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Autore: mirandas    01/08/2015    3 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Vi annuncio che finalmente D. è tornata a correggere i canti! :D Abbiamo pensato di festeggiare la cosa con un bel POV di Virgilio...in realtà non è vero, avevo programmato di mettere il POV di Virgilio in questo canto taaaaanto tempo fa, ma fa nulla. Fingiamo che sia per festeggiare il ritorno di D. xD
Buona lettura a tutti!


Canto XIII

Virgilio


 

Questo maledetto fiorentino mi farà morire per la seconda volta un giorno o l'altro. Pensai, sull'orlo della disperazione. Vi starete chiedendo perché fossi così disperato. Ebbene, il comportamento di Dante mi stava uccidendo, metaforicamente parlando, ovviamente. Mescolava momenti di flirt spudorato ad attimi di estrema dolcezza, quasi diabetica, sfoderando un sorriso così dolce che non mi era possibile non rispondergli a mia volta. Non ero mai stato un grande Casanova, e l’inferno non è propriamente un luogo di incontri amorosi; l’amore e la tenerezza che Dante suscitava in me erano una sensazione nuova e strana, e tutto ciò mi faceva sentire un perfetto idiota con un sorriso da babbeo stampato sulla faccia.

Insomma, strano a dirsi, ma stavolta ero stato io a soccombere al fascino di Dante quando, di solito, la specialità del sottoscritto era proprio metterlo in imbarazzo. Ecco perché l’audace “ringraziamento” del fiorentino mi aveva colto un poco di sorpresa e sul momento non ero riuscito a pensare ad una risposta adeguata …e invece quanto avrei voluto farmi “ringraziare” a dovere! Avvertii un leggero rimestio nel sotto-tunica.

Ma la prossima volta non sarà così! Nossignore! Non sia mai che Virgilio, il grande poeta, rimanga senza parole! Mi ripromisi.

Staremo a vedere...

Taci.

Mentre ero perso nelle mie considerazioni, avevamo raggiunto la sommità della scala e la seconda cornice. Ci eravamo fermati nella speranza di poter chiedere indicazioni, ma in giro non c'era un'anima, in tutti i sensi. Alla fine, resomi conto che non sarebbe arrivato nessuno, sospirai.

“Se stiamo qua ancora un po' ad aspettare che arrivi qualcuno temo che si farà notte.” borbottai tra me e me.

Sconsolato, alzai lo sguardo alla mia destra, verso il sole. “Almeno tu potresti darci una mano! Non dovresti essere la guida dell'uomo?” Nessuna risposta ovviamente. E il sole, imperterrito, continuava a battere impietoso sulle nostre teste, quasi a prendersi gioco di noi.

Ero scoraggiato e grondavo sudore. Con qualcuno dovevo pur prendermela!

Nessuna risposta ovviamente. Mi voltai verso Dante e gli feci cenno di rimetterci in marcia. “Andiamo. A questo punto ci conviene avanzare finché possiamo.”

Il fiorentino annuì senza proferir parola. Evidentemente cominciava ad avvertire la stanchezza che la purificazione aveva, per il momento, dissipato. Sotto la lunga tunica, l’infula e la pellegrina, doveva patire il caldo ben più di me.

Percorremmo ancora un miglio prima di cominciare a sentire delle voci.

Non hanno vino.” ripetevano in latino. “Non hanno vinooooo…Vinoooooh!” Tutto ciò era abbastanza inquietante. Come se non bastasse, Dante mi si era improvvisamente attaccato al braccio e non c'era verso di scollarmelo di dosso.

“Dante! Fa caldo!”

“Ma io ho paura! Sento le voci! Non è normale sentire voci, maestro!”

Esasperato, mi battei il palmo in fronte e sospirai. Poi gli presi la testa con entrambe le mani e gliela alzai. “Guarda in alto, stupido.”

Fu allora che il fiorentino si accorse di non essere ammattito e che le voci che udiva provenivano da spiriti volanti. Questi spiriti volavano sopra di noi e pronunciavano sempre frasi sull'amore. In quel momento ne passò un altro, che diceva: “Io sono Oreste.” per poi allontanarsi.

