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Autore: serClizia    01/08/2015    3 recensioni
UARK, University of Arkansas, detta più comunemente l'Arca.
Clarke sta studiando per diventare medico, è parte importante della confraternita delle Theta Beta nonché figlia dell'illustrissima ex-alunna Abby Griffin, ora chirurga di fama nazionale. Alla UARK ci sono feste, matricole da controllare, etichette da rispettare. Quest'anno, però, la Prima Festa Primaverile non va come dovrebbe andare, e Clarke avrà bisogno di tutto l'aiuto possibile. Anche di quello di un irritante e altezzoso sconosciuto di nome Bellamy.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Bellamy

Individuo Kane appena sceso dal kart, gli altri ragazzi che mi tallonano, uniti contro l’aria fresca della notte.
Murphy sta già tirando fuori il maledetto coltellino, ma per una volta non gli dico nulla. Se lo fa stare meglio in un momento di nervosismo, buon per lui. Vorrei avere anch’io un metodo del genere.
La stazione di polizia dove Kane ci ha indirizzati sembra deserta, la luce che viene da dentro illumina solo un’altra persona oltre al capo supremo del campus.
Sento Miller bofonchiare un impropero sottovoce mentre attraversiamo la strada.
“Cosa?”
“È mio padre.”
Mi ero scordato che il padre di Miller lavorasse per la polizia. Mentre ci avviciniamo, lo guardo stringere la mano di Kane, prima di voltarsi verso di noi con un’espressione severa.
Adocchia il figlio mormorando un “Nathan” – mi ero scordato anche che Miller avesse un nome - ci osserva raggrupparci sul marciapiede. Si defila con un cenno della testa verso Kane, lasciandoci soli.
“Bene, ragazzi,” Kane unisce i palmi delle mani. “Sono riuscito a tenerci la polizia fuori dai piedi per un altro po’.” Atom non ne sembra affatto contento, ma per stavolta chiude il becco.
“Ho dovuto riscattare un paio di favori, ma ne è valsa la pena.”
Prima che succeda qualche altro incidente diplomatico, decido di cambiare discorso. “La ragazza?”
Kane annuisce, grato del mio intervento. “Sta bene. Almeno, bene come può stare una ragazza dopo quello che le è successo. Miller non crede sia a rischio suicidio.”
Questo sì che è un sollievo, meno male che c’è Padre-Polizia a tenerci tranquilli. Infilo le mani nelle tasche.
“Cos’è successo?”
“È stato durante il bonfire. La ragazza è stata attirata nel bosco da uno sconosciuto. Si è svegliata la mattina dopo con le mutandine tra le mani. Non ha voluto dire nulla a nessuno, un’amica l’ha convinta a farsi avanti adesso.”
Il bonfire. Ed io che pensavo fosse andato tutto bene, di aver tenuto tutti al sicuro.
“Ha menzionato della droga?”
“No, ma ha ammesso di aver bevuto parecchio.”
“Ok,” mi gratto la fronte, sento un bel mal di testa in arrivo. “Cosa facciamo?”
Kane sospira, ci osserva tutti uno per uno. “Purtroppo non possiamo fare altro che continuare con i pattugliamenti, sperando di prendere questo figlio di puttana.”
Concordiamo tutti. Non diciamo molto, il morale è bassissimo.
Anche Kane è di poche parole, dopo poco ci saluta con un paio di pacche sulla spalla.
“Tenetemi informato,” afferma prima di infilarsi sulla sua Corvette blu.
Quando il retro della sua macchina sparisce oltre la curva, i ragazzi si voltano a guardarmi.
“Cosa facciamo?”, è Miller il portavoce della richiesta di ordini.
Mi gratto la fronte di nuovo. “Non lo so. Un’altra ronda, magari? Non possiamo stare con le mani in mano.”
Atom annuisce, incassandosi contemporaneamente nelle spalle. “Sono d’accordo. Aspettare fino alla prossima festa senza agire mi farebbe solo sentire in colpa. Io direi di riprovarci.”
Persino Murphy fa un cenno d’assenso, sembrando addirittura un po’ più pallido del solito.
“Allora è deciso. Ci penso io ad avvertire Clarke e gli altri.”
E per una volta, nessuno fa commenti sulla cosa.

