ammirazione di Vito verso i Vongola.


Effettivamente da piccolo aveva sempre chiesto a Lambo perché sulla schiena avesse tatuate due corna con la scritta Bovino a macchie. Ma il Guardiano si era sempre limitato a rispondere ‘Perché mi guardi la schiena?!’,  quindi da allora non se ne era più importato di meno.

 

Il suo sguardo cadde su di una vecchia fotografia a seppia, dove i colori si potevano appena immaginare. Un ragazzo giovane identico a Vito, però dai candidi capelli bianchi, sedeva accanto ad un suo gemello, su di un vecchio divano. Almeno un occhio dei due era chiuso, con un tatuaggio al di sotto.

“Vito-kun, come mai hai una tua fotografia a seppia?”

 

Il moro rispose con una risata fragorosa, tenendosi la pancia. Dopo un po’ cadde a terra, quindi fu costretto ad interrompersi.

“Ma ti pare, sciocchino?! Quello è il primo Bovino, mio omonimo, con suo fratello Lampo, primo Guardiano del Fulmine dei Vongola. In pochi sono quelli che ricordano ancora questo legame che da sempre lega le nostre famiglie. Forse solo Tsunayoshi e il Grandissimo, nei  Vongola.”

Sembrava come incantato da quella foto e a giudicare dallo sguardo sognante con cui la fissava, doveva aver passato parecchio tempo a fantasticare.

 

“ Ehi, cow-boy! ”

 Dei forti colpi alla porta interruppero l’atmosfera, seguiti da una voce fredda e tagliente.

 

“Ti muovi o no? Non abbiamo tutto il tempo!”

 

Il moro andò ad aprire, con una faccia mortificata rivolta verso Ten, come a volergli chiedere scusa.

 

Nella stanza irruppero due individui, che il ragazzino riconobbe subito come membri dei Bravi. I loro nomi erano Kravis Superbi e Daezel Tortora.

 

“Allora, capiamoci cow-boy …” L’argentato si appoggiò alla parete, masticando a bocca aperta una gomma americana.  Il ragazzino invece, iniziò a curiosare per gli scaffali, selezionando libri su libri.

 

“Tu lo sai che Xian-sama detesta aspettare.”

“Ma io credevo che-” Le scuse del bovino vennero smorzate da un calcio in pancia che lo fece ricadere, con le mani alla bocca dello stomaco.

Tengoku fissava impaurito l’amico cercare di riprendere fiato, con le iridi sbiancate e il volto sudato per lo shock.

“Detesta aspettare … non interrompermi.” Sottolineò Superbi, con una punta di nervosismo.

“ E siccome devi ancora informarci della tua presa partecipazione alla Tombolata Speciale Varia … vorrebbe saperlo al più presto, capisci?” Con un gesto del capo, indicò il collega, intento a ridere serenamente.

 

Daezel estrasse un fiammifero dalla tasca, accendendolo con un gesto rapido su di un mobile. Lo fece roteare davanti al naso di Vito, per sbeffeggiarlo un po’. Poi lo lasciò cadere, su di una pila di vecchi documenti e volumi che aveva raccolto poco prima.

 

“ No! ” gemette il ragazzo, avvicinandosi alle fiamme già alte per provare a spegnerle.


“Speriamo che parteciperai.” Lo schernì il mafioso, seguendo il collega fuori dalla stanza.

 

Ma improvvisamente, Kravis si bloccò di colpo, tanto che Daezel non fece in tempo a fermarsi per evitare di andargli addosso.

“Che diavolo hai, testa di …” ma quando notò anche lui il nuovo arrivato, finì per mordersi la lingua dalla sorpresa.

 

Un ragazzino suo coetaneo era seduto sulla finestra davanti alla porta, nel corridoio, mentre li guardava divertito.

I capelli erano neri e corti, con sfumature violacee, lisci e raccolti in uno strano ciuffo alto. 

 

Sull’occhio destro portava una benda medica nera, con tanto di cerotto, mentre l’altro era scoperto, di un color ametista intenso.

 

Vestiva un lungo cappotto blu scuro, con pantaloni mimetici e scarponcini. Il viso era molto chiaro, quasi pallido.

 

“Allora, Superbi … Tortora. Buon pomeriggio.” Salutò, con un ironico tono formale.

 

“Rokudo …” Ringhiò il nobile dei bravi, stringendo i pugni. Lo stava fulminando con gli occhi per l’intensità dell’occhiata omicida che gli stava lanciando.

 

Tengoku, rimasto con il sedere per terra, non poteva far altro che osservare con stupore quel bambino che in pochi istanti aveva messo in riga quegli individui.

Sembrava un concentrato di cattiveria, ma nascondeva tutto con un alone di mistero.

 

“Cosa succede Tortora, vuoi per caso un’altra lezione da un professionista?” Ghignò il moro, mantenendosi il viso tra le mani. Non si faceva per nulla intimorire, anzi, sembrava sicuro di poterli battere anche entrambi.

 

“Tu, strafottutissimo principino viziato!” Ruggì il rosato a pochi centimetri dalla faccia di lui.

“Se tuo padre non fosse stato così importante non saresti stato così sicuro di te!”

