1) Tidal waves
I can't escape this feeling that something ain't right
I called my name as I crashed the gates
Still I can't escape this feeling that something ain't right
Why don't you think before you speak?
'Cause you don't know me at all
You don't know me at all
{"Tidal waves" All Time Low feat Mark Hoppus
Non è bello non sapere chi sei e non avere una famiglia
nel senso tradizionale del termine.
Certo, io ho ma madre e lei c’è per quanto
può per me, ma
non per tutto.
Io sono Sarada Uchiha e dovrei sviluppare lo sharingan
prima o poi, lei come può aiutarmi?
Non ce l’ha e non conosce le tecniche segrete del clan e
poi io sono l’unica che non ha un padre.
In realtà ce l’ho, ma non è mai a casa
ed è come non
averlo. Ha sempre da fare qualche missione, so che è un
bravo ninja, ma qui si
esagera!
Tutti i miei compagni si allenano con i propri padri e
apprendono le tecniche dei loro clan, io no. Io studio solo come una
matta i
testi di medicina di mamma mi alleno per aumentare la mia forza, ma nessuno capisce il mio
dolore.
Chouchou è la mia migliore amica e si annoia ad allenarsi
con suo padre, io farei cambio in qualsiasi momento. L’unico
che potrebbe
capirmi è Boruto, ma è un ragazzo ed è
risaputo che i ragazzi pensano in modo
diverso dalle ragazze e poi è un esagitato.
Non mi ci vedo a raccontare i miei segreti a un matto del
genere, che poi comunque la nostra situazione è diversa. Suo
padre almeno la
sera torna al casa e cena con loro, io non mi ricordo una sola volta in
cui la
mia famiglia sia stata seduta al completo allo stesso tavolo.
E poi c’è un dubbio che mi turba.
Una delle foto dei miei genitori è ritoccata ed è
spuntata una foto di mio padre con altri due ragazzi e una ragazza dai
capelli
rossi che ha i miei stessi occhiali.
Chi è quella ragazza?
Che rapporto ha con mio padre?
Ha un rapporto con me?
Perché un pochino ci somigliamo, ma nessuno vuole dirmi
nulla.
Quando l’ho chiesto a mia madre le ha reagito male e
quando l’ho chiesto a Shizune lei non ha risposto.
Che segreto custodisco?
Come odio i segreti e come odio il mio clan!
Tanti lo sussurrano a mezza voce che gli Uchiha sono un
clan di problematici e mi sa che hanno ragione, visto che nessuno vuole
dirmi
di preciso cosa abbiano combinato mio zio Itachi e mio padre.
Silenzio anche su questo fronte.
Sono seduta fuori dall’Ichiraku ramen con una granita
ancora intatta davanti a me.
“Sarada, tutto bene?”
L’arrivo di Chouchou mi distrae.
“Eh? Sì, certo!”
“Sì, come no! La tua granita è ancora
intatta e la
fragola è il tuo gusto preferito!”
“È che sto pensando a quella foto. Ha fatto
arrabbiare
mia madre e l’unica cosa che ho capito è il nome
della ragazza: Karin.
Vorrei sapere chi è e che rapporti ha con mio padre e
poi…”
Arrossisco lievemente.
“Vorrei vedere mio padre.”
“Perché non te ne vai allora? Chiedi permesso
all’hokage e parti alla ricerca
di tuo padre e di Karin e ti togli tutti i dubbi.”
“E mia madre?”
“Sono sicura che capirà. Se vuoi vengo con
te.”
Io le sorrido grata, non è un percorso che posso
affrontare da sola, ho bisogno di un’amica.
“Va bene, adesso andiamo dall’hokage e gli
chiediamo il
permesso.”
“Se non ti fa niente, posso finire questa granita?”
“Oh, Chouchou! Certo che puoi!”
Rido sollevata, almeno un’amica ce l’ho.
Dopo che è andata a casa sua a fare incetta di cibo ci
dirigiamo dall’hokage e qui ho la prima brutta sorpresa della
giornata. Naruto
è sempre stato in contatto con mio padre e non mi ha mai
detto niente!
