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Autore: Nyeupe    02/08/2015    3 recensioni
E se quelle fondamenta su cui si basa la storia di percy jackson crollassero? e se questo li portasse a scoprire un nuovo semidio? percy jackson si ritroverà a dover rifiutare tutto ciò in cui credeva. In più per Annabeth è arrivato il momento di pensare al matrimonio e forse ai figli, ma sono troppo giovani...o forse no?
dalla storia:
🔹🔹🔹🔹🔹🔹
-Era tutto programmato! era tutta una stupida trappola!-
Io non riuscivo a capire.
-Cosa? Che stai dicendo Talia?-
-Ci ha traditi! ci ha traditi tutti!-
🔹🔹🔹🔹🔹🔹
-io non farò mai una cosa del gerene ai nostri figli-
-Annabeth... Annabeth tu vuoi... Sei sicura...io...?-
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Grover Underwood, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prima fila a una partita di Light-Football

 

Appena arrivammo all'aeroporto di Kefalonia chiamammo un taxi che ci portò ad Arogostoli. Erano ormai quasi lei sei di pomeriggio ed entrambi eravamo distrutti dal jetleg.

-Non credi che la Grecia sia un posto meraviglioso- mi disse Annabeth guardandosi intorno. Il taxi ci lasciò lungo una delle vie parallele a viale Lisostroto. Noi lo attraversammo svogliatamente cercando di arrivare alla fine dove si trovava un appartamento che Rachel aveva insistito per affittarci.

Effettivamente non era la zona più comoda dove avere casa per noi, piena com'è di pub la via ma avendo affittato un giorno prima... accontentiamoci.

La città a quell'ora era abitata solo dai piccoli ristorantini che iniziavano ad aprire per permettere, supposi agli stranieri come noi, di mangiare all'orario che ci è più comodo.

-Percy che ti prende?- mi chiese Annabeth puntando di colpo i piedi sulla strada. Affianco a noi iniziavano a prendere posto delle bancarelle che vendevano collane, orecchini o che illustravano tatuaggi la quale durata si aggirava intorno alle due settimane. Era un isola turistica, su questo non c'era dubbio.

-Niente Annabeth, perché?- risposi voltandomi a guardarla, poi scansandomi per far passare due camerieri greci che spostavano un tavolo di qua e di là sotto lo guardo attento del loro supervisore. -Ella! Ella!- disse la donna rivolgendosi ai due.

-Non mi rivolgi la parola, non mi guardi nemmeno quando parlo! E sia mai che io ti possa prendere la mano!- disse lei gesticolando -Siamo sempre stati abituati a vedere il meglio in ogni missione e ora siamo qui su questa fantastica isola e per gli Dei tu hai la faccia di un condannato a morte!-.

Guardai l'orologio: le sette meno un quarto.

Sentì un piatto che si ruppe poco lontano da noi e mentre mi voltavo cercando l'origine di quel rumore finì per guardarmi allo specchio. Annabeth aveva ragione: Avevo un faccia orribile. I miei occhi verdi spenti come un mare in tempesta e cerchiati da scure occhiaie violacee. Un po' per come mi sentivo in quel momento e un po' perché probabilmente era la realtà le mie guance sembravano più incavate del solito e la mia carnagione pallida.

-Sono solo stanco Annabeth. Voglio solo andare a dormire- dissi senza incrociare il suo sguardo.

E devo trovare mio padre

Lei mi si avvicinò lasciando cadere la sua valigia e mi prese il volto tra le mani.

-Hey...- mi chiamò ma io non volli girare il capo.

Lei mi lasciò andare e dal riflesso del muro a specchio del locale affianco a noi vidi sulla sua espressione passare dapprima un velo di dolore, poi di curiosità mista a paura ed infine di rabbia. Si era chiusa a riccio e ciò voleva poter dire solo una cosa: L'avevo ferita.

-Ok- disse solo, dopo aver fatto un respiro profondo. Riprese la valigia ed entrambi ricominciammo a camminare.

 

 

L'appartamento era piccolo composto da tre stanze: un bagno, una camera da letto e una cucina che faceva anche da sala da pranzo e da salotto.

-Io vado a fare una doccia- mi disse Annabeth posando sul letto la sua valigia, la aprii, prese una spazzola azzurra e sparì dentro il bagno.

Mi lascia cadere sul letto.