 

“Solo i deboli  possono parlare così …” e dopo questa frase, Tortora trasalì, riavvicinandosi di colpo a Kravis.

 

Aveva giurato di veder comparire nell’iride viola, l’ideogramma di Veleno, in nero.

 

“Andiamo.” Ordinò l’argentato, digrignando i denti. Lentamente, i Bravi sparirono tra i labirintici corridoi della Magione.

 

Dopo poco il bambino scoppiò in una serena risata, rassicurando appena i due ragazzi.

 

“ Che paura, eh? “ chiese con tono ironico, inarcando un sopracciglio.

“ Finché quei cani possono essere tenuti a bada non dovete preoccuparvi. Bisogna solo sperare che non ottengano mai il posto di Varia, altrimenti saranno guai seri per quelli come voi …” mormorò tra sé e sé, guardando distrattamente fuori dalla finestra.

 

Tengoku gli si avvicinò lentamente, notando quanto quel bambino non fosse poi così diverso da Polluce. Nonostante fosse seduto sopra un ripiano poco sotto il vetro, non raggiungeva neanche la sua altezza.

“ Tu sei il figlio di Mukuro Rokudo, vero?”

 

 

Ricordava quell’inverno, passato in Molise.

 

Lui si era tranquillamente appisolato sul divano, ascoltando lo sfrigolare del legno sotto la fiamma nel camino. La tenera età, di quasi otto anni, gli aveva permesso un sonno tranquillo.

 

Quando si risvegliò fu inizialmente spaventato dal non ritrovare i genitori intorno a lui, con magari Yamamoto o Gokudera al loro fianco. Al loro posto … c’era un uomo che aveva sempre visto di rado, tanto da non ricordarsi nemmeno il nome.

Era alto, di bell’aspetto, con dei capelli che portava spesso raccolti in una bassa ma lunga coda. Quella volta fu quasi incantato da vederli sciolti, tanto da sembrare una cascata di ametista.

Il viola si girò verso di lui, guardandolo curioso con il grande occhio rosso.

 

“Ciao, piccolo uomo.”

A Tengoku venne subito il desiderio di scappare e chiamare i suoi genitori, messo duramente sotto pressione da quell’individuo enigmatico.

Non fece nemmeno in tempo a voltarsi che quella voce misteriosa e calda lo interruppe.

“Sawada e Sasagawa sono usciti insieme a quegli altri scalmanati. Fino al loro ritorno … non ti dispiace la mia presenza?” Chiese, aspettandosi uno strillo spaventato oppure un rifiuto intimorito.

 

“No …” Sussurrò il bimbo, rannicchiando la testa fra le gambe, rimanendo immobile per guardare meglio la fiamma ardente.

“Uhm?” Mukuro sembrava confuso, che per caso avesse perso quel suo tocco intimidatorio? Fatto sta che la risposta gli rubò una risata sincera, ma non per questo meno  inquietante del solito.

“Sei interessante Sawada Tengoku. Dimmi di più di te …” l’uomo cercava evidentemente di prenderlo in giro, trattandolo al pari di un adulto.

 

Stranamente questo tipo di confronto non insospettì minimamente Tengoku, che invece iniziò a raccontare qualche cosa dell’Italia, dei viaggi che faceva con la sua mamma e il suo papà e dei loro strani amici. Sembrava che, piano piano si stesse affezionando a quell’uomo, raccontandogli delle cose che aveva sempre avuto paura di dire ad altri.

Forse era quel suo lato taciturno e misterioso a farlo sentire al sicuro dalle bugie che sentiva sempre da suo padre?

 

“Sai …” lo interruppe Mukuro, spostando lo sguardo al di fuori della finestra, osservando la candida neve incorniciare le montagne.

“L’anno scorso mia moglie ha partorito un figlio …  il mio figlio.”

 

Quella frase confuse molto Tengoku. Partorito? Che voleva dire? Ma i bambini non li portava la cicogna??


“ E’ parecchio strano avere un cucciolo d’uomo. Mi turba e mi spaventa a volte … impara cose nuove ogni giorno, gioca con quegli idioti di Kaki-Pin e Ken … ma soprattutto, sembra sempre felice. Mi da sui nervi.”

Ammise il padre, sorridendo. Non pareva molto coerente quell’espressione, ma forse il ghigno era il suo modo di manifestare tante delle sue solite emozioni.

“ Mamma ha detto che anche io ero così.” Provò a dire timoroso, il bambino.

“ Dice che si chiama … ‘infanzia’, credo.”

 

Quelle semplici ed innocenti parole bastarono per far guizzare verso di sé gli occhi della Nebbia, che assunse in un istante un atteggiamento meno sorpreso.

 

“Infanzia? Dimmi di più, cucciolo d’uomo …”

 

 

 

“Cosa?! Ten, conosci Mukuro-sama?” Vito indietreggiò, impallidendo all’istante.

 

“Si, ho passato diversi giorni con lui, quando ero in vacanza in Molise. Grazie ad Akane ho avuto modo di accedere ad un altro spartito nascosto della mia memoria.” Tengoku sorrise tranquillo, mostrando al ragazzino uno sguardo determinato, prontamente imitato da lui.