Sarà venuto cento volte a casa mia con Hinata, Boruto e
Himawari!
L’ha sempre saputo che volevo incontrare mio padre e non
mi ha mai detto niente! Stringo i pugni per la rabbia, cercando di
trattenermi
e non fare a pezzi il palazzo.
Sta partendo per incontrarlo, devo seguirlo.
“Chouchu, andiamo! O lo perderemo!”
“Aspetta, non hai…”
“Chissenefrega!”
Sibilo nervosa, a togliermi dai casini arrivano Boruto e
Mitsuki con un pranzo preparato dalla signora Hinata per Naruto.
“Tuo padre è già partito,
Boruto.”
Risponde annoiato Shikamaru.
“Accidenti! E adesso?”
“Dammi qua, glielo portiamo noi.”
Rispondo secca.
Boruto e Shikamaru esitano un attimo, ma poi qualcosa nei
miei occhi li convince ad affidarmi il pranzo e a scortarci fino alle
porte del
villaggio.
Io e Chouchou partiamo di corsa per raggiungere l’hokage,
la mia furia dà forza alle mie gambe. Sono stufa di segreti,
sono stufa del
mondo dei ninja e sono stanca degli Uchiha!
“Sarada, calmati!”
Urla Chouchu, ma io non l’ascolto nemmeno, anzi aumento
la velocità.
So che lei non può starmi dietro, è un
po’ in carne e io
sono agile grazie a tutti gli allenamenti con mamma. Alla parola
“mamma” sento
una fitta all’altezza del cuore, è davvero mia
madre?
“SARADA!”
Chouchou mi prende per un polso e mi fa fermare.
“Che c’è? Dobbiamo raggiungere
l’hokage, se mi fermi non
ce la faremo mai!”
“Guarda lì!”
Un ragazzino dai capelli bianchi ci sta osservando.
“Chi sei?”
“Sono Shin Uchiha!”
Senza ulteriori esitazioni attiva lo sharingan e inizia
ad attaccarci, io e Chouchu iniziamo a combattere, ma è
incredibilmente forte,
anche per me. Perché lui ha uno sharingan e io no?
Perché si è presentato come Uchiha?
Mamma ha sempre detto che io e papà siamo gli ultimi
Uchiha?
Quante altre cose non mi hanno detto?
Sto per spaccargli il muso, ma l’hokage si intromette e
mette in fuga il nemico.
“Perché siete qui?”
“Perché si è presentato come un
Uchiha?”
Diciamo nello stesso momento, solo che lui corruga la
fronte.
“Non lo so. Per certo tu e Sasuke siete gli ultimi
Uchiha, questa è una cosa che devo chiedere a lui. Forse ha
che fare con la sua
missione. Voi, perché mi avete seguito?”
Chouchou gli porge il pranzo.
“L’aveva dimenticato e la signora Hinata ci ha
pregato di
consegnarglielo. Non è che può essere mio
padre?”
“Che?”
“Il mio è un po’ che non si fa vedere e
lei è davvero
figo.”
“No, non posso rubare una figlia a Choji.”
“Sono venuta per vedere mio padre, so che sta andando a
incontrarlo.”
Dico secca, facendo voltare il signor Uzumaki verso di me.
“È pericoloso.”
“Non mi importa, io gli devo parlare.”
Lui sospira.
“Testarda come i tuoi genitori, va bene. Dobbiamo
trovarci a uno dei rifugi di Orochimaru.
Sai chi è, vero?”
“Uno dei tre ninja leggendari, il maestro di mio
padre.”
Lui sorride.
“Tuo padre ha sorpassato Orochimaru anni fa…
Andiamo!”
Non me lo faccio ripetere due volte e riprendiamo la
marcia.
Il covo è un luogo nascosto vicino a uno sperone di
roccia.
Ci sono molte stanze e ne sto esplorando una quando sento
una figura dietro di me, senza sapere come mi ritrovo con le spalle al
muro e
con una spada puntata al petto.