Che diavolo sto combinando?

Mi chiesi. Non era giusto far penare Annabeth per colpa mia. Era da bambini scaraventare addosso agli altri i miei problemi. Dovevo chiederle scusa e fare pace con lei. Ripensai a come mi aveva trattato un secondo prima...

Meeeerda... non sarebbe stato facile...

Mi avvicinai alla porta verde scuro del bagno e sentì l'acqua della doccia scorrere.

Poggia la fronte sullo stipite chiusi gli occhi e alzai la mano per bussare trattenendo il fiato.

Pensai che sarebbe stato meglio aspettare ma ebbi la sensazione che avrebbe solo peggiorato le cose.

Soffiai fuori tutta l'aria che avevo nel petto lasciando ricadere il braccio.

È ufficiale pensai sbattendo la testa contro il legno duro della porta Sono.Un.Cretino.

D'un tratto la porta sia aprì e io caddi in avanti.

Annabeth era avvolta in un accappatoio con i capelli umidi e le guance insieme alla punta del naso arrossate dal calore della stanza.

Mi appoggiai a lei per non cadere e la fissai per una attimo: era bellissima circondata dal vapore in cui l'intera stanza era avvolta.

-Percy tutto ok? Ho sentito bussare e ho pensato fosse successo qualcosa di grave. Ero appena entrata sotto la doccia che...- Non fece in tempo a finire che la presi per le braccia a le avvicinai a me incollando la mia bocca alla sua. Rimasi con gli occhi aperti finché non vidi i suo chiudersi e non la sentì rilassarsi tra le mie braccia.

Mi mise le mani tra i capelli avvicinandomi ancor di più a se mentre io le cingevo la vita con una mano la vita e con l'altra la testa tenendola ferma.

-Percy...- provò a dire lei ma la bloccai con un altro bacio.

Le posai le mani sul sedere sollevandola in modo che lei potesse allacciare le gambe intono a me.

-La doccia...- disse lei tra un bacio e l'altro anche se quelle due parole sembravano più che altro un gemito ma io non la ascoltai continuando a tenerla stretta a me.

Poi d'un tratto... tutto finì: lei scese più posando con grazia le gambe per terra e si sciolse dal mio abbraccio facendo due passi indietro ma mantenendo gli occhi fissi dei miei.

Dovevo avere un espressione abbastanza stupida in quel momento considerato che lei si mise a ridacchiare, poi si voltò, poggiò una mano sulla porta scorrevole della doccia e si sciolse l'asciugamano con l'altra.

Io rimasi lì a cercare di ricordare il mio nome mentre la fissavo sbalordito -Vieni testa d'Alghe?- mi disse ed io non me lo feci ripetere due volte.

 

 

Eravamo stesi sul letto in un groviglio bagnato coperti dal lenzuolo di lino.

Io ero sdraiato supino mentre lei alla mia destra era appoggiata sul gomito e faceva scivolare le dita svogliatamente sul mio petto.

Lei si avvicinò a me baciandomi delicatamente prima l'angolo sinistro della bocca, poi quello destro e infine baciandomi sulle labbra.

Io mi voltai e le sorrisi baciandola a mia volta.

-Mi dici che ti prende?- mi chiese lei sdraiandosi su di me e mordicchiandomi l'orecchio. Io risi continuando a tenere i volto girato per lasciarla fare -Ma così giochi sporco- dissi accarezzandole la schiena con il braccio sinistro. Lei si mise a sedere sul mio petto e sorrise mentre il lenzuolo scivolava sulla sua pelle scoprendola e la luce soffusa dei locali filtrava dalla finestra dando una sfumatura ora azzurra ora verde ai suoi capelli e al suo corpo.

-Sei bellissima- le dissi accarezzandole le cosce.

Lei mi sorrise -Hey, non cambiare argomento Caro- poggiò una mano sul mio petto e muovendo leggermente i fianchi facendomi ansimare leggermente.

Nella mia testa le parole: menzogne e verità si susseguivano animatamente.

-Be'..-

Menzogna

Verità

Menzogna

Verità

Menzogna

Verità

-Ecco..-

Menzogna

Verità

Menzogna

Verità

Menzogna

Verità

Menzogna...

-Sono solo preoccupato An, insomma questa missione non è come tutte quelle che abbiamo già trattato qui è.. diverso. Ho paura per i miei amici, per te...- e questo era vero.