**

“Pronto?”
“Ehi, sono io.”
“Bellamy?”
“L’unico ed il solo.”
“Va tutto bene?”
“Sì, volevo solo… volevo solo sentirti.”
Sento dei rumori dall’altra parte della cornetta, forse Octavia si sta alzando in piedi.
“Hai idea di che cazzo di ore sono?”
Uh, no, in effetti no. Mi stacco il cellulare dall’orecchio per controllare – tanto voglio vedere chi mi ferma perché sto guidando il kart al telefono – e sono le due e mezzo. “Ops.”
“Ops un cavolo. Cosa succede?”
Strofino le nocche sugli occhi. “Un’altra ragazza. Al bonfire.”
“Cazzo.”
“Sì, cazzo.”
“Bellamy… lo sai che Lincoln non c’entra niente, vero?”
Naturalmente il suo primo pensiero va a quel fanatico. “O, non è il momento.”
Anche perché ho appena passato l’ultima ora e mezza a confabulare sulla situazione con gli altri ragazzi. Non che ci sia molto da dire, ma avevano bisogno di essere in qualche modo rassicurati. Il corpo di sicurezza più affidabile di tutti i Campus d’America, non c’è che dire.
“No, lo so, ma… ti giuro che non c’entra niente. Fidati di me.”
Vorrei tanto farlo, davvero. La mia capacità di fidarmi degli sconosciuti è già pari a zero di base, figuriamoci se si tratta di punkettoni stalker con un insano interesse verso mia sorella. Quindi no, la risposta è no. Ma non ho voglia di discutere con Octavia, non ora almeno.
“Ne riparliamo. Ehi, devo andare. Ci sentiamo domani, ok?”
Octavia fa una smorfia di frustrazione. “Non ti basta farmi spiare dalla tua fidanzata? Devi anche controllarmi ogni giorno?”
“Octavia…”
“Sto scherzando. Ti sta davvero turbando questa cosa, vero?”
“Abbastanza.”
Non ho problemi ad ammetterlo. Mi sento impotente, ma soprattutto sento di stare fallendo.
“Lo sai che non è davvero compito tuo proteggere tutti? Sei entrato nel programma solo per venire qui con me. Non devi niente a queste persone. Ok?”
Il ragionamento non fa una piega. Il problema è che adesso questo è il mio lavoro, e che io sono davvero responsabile per loro. “Certo, O. Buonanotte.”
“’Notte…”
Attacco la telefonata, e medito se farne un’altra, poi cambio idea. Non me la sento di discutere nemmeno con Clarke, e con lei sarebbe praticamente inevitabile. Opto per un messaggio veloce.
‘È successo al bonfire, niente discorsi su droga. Passo domani per dettagli.’
La risposta mi arriva nemmeno due minuti dopo, che sono già arrivato agli alloggi ed entrato in camera.
‘E noi che pensavamo di aver fatto un buon lavoro. Nome?’
‘Non ho nemmeno pensato di chiederlo. Troppo incazzato.’

Lancio il cellulare sul letto per una sosta al bagno veloce per pisciare e mettermi i pantaloni del pigiama. Fa già abbastanza caldo per poter dormire a petto nudo. Al mio ritorno lo schermo lampeggia per la risposta.
‘Capisco bene. Domani penseremo ad un altro piano d’azione. Per ora, riposati.’
Non posso fare a meno di sorridere. Non riesce a trattenersi dall’impartire ordini, nemmeno ora.
‘Come desidera, principessa. A domani.’
‘A domani. Buonanotte, Bellamy.’

Per qualche motivo non voglio essere io ad interrompere la conversazione. Clicco di nuovo sul tasto di invio. ‘Notte, Clarke.’


