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Autore: mudblood88    02/08/2015    3 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12
Dodici giorni prima del solstizio d'estate




«Emma! Attenta!»

Regina gridò con tutta la voce che aveva, ma era troppo tardi.

L'ombra aveva preso Emma, anzi l'aveva... attraversata.

Era inconsistente, non poteva afferrarla, però si era impossessata di lei, trapassandola da parte a parte, investendola in pieno petto.

Emma aveva barcollato, spalancando gli occhi, per poi cadere sulle ginocchia e accasciarsi a terra.

«Emma!» gridò di nuovo Regina, e corse verso di lei, per raggiungerla.

Ma non ci riusciva.

Più correva, più Emma si allontanava. Sentiva le gambe cedere dalla stanchezza, ma in realtà era ferma, era come se corresse sul posto, lasciando che quel poco che rimaneva di Emma sparisse davanti ai suoi occhi, e lei era completamente impotente.

Chiuse gli occhi. Il cuore le batteva forte nel petto.

Quando li riaprì era nel letto, nella cripta. Emma era profondamente addormentata accanto a sé. Inspirò a fondo, e le sembrò di non aver respirato per giorni.

Era solo un sogno, un brutto sogno.

Regina si mise un po' ad ambientarsi, e si rese conto di essere rannicchiata in un angolo del letto e di aver dormito nella posizione più scomoda del mondo.

Emma era accanto a lei. Certo, era in una posizione per niente elegante, e prendeva quasi tutto lo spazio costringendo lei a starsene in bilico sul suo lato, ma era lì con lei, stava bene. Era stato solo un brutto sogno.

La bionda aveva la testa appoggiata alla sua spalla, e lei cercò di muoversi delicatamente per non svegliarla. Cosa che, ovviamente, non le riuscì.

«...Gina».

Un suono sommesso, un mugolio quasi indecifrabile.

«Swan?»

«Mh?»

«Mi stai sbavando addosso» proseguì Regina, togliendo la spalla e facendola cadere con la faccia sul cuscino.

Emma alzò a fatica la testa e si impose di aprire gli occhi, mentre Regina si alzava.

«Sei intrattabile la mattina» biascicò.

«Non è la prima volta che me lo dici» replicò Regina, con una punta di compiacimento.

«Questo perché sei sempre intrattabile» brontolò Emma, prima di girarsi a pancia in su. Poi sollevò appena la testa per guardarla. «Ma quanto abbiamo dormito?»

Regina non rispose. «Non lo so, ma so che abbiamo poco tempo per recuperare il libro e riuscire ad applicare l'incantesimo».

Emma si mise a sedere, stiracchiandosi. Dopo un enorme sbadiglio, disse: «Come possiamo farci dare il libro se l'armadio non funziona più e non abbiamo modo di creare un portale?»

«Pensavo di chiedere aiuto ad Hans» rispose Regina, mettendosi di nuovo a sedere sul letto. Poi proseguì. «Se è riuscito a far arrivare Tremotino ad Arendelle, usando la penna e l'inchiostro magico, chissà... magari può farci arrivare il libro».

Emma si alzò in piedi. «Mi sembra un'ottima idea! Io direi di contattare subito Henry. Dopo propongo di andare a fare colazione, perché...» Emma si mise una mano sullo stomaco. «Sto morendo di fame».

Regina sorrise. «Ora capisco dove nostro figlio ha preso il suo grande appetito».

 

**

 

Ci misero più tempo del previsto a contattare Henry tramite il frammento di specchio. Non era sempre possibile connettersi, a volte le immagini risultavano sgranate e le voci arrivavano lontane, quasi in un sussurro.

Avevano sentito Henry soltanto un'altra volta, dopo la prima, ed era sempre stato lui a contattare loro. Non sapevano perché ma per loro era più difficile.

Dopo vari tentativi, il viso di Henry apparve nel piccolo frammento di specchio.

«Mamme!» gridò, entusiasta.

«Ehi, ragazzino!» lo salutò Emma.

«Ciao, tesoro!» disse Regina.

Henry mostrò un largo sorriso. «Come state?»

«Noi stiamo bene, tu piuttosto?» domandò Regina, preoccupata. «E' tutto tranquillo ad Arendelle?»

Henry annuì. «Tutto a posto. Come procede la vostra Operazione Scoiattolo?»

Emma e Regina sentirono una nota di soddisfazione nella voce di Henry. Era contento che questa cosa di dare il nome alle operazioni avesse contagiato anche loro.

«Procede, diciamo» rispose Emma. «Un po' lentamente, ma procede. A proposito di questo, abbiamo bisogno di chiedere un favore ad Hans».