 

“ Esatto, Sawada. Il mio nome è Doku Rokudo Dokuro.” Pronunciò rapidamente e con scioltezza il nome e i due cognomi, cosa che invece il moro non riuscì ad imitare, provandoci diverse volte a bassa voce.

“ Grazie per l’aiuto, Doku.” Il bruno fece una riverenza, sorridendo a quel ragazzo che da tanto aspettava di conoscere.

 

|||

 

Come stavano affrontando quelle situazioni tanto confuse, gli amici di Ten?

 

Drake, lasciata la camera che condivideva con sua sorella, stava passeggiando per i giardini esterni, poco oltre la radura.

Tra tutte quelle siepi, almeno una decina di camerieri e sommelier o interrompevano ad ogni passo, forse avvertiti della sua identità dal Decimo in persona.

Il biondo si faceva strada a lunghe falcate, ritrovandosi presto a correre per seminare una folla armata di vassoi con pasticcini, liquori e bruschette.

 

“ Puff … non si può avere neanche un po’ di pace … qui?” boccheggiò in cerca d’aria, al riparo di un maestoso pino. La luce filtrava appena dalle foglie, colorando il suo viso a macchie come la vetrata di una chiesa.

“ A proposito di chiesa …” sospirò, voltandosi verso una cappella in mezzo agli alberi, con un curioso tetto a cupola sormontato da un campanile.

 

Per trovare un po’ di pace, decise di avventurarsi al suo interno, sperando di non venir assalito da un’ennesima folla, di suore e preti, magari.

 

Aprendo lentamente il portone di legno, maledisse i cardini che cigolavano come se non fossero mai stati oliati, producendo appunto un rumore fastidioso.

 

Fortunatamente, nessuna delle poche persone sedute sulle panchine avevano fatto caso a lui.

 

Dentro quelle mura ci si ritrovava immersi in un silenzio così profondo da parere quasi ‘assordante’.

Parevano tutti sopiti in attesa di qualcosa.

 

Il ragazzo vide alzarsi una donna dal posto vicino a dove si trovava lui.

Ancor prima di poterle dare un’occhiata più approfondita, si ricordò troppo tardi di liberare la posizione, in modo che lei potesse uscire.

Infatti, inevitabilmente finirono per scontrarsi ed il biondo per poco non cadde all’indietro.

 

Riaprendo gli occhi, vide una chioma argento platino, illuminata dalla luce solare. E poi una candida mano invitarlo ad alzarsi.

Un po’ in imbarazzo la afferrò, scusandosi con la sconosciuta a testa bassa.

“ Oh, tranquillo. Sono stata io a non vederti.” Rispose lei, con voce dolce e cristallina.

 

Alzando appena lo sguardo, Drake poté osservare meglio la donna: era pressappoco più bassa di lui, con dei lisci capelli lunghi fino alla schiena e due graziosi occhi verde mare. 

Dall’aspetto poteva sembrare una ragazza, ma il portamento mostrava la sua vera età, all’incirca sopra i vent’anni.

“ Aspetta … credo di averti visto all’entrata poco fa. Saresti un amico di Ten-kun? ” Domandò, stringendosi nella giacca azzurra.

“ Sì, credo proprio di sì. Mi chiamo Drake Schlmit.” Drake capì subito che con lei poteva tranquillamente tenere alzata la testa e guardarla negli occhi. Non pareva una di quelle donne spocchiose che aveva sentito spettegolare da quando aveva messo piede nella Magione. 

 

“ Piacere, io sono Himeko Ogawa, una cara amica del padre di Ten.” Si presentò l’argentea, facendo un piccolo inchino.

I due stavano parlando a voce molto bassa, per non infastidire le persone che in quel momento erano racchiuse in preghiera: un paio di uomini in giacca e cravatta seduti in prima fila e quattro anziane signore.

 

“ Scusa se te lo chiedo, ma … perché stanno pregando qui?” domandò il ragazzo, troppo preso d all’atmosfera di silenzio assoluto per rendersi conto di quello che diceva.

“ Bhe … quelle donne pregano per i loro figli andati in cielo, mentre quegli uomini … per le vittime che hanno ucciso. ” rispose seria Himeko, con una voce talmente calma e diversa da quella che aveva mantenuto fin’ora da far venire i brividi.

“ La nostra Famiglia crede molto nella Redenzione dei Peccati e nel Perdono. A volte è l’unica cose che rimane da fare per un uomo che ha perso tutto è pregare …”

 

“ Anche tu hai …” provò a chiedere il biondo, con la voce che gli si smorzava in gola.

“ Noi Guardiani non uccidiamo mai senza la volontà del Boss … io ero venuta a pregare per il padre di … una persona molto importante per me.” Concluse, accennando un sorriso dolce, prima di far di nuovo ricadere la sala nel silenzio.

“ Lui non è voluto venire più in chiesa da allora … spero solo che i rimorsi non lo fermino ancora, ora che ci sono io con lui ...”

 

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Azura era parecchio infastidita nel ritrovarsi da sola con Giulia in un ambiente totalmente sconosciuto, quando invece sarebbe bastata la guida di Akane per evitare di perdersi in quella maniera tanto miserabile.