“Oh! Ecco da dove venivano! Ma allora che cosa dicono queste 'voci', maestro?” domandò il mio protetto.

Mentre stavo per rispondergli, ecco che un altro spirito passò. “Amate chi vi ha fatto del male.”

Aspettai che passasse per riavere la piena attenzione del fiorentino. “Vedi, questa è la cornice che punisce gli invidiosi, perciò quelli che abbiamo udito erano inviti ad amare il prossimo. Quando usciremo dalla cornice sentiremo esempi opposti, quindi di invidia punita. Ora abbassa di nuovo lo sguardo e guarda davanti a te. Se strizzi un po' gli occhi riuscirai a scorgere delle anime sedute.”

Allora Dante strizzò gli occhi e le vide, mimetizzate con la pietra. Il fiorentino parve rallegrarsi e, senza pensare, mi prese per mano e mi trascinò là davanti a loro. Eravamo abbastanza vicini da poter ascoltare le loro voci che invocavano Gesù, la Madonna e tutti i santi in colonna. Era uno spettacolo abbastanza pietoso, tanto che fui quasi sul punto di commuovermi. Ma, ancora una volta, il mio compagno di viaggio mi precedette: si lasciò trasportare dalle emozioni e scoppiò a piangere.

“Dante?! Cos'hai?” domandai allarmato.

“Scusa, maestro. È che...sembra doloroso.” disse. Subito dopo tirò su col naso piuttosto rumorosamente.

E, beh, come dargli torto? I penitenti erano ricoperti da un panno ruvido e pungente e ognuno sorreggeva l'altro con la spalla, mentre tutti si appoggiavano alla parete e un fil di ferro teneva cuciti i loro occhi.

Dante taceva, ma io sapevo cosa passava per quella testolina (che poi tanto “ina” non era). Gli pizzicai un fianco e per ripicca lui mi schiaffeggiò via la mano. “Maestro! Ma ti sembra il caso?!”

Senza scompormi lo guardai con espressione seria e gli dissi. “Smettila di stare qui ad indugiare come una donnicciola e parla con loro.”

Il viso di Dante si illuminò e fece per allontanarsi, ma lo fermai prima che potesse avvicinarsi troppo.

“E sii conciso. Non abbiamo tutto il giorno.”

“Va bene! Va bene! Dai, lasciami andare!” mi implorò, tentando nel frattempo di liberarsi.

“Un attimo solo ancora.” sussurrai. Dante dovette notare il cambio del mio timbro di voce perché d'un tratto smise di divincolarsi.

“Maestro...qualunque cosa tu stia per fare sono sicuro che possiamo posticiparla a quando non saremo circondati di anime.” La sua espressione era talmente preoccupata e imbarazzata che mi veniva da ridere. Chissà cosa pensava che volessi fargli!

Beh, penso che dovremmo dargli un motivo per essere preoccupato. Tu cosa dici, vocina?

Direi che per una volta sono pienamente d'accordo con te, Virgilio.

Lo tirai rapidamente a me con forza.

La schiena di Dante era ora appoggiata al mio petto. Con molta delicatezza feci scorrere la mia mano sul suo collo e da lì cominciai una lenta discesa verso il basso scendendo con le dita lungo il suo addome. Quando arrivai in prossimità dell’ “area 51”, il respiro del fiorentino era completamente fuori controllo.

E' l'ora della vendetta!

“Sai che ti dico, Dante? Hai ragione! Possiamo benissimo rimandare a più tardi.” Spalancai le braccia e lo lasciai andare di botto; per poco non perse l'equilibrio, ma per fortuna riuscì a ritrovarlo in tempo e si raddrizzò, rigido. Quando si girò a guardarmi temetti per la mia vita.

“Dopo faremo i conti.” mi disse. E se non fosse stato per il suo viso arrossato e il fiato corto, di certo sarei andato a nascondermi nel buco più profondo dell’Inferno. Nonostante tutto, deglutii pesantemente dalla paura.