Henry annuì e subito andò a chiamare l'Autore. Aveva capito che si trattava di una cosa importante, e visto la scarsità delle comunicazioni che potevano avere, decise di non perdere tempo.

«Regina, Emma, che piacere rivedervi!» esordì l'uomo, con un gran sorriso. «In cosa posso esservi utile?»

Le due donne raccontarono ad Hans della loro idea per poter avere il libro di Henry. L'uomo rifletté qualche secondo.

«Penso si possa fare» disse, infine. «Dovete dirmi un punto preciso in cui dovrò far aprire il portale. Forse è meglio un luogo isolato, lontano da occhi indiscreti».

Regina annuì. «Pensavo che potevamo farlo apparire dal pozzo di Storybrooke. Si trova nel bosco, potrebbe essere il posto adatto».

«E' perfetto!» esclamò Hans. «Posso farlo passare dal Pozzo dei Desideri al pozzo di Storybrooke. Facciamo questa sera? Il tempo di raggiungere il pozzo».

«E' perfetto, Hans, noi saremo là» disse Emma. Poi guardò Regina. «Vogliamo parlare anche con Tremotino, già che ci siamo?»

Regina annuì. Ringraziarono Hans e dopo pochi istanti arrivò Tremotino.

«Di cosa avete bisogno, stavolta?» domandò l'uomo, sarcastico.

Emma e Regina si guardarono, alzando gli occhi al cielo. C'era davvero un abisso tra la gentilezza con cui Hans si offriva di aiutarle e l'ironia con cui Tremotino faceva pesare loro anche il minimo sostegno.

«Vogliamo sapere dello scrigno» iniziò Regina. «Lo scrigno che avevi nascosto nel bosco e che abbiamo recuperato con la mappa».

Tremotino si irrigidì.

«C'è una sola persona che conosceva l'ubicazione dello scrigno. Cosa avete fatto a Belle?»

Emma sbuffò. «Niente, Belle sta bene. Rispondi alla domanda».

«Prima che risponda, lasciate che vi faccia io una domanda» disse Tremotino, in tono saccente. «Perché vi serve quell'oggetto?»

«Potrebbe essere l'oggetto che inghiottirà il futuro dentro di sé e ci permetterà di mettere le cose a posto» spiegò Regina. «Non è così?»

«Oh sì, è così» rispose Tremotino. «Ma non è lo scrigno che vi serve. È l'oggetto che si trova al suo interno».

Emma e Regina, ancora una volta, si scambiarono un'occhiata.

«Che oggetto è?» domandò Emma.

«E' un medaglione. Funziona automaticamente sotto la luce della luna il giorno del Solstizio d'estate. Dovrete soltanto averlo al collo quando l'incantesimo si compirà, altrimenti verrete risucchiate anche voi».

«Come apriamo lo scrigno?» domandò Regina, ma Tremotino non fece in tempo a rispondere che la comunicazione si interruppe.

«Tremotino?» domandò Regina, scuotendo il frammento di specchio. «Tremotino? Al diavolo!»

Fece per buttare il frammento, ma Emma la bloccò.

«Fa attenzione!» la ammonì. «Potrebbe rompersi, e non avremo più modo di contattare Henry».

Regina sospirò. «Si, hai ragione. Non so che mi prende, mi agito per niente ultimamente».

«E' normale» disse Emma. «Probabilmente è anche per la gravidanza che sei un po' sotto sopra».

Regina guardò Emma rivolgerle un piccolo sorriso impacciato.

«Proviamo ad aprire questo scrigno?» propose Emma, dopo un momento di silenzio.

«Ma non sappiamo come» ribatté Regina, prendendo in mano l'oggetto.

Emma ammiccò. «Con la nostra magia possiamo fare qualunque cosa. Ormai dovresti saperlo».

Regina rise, vedendo la spavalderia di Emma su un argomento che fino a poco tempo prima le era estraneo. Le rivolse un sorriso compiaciuto.

«Riesce sempre a sorprendemi, Miss Swan».

Emma rise a sua volta. «Ci sono ancora tante cose di me che non conosce, Vostra Maestà».

Regina posò lo scrigno sul baule davanti allo specchio, ed entrambe vi si misero davanti. Allungarono le mani, portando i palmi aperti verso lo scrigno, pronte a scagliare il loro potere contro lo scrigno.

Ma non accadde nulla. Regina riuscì a far scaturire un piccolo lampo di luce rossa, mentre dalle mani di Emma non uscì niente.

La bionda si guardò i palmi, confusa. «Non capisco che succede».

Regina la guardò. «Forse non è il metodo giusto. Forse non è questo il modo per aprire lo scrigno».

