Fanfic su artisti musicali > Super Junior
Segui la storia  |       
Autore: Temperina    02/08/2015    1 recensioni
Esiste un limite alla vendetta? Lee Eunhyuk vorrebbe rispondere di no, visto che nel suo caso si tratta di provocare la bancarotta della famiglia che aveva umiliato lui e sua madre molti anni prima.
Nel suo piano, però, non aveva previsto di conoscere e soprattutto di innamorarsi di una delle vittime,l'angelo bruno Donghae.
C'è ancora tempo per fermare il disastro che lui stesso ha iniziato? Forse no, a meno che loro due non accettino la condizione di...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nulla è davvero impossibile se ci si crede.
Le parole di Donghae continuavano a risuonargli nella testa.
E Eunhyuk avrebbe tanto voluto potergli credere. Avrebbe desiderato avere lo stesso ottimismo, sperare in un futuro sereno, ma non ci riusciva.
Lo strinse forte e sollevò il lenzuolo sopra di loro, come per proteggerlo, in realtà sapeva che la persona da cui Donghae aveva bisogno di essere difeso era lui stesso. << Non riuscirò mai a renderti felice >>.
<< Lo hai già fatto >>.
Dolcemente lui gli accarezzò una spalla. Era questo che voleva ricordare di lui: la pelle morbida, la dolcezza… Sapeva di non aver mai amato nessuno come amava Donghae, e non avrebbe mai più provato un sentimento tanto intenso. << Io sono una barriera tra te e la tua famiglia.Un tempo tu e Kyuhyun eravate uniti, adesso riuscite a stento a rimanere nella stessa stanza >>.
Donghae non gli rispose subito. Posò la guancia sul suo petto, all’altezza del cuore. << Non si può avere tutto >>.
Lui sospirò tristemente: il tono della voce di Donghae era poco più di un sussurro. Aveva solo ventitré anni, non era giusto che soffrisse così. << Meriteresti qualcosa di meglio >>.
Donghae non avrebbe dovuto scegliere tra lui e la propria famiglia, invece Eunhyuk l’aveva costretto a farlo. Aveva voluto che si staccasse da coloro che amava, che fosse come lui.
Solo.
Eunhyuk sospirò di nuovo. Sentiva la tristezza che gli serrava la gola.
Gli aveva rovinato la vita, ed era stato vicino a rovinare quella delle persone che Donghae amava di più.
<< Eunhyuk… >> Donghae sollevò il capo per guardarlo negli occhi. Gli accarezzò una guancia e poi passò le dita sulle sue labbra. << Cosa c’è che non va? >>
L’aria gli doleva i polmoni. Non avrebbe mai dovuto innamorarsi di lui. Non avrebbe mai voluto desiderarlo così. Gli prese la mano e gli baciò le dita una dopo l’altra.
<< Stasera non ho smesso un minuto di guardarti. Sei stupendo… >> gli disse.
<< Indossavo solo un paio di jeans e una maglietta! >>
<< Già, e avevi i capelli in disordine. Eri splendido mentre pelavi le patate. Adoro guardarti. Non ti ho mai visto ridere come in questi giorni. Tu non hai bisogno di cose costose per essere bello. Hai solo bisogno di essere vicino alla tua famiglia >> osservò.
<< Io ho bisogno di te. Ti amo >>.
<< Anch’io ti amo, Donghae. Ma questa volta l’amore potrebbe non essere sufficiente >>.
Era giunto il momento di tornare a Jeju. Nonostante le insistenze di Donghae e Siwon, KangIn si rifiutò categoricamente di lasciare la propria casa. Non ne voleva sapere di tornare alla residenza per anziani né tanto meno di andare con loro a Jeju.
<< Io vivo qui, questa è casa mia. Non me ne andrò >>.
Donghae sapeva che il padre non era autosufficiente, quindi acconsentì all’idea di Eunhyuk di far trasferire lì Heechul, fin quando non avessero trovato una persona adatta che si potesse prendere cura di lui.
Non era la soluzione ottimale, ma era comunque meglio che forzare KangIn a tornare nella casa di riposo.
Donghae aveva terminato di preparare i bagagli e Eunhyuk lì aveva già caricati in auto. Donghae non aveva idea di come salutare il padre; non sapeva nemmeno quando lo avrebbe rivisto. Eunhyuk gli aveva assicurato che sarebbe potuto tornare a trovarlo ogni volta che lo avesse desiderato, ma lui temeva che ciò non sarebbe stato possibile.
Aveva paura dei cambiamenti che avrebbero potuto esserci mentre era lontano da casa.
