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Autore: Jade Tisdale    01/08/2015    4 recensioni
Nel futuro di Trunks, la distruzione ormai è all'ordine del giorno. Gli androidi costruiti dal Dottor Gelo, oltre ad essere molto forti, sono estremamente pericolosi. I guerrieri Z, nonostante sperino di riuscire a batterli, sanno che potrebbero essere uccisi da un momento all'altro. L'incontro tra C18 e Crilin, però, cambierà il corso degli eventi e Trunks riuscirà a trovare la luce che, attraverso un labirinto buio, lo condurrà verso la guerra più importante: la vita.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Altri, Marron, Mirai!Trunks | Coppie: 18/Crilin, Marron/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17
“La fine, forse?”

 



Trunks sferrava pugni e calci ad una velocità disarmante, gesto che gli stava facendo avere la meglio nello scontro corpo a corpo contro Cell. Sapeva benissimo, però, che non sarebbe bastato per fermarlo. Stava semplicemente sfogando tutta la rabbia che si era tenuto dentro per quasi diciotto anni.
Un pugno in pieno viso, per le persone decedute a causa di C17 e C18.
Una ginocchiata nello stomaco, per tutti coloro che Cell aveva massacrato o risucchiato con la sua coda.
Una serie di pugni alla schiena che lo fecero cadere a terra, ripensando al modo in cui era morta sua madre.
Una delle onde energetiche più potenti che avesse mai scagliato, in onore di suo padre.
Iniziò a respirare affannosamente, alzando e abbassando il petto di continuo, creando una sorta di melodia in contemporanea al rapido battito del suo cuore.
I suoi occhi non videro altro che polvere per una manciata di secondi, giusto il tempo per riprendere fiato.
Subito dopo, l'agghiacciante risata di Cell fu tutto ciò che riuscì a udire.
«Credi davvero di potermi battere?»
Il lilla -o forse è meglio dire "il biondo"- strinse le mani a pugno, e subito dopo, un sorrisetto furbo gli contornò le labbra.
«Direi che mi sono divertito abbastanza.»
Sul volto dell'androide andò a formarsi un'espressione confusa. Poi, una strana sensazione di vuoto lo pervase.
Abbassò meccanicamente il capo, mentre un'onda energetica gli perforava lo stomaco. Si voltò verso il colpevole di tale atto, incrociando lo sguardo minaccioso di Marron.

 