E per me, per mio padre, mia madre e mia sorella... aggiunsi dentro di me.

-Io non voglio perdervi Annabeth. Io non posso perdervi Annabeth- soprattutto non dopo che ho già perso loro... e probabilmente me stesso...

Lei mi guardò con aria caritatevole -Percy andrà tutto bene, tu non mi perderai mai, ne me ne tutti gli altri- mi disse baciandomi.

Annabeth e se foste voi ad aver perso me?...

 

 

Il viale dove noi avevamo camminato poco prima scambiava completamente forma la notte, pieno di canti, balli, luci e persone provenienti da ogni parte della terra.

-Allora- dissi io -da dove incominciamo?-

-Dobbiamo girare l'isola Percy- mi disse Annabeth -Dobbiamo trovare qualcosa di strano qui intorno-.

Affittammo una macchina per il giorno seguente, secondo Annabeth avremmo prima di tutto dovuto girarci tutte le cittadine presenti nella zona.

-Partiremo da Argostoli, Sami, Lassi, Fiskardo e così via...- disse Annabeth -Dobbiamo tenere gli occhi aperti, la gente qui tende a tenere nascosti i problemi dell'isola-.

-E perché?- chiesi io

-Be', la situazione economica della Grecia nell'Europa è a dir poco critica in questo periodo, e queste isole- continuò indicando tutto intono a se -vivono principalmente di turismo. Se si venisse a sapere che l'isola non è sicura o che ci sono problemi la gente smetterebbe di fare le vacanze qui e l'economia generale dell'intera isola crollerebbe-.

Passeggiavamo per via Lisostroto tenendoci per mano e guardandoci intono per osservare i negozietti. Sembravamo due comunissimi turisti. La strada era piena di persone: Greci, Italiani, Francesi, Inglesi... un gruppetto di spagnoli discuteva animatamente ad un bar bevendo birra e vari superalcolici, mentre qualche tedesco scattava foto nel tentativo di imprimere i ricordi di quella vacanza.

I greci adolescenti sedevano sul muretto di un museo dalle pareti rosse, appoggiati alle grate che circondavano un alto scalino poste tra una colonna e l'altra. Difronte loro, ragazzi della nostra età bevevano birra e uno strano liquore ridendo e dandosi pacche sulle spalle: l'aria era piena di grida: Ne! Ne! Gridava un gruppo di ragazzi a una loro amica incoraggiandola a buttar giù liquori uno dopo l'altro in un solo sorso Oppa! Mentre lei ripeteva Oki! Scuotendo la testa e le braccia senza riuscire a smettere di ridere.

Tutti i ragazzi qui sembravano divertirsi, ignari di tutto ciò che accadeva realmente nel loro mondo. Ciechi per così dire. A volte mi chiedo se non sia meglio essere ciechi e vivere una vita spensierata o poter vedere ma sopportare il peso di questa concessione...

-Come mai possono bere?- chiesi ad Annabeth facendo segno col capo in direzione del bar -Non è vietato? Non sono troppo giovani?-.

-Qui le cose sono diverse Testa d'Alghe- mi rispose lei semplicemente -Il limite di età consentito per bere in Europa è diciotto anni-.

Riprendemmo a camminare in silenzio fin quando non la senti ridacchiare, una risata però la cui allegrie non si trasmetteva al volto, una risata malinconica. Triste.

-Che succede?- le chiesi

-Non è buffo che la prima volta che siamo soli io e te, in un posto come questo siamo in missione?- disse lei guardando il pavimento piastrellato della piazza circolare sotto i nostri piedi -Percy, tu non ti chiedi mai cosa.. cosa sarebbe successo se i nostri genitori non fossero dei? Se fossimo normali?-

Si, ogni santo giorno...

-Te lo dico io cosa sarebbe successo- dissi prendendole il volto fra le mani -io non avrei mai conosciuto la mia fantastica ragazza e se anche ci fossimo incontrati tu saresti stata troppo in gamba per uno come me, insomma, nel mondo reale non potrei vantarmi di aver salvato l'Olimpo, e poi, non potresti mai chiamarmi “Testa d'Alghe”- le dissi sornione.

Lei scoppiò a ridere e mi prese la mano.