Ok, forse non dovevo farlo arrabbiare a quel modo. Ma in fondo ne era valsa la pena, giusto? Notai il leggero rialzamento della sua veste in “quel” punto. Sì, ne è proprio valsa la pena.

Avendo deciso che per il momento non avremmo discusso della mia condotta, ci avvicinammo entrambi alle anime che, per fortuna, non avevano potuto vedere niente del nostro breve scambio di effusioni.

Dante tossicchiò per ridarsi un contegno. “Oh spiriti invidiosi, vi auguro di lavare presto ogni macchia della vostra coscienza! Ditemi, fra voi c'è per caso qualche anima italiana? Sono sicuro che le piacerebbe parlare con un suo compatriota.”

“Per la cronaca, noi siamo tutti cittadini della città di Dio.” specificò una delle anime.

“Sì, ehm, io intendevo dire...”

A quel punto, in qualità di fidanzato, mi sentii in obbligo di intervenire. Nessuno poteva maltrattare Dante in mia presenza! (eccetto me, ovviamente).

“Insomma, sapete benissimo cosa voleva dire. C'è o non c'è qua un'anima che in vita ha vissuto in Italia?”

Per tutta risposta, le anime si zittirono. Dante mi guardò, accusandomi con lo sguardo di averli offesi. Tuttavia, tra esse, una donna alzò il mento e capii che quella era l'anima che cercavamo. La indicai al fiorentino e il suo viso si illuminò di nuovo.

“A-ha! Hai risposto alla mia chiamata, brava! Hai vinto un’esclusiva intervista con me! puoi dirmi il tuo luogo di nascita o il tuo nome se non ti dispiace?”

“Io sono di origine senese e sebbene mi chiamassi Sapia, non lo fui affatto. Sono sempre stata invidiosa degli altri e mi compiacevo delle disgrazie altrui. Fui talmente folle e masochista da desiderare la sconfitta dei miei concittadini nella battaglia presso il Colle di Val d'Elsa, che poi avvenne. Fu allora che, dopo aver festeggiato con un bicchierino di troppo, urlai a Dio che non lo temevo più. Ma sul finire della mia vita me ne pentii e se non fosse per Pier Pettinaio, che si ricordò di me nelle sue preghiere, probabilmente sarei ancora nell'Antipurgatorio. Ma tu chi sei?” domandò, allungando una mano per tastare la faccia di Dante. Perché ti importa della nostra condizione e…respiri? E...tu… hai gli occhi liberi? È possibile?”

Dante sospirò sconsolato. “Di sicuro anche a me saranno cuciti gli occhi qui, però per poco tempo. Ciò di cui ho veramente paura è la punizione riservata ai superbi.”

“Quindi tu non sei ancora morto. E dimmi, chi ti ha condotto quassù, visto che hai in mente di tornare sulla Terra?”

Il fiorentino si girò a guardarmi, ancora imbronciato. “Quel maleducato che prima ha risposto male alle altre anime qui presenti.” Feci per protestare, indignato, ma lui non me ne diede occasione. “E sì, hai ragione, sono ancora vivo. Perciò se vuoi che ti saluti amici e pareti dimmi pure!”

“Oh, che cosa insolita: un vivente nel regno dei morti! Dio deve amarti veramente molto. Perciò che ne dici di aiutarmi tu con le preghiere, qualche volta? L'unico favore che ti chiedo, se mai passerai per la Toscana, è quello di recarti dai miei concittadini per restaurare la mia fama. Te lo chiedo in nome di ciò che tu più desideri.”

Sarà stata un'allucinazione o forse il caldo, ma, per un brevissimo istante, mi parve che Dante avesse spostato gli occhi su di me. Quando però lo guardai per ricambiare la sua occhiata, lo sguardo dello fiorentino era di nuovo fisso su Sapia. Ciò di cui fui invece assolutamente certo fu lo strano calore che si diffuse nella mia anima...

...eeehm

Sì, vocina, hai capito insomma, a livello del petto.

Ah...l'amore.

Non osai contraddirla.

  
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