Dopo che Cell ebbe rigenerato le sue cellule, i tre ripresero a combattere. L'androide non prestava molta attenzione a Marron: si limitava semplicemente a parare i suoi colpi, ma il suo unico obiettivo, in quel momento, era Trunks.
La bionda, però, stava approfittando di questo fatto, continuando a sferrare attacchi sempre più veloci e numerosi.
«Sono stufa di te, stupida mocciosa. Raggio oculare!»
Marron soffocò un urlo. Fu colpita in pieno, e cadde rovinosamente a terra, sbattendo la testa. Si alzò con cautela, massaggiandosi la nuca, ma rivolse subito la sua attenzione al combattimento che si stava svolgendo sopra di lei.
Ad un tratto, Trunks aveva iniziato a muovere rapidamente le braccia: le estese verso il nemico, unendo pollici e indici delle mani, dando così origine ad un'enorme sfera gialla.
«Attacco bruciante!»
La figlia di Crilin osservò la scena con gli occhi sbarrati, incredula che il colpo fosse andato a segno e che avesse generato numerose ferite sul corpo di Cell. Nonostante ciò, sembrava che l'androide fosse ancora in piene forze.
Si alzò di scatto in piedi, pronta a ricominciare a lottare, ma l'occhiataccia che gli dedicò Trunks bastò a farla desistere: il loro accordo, infatti, prevedeva che solo il sayan avrebbe combattuto. Marron sarebbe intervenuta soltanto dopo i suoi segnali, o, nelle peggiori delle ipotesi, se lui fosse morto.
Ma la ragazza, di stare a guardare, non ne aveva proprio voglia.
Si teletrasportò dietro al mostro verde, pronta a scagliare una seconda onda energetica, ma lui la precedette, tirandole un pugno in pieno viso. La ragazza balzò all'indietro di qualche metro, e dalla sua narice sinistra iniziò ad uscire un rivolo di sangue.
Trunks si affrettò a colpirlo con una serie di ki blast, che l'androide parò coprendosi semplicemente il viso con le braccia.
Non è possibile... ci siamo allenati duramente per più di un mese, ma lui... lui resta sempre il più forte...
«Non dirmi che ti arrendi già.»
Il biondo alzò di scatto la testa, incrociando lo sguardo del nemico. «P-Papà...»
«Com'è possibile che tu sia mio figlio? Sei così debole.» Cell iniziò a ridere di gusto: la voce che stava usando era identica a quella di Vegeta. «Non sei degno di essere considerato un sayan.»
Trunks cominciò a tremare. Era chiaro che fosse solo un trucco dell'androide per renderlo più debole, ma il sayan rimase ipnotizzato dalla voce del padre, che non sentiva da tantissimo tempo.
«Ha ragione. Sei solo un rammollito. Per colpa tua noi siamo morti! Meriti di raggiungerci all'istante!»
Gli occhi del ragazzo cominciarono ad inumidirsi e a bruciare: «Mamma...»
«La vita non è per i deboli.»
L'ultima cosa che Trunks udì prima di essere scaraventato via, fu la voce di suo padre sussurrare quelle parole.
Andò a sbattere contro un'enorme masso, e i pezzi di roccia aguzzi si conficcarono lentamente nella sua carne. Il petto cominciò a pulsargli, e la pelle a bruciargli terribilmente. Piccole goccioline di sangue gli macchiarono i vestiti, accarezzandogli la pelle sudata e piena di lividi sotto alla maglietta sgualcita.
Marron osservò la scena pietrificata, la bocca semi aperta. Si impose di alzarsi in volo, ma constatò di essere letteralmente bloccata a terra. Non riusciva a muovere un muscolo.
Cell si teletrasportò di fronte a Trunks, e lo attirò a sé stringendo la mano destra intorno al suo esile collo. Gli tirò un pugno in pieno viso, poi un'altro, e un'altro ancora, fino a quando il sayan non sciolse la sua trasformazione e prese a sputare sangue.
«Addio, mocciosetto.»
Lo lasciò andare a terra con poca grazia, facendogli chiudere gli occhi per lo sforzo, e subito dopo, senza che il lilla o la terrestre riuscissero a premeditarlo, lo colpì con un'onda energetica.
La figlia di C18 spalancò gli occhi istantaneamente, e per poco non si mise ad urlare; ma dalla sua bocca, non uscì nient'altro che un lamento sordo.
Non ebbe il tempo di pensare, ma solo di agire: azzerò la sua aura, teletrasportandosi vicino a Trunks, e lei e Cell si scambiarono una rapida occhiata prima che la ragazza sparisse insieme all'amico.

 

Lo lasciò andare in quel letto che un tempo era di suo padre, accovacciandosi di fronte a lui: era pieno di graffi e il sangue macchiò subito le lenzuola bianche.
Il respiro di Trunks era lieve, così come il battito del suo cuore. Strinse la mano ghiacciata del lilla tra le sue, mentre le lacrime presero ad accarezzarle le guance.
«Non lasciarmi, ti prego... ho bisogno di te, Trunks...»
Saya balzò sul letto, ma non osò avvicinarsi al sayan: si limitò ad osservarlo con i suoi occhi verdi, come se avesse capito che ci fosse qualcosa che non andava.
Marron la guardò per un paio di secondi, e all'improvviso, si ricordò del senzu che il figlio di Vegeta le aveva dato prima di partire.
«Qualsiasi cosa accada» le aveva detto «usalo tu. Il senzu ripristinerà al massimo le tue energie, potrebbe addirittura darti quel briciolo di forza in più necessaria per mettere definitivamente fuori combattimento Cell. Promettimi che sarai tu ad usarlo.»
Estrasse il piccolo fagiolo dal sacchettino di tela legato intorno alla cintura della tuta, e sorrise senza rendersene conto. Lo avvicinò alle labbra del lilla, sospirando sommessamente.
«Perdonami, Trunks, ma non meriti di morire.»
Si alzò in piedi, e si asciugò le guance con il dorso della mano sinistra. Lasciò un'ultima carezza sul pelo di Saya, dopodiché sparì dalla stanza.

