“Ed
anche stasera è notte. Non una
semplice notte, ma “la notte”. Quella giusta per
me, quella giusta per la mia
irrefrenabile pulsione”.
Dexter si trovava in macchina,
parcheggiata al lato opposto della strada, di fronte alla casa della
sua
vittima. Lo vedeva muoversi in cucina, mentre cercava qualcosa nella
dispensa.
Maschio, bianco, alto
sopra la media,
capelli castani, sulla quarantina. Dexter aveva consultato il database
della
polizia di Miami ed era venuto fuori il nome di George Power.
“George
Power, giocatore di baseball
e perno irremovibile della propria squadra. Accusato di aver stuprato
delle
ragazze nel giro di due anni. Inizialmente ci furono delle denunce,
che però
furono presto ritirate. George ha amici potenti, persone che coprono le
sue
perversioni in cambio di
prestazioni
negative per la propria squadra. Così facendo, la squadra
avversaria sfavorita
ottiene una clamorosa vittoria. Una vera miniera d’oro per
chi punta qualche
soldo nelle scommesse sportive”.
Dexter scese
dall’auto e si diresse
furtivo verso la casa, vestito con una maglietta, pantaloni beige e
scarpe nere,
con i classici
guanti in lattice della
scientifica, messi per evitare di lasciare impronte.
Appoggiò la schiena al
muro.
“George
smetterà di fare del male
agli altri”. Si affacciò dalla finestra della
stanza da letto, osservando la
sua vittima, ora seduta sul letto a guardare una partita di basket.
“Però potrà
fare del bene per me”.
<<
George Power è uno
stupratore senza scrupoli. Un uomo pronto a tutto pur di saziare il suo
appetito. Devi ucciderlo prima che possa commettere altri crimini
>>.
La voce del
fantasma di Harry attirò
la sua attenzione. Si girò verso di lui. Un uomo segnato
dall’età, alto, capelli
castani, fronte spaziosa ed occhi azzurri. Stava lì,
appoggiato al muro della
casa vicino Dexter con le braccia conserte. Lo fissava deciso.
<<
Lo so papà. Farò ciò che
devo >>.
Dexter riprese a
guardare il suo
uomo.
“
Harry mi ha dato un codice. Un
sacro rituale da seguire, cosicché io possa saziarmi.
E’ necessario seguire
questo codice alla lettera, per poter evitare di essere scoperto.
Può sembrare
strano, ma è grazie a tale codice che sono sopravvissuto in
tutti questi anni. E
George lo rispetta a dovere: ha fatto del male, è rimasto
impunito e può
ripetere le azioni che ha compiuto. Se non lo fermo, qualcun altro
soffrirà ".
Si
piegò sulle ginocchia e si
abbassò. Bussò alla finestra. George si
girò e fissò insospettito il punto in
cui aveva sentito il rumore. Si avvicinò lentamente,
aprì la finestra e spinse
leggermente in avanti il busto, affinché potesse guardare
meglio fuori. Pochi
secondi e l’ago di una siringa gli penetrò il
collo, rilasciando un potente
sedativo.
<<
Sogni d’oro >>.
George non ebbe
nemmeno tempo di
capire cos’era successo. Disorientato e privo di energie,
cadde all’indietro, sul
pavimento.
Si
risvegliò con una forte luce in
faccia. Era stordito, incapace di capire dove fosse. Provò a
muoversi, ma non ci
riuscì. Si accorse ben presto di essere legato ad un tavolo
da delle strisce di
plastica trasparente. Una di queste era posta sulla fronte. Era totalmente nudo. La testa
era l’unica
cosa che riusciva a muovere. Si accorse delle pareti della stanza,
tutte ricoperte
da teli di plastica trasparente. Anche il pavimento che non era in
grado di
vedere era ricoperto di plastica.
<<
Ma dove cazzo sono?
>>. Disse con un fil di voce.
<<
Era ora che ti svegliassi. Non
lo riconosci? E’ il tuo garage questo >>.
La voce fu come
una calamita. Girò la
testa verso sinistra. Vide un uomo seduto su una sedia. La stessa
plastica che
copriva le pareti passava anche sopra la sedia su cui poggiava
quell’uomo. C’era
una vera e propria barriera tra i due ed il resto del mondo.
Era magro, aveva
i capelli corti, di
colore castano chiari. Indossava un grembiule verde. Il busto era posto
in
avanti e i gomiti erano appoggiati sulle gambe, mentre le mani erano
chiuse insieme.
Aveva un raggelante sorriso in faccia. Non un sorriso lunatico, ma
quello di
chi si sente soddisfatto di qualcosa. O meglio, il sorriso di chi
è pronto a
gustarsi una bella soddisfazione.
<<
Chi… sei tu? >>.
Dexter si
alzò e si avvicinò
lentamente a George.
Il duro e forte
giocatore di baseball
stava sudando freddo: << Hei amico…
io… io non ho fatto niente! >>.