Non che le dispiacesse la compagnia dell’italiana, anzi. Solo che si sentiva sempre più in colpa a risponderle che non si erano per niente perse, mentre vagavano a vuoto in un parcheggio ben oltre la foresta di pini.

 

“ Scusami Azura-chan, ma non riuscivo proprio a trovare un bagno in quella casa labirinto.” Disse debolmente la mora, rassegnata al lungo cammino che avrebbero dovuto fare per ritrovare la strada maestra.

“ No, non ti preoccupare.” La rossa tentò un sorriso, mentre sulla fronte iniziavano già a pulsare qualche vena.

- Se magari quell’idiota di Drake non si fosse preso il piccio di uscire dalla stanza ed andare a spasso come il cane che è in realtà! – pensò furiosa, immaginando già il fratello maggiore che abbordava ragazze qua e là con la stessa facilità con cui faceva un canestro.

“ Brutto …” mugugnò tra sé e sé, stringendo il pugno fino a far sbiancare le nocche.

 

Ma, qualcosa catturò la sua attenzione, al punto da farla desistere dal lanciare imprecazioni in italiano, tedesco e giapponese, rivolte al fratellone.

Qualcosa che stava accadendo non molto lontano da dove si era fermata.

 

Un uomo piuttosto alto vestito con un completo formale sopra un giacca rosso mattone, stava parlando ad un ragazzo poco più basso. Entrambi avevano dei rossissimi capelli corti.

Il ragazzo ascoltava piuttosto attentamente le parole dell’uomo, limitandosi però ad annuire.

Vestiva una normale camicia a quadri viola con le linee rosse, sopra dei pantaloni color legno e delle scarpe da ginnastica bianche.

Alla ragazza quel volto pareva molto familiare, ma le era impossibile ricordare dove lo avesse già visto in quel momento.

 

Fatto sta, che quando il rosso si girò nella sua direzione, sobbalzò alla vista di quegli occhi etero cromatici verde smeraldo e rosso cremisi.

 

 

Simon perse subito di vista Azura, all’arrivo di un una vettura nera quattro per quattro, che interruppe il discorso del padre.

Dalla macchina scese un ometto basso e tarchiato, vestito come un pinguino con degli occhialetti tondi.

“ Decimo, presto inizierà la festa organizzata dalla Famiglia Vongola. Abbiamo già preparato l’abito che ci aveva chiesto di commissionare.” Disse con voce nasale il buffo uomo.

Il rosso più grande alzò uno sguardo al cielo, trovandolo prossimo al sopraggiungere del crepuscolo.

Poggiò e una mano sulla spalla del figlio e gli sorrise gentilmente.

“ Mi raccomando, non fare tardi.”

E salì a bordo, scomparendo insieme alla sua scorta, oltre gli alberi, in direzione della Magione.

 

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“ Ah, quindi tu sei originaria dell’Italia! Ma pensa, quando andavo io alle medie gli studenti italiani erano pochi …”

Giorgia, non attenta all’amica, aveva proseguito per la su strada, imbattendosi in una piazza poco larga, con al centro una fontana di marmo.

Fortunatamente aveva trovato la compagnia di un uomo già incontrato prima, un certo Yamamoto Takeshi, decisamente più loquace di chiunque avesse incontrato fin ad allora.

“ Ahaha, sì. Mi piace un sacco il Giappone. Per fortuna che Akane-chan mi ha fatto conoscere un sacco di tradizioni popolari, monumenti bellissimi, il sushi-”

“ Il sushi, dici sul serio? Non ci crederai, ma io alla tua età ero conosciuto in tutta Namimori per il ristorante a base di sushi che mantenevo con mio padre! Forse un giorno di questi dovrei preparare un bel pranzetto per tutti voi amici di Ten. ” esordì il moro, contagiando con la sua risata anche la ragazzina.

 

“ Signor Yamamoto.” Li interruppe una voce femminile, spezzando quell’ilarità.

Il diretto interessato si voltò, trovando un agenti dei Vongola in divisa, una donna dai lunghi capelli biondi ricci, con due occhialini inforcati davanti a dei profondi occhi nocciola.

Poco dietro di lei, un uomo si guardava intorno nervosamente, evitando di incrociare lo sguardo con la sua scorta.

Dall’aspetto si poteva capire che fosse sulla cinquantina, con dei lineamenti italiani, una zazzera e dei baffetti castani.

“ Yamamoto caro, che piacere rivederti!” balbettò l’uomo, avvicinandosi alla Pioggia per stringergli la mano. Parlava con un accento sardo ben pronunciato.

 

“ Non è il momento, signor Roseto.” Lo interruppe lui, alzandosi dopo aver  lanciato uno sguardo veloce a Giorgia.

“ Che ne dice di parlarmi di come vanno le cose al nostro casinò?” Takeshi si tolse gli occhiali da sole dalle lenti a specchio, così da non porre nessuna barriera tra i suoi occhi, ora diventati di ghiaccio, con quelli neri del signor Rosato.

“ B-bhe, che ti posso dire? Il mio casinò-”

“ Il NOSTRO casinò, signor Rosato.” Lo interruppe il Guardiano, assottigliando lo sguardo.