L’uomo che mi sta minacciando ha capelli neri lunghi fino
alle spalle, uno sharingan in un occhio e il rinnegan in un altro: mio
padre.
Mio padre che non mi ha riconosciuta.
Mio padre che mi crede un nemico.
Una lacrima scende sulla mia guancia.
“Papà?”
Lui sgrana gli occhi e rimette la spada nell’elsa.
“Sarada?”
Ha una specie di sguardo triste che mi dà ai nervi,
è lui
che ha deciso di stare lontano dalla sua famiglia!
Come ha il coraggio di rimpiangere ciò di cui si
è
privato volontariamente?
Non ha mai pensato che io e mamma potessimo stare male
per la sua lontananza?
“Sì.
“Vedo.”
“Lo sapevo che eri tu, papà.”
Lui sospira.
“Ah, siete qui dunque.
Sarada, cosa diavolo ti è preso? Mettersi a correre
così!
Sasuke, mi dispiace, ma sono stato trattenuto.”
“Naruto! Cosa significa tutto questo?
Perché ti sei portato con te queste due ragazzine?”
“Beh, non l’ho proprio fatto…”
“Sono venuta per vederti!”
Urlo per attirare l’attenzione di mio padre.
Perché per
lui è così difficile vedermi?
Papà, accorgiti di me! Hai una figlia che ha bisogno di
te, non solo un villaggio!
Per favore, accorgiti di me!
“Ho scoperto che il settimo hokage stava per incontrarti
e ho deciso di seguirlo: c’è qualcosa che devo
chiederti.”
“Cosa?”
“Beh, è qualcosa sulla mamma. È lei la
mia vera madre?”
“Cosa?”
Esclama sorpreso l’hokage.
“Che cosa significa?”
Questa è Chouchou.
“Cosa è successo?”
Domanda semplicemente mio padre. Ha anche il coraggio di
chiederlo?
Ma sta dicendo sul serio?
Non ci arriva proprio?
"Cosa vuoi dire con questa domanda?!"
"Tu non sei mai a
casa, ecco cosa è successo!
Ti avrebbe ucciso trascorrere un po’ di tempo con la tua
famiglia?
Cioè, ti va bene fino al punto di accettare di
dimenticare persino la faccia di tua figlia?
E cosa diavolo c’entra con noi questa ragazza accanto a
te che ha gli stessi miei occhiali?
Pensi che io, sua figlia, possa chiedere a mamma una cosa
del genere?”
Gli dico con rabbia crescente mostrandogli la foto di lui
con questa Karin e altri due tizi, ma tutti mi guardano senza dire
niente –
come se non sapessero nulla della faccenda – e mi tocca
andare avanti anche se
questo mi costa ogni briciolo della mia determinazione.
Questa volta non accetterò bugie o silenzi, voglio la
verità, nient’altro che la verità!
“Mamma non dice niente e tu non
ci sei mai. Non ci posso credere che la nostra famiglia sia
così fottuta!
Per favore, parlami. Dove diavolo sei stato per tutto
questo tempo e cosa stavi facendo papà?”
“Niente che ti riguardi.”
La sua freddezza è un colpo al cuore, sarà anche
mio
padre, ma di me non gliene frega niente! Niente di niente!
La sua famiglia per lui non conta, conta solo quello che
sta facendo e che non so nemmeno cosa sia. Le lacrime iniziano a
scendere sulle
mie guance e abbasso la testa, sconfitta e amareggiata.
“Va bene, dimentica quello che ti ho detto!”
Urlo prima di scappare, non ce la faccio a stare un
minuto di più nella stessa stanza di questo illustre
sconosciuto, che se ne
vada al diavolo!
Che se ne vadano al diavolo tutti!
“Hey, Sarada!”
Urla il settimo hokage, ma io non lo ascolto perché in
questo momento voglio stare da sola.
Mio padre mi ha appena rifiutata e fa un male cane, mi
sento come se davvero non ce l’avessi una famiglia, che noi
tre siamo solo tre
atomi disallineati destinati a non stare mai sulla stessa orbita.