Emma non parve convinta. «Ho una sensazione strana» disse.

Regina si voltò a guardarla. «Che cosa?»

La bionda non rispose subito, facendo cadere il silenzio tra loro. Si continuò a guardare le mani, senza capire.

«Forse sono solo paranoica».

Regina vide l'espressione preoccupata e confusa della ragazza, così le posò una mano sulla spalla.

«Andiamo a fare colazione?» domandò poi. «Ci riproveremo più tardi».

Emma, debolmente, sorrise. Per quanto tutta quella situazione fosse complicata, avere Regina al suo fianco rendeva tutto molto più semplice.

 

**

 

Mentre raggiungevano Granny, Regina ripensò al sogno che aveva fatto, chiedendosi se fosse il caso di parlarne con Emma.

Lanciò un'occhiata alla bionda, e notò che il suo umore era leggermente migliorato dopo il tentativo di aprire lo scrigno. Decise di non preoccuparla ulteriormente con le proprie paranoie. In fondo, era stato solo un brutto sogno.

Ma una parte di lei, nel suo subconscio più profondo, non riusciva a darsi pace e la spingeva a mantenere una vigilanza costante.

«Regina!»

Regina sobbalzò. Lei ed Emma si voltarono e videro Robin correre verso di loro. Emma si sforzò di trattenere un'imprecazione.

«Ciao, Robin» lo salutò Regina.

«Mi stavo preoccupando» esordì l'uomo, quando fu davanti a loro. «Siete sparite per quasi due giorni. Credevo che vi fosse successo qualcosa».

«Due giorni?» esclamò Regina, guardando Emma.

La bionda alzò le spalle. «Avevamo del sonno arretrato» borbottò. «Vado a prendere la colazione».

Emma, anche se con riluttanza, entrò da Granny. Non le piaceva particolarmente l'idea di lasciare Regina e Robin da soli, ma al tempo stesso doveva lasciare che le cose facessero il loro corso. Aveva detto a Regina che l'avrebbe sostenuta qualsiasi fosse la sua decisione, e non doveva essere influenzata da niente e nessuno, nemmeno da lei.

«Stai bene, Regina?» domandò Robin, facendo un passo in avanti.

«Sto bene, grazie» rispose lei, sorridendo.

«Avete fatto dei progressi con la preparazione dell'incantesimo?»

Regina esitò. «Non molti» disse. «Ma stasera proveremo a recuperare un oggetto dal pozzo».

«Avete bisogno di qualcuno che vi guardi le spalle?»

Emma ritornò con due bicchieri e un sacchetto bianco.

Regina si irrigidì.

«No, grazie, ce la caviamo da sole» rispose, in fretta. «Buona giornata, Robin».

E si avviò velocemente, lasciando Robin ed Emma a guardarla interrogativi.

«Buona giornata» aggiunse Emma, con lieve soddisfazione. Poi seguì Regina.

La donna camminava velocemente, sbattendo i piedi a terra, senza nemmeno voltarsi quando Emma l'aveva chiamata.

«Regina, che ti prende?» Emma si infilò il sacchetto sotto braccio e afferrò quello della donna. «Stai bene?»

Regina si immobilizzò. «Sto bene» sbraitò, liberando il braccio dalla presa della ragazza.

Emma la guardò per qualche secondo, in silenzio.

«Scusami» disse Regina. «Sono solo nervosa».

La bionda non rispose. Si limitò a porgerle il sacchetto bianco. «Muffin?»

Regina guardò prima Emma poi il sacchetto. Sorrise. In un modo o nell'altro Emma Swan riusciva sempre a strapparle un sorriso. Afferrò il sacchetto e ripresero a camminare.

«Sai che se hai bisogno di parlare» iniziò Emma, ad un tratto. «Puoi farlo con me, vero?»

Regina sospirò. «Grazie. Ma non voglio assillarti».

«Ma non mi assilli» rispose Emma. Le lanciò un'occhiata. «Sei sicura che tra noi sia tutto a posto?»

Regina rallentò. «Certo. Perché me lo chiedi?»

Emma alzò le spalle. «Non lo so, è il mio superpotere che mi dice che qualcosa non va. Ti comporti in modo strano, sei silenziosa e... sfuggente».

Regina riprese a camminare normalmente. Forse Emma aveva ragione; si sentiva in colpa, verso di lei. Forse per le parole che le aveva detto riguardo l'aver abbandonato Henry, forse per il continuo intromettersi di Robin Hood. O forse c'era dell'altro, ma lei non riusciva ad ammetterlo.

«Sto bene» rispose. «Sono solo un po' confusa per tutta questa faccenda del bambino».