“ Lei ha stretto un patto con i Vongola, firmato da me in persona se non sbaglio. Vuole mancare meno al nostro accordo?”

 

Il castano deglutì a vuoto, sentendosi mancare l’aria.

“ No,no! Scusami, era un … come si dice, lapsus freuidiano.” Continuò, asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto.

“ Dicevo …  gli affari al nostro, onoratissimo, casinò vanno a gonfie vele, soprattutto in questo periodo … per merito VOSTRO, ovviamente.”

 

“ Perfetto, ma a me di questo non interessa: erano giusto informazioni per Haru, che si interessa dell’economia. Io voglio che mi parli di cosa è successo con Adriana.” Insistette Takeshi, facendo  impallidire di colpo l’uomo.

“ Ch- chi è Adriana, Yamamoto caro?”

“ Parlo di una tua cliente, nonché mia carissima amica. La stessa che si occupa, per conto nostro, della gestione economica e dell’immagine del casinò.”

“ Ah, quella!” disse il Signor Rosato con finta voglia di entrare nella questione.

“ Si, esatto, QUELLA. Mi è giunta voce che l’hai umiliata pubblicamente durante l’orario di apertura. ”

 

“Ehm! Che vuoi che ti dica? Le donne sono strane, bisogna saperle tenere al guinzaglio, altrimenti …” bofonchiò, chiaramente a disagio.

“  L’hai umiliata davanti ai clienti ed al personale … tutti nostri uomini! ” il moro, alzando leggermente il tono della voce, ma senza scomporsi, riusciva a cambiare totalmente l’immagine che dava di sé.

 

“ Ha esagerato, ti giuro! L’ho solo sgridata perché non mi voleva stare a sentire riguardo la spartizione dei soldi.” Concluse tutto d’un fiato l’uomo, pentendosi troppo tardi di aver rivelato un qualcosa che non voleva dire a nessuno.

Nonostante ciò, la reazione della Pioggia lo lasciò spiazzato. Infatti il moro, si era limitato a sbadigliare tranquillo, stropicciandosi gli occhi.

“ Va bene, va bene. Ho capito come sono andate le cose. Tranquillo, telefonerò ad Adriana per rimproverarla, così ti assicuro che non commetterà più questi sbagli.”

 

Rosato quasi non era scoppiato a piangere per il nervosismo durante quel silenzio, ed adesso si ritrovava vittorioso di fronte ad un’accusa.

“ Lo dico sempre io, Yamamoto tu c’hai un cuore d’oro!” disse, stringendo energicamente la mano del Vongola, ringraziandolo un altro centinaio di volte prima di allontanarsi verso una macchina di proprietà della Famiglia.

Quando la vettura si fu allontanata abbastanza,Takeshi tirò un lungo sospiro, prima di voltarsi verso la panchina dove adesso Giorgia lo guardava confusa.

“ Che … cosa è successo? ”

“ Una cosa molto brutta, Giorgia: quell’uomo ha aperto un casinò richiedendo la nostra protezione circa dieci mesi fa. La mia ragazza, Adriana si è voluta offrire per aiutarlo a far fruttare soldi. Il punto è che proprio Adriana in persona mi ha riferito che in tutto questo tempo il Signor Rosato l’ha importunata e qualche giorno fa l’ha addirittura picchiata e sgridata davanti a tutti i clienti.” Disse serio, rivolgendo di tanto in tanto uno sguardo calmo alla ragazza.

“ Ora lei è al sicuro a casa sua, ma  quell’uomo ha comunque mentito davanti a me e alla mia famiglia, infangando il contratto con Tsuna.”

“ Ora … cosa gli succederà?”

“ Niente, Giorgia.  Niente …”

 

 

 

 

Poco oltre i territori dei Vongola, la macchina di poco prima si fermò nei pressi di un grosso salice che troneggiava su di una colina.

Una dona scese per prima, dando il segnale a chi era ancora dentro di uscire.

Subito dopo, quattro uomini la raggiunsero, mentre uno di loro portava sulle spalle il corpo senza vita del Signor Rosato.

La cravatta che portava al collo era stata stretta fino al limite, da ciò si poteva dedurre che lo avessero strangolato con lo stesso nodo alla gola.

Mentre alcuni iniziavano a scavare una fossa più o meno profonda, due agenti in divisa parlottavano, ancora dentro l’automobile.

“ Wow. Chi lo avrebbe mai detto che uno come Yamamoto fosse in grado di fare questo senza battere ciglio.”

“ Cosa?! Ma tu sei quello nuovo, per caso? ” sussultò il collega, stando attento a non alzare troppo la voce.

 

“ Ascolta bene …” gli intimò, chinandosi appena. “ Se si escludono Mukuro Rokudo e Hibari Kyoya, che delle attività della Famiglia non si interessano più di tanto, Takeshi Yamamoto è il sicario più portato. Sa ragionare a mente fredda in pochissimi istanti, infatti è diventato la mente del corpo dei Guardiani. Nulla a che vedere con il Consigliere Esterno, però …”

“ Dici sul serio? ”

“ Già, pensa che secondo il Classificatore, sarebbe in grado, insieme a Hibari e Rokudo, di entrare a far parte senza problemi della Squadra Speciale Varia. Se tutti gli altri killer nel mondo sono pesci piccoli, lui è un vero e proprio squalo …”

 

|||

 

I due ragazzi erano con le spalle al muro: gli individui vestiti con il lungo mantello bianco li avevano messi all’angolo, dove nessuno più passava.

