Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: tixit    01/08/2015    20 recensioni
Un what if, dove ad un certo punto qualcosa è andato storto per qualcuno, ma non per tutti: certi giochi, purtroppo, sono a somma zero.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Lady Oscar, la serie televisiva, i Manga, il film... e qualunque altra cosa.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

Note:Perché a volte Oscar è antipatica forte e si meriterebbe una ceffata.


Dimenticare Oscar

Erano nel buio del vicolo, appena fuori dalla bettola, gradevolmente alticci, giusto quel tanto da renderli liberi dai loro soliti impacci di individui perfetti. Il vociare degli avventori come rumore di sottofondo.

 - Ti ho portata fuori prima che iniziassi ad attaccare briga...

 - Non lo avrei mai fatto!

 - Ma si! Stavi insultando un giornalista... chissà poi perché voi soldati siete tutti sguaiati?

Lei non disse nulla e gli si strinse addosso, petto contro petto, respirando il suo odore, di sudore e birra e sapone alla lavanda e inchiostro e finimenti di cuoio. Con le mani gli accarezzò le braccia, pensierosa, risalendo fino alle spalle.

Lui rise  - Che vuoi fare soldato? Una sveltina per celebrare di essere vivi anche stasera?

Lei gli cercò le labbra, delicata nei gesti, ma lui la scostò bruscamene  - Baci no, ti prego, quelli, tra di noi, no! Mai.

La ragazza arrossì, ma al buio lui non ci fece caso.
La spinse contro il muro, nella prima rientranza del vicolo, e le slacciò la fusciacca che portava in vita, infilandola in una tasca del giustacuore di fustagno marrone - Vuoi? Lo vuoi davvero? Inizia e finisce qui, lo sai vero? Non c'è altro dopo. Nessuna illusione, ma nemmeno le recriminazioni. Devi esserne certa, di questo.

Lei annuì, le guance in fiamme.

Lui la osservò nell'ombra cercando di decifrarne lo sguardo coi raggi della luna, ma era complicato: era un po' troppo buio e i loro soliti freni si erano allentati, forse un po' troppo, e non c'era più da tempo tra loro quella complicità di quando erano bambini. Rimanevano solo un uomo e una donna e qualcosa di irrisolto tra loro, che forse era solo intessuto di sogni ormai troppo invecchiati - Se ti vuoi fermare me lo dici e mi fermo. Ti è chiaro? Dimmi che hai capito.

Lei gli fece un cenno col capo, come una bambina con la sua governante, che fa segno di aver compreso, tutta seria, una regola nuova.

- Non mi basta un gesto, te lo voglio proprio sentir dire. Non voglio dover indovinare e scoprire, dopo, di aver sbagliato la risposta.
La voce gli uscì severa - non ti leggo, pensò, non ti decodifico e non ti conosco, quel mio vecchio ruolo di innamorato segreto e senza speranza l'ho smesso da tempo, come un abito ormai troppo stretto di quando ero solo un ragazzo...

- Mi va bene così, che inizia e finisce qui...

- Una sveltina? Ti va bene sul serio, cara la mia fata?

Lei rise offrendogli la gola, lui le slacciò la giacca, le mani sulla pelle che la frugavano bramose, le fasce sciolte senza tenerezza, le dita affondate nella carne, intente a stringerla a sé, i seni di lei che sbocciavano sotto le sue dita, nel calore del respiro di lui, affrettato dall'alcol e dal desiderio. Da lei.

- Voltati.

Le fece poggiare le mani contro il muro e le slacciò frettoloso la bottoniera dei pantaloni.

- Ma che bellissimo soldato... l'orgoglio della Regina... o forse del Re?

Lei rise nervosa, le pareva che lui volesse cose che lei non sapeva bene come donargli -  lui le aveva abbassato, appena, i pantaloni dell'uniforme ed ora la stava accarezzando, delicatamente.
Forse avrebbe dovuto dirgli che per lei era la prima volta, ma poi si sarebbe fermato. Forse.
Avrebbe deciso che era meglio di no. Forse.
Che avevano bevuto troppo, che non era il posto giusto, o il momento giusto, o il modo...

Forse.

O avrebbe scoperto che a lui di tutte queste cose non importava proprio nulla, solo che lei gli dicesse che lo voleva nel modo in cui lo voleva lui.

Lei, almeno una volta, lo voleva, anche senza amore... magari, facendolo, l'amore sarebbe arrivato, poco alla volta - a volte nelle coppie combinate di Versailles capitava, nasceva una specie di amicizia, una complicità... l'intesa... rabbrividì sotto le sue dita, inarcandosi, la sensazione di calore che le scivolava dai seni giù per lo stomaco, fino ad un luogo che lei aveva sempre negato esistesse.


A pochi passi il rumore della gente nella bettola... si vergognò un poco - era quella la loro canzone?- cercò di ruotare il busto, per cercare la bocca di lui, sperando in un bacio, che la tranquillizzasse, la facesse sentire protetta, forse un pochino amata. 
Ma lui rise affondando il viso tra i suoi capelli - No, - le disse allegro - niente baci, Oscar, niente bugie per ragazzini - e la spinse deciso verso il muro, tenendola per i polsi, forzandola quasi ad angolo retto, i palmi delle mani di lei graffiati dalla pietra scabra del muro. Di nuovo le mise le mani sui fianchi - Non confondiamo le cose... E' un sì?