Suo padre era in piedi davanti alla porta di casa, e lo guardava con il sorriso sulle labbra. Fissando la piccola borsa da viaggio che lui teneva in mano, gli si avvicinò.
<< Dove stai andando, Kyuhyun? >>
<< io sono Donghae, papà >>.
<< Già, è vero. Donghae, il mio bambino. Dove vai di bello? >>
Non poteva farlo, non poteva lasciarlo. << Vado a fare un viaggio >> rispose con voce rotta.
<< Starai via molto tempo? >>
<< Non molto, spero >>. La voce gli si ruppe di nuovo, e lui si sforzò di non scoppiare a piangere davanti a suo padre. Non voleva che si preoccupasse per lui.
Doveva trovare la forza di allontanarsi, il suo futuro era con Eunhyuk. Eppure moriva dall’idea di staccarsi dal proprio passato. << Heechul ha il mio numero di telefono, se hai bisogno di qualunque cosa… >>
<< Non avrò bisogno di nulla >>.
<< Ma nel caso… >> Non riuscì a terminare la frase. << Chiamami, d’accordo papà? >>
<< D’accordo, bambino mio >>.
Gli si buttò tra le braccia e lo strinse forte, come quando era bambino. Come faceva prima che lui si ammalasse.
Poi Donghae indietreggiò di un passo e tra le lascrime sorrise al padre. << Mi hai cresciuto bene, papà. Hai fatto proprio un ottimo lavoro. Spero che tu te ne randa conto >>.
Lui gli sorrise di rimando. << Certo, bambino mio. Ci vediamo stasera a cena >>.
Ma Donghae sapeva che non si sarebbero visti.
Al ritorno a Jeju, Donghae e Eunhyuk tentarono di condurre una vita normale, ma non era facile. Sembrava che Eunhyuk non riuscisse mai a rilassarsi.
All’inizio Donghae pensò che fosse semplicemente il cambio di abitudini la causa di quel comportamento; ma dopo due settimane che lui si alzava nel cuore della notte per andare a lavorare in soggiorno, Donghae cominciò a preoccuparsi della distanza che cresceva tra loro.
Facevano l’amore molto raramente, e quando Eunhyuk gli si avvicinava, lui non sentiva la tensione che lo attanagliava.
Dopo tre settimane dal ritorno a Jeju, Eunhyuk si trasferì a dormire in un’altra stanza, senza spiegare né giustificare quella decisione. Semplicemente se ne andò.
Donghae non poteva certo più fingere che la distanza tra loro fosse una congettura; c’era realmente un problema, un grande problema, e lui non aveva idea di come risolverlo.
Avrebbe disperatamente voluto discutere con Eunhyuk di ciò che stava accadendo tra di loro, ma ogni suo tentativo era ignorato. Eunhyuk lo portava ancora a cena fuori quasi ogni sera, ma non lo voleva. Non lo cercava più, né dimostrava tenerezza nei suoi confronti.
Donghae non sapeva cosa fare, né a chi chiedere aiuto. Dopo un mese cominciò a sentirsi molto più solo: si sentiva alienato.
Quello era il mondo di Eunhyuk, la sua vita, e lui non ne faceva parte. Una notte, alle tre, si svegliò di soprassalto.
Non riusciva a dormire e fu preso dallo sconforto.
Eunhyuk era seduto alla scrivania e lavorava al computer.
Quando lo vide entrare nella stanza sollevò la testa. << Cosa c’è che non va? >>
Donghae lo fissò. << Tu cosa credi che ci sia che non va? Non dormi più con me, non mi tocchi nemmeno. Dimmi, Eunhyuk. Cosa è successo? >>
<< E’ per il lavoro, sono molto impegnato in questo periodo >> rispose.
<< E’ una menzogna, non si tratta solo di lavoro >> replicò Donghae. << i tuoi sentimenti sono cambiati >>.
<< Non sono cambiati >>.
<< Allora perché ti sei allontanato da me? >>
<< Non è niente di personale… >>
<< Niente di personale, Eunhyuk? Sono tuo marito! >>
<< E’ questo l’errore >>.
Con gli occhi pieni di lacrime lui lo fissò, socchiuse le labbra per protestare, ma alla fine non riuscì a pronunciare nemmeno una parola.
Piangendo tornò in camera e si gettò sul letto.
Eunhyuk rimase a guardare la porta che lui aveva richiuso uscendo e pensò che avrebbe dovuto andare da lui. Ma in fondo, si disse, forse questa era la cosa migliore.