Dexter gli prese
il mento e mosse il
suo volto verso destra.
<<
Dillo a loro >>.
George ebbe modo
di accorgersi di
quattro foto poste su uno scaffale lì vicino.
Anch’esso, tranne le foto, era
coperto dalla plastica. Le foto raffiguravano quattro ragazze sulla
ventina. George
chiuse gli occhi e sospirò.
<<
Era qui che le stupravi
>>.
I suoi occhi
rimasero chiusi: <<
Sei un parente? >>.
Dexter
avvicinò un bisturi alla
guancia di George e gli fece un taglio lento.
<<
Per niente >>.
<<
Ahi! Tu… tu sei pazzo!
>>.
Prese una goccia
del sangue di George
e la posizionò sopra un vetrino, che poi chiuse,
contemplandolo sotto la luce
che illuminava la stanza. Il suo sguardo era perso nella rotonda goccia
di
sangue intrappolata nel sottile vetrino.
“
Eccolo qui. Un altro trofeo che si
aggiunge alla mia collezione. George ha voluto saziare la sua pulsione.
Ha voluto
farlo a discapito della sofferenza altrui. Deve sparire. Deve sparire
per gli
altri. Deve sparire per me “.
<<
Vuoi dei soldi? Posso dartene
quanti ne vuoi! >>.
Dexter
ritornò lucido e guardò
sorridente la sua preda: << Non sono i soldi che mi
interessano >>.
Prese
dell’ovatta e la infilò in
bocca a George. Le sue urla non avrebbero creato problemi.
Prese il
coltello e si avvicinò lentamente:
<< Non prenderla a male George. In fondo io e te siamo
uguali, solo che io
non faccio del male a degli innocenti >>. Si
appostò di fronte alla vittima,
dal lato della testa, mentre questi cercava disperatamente di urlare.
Dexter
alzò il coltello con la destra, mentre pose la sinistra
all’estremità del
manico: << Ah, e per la cronaca: a me il baseball non
piace affatto
>>.
Un colpo netto
al petto, sull’aorta
con forza. Pochi secondi di agonia e Goerge smise di muoversi. Il suo
rituale
era appena iniziato. Ben presto il noto giocatore di baseball fu fatto
a pezzi
e i suoi resti furono messi in varie buste della spazzatura. Tolse
tutto,
lasciando pulito il garage. Neanche una goccia di sangue rimase sulla
scena. Trasportò
il corpo fino al suo appartamento. Da lì la barca con cui
sarebbe andato al
largo. Era lì che buttava via i copri. Prese la prima busta
ed iniziò a
buttarla in mare.
“
George amava le ragazze giovani. Amava
soprattutto quando erano terrorizzate, spaventate. Questa notte ha
avuto modo
di provare la stessa sensazione, ma da un punto di vista totalmente
estraneo “.
L’ultima sacca fu gettata in mare. “ La corrente
del Golfo farà il resto ”.
Tornò
all’appartamento. Tolse la
parte anteriore del climatizzatore e scoprì un contenitore
marrone. Lo prese e
lo accarezzò lentamente. Poi lo aprì, osservando
tutti gli altri vetrini ed
aggiungendovi quello di George.
<<
Nuovo inquilino ragazzi. Trattatelo
bene >>.
Chiuse tutto, si
spogliò ed andò a
dormire.
Il giorno dopo
fu puntuale a lavoro
e, come al solito, portò le ciambelle.
Vide sua sorella
alla scrivania:
<< Hei Deb >>.
<<
Non ho voglia di parlare
>>.
<<
Va bene… >>. Mosse il vassoio<<
Vuoi? >>.
Debra
sbuffò e lo guardò dritto negli
occhi: << In questo momento non me ne frega un cazzo
delle tue ciambelle.
LaGuerta mi ha fatto l’ennesima strigliata e sono incazzata
fin sopra i
capelli. Che inizio di settimana del cazzo >>.
<<
Oh… ok… buongiorno anche a
te >>.
Si mosse verso
il suo ufficio,
lasciando che i colleghi ed amici svuotassero il vassoio.
“ Deb
è fatta così. Non gliene do
colpa: non puoi cambiare ciò che sei. Puoi solo accettarlo.
Ed è quello che
faccio anche con me stesso “.
Buttò
il vassoio di carta nel secchio
dell’immondizia e si sedette di fronte al suo computer.
Dexter Morgan,
tecnico scientifico
della polizia di Miami. Il suo compito principale era fotografare e
studiare il
sangue sulle varie scene del crimine. Il database della polizia era
perfetto per
saziare il mostro che era in lui. Lì aveva accesso a tutta
la feccia che
popolava la città e che non aveva subito la giusta punizione.
“
Ognuno di noi ha delle esigenze da
rispettare, me compreso. A differenza degli altri, io sono quello che
ammazza i
cattivi. Se dovete saziare la fame del vostro mostro, vi conviene farlo
senza
lasciare tracce. Perché Il sangue non mente mai ”.