- Sì. - decisa.


Non era pronta a quella invasione - si irrigidì istintivamente, un gomitolo arruffato di desiderio e confusione, lo senti imprecare, poi si rese conto che cercava di tranquillizzarla, con voce gentile, quella che aveva conosciuto da ragazzina, carezze delicate sui fianchi, scia di pelle d'oca sotto le sue dita, un bacio tra i capelli - aveva detto niente baci, ma forse... una posizione diversa, braccia che la stringevano piano, in modo diverso.

- Vuoi davvero?

- Si. - era vero a metà, voleva lui, ma non voleva sentirsi così poco importante, come acqua limpida attraverso cui guardare qualcos'altro, va a sapere cosa, forse - e sperò di sbagliare - il riflesso di un'altra. Voleva non essere sola. Qualcosa per sé la voleva. E fosse quindi.

Glielo chiese altre due volte prima di ricominciare a toccarla in quel modo.

Lui la condusse dove non era ancora stata; lei si sorprese nel sentire il suo stesso respiro, i suoi gemiti. Era così? Era così dunque? Senza fiato pensò che non poteva essere così, e non voler dire nulla.

Lui aspettò che lei - stupita - avesse raggiunto la meta, poi si mosse dentro di lei con foga, assaporando la sensazione, in fuga per conto suo, lontano da lei, perso in un sogno di capelli biondi, di occhi grandi e un po' troppo ingenui  - Rosalie - sospirò senza rendersene conto; lei, almeno, lo sperò tanto - Rosalie, tesoro...

Oscar si sentì morire. Ma il suo cuore era di un altro avviso e non smise di battere.

Lui finì, stretto a lei, attento ad evitare che... poi le riallacciò i pantaloni, preciso nei gesti, come quando le sellava il cavallo, o le preparava il vassoio della sua colazione. Una vita fa.
La fece voltare e la spinse contro il muro di pietra, le mani le accarezzarono i seni, calore di lui e freddo della notte - Perché non me lo hai detto? Pensavo che tu... - lei sentì di nuovo il piacere sfiorarla per portarla altrove per mano, ma non aveva il coraggio di guardarlo in viso, di farsi leggere da quegli occhi verdi - o quello, il suo, di lei, era un grande amore o lei era davvero pateticamente sola.
Due uomini uscirono dalla bettola, per fortuna non li videro: non avrebbero pensato di certo a due innamorati impazienti, rifletté amareggiata, solo ad una donna spudorata disposta a farsi accarezzare in un vicolo - Rosalie si era offerta di lasciarglielo fare per una moneta, tanto tempo prima, credendola un uomo... lei ad André non aveva chiesto nulla - la sua era una fame diversa.
Aveva solo sperato che ricordasse... ma cosa avrebbe mai dovuto ricordare? Non si erano mai baciati, o stretti in quel modo, quando lui viveva con lei.

Lui le scoccò un sorriso divertito, come quando era suo complice di qualche marachella, in una vita fa di cui lui non ricordava nulla, e le riallacciò la giacca, affettuoso a suo modo - E' una fortuna che tu sia come un uomo, che per questo per te non voglia dire nulla... mi sarei sentito responsabile, lo ammetto. A volte sembri fragile...

E invece così non ti senti in colpa che non te ne importa niente - pensò rattristata. Nessun legame fatto di sentimento.

Le accarezzò il viso, protettivo - Sei così bella... Se c'è qualcosa che non va, dimmelo. Se ne vuoi parlare... se vuoi parlare... di qualunque cosa... siamo amici. Lo sai vero?

Lei annuì - come no?
Se c'è qualcosa che non va? Tutto non andava, da quando lui era sparito  - un bene? un male? - per poi riapparire - un bene? un male? - s'era dimenticato di lei, di se stesso, s'era trasformato in una versione più felice del ragazzo con cui era cresciuta.  

Un bene? 

Un male? 

Aveva un nuovo amore biondo - non corrisposto, che novità? - al posto di quello vecchio, cancellato via chissà come. Se mai c'era stato un tempo in cui aveva cercato lei in qualche altra ragazza, ora era il suo turno di essere solo il rimpiazzo, che può procurare illusioni fantastiche, quando la realtà dice un no.

- Ti riaccompagno a casa tua?

Lei scosse la testa - casa sua.

Una sera aveva smesso di essere casa loro, sapeva pure la data esatta, glielo avesse mai chiesto... ma a lui del suo passato non importava nulla. Se fosse stato importante, diceva sempre, non lo avrebbe dimenticato, no?

Lei aveva tanto desiderato che lui, le pauvre homme André, come avrebbe scritto la Regina,  non la vedesse come una donna, solo come un uomo... un amico.
Attenta a quello che desideri, attenta...

 

Si senti accarezzare i capelli con tenerezza, un bacio sulla guancia in gesto di commiato. Tenero a suo modo. Affettuoso.

La prima volta di un ragazzo è qualcosa da festeggiare. La prima volta per lei cosa era stato?

Aveva sbagliato. Se aveva cercato una pace, così, proprio, non l'aveva trovata.

 

   
 
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: tixit