Non avrebbe comunque funzionato, il loro matrimonio era destinato a terminare presto. Lui si sentiva troppo colpevole, distruttivo, e aveva trascinato Donghae nel suo mondo di vendetta e dolore. In dall’inizio aveva voluto proteggerlo e invece l’aveva solo ferito.
Rimase seduto a lungo a combattere contro il desiderio di correre da lui, ma non meritava il suo amore.
Il mattino seguente Donghae si vestì lentamente, con le dita che tremavano. La luce del sole che penetrava nella stanza gli faceva bruciare gli occhi. Aveva pianto tutta la notte.
Come avevano potuto cambiare così rapidamente i sentimenti di Eunhyuk? Era come se lui si fosse completamente dimenticato di lui,l’avesse cancellato dal suo cuore.
Non riusciva a capire. Lui lo amava…
Soffocando un singhiozzo si diresse verso l’ascensore e , raggiunto il pian terreno, diede all’autista del taxi che l’aspettava, l’indirizzo della residenza di Kyuhyun e Siwon.
La cameriera lo guidò verso un soggiorno elegante, con un soffitto altissimo e muri imbiancati di recente. Il camino che vi troneggiava era stupendo, in marmo blu.
Kyuhyun lo raggiunse qualche minuto più tardi; indossava un paio di jeans scoloriti e una maglietta gialla. Aveva in braccio sua figlia.
<< Ti ho interrotto? >> gli domandò Donghae, alzandosi subito dalla poltrona sulla quale si era accomodato.
<< No. Si è quasi addormentata >> gli rispose il fratello, rimanendo fermo sulla porta.
<< Passo tornare un’altra volta… >>
<< No >> lo fermò Kyuhyun. << Va bene così >>. Ma non si avvicinò, né mutò espressione.
Kyuhyun era cauto, pensò Donghae, provando una profonda tristezza per lo stato della loro relazione.
Lui e il fratello erano diventati degli estranei.
Esattamente come era successo tra lui e Eunhyuk.
Si strinse la giacca sul petto e abbassò lo sguardo. Adesso che si trovava davanti a Kyuhyun, non sapeva cosa dirgli, non sapeva da che parte cominciare. Come aveva potuto pensare di rivolgersi al fratello per cercare aiuto?
Perché lo aveva fatto? Perché Kyuhyun gli era sempre venuto incontro. Era stato sempre presente per lui.
Perché kyuhyun era suo fratello.
Donghae cominciò a piangere e comprese che era stato un errore andare lì. << Non è stat una buona idea. Devo andare, mi dispiace averti disturbato >>.
Si affrettò verso la porta, passò accanto al fratello e attraversò l’ingresso col pavimento in marmo bianco e nero, ansioso di raggiungere l’uscita.
<< Vuoi tenerla? >>
La domanda di Kyuhyun lo bloccò. Si fermò, si strinse la giacca sullo stomaco.
Voleva prenderla in braccio?
Lentamente si voltò. << Si, per piacere >>.
Tornati nel soggiorno Kyuhyun porse Krystal a Donghae.
Si meraviglio che la bimba pesasse così poco; la strinse tra le braccia, e il cuore gli scoppiò in petto. << E’ bellissima >> sussurrò, stupito dalla perfezione di quell’esserino. Aveva i capelli neri, un nasino pronunciato e labbra perfette.
Non potè fare a meno di baciargli le guance, e inalò il suo profumo.
<< Sarai un bravo papà >> osservò suo fratello sedendosi sulla poltrona difronte alla quale lui era stato fino a pochi minuti prima.
<< Mi piacerebbe avere dei bambini >>.
<< Perché non dovreste averne? >>
Donghae non se la sentì di rispondere. In quel momento non sapeva neanche se il suo matrimonio sarebbe andato avanti anche solo un altro mese. Se non avesse sitemato le cose con Eunhyuk, non avrebbero certo avuto il tempo di avere dei figli.
Donghae non riusciva astaccare gli occhi dal viso della nipotina, mentre la gola cominciava a bruciargli per le lacrime che sentiva prossime.
Sollevò lo sguardo e incontrò quello di Kyuhyun. << Sono così felice che tu abbia Krystal, è così perfetto… >>
Kyuhyun sorrise, ma il sorriso non gli illuminò gli occhi.
<< Cosa c’è, Donghae? Che cosa è successo? >>
Donghae sospirò, combattendo le lacrime. Piangere non l’avrebbe certamente aiutato in quel momento.
A fatica trovò la voce. << Si tratta di Eunhyuk >>.