**


Clarke appare al mio fianco mentre mi tampono il collo con un asciugamano.
Ultimamente ha questo potere di comparire quando meno me lo aspetto.
Mi sembra si soffermi più del dovuto sulla pelle sudata che mi spunta dalla maglietta bianca. È una mia impressione o sto cominciando a piacere alla principessa? Sarebbe il massimo dell’ironia. E neanche un’idea così malvagia, alla fine… O no?
“Bellamy. Dobbiamo parlare.”
“Certo. Dove?”
“Fuori?”
Annuisco e la seguo fuori dal salone, le ragazze mi spogliano con gli occhi mentre esco. È diventata una nuova abitudine delle Theta Beta, ben consapevoli che me ne accorga. Non posso dire che mi dispiaccia, anche se è un po’ strano, visto che durante l’addestramento riescono a malapena reggere lo sguardo senza scoppiare a ridere come delle ritardate. Ogni volta guardo Octavia e mi ripeto che è per la loro sicurezza.
Qualcuna deve aver capito che me ne sto andando e mi fa ciao-ciao con la mano. Rispondo al saluto, un po’ stranito. Clarke intanto mi guida fino al portico e si chiude la porta alle spalle.
“Penso che dovremmo fare un’altra ronda,” esordisce.
“Sì, l’ho già deciso coi ragazzi. Nessuno di noi ha tanta voglia di non fare niente e aspettare che succeda di nuovo.”
Clarke sembra rilassarsi un po’, si scansa i capelli mossi dalla faccia. “Bene. Stasera?”
“Perfetto. Ehi, perché non eri all’addestramento oggi?”
La domanda sembra prenderla alla sprovvista. Evita il mio sguardo e boccheggia per un secondo. Cosa sta succedendo? Non lo so, ma sembra interessante.
“Non me la sentivo. Cioè, non potevo. Problemi da ragazze. Sai.”
La cosa mi puzza di bugia da chilometri, ma fingo di bermela.
“Ok. A stasera, allora.”
“A stasera.”
Lascio il portico con l’asciugamano ancora assicurato sulle spalle. Fa caldo, fa davvero tanto caldo.


**


L’appuntamento è di nuovo sotto l’Old Main.
Stavolta andiamo con la mia idea, nessuno se la sente di fare ronda in due, preferiamo essere tutti fuori insieme nello stesso momento. Così, se succede qualcosa, ci sarà qualcuno più vicino pronto ad intervenire.
Dei miei ci sono i soliti, dalla parte di Clarke mancano due tasselli ‘fondamentali’. Gliene chiedo il motivo.
“Wells sta studiando per gli esami, non mi sembrava il caso di disturbarlo. E Finn… perché diavolo avrei dovuto chiamare Finn?”
Si stringe le braccia al petto, come se a me facesse differenza e dovessimo discuterne. Sai che mancanza sento, io, di BelliCapelli. Alzo le spalle e comincio a pensare a come dividere le squadre. “Oh, e i miei amici si chiamano Jasper e Monty. Cerca di ricordartelo, per favore.”
Mi lancia uno sguardo deciso per sottolineare l’ordine e si allontana. Almeno ha detto ‘per favore’, stavolta.
Chiamo Miller con un cenno del capo, che si avvicina, solerte.
“Vai tu con Clarke,” gli dico.
Annuisce, serio, non sembra nemmeno per un secondo prendere in considerazione l’idea di chiedermi perché. Non lo so nemmeno io, a dire il vero, e sono grato che non lo faccia. È che… Miller è il migliore, il più affidabile, sono certo sia più al sicuro con lui.
“Ok, gente,” richiamo l’attenzione del gruppetto. “Jasper con Dax, Monty con Atom, Clarke con Miller, Murphy con me.” Visto? Mi sono ricordato i nomi.
Guardo Sterling, Connor, Derek e Myles. “Voi accoppiatevi come vi pare.”
Ovviamente i geni ridono e si scambiano gomitate. Per fortuna ci devo aver a che fare poco, con questi quattro. Siamo nella stessa squadra, ma riesco sempre a mettere i turni in modo da lasciarli, insieme a Dax, da soli a fare le loro cose. Preferisco passare il mio tempo coi miei. Sì, persino Murphy. Che continua a sembrare pallido, speriamo non stia covando un’influenza. È l’ultima cosa che ci serve.
“Ci vediamo qui all’orario stabilito. Siate prudenti! E tenete sempre il cellulare a portata di mano.”
Il gruppo si scioglie, ognuno parte a piedi in direzioni diverse verso il proprio quadrante.
Nessuno prenderà il kart, stasera.
Murphy mi si avvicina, e cominciamo la camminata notturna in silenzio.
“Ehi, stai bene?”, decido di chiedergli ad un certo punto. Il silenzio lo sopporto fino a un tot. Venti minuti sono abbastanza, no?
“Eh? Cosa, perché?”
“Hai una brutta cera, tutto qui.”
“Sto bene,” mi sibila, secco.
Lascio perdere, Murphy è sempre stato uno strano. Lo lascio di nuovo giocare con il suo coltellino.
Non diciamo niente per il resto della ronda. Che gioia.


