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Autore: Little_Lotte    01/08/2015    10 recensioni
"Credevo che essere un Cavaliere di Athena fosse la cosa più complicata di questo mondo, ma mi sbagliavo: essere una persona normale, probabilmente lo è ancora di più."
[ In tempo di pace, anche i Cavalieri di Athena hanno tutto il diritto di vivere una "vita normale".
Fra amori incompresi, segreti e bugie,partenze improvvise e intramontabili amicizie, saranno in grado di vivere come semplici ragazzini? ]
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Casa'
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<< Dunque, vediamo se ho capito come stanno le cose: il tuo vero nome è Hyoga, fai parte di un gruppo di combattenti chiamati “I Cavalieri di Athena” e lotti al loro fianco in difesa della giustizia sulla terra... Dico bene? >>

Qualche minuto più tardi, dopo aver messo a letto Dimitri, Anja e Boris si ritrovarono comodamente seduti in salotto assieme a Hyoga, dinnanzi al caminetto acceso; adesso che il giovane aveva finalmente ritrovato la memoria, erano molti gli avvenimenti del suo passato che desideravano conoscere.

<< Sì, diciamo che le cose stanno proprio così. >> rispose Hyoga << Noi Cavalieri di Athena abbiamo da sempre il compito di proteggere la nostra dea, sin dai tempi più remoti: Ogni volta che la pace viene minacciata dalle forze del male, noi torniamo a nuova vita e sotto la guida di Athena lottiamo affinché il bene trionfi sul male. >>

<< Ogni volta che la pace viene minacciata... Intendi dire che ciò accade molto spesso? >> domandò immediatamente Boris, allarmato.

Hyoga abbozzò un sorrisetto contrito.

<< In un certo senso. >> rispose << Ma non dovete aver paura, noi Cavalieri siamo sempre riusciti a portare a termine le nostre missioni e di sicuro continueremo a farlo anche in futuro, se dovesse essere necessario un nostro nuovo intervento. Per il momento, fortunatamente, siamo ancora in tempi di pace. >>

<< Vuoi dire che non ci sono pericoli per la nostra terra? >> chiese ancora Boris, che nonostante le parole di Hyoga sembrava non essersi ancora del tutto tranquillizzato.

Hyoga assentì.

<< Nessuna minaccia. >> assicurò << Ragion per cui la dea Athena non ha avuto troppi problemi ad accordarmi il permesso di venire qui in Siberia – la mia terra natia – per qualche tempo. Sapeva di potersela cavare anche senza di me. >>

<< E per quale motivo hai deciso di venire qui in Siberia? >> domandò ad un tratto Anja, con fare inquisitorio << Insomma, capisco che si tratta della tua terra natia e che vi siano molte cose qui alla quali sei legato, ma ho come la sensazione che tu ci stia nascondendo qualcosa. >>

Si voltò in direzione di Hyoga e lo fissò intensamente negli occhi: << Sbaglio, per caso? >>

Hyoga si fece completamente rosso in volto e chinò lievemente il capo, sospirando profondamente.

<< No. >> ammise << Diciamo che la mia è stata una vera e propria fuga: ho scelto di fare ritorno in Siberia perché volevo scappare da qualcosa che mi faceva troppa paura. >>

Anja lo guardò confusamente.

<< Paura, dici? Di cosa potrebbe mai aver paura un Cavaliere di Athena? >>

Hyoga sospirò nuovamente, prima di risollevare il capo e rispondere con voce mesta: << Della sola cosa per cui non sono stato mai addestrato: i miei sentimenti. >>

Anja avvertì una sorta di fitta al cuore, sinceramente colpita dalle parole del giovane, dalla sua voce spenta e dai suoi occhi azzurri e chiaramente intimoriti.

<< Boris, tesoro... Ti dispiacerebbe lasciarci soli per un attimo? >>

Boris annuì in silenzio e si alzò dalla poltrona, dirigendosi fuori dalla stanza così da poter lasciare ai due un po' di intimità; era piuttosto chiaro che, in quel momento, la sua presenza fosse del tutto superflua e se vi era una persona in grado di parlare a cuore aperto di vicende amorose e sentimentali, quella era proprio sua moglie Anja.