 

Si materializzò nel punto esatto dalla quale era sparita pochi minuti prima. Cell era ancora lì di fronte a lei, immobile, con lo sguardo serio.
«Immagino che tu voglia fare la stessa fine del tuo amico, se sei tornata qui.»
«Ormai vivere non ha più senso» soffiò la ragazza, stringendo ulteriormente la coda con la quale aveva legato i suoi capelli. «Hai causato solamente distruzione e disperazione in un mondo che non ti ha fatto niente di male, semplicemente per puro divertimento. Ma sappi che se io dovessi morire qui, oggi, non ti divertirai mai più.»
«Ti sbagli. Ci sono un'infinità di pianeti nell'universo, e miliardi e miliardi di popoli che li abitano. E, nell'ipotesi che io li distrugga tutti in poco tempo, potrei sempre provare ad entrare nell'aldilà. Il mio divertimento non avrà mai fine» sentenziò il verde, mentre un sorriso amaro gli contornava le labbra. «E poi, cara la mia mocciosetta dalla lingua lunga, sappi che a distruggere il tuo caro pianetino ha contribuito anche quella puttanella di tua madre.»
Basta. La sua pazienza aveva oltrepassato ogni limite.
Scattò in direzione dell'androide a tutta velocità, colpendolo con un gancio destro molto potente. Cell strabuzzò gli occhi per il dolore, e dalla sua bocca uscì un rivolo di sangue violaceo.
Marron non gli diede il tempo di muovere un muscolo, e riprese a colpirlo con foga, senza fermarsi: scagliò una serie di pugni e calci che il verde non riuscì a parare, sfogando tutta la rabbia e il dolore che aveva provato nel vedere le persone che amava andarsene via, una ad una. Poi, strinse con forza la coda dell'androide tra le sue mani, e cominciò a girare vorticosamente intorno a sé stessa; quando ebbe accumulato abbastanza velocità, lasciò andare la presa, e Cell fu scaraventato una decina di metri più in basso, addirittura sotto il suolo, creando così una sorta di cratere.
La bionda riprese ad attaccare non appena la polvere si dissolse, scagliando una serie indefinita di kienzan in direzione di quell'aura che, a poco a poco, stava diminuendo.
Cell assimilò tutti i colpi, riscontrando numerose ferite, ma ciò non gli impedì di rimettersi in piedi come se niente fosse.
«Tuo padre con quelli mi faceva il solletico.»
Marron si teletrasportò di fronte a lui, dandogli un potente pugno nello stomaco: il mostro si accasciò a terra lentamente, vomitando sangue.
«Nomina ancora una volta i miei genitori, e giuro che ti faccio fuori senza ritegno.»
Il verde si bloccò per un secondo, e dopo essersi pulito le enormi labbra con il braccio, si lasciò andare ad una risata isterica.
«Tu non mi ucciderai. Non puoi farlo.»
Per un attimo, il fiato le venne a mancare.
Avrebbe riconosciuto la voce di suo padre in qualsiasi circostanza.
«Non osare...» sibilò, a denti stretti.
«Marron, tesoro, sono io, sono il tuo papà. Mi riconosci?»
La bionda strinse le mani a pugno, sentendo uno strano calore invaderle il corpo.
Rabbia.
«Piccola mia, non sprecare energie... è tutto inutile. Non voglio che tu ti faccia del male. Rinuncia a questa battaglia, ti prego.»
Era ovvio che sarebbero stati sforzi inutili. D'altronde, se Cell aveva messo fuori gioco Trunks nel giro di pochi minuti, cosa credeva di fare lei, che non era nemmeno una sayan?
Era sempre stata una persona ragionevole, ma in quel momento, era accecata dalla rabbia, e non si sarebbe tirata indietro per nessun motivo al mondo. Il suo lato da combattente prevalse su quello da ragazza modello, scacciando completamente quelle domande dalla sua testa.
«Avrà anche funzionato con Trunks, ma non ti prenderai gioco anche di me» affermò a testa alta, incrociando lo sguardo del nemico.
«Sicura, Marron?»
Se lo sarebbe dovuta aspettare.
La voce di sua madre arrivò alle sue orecchie come un'eco lontano, e la tentazione di sussurrare: "Mamma, sei davvero tu?" fu molto forte.
«Non hai scampo, tesoro. Se nemmeno io sono riuscita a batterlo, nessuno può farlo. Se lasci che sia il tuo orgoglio a guidarti, la morte ti abbraccerà senza che tu te ne accorga. Non fare il mio stesso sbaglio.»
La terrestre non si mosse di un millimetro. Osservò Cell con aria di sfida, non lasciando trasparire altra emozione all'infuori dell'odio.