Al centro della piazza si svolgeva uno spettacolo di marionette e tutti i bambini erano raccolti intorno al teatrino mentre gli anziani sedevano su sedie di plastica bianche chiacchierando del più e del meno. Tutt'intorno la piazza si estendevano una decina di casottini che vendevano prodotti artigianali che andavano dal miele ai lavori ad uncinetto fatti dalle donne del posto. Nella maggior parte dei 'negozietti' il ricavato veniva dato in beneficenza, che per i canili, chi per risanare i luoghi dell'isola ancora disastrati dall'ultimo terremoto.

Un'anziana donna ci offrì di farci assaggiare i suoi prodotti così come tutte le altre era molto cordiale. Lei produceva una specie di barretta di semi di orzo e miele. Era ottima. Non parlava americano, ne inglese, ma Annabeth riuscì ugualmente a farsi capire. Lei ci chiese se eravamo in luna di miele e mentre io esitai nel rispondere chiedendomi cosa fosse la cosa più giusta da dire Annabeth, piegata leggermente in avanti per arrivare all'altezza della signora, le sorrise dolcemente e annuì, le spiegò che questo era il nostro primo viaggio insieme e che adoravamo questo posto.

Alla fine la signora ci regalò una delle sue bacchette ripetendoci che erano pochi i ragazzi così innamorati come noi...

Tornammo a casa verso l'una di notte e crollammo addormentati.

 

 

-Muoviti Percy!- mi gridò Annabeth che con passo sicuro scendeva le gradinate di Fiskardo, un paesino pieno di case bianche e di alberi e fiori colorati. Erano ormai passati due giorni dalla sera del nostro arrivo. La mattina precedente abbiamo girato tutta Sami per po spostarci a Lassi nel pomeriggio. Alla fine di quel lungo giro ero stremato così anziché continuare il nostro giro di perlustrazione dell'isola ho convinto Annabeth a passare il resto del pomeriggio al mare.

La mattina seguente andammo, appunto, a Fiskardo. Il sole greco aveva fatto miracoli per la mia abbronzatura mentre la mia ragazza era rimasta bianca come il latte.

Giravamo per le vie dei paesini muniti di occhiali da sole ed enormi cappelli. Costumi e magliette e pantaloni larghi per nascondere le nostre armi.

-Si arrivo- dissi. Quel giorno c'erano 37°, percepiti 39°. Era ormai tutta la mattina che giravamo alla ricerca di qualche indizio, anche nessuna informazione utile.

-Annabeth, come facciamo? Nemmeno qui nulla!- dissi mentre salivamo in macchina.

-Non lo so Percy- mi disse sospirando e togliendosi gli occhiali da sole -Nessun sogno fin ora?- mi chiese lei.

-Nada...- le risposi scuotendo il capo. Chirone non si era più fatto sentire, così come mio padre...Em... volevo dire... Poseidone...

-Ok, torniamo a casa e facciamo mente locale- Annabeth mi posò una mano sul ginocchio con fare rassicurante.

-Si...-

 

 

Dopo un quarto d'ora eravamo ormai rassegnata e pronti per un altra ora e un quarto far far ritorno a casa quando trovammo la strada sbarrata da una sbarra di legno con un biglietto sopra:

Strada bloccata per lavori

Lesse Annabeth. Mi avvicinai e le lettere cominciarono a ruotare:

Strada bloccata per allenamenti di light-football

Ma che cavolo...?

Sentì un fischio provenire dalla pineta dinanzi a noi e poi un rumore sordo.

Accostai velocemente la macchina e un secondo dopo io ed Annabeth eravamo già fuori, correvamo per le strade sterrate seguendo quei rombi.

-Okiiii! Sentimmo un grido di.. una bambina? -Den eínai sóstϙ Izo!!-

-Ah Ah! níki̱sa Eki!- Esclamò una seconda voce ridendo.

Arrivammo nel luogo de cui provenivano le voci e ci nascondemmo dietro un albero ci trovavamo esattamente in una piccola spiaggetta piena di pietre circondata da una ventina di ulivi nel mezzo di una foresta, l'acqua era di un verde quasi surreale, un cartello diceva: Foki.

Seduti sull'erba c'erano due bambini, la femmina avrà avuto circa 9 anni mentre il maschio sembrava leggermente più grande.. una decina? Ma sarebbero potuti essere anche gemelli..

-Aní̱sychos?- disse quest'ultimo -Ne!- rispose la bambina.