Donghae non tornòall’albergo fin dopo le sei del pomeriggio, mezz’ora prima dell’orario in cui, di solito, rientrava Eunhyuk dal lavoro. Stavolta lui era già tornato, e sedeva sul divano leggendo il giornale.
<< Ciao >> lo salutò richiudendo la porta. Vedendolo già a casa, che lo aspettaa, Donghae si sentì stranamente colpevole, come se avesse commesso qualcosa di sbagliato. Istintivamente si mise sulla difensiva. << Da quanto tempo sei arrivato? >> gli chiese.
<< Circa un’ora >>. Eunhyuk ripiegò il giornale e lo posò sul divano. << Mi spiace per ieri notte >>.
<< Anche a me >>.
<< io voglio che tu sia felice, Donghae >>.
<< Lo sono, con te >>.
Lui scosse impercettibilmente il capo, mentre lui si toglieva la giacca e si chinava per baciarlo. << Sono felice di vederti >> gli sussurrò all’orecchio, col cuore gonfio di gioia. << Sono stato malissimo >>.
<< Mi dispiace >>. Eunhyuk si alzò e gli posò una mano sulla guancia, con tenerezza. << Dove sei stato? Ho continuato a telefonarti tutto il giorno, ero preoccupato >>.
<< E’ per questo che sei tornato prima? >>
<< Ho pensato che forse… >> Non terminò la frase. Sollevò le spalle e lo guardò. << Almeno adesso sei a casa >>.
Si risedette sul divano e lui gli si accoccolò vicino.
<< Ho… Ho visto Kyuhyun, oggi >>. << Arrivo adesso da casa sua. Ho visto la bambina, me l’ha anche lasciata tenere in braccio. E’ stupenda >>. Si accorse che la voce tremava, o almeno così gli sembrò. << Ti dispiace? >>
<< Che cosa? Che tu abbia visto tuo fratello? Accidenti, Donghae! Ne sono felice! Non mi piaceva la situazione che si era creata tra voi due, anzi che… io avevo creato >>.
Donghae lo zittì posandogli una mano sulla bocca. << Non parliamone adesso, d’accordo? Pensiamo a cenare, rilassarci e divertirci. Che ne pensi? >>
Fu felice di aver suggerito di uscire a cena. La serata da Hermes f u magica. Eunhyuk si comportò come i primi giorni del loro matrimonio: premuroso, galante, dolce. Ordinò champagne e gli sussurrò di essere l’uomo più fortunato del mondo ad averlo vicino. Donghae gli raccontò la giornata a casa di Kyuhyun e i progressi fatti da Krystal.
Eunhyuk l’ascoltava sorridendo. << Ti ha fatto bene vedere tuo fratello, vero? >>
<< E’ stato meraviglioso. Mi è mancato moltissimo >>. Poi gli accennò al fatto che erano stati entrambi invitati a cena la sera seguente. << Ti farebbe piacere venire? >>
Lui abbassò lo sguardo. << Non sono la mia famiglia >>.
<< Ma potrebbe esserlo >>.
L’espressione di Eunhyuk si addolcì. << Ho umiliato Siwon di fronte tutta Jeju. L’ho quasi mandato in bancarotta. Non credo che potranno essere la mia famiglia! >>
<< Però ci possiamo provare. Dobbiamo pur cominciare da qualche parte… >>
<< Forse >>.
<< Vieni a cena domani sera >>.
Lui assentì. << D’accordo. Per te farei qualsiasi cosa >>.
Dopo la cena tornarono in albergo e fecero l’amore per la prima volta dopo tanto tempo.
Eunhyuk lo svestì lentamente, prima di amare ogni centimetro della sua pelle. Lo fece fremere e tremare, prolungando il suo piacere per renderlo più intenso.
<< Ti amo >> gli sussurrò, baciandogli la gola palpitante, il mento, le labbra sensibili.
Era molto tempo che non sentiva quelle parole, e a Donghae provocarono gioia e dolore nello stesso tempo.
<< Ne sei sicuro? >>
<< Si. E’ l’unica cosa di cui sono certo nella mia vita >>.
Eunhyuk uscì presto per andare al lavoro la mattina seguente, e fu solo alle quattro del pomeriggio che riuscì a fermarsi a bere un caffè in piedi di fronte alla grande vetrata del suo ufficio.
Osservando la strada sotto di sé, non potè fare a meno di pensare al proprio successo. Ce l’aveva fatta: era arrivato esattamente dove aveva voluto, aveva ottenuto ciò che desiderava…E aveva completamente sbagliato.