“ Cosa volete da Ten-kun?!” si fece avanti coraggiosamente Vito, mettendosi tra il ragazzo e quegli sconosciuti.

“ Tsk. E ti vengono pure in mente, queste domande assurde?” sghignazzò acida una voce maschile.

Dopo uno schiocco di dita, gli uomini davanti si divisero a coppie, aprendo la strada ad un ragazzo vestito elegantemente con un completo vittoriano nero.

I capelli neri e lisci erano raccolti, mentre degli occhi rossi brillavano attraverso una benda rossa posta sopra il naso, con due fori per consentire la vista.

“ Avendo come ostaggio il figlio di Tsunayoshi Sawada, riuscirò ad ottenere così tanto potere da diventare nuovo Boss della famiglia Anonimato ed avrò i controllo su tutte le Alleate!” rise sguaiatamente il ragazzo, spalancando le braccia con gesto teatrale.

“ La Famiglia Anonimato?” domandò debolmente il bruno, tremando alle spalle dell’amico.

 

“ Ah! Ti ho già visto al briefing di Natale dello scorso anno.” Esclamò con aria vittoriosa Vito, come se avesse già  l’avversario in pugno.

“ Tu sei un tirapiedi degli Anonimato: Ento, l’Argenzo!”

 

“ E’ Enzo l’Argento, imbecille!!” si infuriò l’Anonimato, stringendo i pugni .

Il moro fece spallucce, sospirando indifferente.“ Dicevo io, sarebbe stato un nome troppo stupido …”

“ Dici proprio tu che ti chiami Vito Ello!”

“ Embè? Che c’è di stano?”

Enzo venne appositamente trattenuto dai suoi seguaci, altrimenti avrebbe compiuto una strage.

“ Sgozzate il Bovino e prendete Tengoku!”

Gli uomini ammantati iniziarono a muoversi lentamente, bloccando ogni angolo rimasto scoperto.

 

“ Fermi tutti !” tuonò una voce dall’alto, cogliendo alla sprovvista tutti i presenti.

Solo che, al posto di una voce forte e virile, come si sarebbe potuto aspettare da un salvatore …

“ Ma … sono dei bambini quelli? ”

 

In piedi sulla finestra del secondo piano, Polluce Sasagawa, con sulle spalle San-Pin, osservava con aria severa l’accaduto.

“ Lasciate stare mio cugino! ” gridò, prima di saltare giù e rimbalzare da un balcone all’altro prima di toccare terra. Nonostante l’età era stato molto agile e veloce.

 

“ Ma abbiamo voglia di scherzare? Whahahaha!!” scoppiò a ridere Enzo, mantenendosi la fronte.

“ Attento Boss, è armato!” lo avvisò una guardia, indicando uno strano oggetto  legato sulle spalle del bambino.

Poteva parere un piccolo cannone, di color rosa pastello, ma l’albino lo tenevano sul dorso come se pesasse poco meno di due chili.

 

“ Che cos’è quello?!” chiese spaventato Tengoku, intimorito dall’idea che Polluce iniziasse a sparare missili in mezzo alla Magione di suo padre.

“ E’ un’arma storica della Famiglia Bovino: il Bazooka dei Dieci Anni.” Rispose un’altra voce conosciuta alle sue spalle.

Doku era arrivato lì da non si sa dove, dato che avevano bloccato ogni tipo di accesso o via di fuga molto prima.

“ Bazooka? ” esclamò nervoso l’Argento degli Anonimato.

 

“ Già … ” sorrise lugubre il ragazzino, avvicinandosi agli altri due.

“ Ciao, Doku-kun!” salutò cordiale San-Pin, probabilmente senza rendersi conto della situazione in cui si trovavano.

“ Che ci fai qui, hai per caso voglia di darti le arie anche in questo momento?” domandò freddo Polluce, lanciando uno sguardo di sfida al corvino.

“ Taci: quello lo farò dopo. E ora spara, Sasagawa.” Disse tranquillamente lui, mentre la bocca si contorceva in un ghigno.

 

Ci vediamo tra dieci anni, Sawada Tengoku …”

 

Un’esplosione coprì quasi del tutto quelle parole, mentre un fumo fucsia inodore riempiva le narici di Vito e Ten, con le lacrime agli occhi per il botto.

“ Che cosa …?” domandò il bruno, prima di intravedere delle ombre fuoriuscire dall’area dell’impatto.

 

 

“ Resta fuori, Tegoku! Questi balordi non sono al tuo livello!”

“ Fufufufu! Stessa cosa per tutti tranne te, Sasagawa.”

“ Accipicchia! Non possiamo fare di nuovo tardi.”

 

Il ragazzo quasi non credeva a ciò che sentiva: fino a quando non riconobbe una voce squillante con un accento cinese, un’idea del genere non balenò nemmeno per un attimo nella sua mente.

Vuol dire che per loro sono passati dieci anni ?!