Il maschio aveva i capelli corti e scompigliati, scuri come i suoi occhi da quel che potevo vedere da quella distanza mentre la bambina aveva i capelli castano scuro anche se leggermente più chiari di quelli del fratello, come poterli definire...com'è che Annabeth ha chiamato quel colore una volta? Ok, diciamo che lui li aveva cioccolato fondente e la sorella cioccolato al latte così mi capite tutti quanti...

Comunque i bambini si alzarono in piedi poi la femmina tese la mano sinistra verso l'acqua e creò....una pista lucente su di essa? Ma che diavolo..?

ma ciò che successe subito dopo mi sorprese ancora di più:

I bambino si fece comparire in mano una palla di luce per poi stringerla ai lati. Era uguale ad un pallone da football americano!!

-Eki!- gridò lui facendole segno verso quella distesa di luce -Trio... Vio... Ena!!- e lanciò il pallone alla velocità... be', alla velocità della luce.

Eki si lanciò camminando su quella strada luminosa poi fece tre salti, uno più lungo dell'altro: Uno. Due. Tre!. Ed ecco che.... scompariva! La vedemmo ricomparire meno di un secondo dopo qualche metro più avanti con in mano il pallone.

Sentì la mascella di Annabeth arrivare per terrà, o forse era la mia? In entrambi i casi noi sobbalzammo e dobbiamo aver fatto rumore perché Eki si voltò verso di noi.

Strizzò gli occhi e vidi tutto intorno a me come distorto, sembrava che mi avvicinassi a lei così velocemente ma quando il tutto finì ero sempre al mio posto, con una strana sensazione di vomito. Mi voltai a guardare Annabeth che non doveva stare meglio di me considerando che era verde involto.

-Iasas!- ci gridò la bimba -Paíxte mazí mas?-

Io la guardai senza capire -Noi non.... siamo americani non....- balbettai.

-Hey Eki! Vieni qui, loro sono americani, non capiscono il greco!- Disse colui che doveva essere Izo in perfetto inglese.

I bambini ci si avvicinarono -Ciao!- disse Eki -Scusate non sapevo foste Americani! Volete giocare con noi? Qui non c'è mai nessuno che voglia giocare con noi- disse la piccola mettendo il broncio e era...o ma che diavolo, era la cosa più carina del mondo con quei suoi occhioni da cerbiatto e i capelli tagliati in quel caschetto con tanto di ciuffo. Portava Una magliettina verdeacqua che si intonava con in suoi occhi e degli shorts grigio chiaro.

Ora, forse fu solo una mia impressione ma vidi le pupille di Annabeth per la prima volta che guardava un bambino farsi a forma di cuore...

-Ma non sappiamo giocare- disse lei dolcemente.

-Dove sono i vostri genitori?- gli chiesi io.

-Izo che stava...stava levitando davanti a noi poggiò una mano dietro il collo -Non saprei, papà ha avuto da fare, non so quando tornerà, se cercate lui provate tra qualche mese, non ne ho idea- disse lui ridacchiando. Nel frattempo Eki si stava arrampicando dall'albero alla destra di Annabeth. Io e lei ci guardammo -E la vostra mamma?- provai.

-Cos'è una mamma?- mi chiese Eki di colpo interessata.

-Una mamma è... è una mamma! Che significa cos'è un mamma?- chiesi retoricamente

-Significa che non so cos'è una mamma e voglio che tu me lo spieghi- rise Eki.

-Allora giocate?- chiese Izo.

-Un secondo solo- dissi io, poi presi Annabeth per il braccio destro -Ma che cavolo significa tutto questo?!- dissi sottovoce passandomi una mano nei capelli.

-Non ne ho idea, ma hai notato i loro occhi?- mi disse lei.

-No, cosa?- chiesi.

Lei alzò gli occhi al cielo -Percy! Sono uguali a quelli di Alex! Potrebbero essere fratelli o che so io!- disse lei -pesa quante cose potremmo imparare da loro!- iniziò ad elencare eccitata tutto ciò che desiderava scoprire -Dobbiamo portarli con noi!- disse lei.

-Ma sei impazzita?- le chiesi -non sappiamo nulla di loro e tu li vuoi portare con noi?-

-E tu vuoi davvero lasciare qui due poveri bambini indifesi?-

-Quei due sono tutt'altro che indifesi!-

Lei mise il broncio e si alzò sulle punte per darmi un bacio sulle labbra.