<< D'accordo, Hyoga... Adesso voglio che tu sia assolutamente sincero con me. >> Anja fece segno al ragazzo di accomodarsi al suo fianco, sulla poltrona << Ricordati che puoi raccontarmi qualsiasi cosa, non devi aver paura di essere sgridato o giudicato... Io sono qui solamente per ascoltarti! Credo che ti farebbe bene parlare con qualcuno, non puoi certo tenerti tutto dentro. >>

Hyoga si morse il labbro inferiore, con fare ancora incerto; Anja, accortasi di quella sua titubanza, allungò una mano verso di lui ed incominciò a carezzargli il volto, dolcemente e con fare rassicurante.

<< Puoi fidarti di me, Hyoga. >>

Il Cigno non ebbe bisogno di altro per lasciarsi andare.

Senza troppe remore, iniziò a parare ad Anja della sua vita intera, a cominciare dai pochi ricordi che aveva di sua madre, per poi passare agli anni trascorsi in orfanotrofio, ai duri addestramenti in Siberia e al suo ritorno a Nuova Luxor, senza omettere – ovviamente – tutto ciò che era avvenuto dopo la Guerra Galattica, dalla scalata al Grande Tempio fino alla guerra contro Poseidone. Non omise un singolo dettaglio e, naturalmente, non trascurò di parlare anche di Shun e dei sentimenti che - con il tempo – si era ritrovato a provare nei suoi confronti.

Alla fine di quel racconto, Anja non poté fare a meno di rivolgere al Cigno un tenero sorriso di conforto, cosa che il ragazzo mostrò di gradire particolarmente.

<< Beh... Credo di averti detto tutto. >> dichiarò infine Hyoga, con un ennesimo sospiro << Questo è più o meno tutto ciò che c'è da sapere sul mio conto. >>

Anja continuò a guardarlo dolcemente ed un ampio sorriso si fece strada lungo le sue labbra.

<< Adesso riesco a capire molte cose. >> mormorò la donna << La Costellazione di Andromeda.... Il sogno che hai fatto qualche notte fa.... Si trattava sempre di Shun, non è vero? >>

Hyoga annuì in silenzio.

<< Dunque, se ho capito bene, tu sei scappato da Nuova Luxor perché non volevi più stargli vicino.... Ma perché? Voglio dire... Che senso ha stare lontano dalla persona che si ama? >>

Hyoga la guardò con espressione annichilita.

<< Cosa... Come sarebbe a dire “perché”? >> bofonchiò << Non hai sentito tutto quello che ti ho detto? Non posso restare vicino a lui, sarebbe troppo pericoloso! Non hai sentito quanto è accaduto a mia madre, al mio maestro, ad Isaac e... >>

<< Oh, Hyoga... Ti prego. >> lo interruppe immediatamente Anja, con voce lievemente alterata << Devi smetterla di colpevolizzarti, tu non hai fatto niente di male: la morte di tua madre è stata solamente un tragico incidente, del quale possono essere incolpati solamente degli ufficiali di marina incapaci di fare il proprio lavoro, mentre i tuoi maestri erano stati sedotti dalle forze del male - così come il tuo amico Isaac - e tu non potevi fare altro che difenderti da essi, per impedire che fossero loro stessi ad uccidere te; è stata una semplice lotta per la sopravvivenza, tutto qui. Tu non sei certo un assassino, Hyoga... Questo pensiero non dovrebbe neppure sfiorarti. >>

<< E Shun, allora? >> insistette Hyoga << Lui ha rischiato la sua stessa vita pur di salvare la mia, sarebbe stato disposto a morire per me! Non riesco a sopportare l'idea che possa succedere di nuovo, io... Io non voglio che gli accada qualcosa di male, solamente per colpa mia. >>

Anja sospirò profondamente, scuotendo severamente il capo.