Mi siedo su una piccola scalinata e inizio a piangere,
almeno non darò fastidio a nessuno e quei due potranno
parlare come avevano
progettato.
A che cazzo servo io?
A niente.
Mi domando perché i miei mi hanno messo al mondo se mio
padre progettava di non essere presente nella mia vita e di dimenticare
persino
il mio volto. Forse avrei fatto meglio a non nascere affatto.
All’improvviso qualcuno appoggia una mano sulla mia
spalla, alzo il volto e noto che è il settimo hokage
inginocchiato accanto a
me. È buffo che un estraneo si prenda più cura di
me che il mio stesso padre.
Buffo in un modo crudele e che fa male.
“Sarada, per favore credi a quel che sto per dire. Tuo
padre è il più grande ninja che ci sia.”
Io alzo gli occhi umidi verso di lui per un attimo, poi li riabbasso e
penso a
mia madre. Non le ho detto che sarei andata via per un po’,
forse è
preoccupata.
Forse lei mi vuole bene, in fondo mi ha cresciuta in
tutti questi anni senza farmi mancare nulla e ha cercato di
trasmettermi le sue
tecniche e le sue abilità. È grazie a lei se,
dopotutto so controllare così
bene il chackra, in un modo che anche molti ninja adulti non hanno.
All’improvviso qualcuno ci attacca: è lo stesso
tizio di
prima solo che è adulto. Immediatamente sia Naruto che mio
padre.
“Papà!”
Urlo io, più per un riflesso condizionato che per altro,
visto che sono ancora arrabbiata con lui.
Lo guardo combattere e, cazzo, è davvero forte!
Non si scompone minimamente all’arrivo di altri cloni tra
cui il ragazzino che abbiamo incontrato noi, ma continua con i suoi
attacchi e
inizio a capire cosa voleva dire l’hokage poco fa. I cloni li
ha colpiti tuti.
“Wow, mio padre è un grande!”
“Sì. E questo non era niente, è capace
di molto più di
questo.”
Mi risponde Naruto, io sono ancora senza parole.
“Vedo… così è questo il
potere dei tuoi occhi, Uchiha
Sasuke. Li voglio assolutamente per ricreare
l’akatsuki.”
Commenta quel tale.
“È uno di quelli rimasti
dell’akatsuki?”
“Aspetta, lo farò parlare.”
Il tono di mio padre è sicuro come sempre.
“Mi chiamo Uchiha Shin.”
Ripenso al ragazzino che io e Chouchou abbiamo
incontrato, anche lui diceva di chiamarsi Shin e che doveva portarci da
sua
padre.
È dunque questo suo padre?
“Quindi ha lo stesso nome di tuo figlio.”
Dico piano.
“Non c’è modo che tu possa scappare,
così abbiamo tutto
il tempo di farti sputare la verità.
Per ora parla solo quando ti è ordinato.”
“Quei due sono padre e figlio?”
Mi domanda l’hokage.
“Beh, si è riferito a lui chiamandolo
padre…”
L’uomo si alza e sembra puntare di nuovo verso di noi.
“Naruto, per favore tieni d’occhio i bambini, qui
ci
penso io.”
“Non abbassare la guardia, tieniti pronto a tutto.”
È interessante seguire i dialoghi di due ninja
così
abili, anche io un giorno voglio diventare così brava,
voglio che mio padre mi
riconosca senza che io gli dica che sono io, Sarada, sua figlia.
Voglio che tutti mi conoscano per la mia abilità!
Persa nei miei pensieri perdo un attimo il contatto con
la realtà e quando o ritrovo una spada sta trapassando
l’hokage, la spada di
mio padre precisamente.
Deve essere stato quell’uomo con lo sharingan!
Ha un potere spaventoso!
“Settimo hokage!”
Urlo.
“Cosa diavolo è successo?”
Mio padre.
“Questa è la mia abilità oculare.
Adesso che ne hai avuto un piccolo assaggio, non vorrai
perdere contro di me?”
“Non preoccuparti, Sarada. Sto bene.