Emma aprì la bocca per parlare, ma si fermò subito. Era sicura che non avrebbe saputo dare un'opinione obiettiva a Regina. Avrebbe voluto che si lasciasse alle spalle Robin e tutto il resto, ma capiva che non era così facile.

«Forse devi solo portare pazienza fino a che non riusciamo a spezzare il sortilegio» disse. «Una volta che tutto sarà tornato alla normalità forse riuscirai a fare chiarezza e prenderai la decisione giusta. E in ogni caso, io ti sosterrò».

Regina guardò Emma, che tuttavia teneva lo sguardo davanti a sé. Guardò il suo profilo, i suoi capelli mossi appena dall'aria, il sorriso spontaneo. Pensò che era fortunata ad averla al suo fianco. Ma quel senso di tristezza non accennava minimamente ad andarsene.

 

**

 

Al tramonto, Regina ed Emma erano già arrivate al pozzo di Storybrooke.

Quando erano ritornate alla cripta, avevano tentato di aprire lo scrigno per estrarre il medaglione, ma ancora una volta non ebbero successo. Emma si sentiva sempre più irrequieta per il fatto che non riuscisse a usare la magia, e menre Regina cercava di rassicurarla dando la colpa alla stanchezza, alla poca concetrazione e a tante altre cose, Emma sapeva che qualcosa non andava. Ma non riusciva a capire cosa e si sentiva sempre più frustrata. Regina le promise che una volta recuperato il libro l'avrebbe aiutata ad esercitarsi, esattamente come avevano già fatto un tempo.

Quando si avviarono al pozzo era il tramonto. Attesero un po', ed era già buio quando un fiotto di luce apparve risalendo nel pozzo, portando con sé il libro di Henry.

Il grosso volume marrone rotolò sull'erba con un tonfo. Le due donne si avvicinarono, raccogliendolo da terra.

Emma lo sfogliò, aprendolo alla pagina in cui lei e Regina si tenevano per mano, a Storybrooke. Le sfuggì un sorriso.

«Ecco, è questo» disse la bionda, indicando la pagina. «E' questo il momento a cui vorrei tornare».

Emma alzò lo sguardo su Regina, che le sorrise.

«Anche se questo momento, tecnicamente... non lo abbiamo vissuto» proseguì Emma. «Pensi che dovremo usare un momento reale?»

Regina non rispose subito, ma prese il libro dalle mani di Emma, e lo sfogliò.

«Penso che vada bene» disse, incerta. «Alla fine, se attraverso l'armadio fossimo arrivate nell'epoca giusta, probabilmente saremmo arrivate alla torre dell'orologio».

Emma annuì. «Speriamo solo che la torre non copra la luna» scherzò.

Regina rise. «Troveremo il modo di farlo funzionare».

In quel momento, dal pozzo scaturì un altro fascio di luce e le due donne sussultarono, voltandosi di scatto.

«Che succede?» disse Regina, stringendo il libro come se potesse scivolarle dalle mani da un momento all'altro.

Emma spalancò gli occhi in direzione del pozzo e vide qualcos'altro uscire dalla luce.

«Ma cosa...» bisbigliò, correndo verso l'oggetto che era caduto sull'erba. «Ragazzino...» sussurrò tra sé e sé, raccogliendolo.

Regina le si avvicinò. «Ora sì che sembra tutto tornato alla normalità».

Emma arricciò le labbra in un ghigno spavaldo. «Ora sono pronta ad affrontare qualsiasi cosa» disse, infilandosi il giacchetto rosso.

 

**

 

Regina trasportò entrambe di nuovo alla cripta. Ma non appena entrarono si ritrovarono nel caos più totale.

Tutti gli oggetti che Regina aveva meticolosamente sistemato sulle pareti erano a terra, alcuni distrutti in mille pezzi. Il letto era rovesciato, anche lo specchio non era più sulla parete, e il baule era aperto, ed era evidente che qualcuno vi aveva frugato dentro.

«Ma cosa diavolo...?»

Regina corse all'entrata a controllare la porta. L'aveva sigillata con la magia, come faceva sempre, e infatti era ancora chiusa. Non c'era segno di scasso o di qualcuno che aveva provato ad aprila forzandola.

Ritornò da Emma, che intanto stava valutando la situazione.

«Qualcuno è entrato per rubare qualcosa, non c'è altra spiegazione» disse, raccogliendo lo specchio da terra e riposandolo al suo posto.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Con uno sguardo, Emma e Regina capirono che cosa era stato rubato.

Squadrarono la cripta da cima a fondo per almeno un'ora, spostando gli oggetti, guardando sotto ai mobili, in ogni angolo. Ma dello scrigno non c'era alcuna traccia.

  
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