<< Hyoga, in questo modo ti stai precludendo la possibilità di essere felice. >> lo ammonì << Se continui a scappare via da qualsiasi problema o situazione di confronto, ti ritroverai sempre da solo. E' davvero questo ciò che vuoi? >>

Hyoga chinò tristemente il capo e ricominciò a torturarsi il labbro inferiore.

No, non era certo questo ciò che voleva... Ma erano davvero così importanti i suoi bisogni ed i suoi desideri? Shun e la sua felicità non venivano forse prima di qualsiasi altra cosa?

<< Ormai sono abituato alla solitudine. >> rispose infine il ragazzo << Non dico che mi piaccia, ma ho imparato a convivere con essa e ho sviluppato un'ottima capacità di sopportazione. Non soffrirò Anja, puoi starne certa. >>

Anja sollevò lo sguardo al soffitto e sospirò profondamente.

<< Tu forse non soffrirai, ma hai provato a pensare a chi ti sta accanto? >> domandò provocatoriamente << So che hai paura di fare del male alle persone che ami, ma spesso è allontanandosi da esse che si commettono gli errori più imperdonabili. Non credi forse che Shun – o chiunque altro – sarebbe molto più felice di averti accanto, piuttosto che saperti lontano? >>

Hyoga non rispose, limitandosi semplicemente a fissare la donna in silenzio, in attesa di ulteriori consigli.

Anja sospirò nuovamente: << Adesso lascia che ti dica una cosa che, molti anni fa, mia madre disse a me: le persone – tutte quante, senza alcuna eccezione – sono destinate a farsi del male. E' così, il semplice fatto di entrare a contatto con un altro individuo ci dona il potere di ferirlo o renderlo felice, persino contro il nostro stesso volere. Può capitare... Anzi, a volte capita molto più di frequente di quanto si possa immaginare. >>

Hyoga rivolse lei un'espressione puramente interrogativa.

<< E questo che cosa significa? >> domandò.

<< Significa che non puoi evitare di soffrire o di far soffrire chi ti sta accanto. >> rispose Anja << O meglio, puoi farlo, ma questo significa vivere una vita a metà, lontano dalle persone che ami e priva di qualsiasi genere di felicità. Forse adesso credi che stare lontano da Shun proteggerà entrambi da un futuro di sofferenze e di dolori, ma non è così: la solitudine non è mai la soluzione migliore, i problemi vanno affrontati assieme e con pazienza, non bisogna mai arrendersi al primo ostacolo. >>

Hyoga arrossì leggermente.

<< I-io non mi sto arrendendo. >>

<< Sì, invece. >> insistette Anja << Hyoga, tu hai scelto di scappare via piuttosto che affrontare i tuoi sentimenti e questo significa arrendersi! Hai mai pensato di parlare a Shun di ciò che provi nei suoi confronti? >>

Hyoga annuì flebilmente.

<< Un milione di volte. >> rispose << Eppure ho sempre pensato che la cosa migliore fosse andarmene da Nuova Luxor e lasciare che Shun andasse avanti con la propria vita senza di me. Pensavo che sarebbe stato al sicuro senza di me e che prima o poi, con il tempo, sarebbe stato persino... Beh, felice. >>

Anja annuì con fare comprensivo.

<< Lo capisco, credimi. >> rispose << So che il tuo è stato un gesto meramente altruistico e che non volevi fare del male a nessuno. Non sono qui per rimproverarti, tesoro, né per farti sentire in colpa: vorrei solo che tu capissi di cosa ti stai privando e che, a discapito di quanto tu possa pensare, non è così che riuscirai a rendere felice il tuo Shun. >>

Hyoga fece segno di sì con la testa.

<< Dunque, che cosa dovrei fare adesso? >> domandò timorosamente.

Anja tirò un ennesimo sospiro profondo.