Dopo un po', anche il mostro verde si lasciò andare ad un'espressione scocciata.
«E va bene, mocciosa. Vorrà dire che mi libererò di te con le cattive maniere.»
L'androide si teletrasportò, azzerando completamente la sua aura.
Marron cominciò a guardarsi intorno, ruotando la testa a destra e a sinistra. Quei pochi attimi di distrazione, bastarono a farle abbassare la guardia.
Una potente onda energetica la colpì alla schiena, scagliandola rapidamente a terra. La bionda sbatté la faccia contro il terreno duro, la sabbia le entrò negli occhi facendoglieli bruciare: riuscì ad alzarsi a fatica, e Cell si avvicinò abbastanza da riuscire a tirarle un pugno in pieno viso. Marron sentì lo zigomo pulsarle terribilmente.
Le tirò un altro pugno in faccia, questa volta nel labbro. Poi un altro, in fronte, e un altro ancora, fino a dare origine ad una serie di colpi rapidi e letali.
La figlia di C18 si lasciò cadere a terra, incapace di fare altro. Non riusciva a teletrasportarsi, e alzarsi in piedi -benché ne avesse ancora le forze, anche se misere- avrebbe significato guadagnarsi ulteriori lividi.
La coda di Cell si attorcigliò intorno al suo esile corpo, cominciando a stringere sempre di più, facendole venire a mancare l'aria ogni secondo che passava.
«Se ti arrendi e ammetti di essere una sciocca, ti regalerò una morte veloce e indolore.»
Avrebbe voluto mettersi a urlare, conficcarsi le unghie nella carne fino a far uscire sangue. Sarebbe andata a sbattere contro delle stalattiti appuntite, contro gli scogli del mare, e magari si sarebbe gettata nelle profondità dell'oceano, attendendo che la morte la venisse a prendere. Lo avrebbe fatto. Ne era capace. Ma di certo, non avrebbe permesso ad un viscido essere come Cell di farla fuori.
No. Non lo avrebbe mai permesso.
Serrò i pugni, concentrando quella poca forza che aveva dentro di sé, e per un attimo pensò che sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro.
E invece, fu la coda di Cell, a scoppiare.
Il verde osservò l'enorme buco nel suo fondo schiena con un ghigno di rabbia, e strinse la mascella con forza.
La bionda non gli diede il tempo di rigenerarsi. Scagliò un'onda energetica a pochi metri di distanza, che le permise di avere la meglio sull'androide. Quest'ultimo cadde a terra, e una macchia violacea si espanse sotto il suo corpo.
Marron inspirò profondamente, avvertendo una strana sensazione di calore all'altezza dello stomaco. La voglia di vendetta si stava impossessando di lei, e per un attimo, soltanto uno, si chiese se stesse facendo la cosa giusta.
Che cosa direbbe mio padre se mi vedesse uccidere qualcuno? Che cosa penserebbe di me? Io non... io non voglio essere considerata un'assassina...
Gli occhi cominciarono a pizzicarle. Cell si era finalmente indebolito, e proprio quando era giunto il momento esatto per dargli il colpo di grazia, stava per tirarsi indietro.
«Tu non sei un'assassina... sei un'eroina.»
Una lacrima attraversò rapidamente la guancia destra di Marron, che spalancò leggermente la bocca per lo stupore.
Sentì le dita bruciare, ma non se ne curò. Sollevò le mani davanti a sé, e una grande sfera rosa si formò prima che potesse rendersi conto di quello che stava facendo.
Le parole le uscirono di bocca come se sapesse esattamente cosa fare.
«Infinity Bullet!»

 

Quando aprì gli occhi, tutto ciò che vide fu il bianco accecante delle nuvole. Ruotò leggermente la testa alla sua sinistra, constatando di essere rimasta coinvolta in quell'esplosione di lampi rosa.
Ad un tratto, la figura sfocata di Cell, disteso ad una decina di metri di distanza da lei, divenne più nitida.
E non appena la terrestre si rese conto che la sua aura era scesa a zero, cadde in un sonno profondo con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono schifosamente in ritardo, ma tra vari casini, scrivere il capitolo a spezzoni è stato il massimo che sono riuscita a fare.
E siamo a -1! Spero di non metterci tanto anche con il prossimo, visto che voglio chiudere in bellezza ^^"

   
 
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