Invece di sentirsi in pace con se stesso, provava un senso di angoscia, invece del piacere, provava rimorso.
Aveva fatto ciò che aveva voluto e, così, si era alienato le uniche persone di cui aveva bisogno.
Per lo meno aveva Donghae; con lui era riuscito a ottenere la cosa più simile a una famiglia che avesse mai conosciuto.
Per un breve periodo si era sentito in paradiso.
Tornò alla scrivania e accese il computer. Uno dopo l’altro cominciò a cancellare tutti i file dal suo hard disk.
Imprecò contro il senso del disgusto che provava verso se stesso. Aveva conseguito due lauree, aveva imparato a condurre una grande azienda…per che cosa?
Per essere solo.
Per vivere solo.
Per morire solo?
Ma chi credeva di prendere in giro?
Quella non era la vita che voleva, non era la persona che avrebbe voluto essere. Come un bambino aveva lavorato per essere accettato, mentre, in realtà tutto ciò che desiderava era essere… amato.
Come avevano potuto la rabbia e l’orgoglio rovinarlo?
Come aveva fatto la vendetta a trasformarsi in solitudine?
Si fermò un momento, posando due dita sulla fronte.
La tensione era diventata quasi insopportabile: non riusciva più a dormire, né a mangiare… non trovava pace.
Osservò lo schermo del computer dove era rimasto un solo file: S.C. Siwon Choi. Cancellò anche quello.
Andato. Fatto. Finito.
Udì qualcuno bussare, e a un suo invito Park Leeteuk entrò nella stanza.
Era un avvocato. Con lui c’era un notaio e la segretaria di Eunhyuk. Quest’ultima chiuse la porta con un’espressione triste negli occhi.
<< Siamo pronti >> annunciò il signor Park, aprendo la sua ventiquattr’ore.
Presero posto tutti intorno al tavolo delle riunioni, in un silenzio quasi opprimente.
Eunhyuk fu grato all’avvocato di non tentare di intavolare un discorso: non sarebbe riuscito a sostenerlo.
Donghae guardò l’orologio per l’ennesima volta nell’ultima mezz’ora. Dov’era Eunhyuk? Avrebbe dovuto essere a casa da molto tempo. Kyuhyun aveva riscaldato la cena già due volte. Che cosa lo tratteneva?
Donghae guardò ancora l’orologio. Siwon era andato a telefonare all’ufficio, mentre Kyuhyun era seduto sul divano con in braccio Krystal. Sembrava stanco; ormai era molto tardi, anche per gli orari a cui erano abituati ad Hallesen.
Lui tentò di nascondere l’ansia crescente. Doveva essere successo qualcosa di davvero urgente perché Eunhyuk tardasse tanto. Non voleva pensare a cosa quell’urgente potesse significare.
Improvvisamente si aprì la porta del soggiorno e comparve Siwon, seguito da uno sconosciuto con una ventiquattr’ore in mano.
<< Donghae >> lo chiamo Siwon. << Vieni con me >>.
C’era qualcosa che non andava. Lui rivolse un’occhiata spaventata a Kyuhyun e poi a Siwon. << Che cosa è successo? >>
<< Ne parliamo in biblioteca >>.
Donghae guardò di nuovo suo fratello che pareva smarrito quanto lui. << No, rimaniamo qui. Voglio che anche Kyuhyun sia presente >> dichiarò.
Siwon e lo sconosciuto entrarono allora in soggiorno e chiusero la porta. L’uomo estrasse dei fogli dalla sua valigetta e s’infilò gli occhiali da lettura sul naso.
<< Sono Park Leeteuk, il procuratore legale di suo marito >> si presentò.
A Donghae si strinse lo stomaco. Si lasciò cadere su una sedia. << Perché lui non è qui? Dov’è? >>
Siwon lo guardò con intensità. << Non verrà stasera >>.
<< Perché no? >>
<< Se ne è andato, Donghae, e ha chiesto al signor Park di provvedere a tutte le questioni legali >>.
<< Le questioni loegali per che cosa? Non capisco… >>
<< Eunhyuk ha lasciato tutto >>.
<< Ha lasciato tutto? >> ripetè, tremando.
<< Si. Ogni cosa. L’azienda, le azioni, gli alberghi. Ha restituito tutto alla famiglia Choi >>.
A Donghae bruciavano gli occhi, sbattè le palpebre e osservò Siwon. << E Eunhyuk? >>
<< Lascia Hallesen stanotte >>.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Super Junior / Vai alla pagina dell'autore: Temperina