<< Io posso dirti solamente ciò che farei io. >> rispose << Metterei insieme tutti i pezzi, tornerei a Nuova Luxor e parlerei con Shun, cercherei di essere sincera fino in fondo ed aprirei il mio cuore completamente, senza reticenze. Certo, mi rendo conto che tu ed io siamo assai differenti e non posso aspettarmi che tu segua alla lettera ogni mio consiglio... Tuttavia, vorrei che provassi a pensarci un po' su, prima di tirarti nuovamente indietro: Non puoi dichiararti realmente sconfitto, se prima non combatti. >>

Hyoga ricominciò a mordersi il labbro, con aria assorta.

<< Combattere. >> bisbigliò << In questo caso, non è poi così semplice. >>

<< No, certo che non lo è. >> rilanciò gentilmente Anja, carezzando nuovamente il volto di Hyoga, con fare materno e comprensivo << Per questo motivo credo che tu abbia bisogno di riflettere, magari di dormirci su. Sei ancora molto confuso, stanco e frastornato... Ed è del tutto comprensibile, visto quanto hai passato! Domattina vedrai tutto in una luce differente, ne sono certa. >>

Hyoga assentì.

<< Sì, forse hai ragione tu. >> disse << In effetti, io... Credo di essere molto stanco. E confuso. >>

Anja sorrise debolmente: << Lo so, Hyoga. Adesso cerca di non pensare più a niente e rilassati, ci sono io qui con te. Puoi addormentarti qui, se vuoi... Io resterò a vegliare su di te. >>

Hyoga sorrise a sua volta e scivolò fra le braccia di Anja, poi chiuse gli occhi e sospirò profondamente, beandosi di quella meravigliosa sensazione di calore e di conforto.

<< Grazie, Anja. >> bisbigliò dolcemente, prima di scivolare in un sonno profondo << Sai... Avevo quasi dimenticato quanto fosse bello avere una madre accanto: tu sei riuscita a risvegliare in me quei ricordi sopiti... Ed io non posso che essertene grato. >>

Poi, finalmente, si addormentò.

Ed Anja, di fronte a quella toccante dichiarazione, non poté fare a meno di lasciarsi andare ad un silenzio pianto di felicità.

*

<< Hyoga! >>

Shun si svegliò di soprassalto, avvolto fra le lenzuola umide e con l'immagine del proprio sogno ancora perfettamente impressa nella mente.

Hyoga... Questa volta era assolutamente certo di averlo visto: seduto dentro ad una tipica casa siberiana, di fronte ad un caminetto acceso, intento a parlare con una donna dall'aspetto dolce e materno. Non aveva idea di quanto stesse accadendo o di cosa i due stessero parlando, ma in quel momento nessuna delle due cose sembrava avere la minima importanza, di fronte all'assoluta certezza che Hyoga fosse ancora vivo.

Il cavaliere di Andromeda sorrise ampiamente ed i suoi occhi, di colpo, si riempirono di lacrime.

<< Lo sapevo... Sapevo che eri ancora vivo, Hyoga. >> mormorò con voce flebile, entusiasta e al tempo stesso quasi incredulo per l'accaduto << Sapevo di non essermi sbagliato. >>

Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, facendo lentamente risalire le proprie mani all'altezza del cuore per auscultare il suo battito accelerato; doveva assolutamente trovare il modo di mettersi nuovamente in contatto con Hyoga e – stavolta – accertarsi che questi riuscisse a sua volta a comunicare con lui.

<< Coraggio, Hyoga... Ti prego, rispondimi. Sono io, Shun... Dimmi che riesci a sentirmi. >>

Shun?”

Shun ebbe un violento sussulto.

<< Hyoga? S-sei veramente tu? >>

Shun... Che cosa sta succedendo? Io... Ricordo di essermi addormentato e adesso vedo tutto scuro, mi sento come avvolto da una nube di fumo. Non vedo e non sento più niente, a parte... A parte il suono della tua voce.”

Shun non riusciva a smetterla di sorridere per la felicità.

<< Oh, Hyoga... Sono così felice di sapere che stai bene e che riesci a sentirmi! Eravamo tutti così preoccuparti per te: Milady non riusciva più a percepire il tuo Cosmo, pensavamo che fossi morto e... >>

Mi dispiace Shun, io... Sono successe tante cose da quando sono partito, cose estremamente complicate da spiegare e... Beh, non sono sicuro di riuscirti a spiegare tutto adesso.”