-Dai Percy- Bacio -Non pensi- Bacio -che sarebbe- Bacio -Averli con noi?- Bacio -E poi- Bacio -sono così carini!- Bacio -Ti prego!-Bacio.

Aaah le femmine.... sbuffai

-E va bene! Hai vinto-

 

 

Così quella sera mentre io ero in cucina a bere un bicchiere d'acqua e a chiedermi perché diavolo mi fossi fatto coinvolgere in tutta quella storia Annabeth era in camera da letto a chiacchierare con Izo e Eki. Andai da loro e mi fermai sullo stipite della porta: i due bimbi erano sdraiati a pancia in giù e poggiavano la testa sule braccia incrociate mentre Annabeth era sdraiata sui cuscini e poggiava la testa sul pugno chiuso della mano destra retta sul gomito.

-Allora, se ho capito bene Eki sta per 'Ekfaino' che in greco antico vuol dire 'mettere in luce'- disse lei con una voce sorprendentemente dolce.

-Si- disse la bambina.

Così Annabeth spostò la sua attenzione su Izo -E Izo sta per 'Fotizo' che significa 'emettere luce'-

-Esatto- disse Izo.

-E voi conoscete il vostro papà, un uomo alto biondo come me che però assomiglia un pochino a Percy ma non conoscete la vostra mamma giusto?-

-Cos'è una mamma Annabeth?- chiese Eki

Vidi passare sul volto di Annabeth un ombra di tristezza -Una mamma è.. ecco... sinceramente non lo so bene neanche io- disse ridacchiando -credo sia una persona che ti vuole bene, che gioca con te, che ti ascolta e ti capisce. Ti mette a letto la sera e... è questo-

Eki e Izo si guardarono ormai assonnati ma sembrarono rifletterci -Allora, tu puoi essere la nostra mamma!- dissero entrambi.

-Io?- disse Annabeth nel panico più totale.

-Si be'- continuò la piccola iniziando a scivolare tra le braccia di morfeo -Tu giochi con noi, ci ascolti e ci capisci, ci hai messo a letto ed è sera...-

-Oh no no no no!- disse Annabeth ma ormai i bimbi si erano addormentati -Io non sono la vostra mamma sono solo.. solo...- lei sospirò per calmarsi e rimase così tanto tempo a guardarli ferma che sembrava una statua -Buonanotte- disse infine dando un bacio sula fronte di entrambi e alzandosi.

Spense la luce del comò e si avviò fuori sobbalzando quando si trovò difronte a me.

Io allargai le braccia e lei mi abbracciò -Che razza di madre non vuole conoscere i suoi bambini? E che razza di padre li lascia soli in una foresta?- mi chiese.

-Non lo so piccola, ma ora ci prenderemo noi cura di loro- le dissi stringendola a me.

-Io non farò mai una cosa del genere ai miei bambini Percy-.

Aspettate... cosa? Annabeth vuole f-figli?

-Annabeth tu..- dissi staccandomi leggermente da lei -tu vuoi... insomma... sei sicura di voler...- lei mi diede un bacio sulle labbra e sembrò per un secondo... ferita? Annabeth...

-Vado un attimo in bagno e poi vado a nanna- mi disse avviandosi.

Io mi stesi di fianco a Izo e chiusi gli occhi. Dopo pochi secondi lo sentì stringersi più forte contro il mio petto e nascondere il volto nel mio collo aggrappandosi alla mia maglietta con le mani. Anche Eki si era avvicinata. Io rimasi interdetto per un paio di secondi, poi sospirai rilassandomi, diedi un bacio sulla fronte ad entrambi per poi stringerli un un abbraccio che poco dopo comprese anche Annabeth.

-Notte- dissi e provai uno strano senso di... appartenenza...

 

 

Nyeupe:

Ok ragazzi, voglio solo specificare un paio di cose, ogni luogo a cui ho fatto riferimento esiste realmente. l'ho visitato personalmente quindi ogni indicazione che troverete è esatta.

Anche la spiaggia, foki, è realmente così e anche dal vivo posso dire che ha un che di fiabesco!

Così come ogni frase in greco e ogni riferimento al greco antico.

E il liquore a cui faccio riferimento nel testo è l'ozu (o uzo) tipico liquore greco

Detto questo, grazie per aver letto! :)

  
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