**


Sono le 5 del mattino, e siamo tutti stremati.
Se tutto è andato bene, stavolta non è successo davvero nulla di male. Miller ha riportato un manipolo di matricole ubriache al parchetto vicino alla Facoltà di Chimica, ma niente di più. Ci ritroviamo al punto d’incontro sotto la torre dell’orologio come previsto.
Sto buttando la nostra roba sul mio kart quando sento la presenza di Clarke al mio fianco. Devo avere un magnete addosso, o qualcosa del genere. Vorrei iniziare con ‘Non riesci a starmi lontana, principessa?’, ma in qualche modo mi mordo la lingua e riformulo.
“Non hai gli esami, lunedì? Dovresti andare a dormire.”
Clarke scuote le spalle. “Possono aspettare. Senti… sabato prossimo facciamo una festa.” Per un attimo penso mi stia invitando. “Con tutte le confraternite. È la prima della Spring Break, e di tradizione la facciamo nel Parco grande. Quello del bonfire.” Annuisco. Certo che non mi stava invitando, che idiota. “Penso che dovremmo testare lì i sottobicchieri.”
“Certo. Mi sembra logico.”
“Ok allora… ci vediamo lì?”
“Certo. Ok.”
Non so cosa diavolo sia quest’aura di imbarazzo che permea l’aria e ci fluttua intorno. È successo qualcosa di cui non sono a conoscenza? O le hanno fatto una lobotomia? Cosa diavolo c’è che la turba così?
Che poi, perché m’importa? Sarà qualche paranoia da confraternita. O il ciclo, oggi ha detto di avere il ciclo.
Clarke scalpiccia un po’ coi piedi sul sagrato, mi fa un sorrisino di circostanza.
“Allora… ci si vede alla prima festa della stagione.”
“Sì. Ok.”
“Buonanotte, Bellamy.”
“Notte, Clarke.”
Si allontana con i due pazzoidi ai lati, imboccando a piedi il viale verso la sua confraternita.
Scuoto la testa. Non capirò mai le Theta Beta.




Note dell'autrice:
Ok, so. Ho di nuovo fatto la cosa di fissare male il capitolo perché non mi piace la resa, ma alla fine mi dispiaceva tenervi sulle spine e ho deciso di mollare e andare avanti. Tanto ci saranno sempre dei capitoli che non ci piacciono, no?
Meglio finire questo breve interludio e portare avanti la storia.
Mi è stato fatto notare che c'è un po' meno azione, ultimamente... spero sappiate tutti che è solo la quiete prima della tempesta. Gh.
Il capitolo è un po' più corto del previsto, solo che se ci avessi aggiunto un'altra scena breve e spezzettata mi sarei strappata i capelli.
PS: il capitolo è senza musica, il morale è basso e i nostri eroi sono tutti preoccupati.
Alla prossima, grazie a tutti, lettori silenziosi e non.
  
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