<< Oh... Sì, certo. >> rispose Shun, visibilmente confuso << N-non importa, quello che conta davvero è sapere che tu stai bene è che tornerai presto a Nuova Luxor. >>

Shun, ti prego... Non adesso.” lo interruppe bruscamente Hyoga “So che abbiamo molto di cui parlare, ma in questo momento sono piuttosto confuso e.... Beh, preferirei che tu la smettessi di cercarmi con il tuo Cosmo.”

<< Che cosa... Perché? >> strillò in risposta Shun, senza preoccuparsi di poter essere udito da qualche stanza accanto << Che stai dicendo, Hyoga? Perché continui a scappare da me, che cosa ti ho fatto? >>

No, Shun... Per favore, non rendermi le cose ancora più difficili!” lo implorò Hyoga “Non è come pensi tu: io non sto cercando di scappare da te, ho solo bisogno di tempo e... Beh, ci sono alcune cose che devo ancora capire, non posso prendere decisioni troppo affrettate. Ti chiedo solo di avere fiducia in me, Shun, e di smetterla di cercarmi.”

Shun ricominciò a piangere e singhiozzare.

<< C-credevo che ti importasse di me. >> gemette << Che non mi avrei mai fatto del male. >>

Ed è così, Shun!” rilanciò prontamente l'altro “Devi credermi, io... Io tengo a te più di chiunque altro a questo mondo e ferirti è decisamente l'ultima cosa che voglio fare. Vorrei spiegarti di più, ma non posso... Sono ancora troppo confuso e ho bisogno di altro tempo per riflettere. Per favore, Shun: prova a fidarti di me per l'ultima volta.”

Shun tirò su col naso e soffocò un ennesimo singhiozzo.

<< I-io mi fido di te. >> biascicò << E' solo che non riesco a capire perché continui a fare così, perché continui a scappare da me e... >>

Devi solo avere fiducia.” ripeté per l'ultima volta Hyoga, prima che la sua voce si perdesse nel vuoto “Fidati di me, Shun, ed andrà tutto bene...”

<< No, Hyoga... Fermati, non te ne andare... Hyoga! >>

Fu tutto inutile, il Cosmo di Hyoga svanì all'improvviso e si rese del tutto irraggiungibile, quasi il cavaliere avesse sollevato una sorta di muro fra lui ed il compagno.

Shun avvertì una violenta e dolorosissima morsa al cuore.

Aveva fatto tutto il possibile per mettersi in contatto con Hyoga e questi, al contrario di quanto sperasse, non aveva fatto altro che ampliare ulteriormente le distanze fra di loro.

Il tutto senza una valida e logica spiegazione.

Eppure, in un certo senso, Shun sapeva che doveva esserci qualcosa dietro; in cuor suo, nonostante il dolore che le parole di Hyoga gli avevano inflitto, egli non poteva fare a meno di riporre nel compagno tutta la sua fiducia.

<< Cerca solo di non deludermi, Hyoga. >> bisbigliò fra le lacrime << Io intendo darti tutta la fiducia ed il tempo di cui avrai bisogno... Ma ti scongiuro, non deludermi. >>

Si lasciò scivolare nuovamente fra le lenzuola e rigirandosi su di un fianco abbracciò con forza il proprio cuscino, le lacrime che continuavano a sgorgare lungo le sue guance.

Pazienza, si disse... Doveva solo avere pazienza.

Non sarebbe certo stato un problema per lui, il giovane Cavaliere era praticamente nato per aspettare e sperare: era quella, fra le altre cose, la sua più grande ed innata virtù.

Ed in alcuni casi, persino la sua più grande debolezza.

*

In quello stesso momento, in Grecia, Shaina stava facendo i conti con se stessa.

Era ormai troppo tardi per tirarsi indietro, eppure una parte di lei ancora non riusciva a credere di essere sul punto di commettere una simile sciocchezza.