Ho capito, la loro abilità gli permette di manipolare le
armi liberamente, non pensavo funzionasse con Sasuke.”
L’hokage mi rassicura e pensa a una strategia, nonostante
abbia una katana che lo infilza. Che grand’uomo!
Io sarei già in panico o forse no, forse anche io
penserei ad analizzare l’abilità del nemico in
modo da poterlo battere.
All’improvviso un nube si muove attorno a noi, una nube
da cui spuntano armi pronte a colpirci, che diavolo posso fare?
E succede una cosa incredibile: mio padre si frappone tra
me e le armi.
Forse gli importa qualcosa di me, dopotutto o almeno mi
piace pensarlo, altrimenti non ci sarebbe una spiegazione logica al suo
comportamento.
A suo modo mi ama, credo.
“Papà!”
Dio, quanto vorrei essere sicura del suo affetto in
questo momento e non perdermi in ridicoli ragionamenti da ragazzina
mestruata e
complessata. Io sono la figlia di due sennin!
Io sono forte!
Io devo essere forte!
Io devo essere alla loro altezza se non superarli, come
hanno fatto loro con i loro maestri!
“Come esseri umani, la pace ferma il nostro progresso e
la nostra evoluzione, proprio come è successo a voi.
Una specie che non si evolve verrà inevitabilmente
distrutta.”
Le lacrime minacciano di scendere ancora, ma non posso e non devo
piangere,
anche se ho paura.
Sarò anche la figlia di due sennin, ma sono ancora una
ragazzina di undici anni ed è quasi normale essere
spaventata.
Guardo l’uomo davanti a occhi spalancati, non
esiterà a
ucciderci tutti!
Ma questa è la giornata degli imprevisti, proprio quando
tutto sembra volgersi
al peggio mia madre fa la sua entrata e tramortisce il nemico con uno
dei suoi
pugni micidiali, degno della signorina Tsunade.
“Prova ancora ad alzare le mani contro mio marito e la
mia amata figlia, shannaro!”
“Mamma!”
Urlo.
“Chi diavolo sono questi tipi?”
Urla lei a mo’di risposta.
“Eravamo proprio nel bel mezzo di scoprirlo.
Perché sei
qui esattamente?”
Ma perché per ogni passo che mio padre fa per conquistarsi
la mia stima ne fa
tre per farmela perdere?
Perché è seccato con la mamma?
Se non fosse per lei chissà cosa sarebbe successo, razza
di ingrato!”
“Sto bene, eccetto per questa spala che mi sta
impalando.”
Commenta Naruto.
“Stai bene, Naruto?”
Chiede mia madre.
“Sì, sarò come nuovo in un
momento?”
“Davvero?”
Chiedo incredula.
Si toglie la spada.
“Non girare il coltello nella piaga.”
Dice alla volpe a nove code che lo ha probabilmente sgridato
mentalmente, io
non ho sentito nulla.
“Mi dispiace. Avrei voluto sedermi a chiacchierare
onestamente, a cuore aperto, con te, Sarada.”
Io la guardo per pochi secondi e poi abbasso gli occhi.
E così erano queste le sue intenzioni…. Che
sciocca sono
stata a scappare come una bambina piccola, non
voleva nascondermi nulla, probabilmente.
“No, non importa come provi a rigirarla, sono io il
responsabile di questa cosa.
Non sei quella che dovrebbe scusarsi, ma io ho
solo…”
Mio padre non finisce la frase perché il nemico afferra i
suoi cloni e mia
madre si trova proprio in mezzo a loro. Ho paura!
Che cavolo sta scatenando quel pazzo?
“Mamma!”
Strillo disperata.
Non voglio perderla senza avere chiarito con lei! Mamma!
“Una dimensione spazio temporale?!”
Esclama sorpreso mio padre.
“Beh, sembra proprio che io ci sia finita in mezzo.”
Borbotta mia madre e poi sparisce, il mio cuore si stringe per la
disperazione.
Mamma.
Dove sei finita?
Non sarebbe dovuto succedere, non con due ninja così
abili con noi, merda!