Una volta diradato il fumo, apparvero dei ragazzi  che iniziarono subito a guardarsi intorno, un po’ confusi .


Il più alto era vestito con un completo nero, sopra una cravatta e una giacca giallo canarino. Aveva dei capelli bianchi lisci e lunghi fino alle spalle.

Oltre ad essere alto pareva essere abbastanza muscoloso, anche se le spalle non erano troppo larghe.

La seconda era una ragazza dai capelli neri raccolti in due trecce da dei nastrini rossi, lo steso colore della camicia totalmente abbottonata che copriva un seno non troppo grande.

Il vestiario si concludeva dei pantaloni a campana neri e delle scarpette lucide.

 

“ Polluce e San-Pin? ”


“ E anche io!”

Un qualcosa di freddo toccò la spalla del ragazzino, che sussultò al tatto.

Girandosi, rischiò di beccarsi un altro spavento, dato l’individuo che gli si parava di fronte.

Poco meno alto di Polluce, vestiva un camice da chirurgo color verde acquamarina, con tanto di cuffia, mascherina, stivali e guanti abbinati.

A nascondere degli occhi color ametista, c’erano degli occhiali rettangolari.

“ Doku ?!!”

“ Perspicace, Sawada.” Rise il corvino, facendogli di nuovo gelare il sangue nelle vene.

 
“ Perché sei vestito da chirurgo, scusa?”

“ Bhe, perché di professione faccio il chirurgo, il pediatra e lo psicologo.” Ammiccò il ragazzo.

“ C-c-come?! ”

“ E nel tempo libero faccio anche l’animatore alle feste dei bambini …” spiegò soddisfatto lui, mentre intanto tra le file degli Anonimato si agitava la confusione più totale.

 


“ Cosa facciamo? ”

“ Che fine hanno fatto i bambini di prima?”

“ Chi sono quelli?”

“ Quello vestito da dottore mi turba.”

I mafiosi si erano radunati in cerchio, come dei giocatori di football prima di una partita.

“ Che diavolo state dicendo, sono loro quei bambini !! ” gridò esasperato Enzo, menando un paio di pugni sulla testa dei suoi tirapiedi.

 

“ Non fateli riprendere! Attaccate quell’Ento! ” strillò Vito ai ragazzi, cercando intanto un punto dove arrampicarsi e scappare.

 

Il ventenne Polluce lanciò uno sguardo malinconico a Tengoku, sorridendo dolcemente.

“ E’ bello rivederti a quest’età, Ten. ” disse soltanto, mentre Sa-Pin annuiva energicamente.

Immediatamente i due si lanciarono nella mischia, sorprendendo gli impreparati avversari.

 

Subito l’albino raggiunse un uomo disarmato e prima ancora che potesse mettere mano alle armi, gli sferrò una gomitata di rovescio sul setto nasale, spedendolo a terra in uno schizzo di sangue.

“ Ahhhh!!” esclamò il ragazzino, terrorizzato dalla violenza e dalla rapidità del colpo.

“ Tutta roba diversa da dieci anni fa, vero?” lo riprese Doku, che per adesso rimaneva in disparte.

 

“ Quei due almeno tre anni fa hanno iniziato un allenamento speciale con i Guardiani, spingendosi fino all’Antelope Canyon, negli Stati Uniti.”

“ Così lontano …”

 

“ Proprio così. Polluce pratica il Muay Thai …” disse, osservando il ragazzo esibirsi in rapide ginocchiate sulla faccia degli avversari, per poi finirli con ancor più veloci manrovesci alla base della cintura.

“ E San-Pin si sta allenando nel Bajiquan da diverso tempo, ormai.”

 

Le mosse della ragazza, osservate dai due, erano veloci e coordinate come una danza.

Neppure gli uomini armati di coltello riuscivano a ferirla, dato che le loro braccia  venivano bloccate ancor prima di far prendere potenza al colpo, per poi venir portate in alto dove non potevano muoversi. Allora sopraggiungevano potenti colpi di gomito al costato e calci in rotazione al collo, facendo perno con l’altro piede per effettuare al meglio le virate.

 

“ E … tu, Doku? ” domandò Tengku, seppur spaventato da un’eventuale risposta che avrebbe ricevuto.

“ Faccio quello che ho fatto fino ad adesso, non l’hai notato?” rispose indignato lui, come se fosse la cosa più ovvia e lampante del mondo.

Velocemente il ragazzino capì a cosa si stava riferendo: da quando erano arrivati loro, ed in particolar modo lui, gli avversari si erano dimezzati notevolmente.


Con la coda nell’occhio venne attirato da un movimento proveniente da terra: il corpo di un Anonimato si contorceva a terra in preda a delle convulsioni, boccheggiando disperatamente in cerca di aria.

“ Come hai-” provò a dire, prima di venir interrotto dalle voci mature dei due ragazzi.

 

“ Finito.” Sorrise gioiosa la mora, abbracciando dolcemente il bruno, mentre Pollucce  sghignazzava alle loro spalle.

“ Che vuol dire che avete già finito ?! ” si domandò preoccupato, sapendo che non avrebbe ricevuto risposta. Inoltre, in quel momento a togliergli il fiato era l’abbraccio della ragazza, che lo fece arrossire di colpo.