Lei, a Nuova Luxor.

Da Seiya.

Shaina scosse freneticamente il capo, sforzandosi di distogliere dalla testa quei pensieri.

<< No, no... Adesso cerca di stare tranquilla, Shaina, non farti prendere dall'ansia. >> si ammonì ad alta voce << Andrà tutto bene, hai sentito che cosa ha detto Kiki? Probabilmente anche Seiya sarà contento di vederti... Insomma, perché non dovrebbe? >>

Shaina si morse il labbro inferiore, guardandosi attorno con aria assorta.

Già, era una domanda più che legittima: perché mai Seiya avrebbe dovuto respingerla? Che motivo poteva avere ad invitarla ad una festa se il suo unico intento era quello di liquidarla?

A dire il vero è stato Shiryu ad invitarti, Shaina, e per quanto ne sai Seiya potrebbe non esserne neanche al corrente. E se in realtà non avesse alcuna voglia di vederti? Se una volta arrivata a Nuova Luxor lui ti trattasse con freddezza e mostrasse chiaramente di non gradire la tua presenza?”

Shaina sospirò profondamente e si lasciò cadere sul materasso, sconsolata.

Non aveva davvero alcun senso continuare ad allarmarsi in quel modo, sarebbe servito solamente a farla sentire ancora più confusa e stordita; aveva ragione Kiki, l'unica cosa da fare era mettere la parte il proprio orgoglio e le proprie paure ed affrontare a muso duro quella situazione, anche se questo significava dover tradire i propri principi.

<< E' tutta colpa tua, Seiya. >> commentò acidamente la ragazza, rigirandosi in posizione prona << La mia vita era molto meno complicata prima di conoscerti, tu hai rovinato tutto! >>

Sbuffò profondamente ed abbracciò prepotentemente il cuscino, affondandovi il volto adesso privo della sua solita maschera d'argento.

Detestava ammetterlo, eppure stava letteralmente morendo dalla voglia di rivedere Seiya.

Certo, era una situazione terribilmente sgradevole e complicata, e Shaina avrebbe preferito morire piuttosto che volare fino a Nuova Luxor ed affrontare faccia a faccia l'uomo che amava.

Eppure, non è forse questo il bello dell'amore? Esso non è forse in grado di travolgere l'animo umano con la stessa intensità di un fiume in piena, non possiede forse la facoltà di decidere la gioia o l'infelicità di chiunque sia assoggettato al suo potere?

Shaina era certa che fosse così.

Del resto, ella stessa si sentiva letteralmente dilaniata da un sentimento così grande ed incontrastabile:

Praticamente ad un passo dall'inferno.

Ed al tempo stesso, così vicina al paradiso da riuscire persino a sfiorarlo con un dito.







N.d.A: Ebbene, sì... RIECCOMI QUA.
Sono finalmente tornata e questa volta - incrociamo le dita - spero di restare fra di voi il più a lungo possibile. Vi chiedo scusa per l'assenza, ma sono state settimane davvero impegnate, per svariati motivi l'umore non è stato dei migliori e come se non bastasse mi è pure venuta la febbre! XD
In ogni caso, sono finalmente tornata all'attacco, anche se questo capitolo si è rivelato un tantino diverso da come lo avevo programmato... Insomma, non pensavo di aggiungere altro angst proprio adesso, ma come sempre l'istinto ha avuto la meglio su di me... Il che forse significa anche allungare ulteriormente il brodo.
Oddio, no... Va bene, prometto che questa storia finirà entro almeno 5 capitoli, farò del mio meglio per non tirarla troppo per le lunghe! XD
In ogni caso, vi ringrazio moltissimo per la pazienza e per l'affetto con cui continuate a seguirmi... Nel caso vi foste persi qualcosa negli ultimi due giorni (dopo essere stata improduttiva per diverso tempo sono tornata a pubblicare tutto d'un botto xD), potete trovarli come sempre qui sulla mia pagina... E adesso la smetto di fare l'egocentrica. xD
Un abbraccio a tutti e alla settimana prossima. <3
  
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