 

“ Come avete osato prendervi gioco di me, Enzo l’Argento !!” urlò furente il ragazzo, rialzandosi da terra. Continuava a perdere sangue dalla bocca e dalla tempia destra, ma gli occhi erano ancora infiammati di rabbia.

 

“ Ah, è vero.” Borbottò infastidito l’albino, frugandosi nelle tasche alla ricerca di qualcosa.

“ Come ti permetti ?!!”

“ Acc-! Ten, non è che per caso hai una moneta ?” chiese tranquillamente il ragazzo, ignorando completamente il mafioso.

“ Ehm, sì, certo ...” intanto Tengoku, mentre ubbidiva dubbioso il cugino, non poté non allarmarsi quando vide l’Anonimato estrarre una daga d’oro dalla lunga lama.

“ Cosa vorresti fare?” chiese intimorito.

“ Ah, giusto togliermi dalle scatole questo scocciatore.” Rispose schietto l’altro, poggiando la monetina di rame sul dorso del pugno destro e, facendo molta attenzione a non farla cadere, lo caricò oltre la propria testa.

 

Maximun …”

“ Vi farò vedere cosa vuol dire mettersi contro di me, dannati Vongola !!!”

“ … Bullet!

L’aria parve vibrare, quando un lampo color oro guizzò nella luce del sole.

Un istante dopo, il mafioso mascherato cadde a terra, con il mento da cui zampillava sangue.

Accanto a lui, una monetina roteava su sé stessa, per poi cadere a terra dopo diversi giri.

Polluce, con il pugno ancora fermo davanti alla sua faccia, sorrise vittorioso, prima di sparire nuovamente in un’esplosione fucsia.

 

 

 

Un quarto d’ora dopo, gli uomini del decimo avevano provveduto a legare gli attentatori, anche se, secondo un’analisi, non c’era nemmeno un reale motivo di farlo : erano stati atterrati con così tanta forza che non si sarebbero potuti muovere per un altro mese ancora.

 

Il futuro Undicesimo, adesso era seduto per terra, intento ad osservare il tramonto insieme a Vito mentre accarezzava distrattamente i capelli degli addormentati due cuginetti.

Doku si era allontanato subito dopo essere tornato alla sua reale età, senza proferire un’altra parola.

 

 

“ Ehi, Ten-baka! ” lo chiamò una voce al metà tra il minaccioso e il cordiale.

 

Il cuore del bruno perse un colpo. Chi poteva essere, forse un nuovo nemico?

La risposta arrivò, quando un’immensa ombra coprì il sole arancione scuro.

“Non ci vediamo da così tanto tempo che mi sta venendo la voglia di pestarti a sangue!”

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTORE:

Welcome back! Sono riuscito ad aggiornare a distanza di un giorno (per chi fosse interessato, ho iniziato una nuova fan fiction ad OC sul fandom di Fairy Tail), con non molta difficoltà, ma è stata comunque una cosa che mi ha preso un bel po’ di tempo.

In questo momento mi piacerebbe pubblicare il capitolo per così com’è, ma in realtà ho ancora qualcosa da aggiungere.

Questo capitolo può sembrare strano per molti  motivi:  non sembra accadere molto, vero?

Invece vi assicuro che nessuna scena/intermezzo è stata casuale, anzi vi consiglio di tenerli a mente per i prossimi avvenimenti.

Vi chiederete anche perché ho reso lo spensierato Yamamoto un uomo in grado di diventare freddo e spietato all’occorrenza? Bhe, inizialmente perché avevo già avvisato che sarebbe stata un fan fiction ad OC, dato che sono passati ben vent’anni dalla storia originale. Insomma, i Vongola ne hanno viste di cotte e di crude, quindi è normale non preservare per forza la purezza dell’ingenuità, quando vedi affrontare sfide mortali e missioni che mettono costantemente a rischio la tua vita.

Ma tranquilli fan di Yamamoto, questo suo lato da killer  si rivela solo quando lo si fa inc*zzare  ;)

Per il resto è stato presentato il figlio di Mukuro e di Nagi/Chrome, che giusto per sadismo ho voluto dargli anche un doppio cognome (provate a ripetere dieci volte di fila ‘Doku Mukuro Rokudo’. Attenzione: io non ci sono riuscito!).

Ora vorrei giustificare il perché di questo doppio aggiornamento: vado in vacanze. Stavolta non per una settimana, ma ben due (situazione simile all'anno scorso, forse solo chi mi segue dagli inizi se lo ricorderà).

Andrò a Sibari e lì ci saranno massimo due  posti in croce dove prende la 3 T.T

Quindi, Amen.

Spero di riuscire a rispondere alle vostre recensioni, ma SICURAMENTE non potrò correggere ulteriormente il capitolo, quindi tranquilli se anche dopo che mi avete segnalato gli errori non provvedo.

Spero che questo capitolo sia piaciuto, nonostante possa capire sia stato un po’ troppo strano rispetto ai miei standard. Ma, ehi! Fatemi sapere, ok?

Alla prossima!

LA SCHEDA OC MISTERIOSA PER QUESTO CAPITOLO E’: STATA GIA' PRESA

 

 

   
 
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