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Autore: Yezytell    02/08/2015    0 recensioni
Da quando era arrivata l'estate, Al Potter non faceva altro che alzare la testa al cielo e scrutare l'orizzonte in cerca di una macchiolina che potesse essere un gufo, certe notti non dormiva neanche tanto era in ansia per quella lettera che tardava ad arrivare. Ma quando una mattina un grosso allocco dall'aria scorbutica atterrò planando sulla sua testa, la grossa busta gialla che recava il suo nome gli scivolò tra le mani come fosse olio.
Al Potter non vedeva l'ora di partire per la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts; ignaro però di ciò che lo avrebbe aspettato là...
Tutto finisce, tutto ricomincia.
**seguimi su wattpad: Yezytell**
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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PROLOGO
 
Capitolo 1
Uno strano risveglio
 
Per tutta la notte aveva impazzato un temporale insolito persino per il contorto clima di Londra.
Fuori si respirava aria fresca e umida e la rugiada decorava ogni singolo fil d’erba. Le strade ancora fradice e i tetti delle macchine posteggiate all’aperto, completamente zuppe; talmente tanto che, malgrado fossero trascorse già un paio d’ore dalla fine del temporale, ancora gocciolavano sull’asfalto.
Dalla casa di periferia da dove ha inizio la nostra storia, questo scenario fu ben visibile quando all’improvviso una delle finestre del secondo piano si spalancò.
A quell’ora del mattino le strade erano sgombre da qualsiasi cosa o perlomeno lo erano in quel tranquillo quartiere di periferia dove il massino del disturbo poteva essere il rumore degli irrigatori che innaffiavano i prati dei giardini, cosa che era praticamente inutile vista l’abbondante scorta d’acqua che il temporale aveva riversato a tutto il paese, tanto che l’aria ne era ancora satura.
Essendo per lo più pensionati gli abitanti del tranquillo quartiere, raramente si sentiva qualche macchina partire veloce verso qualche meta lavorativa o altro, si poteva certamente dire che la vita in quel posto cominciasse molto più tardi rispetto al resto del mondo. Tranne che per una eccezione…ogni mattina era sempre la stessa finestra ad aprirsi per prima, erano sempre le stesse luci ad accendersi per prime. Artefici di questo, una giovane coppia con figli che da poco si erano trasferiti in quella zona. La gente del posto li conosceva appena, ma tutti concordavano nel dire che erano una semplice famiglia, una normale e genuina famiglia. Ma ovviamente si sbagliavano di grosso…
Affacciata dalla finestra, una donna ancora assonnata con lunghi capelli crespi sbadigliava rumorosamente mentre scrutava le strade fradice ma mute; dietro di lei, nella camera da letto, dormiva profondamente un uomo dai capelli rossicci.
Per Hermione Granger e Ron Weasley quello era un giorno speciale e la notte precedente avevano parlato molto di quello che sarebbe successo tra poche ore.
Hermione controllò l’ora da un orologio a pendolo che aveva comprato al mercatino dell’usato qualche giorno pima.
“Già le sette?” pensò.
 In realtà non era tardi ma di solito si svegliava un po’ più presto per esempio quando doveva fare delle ispezioni importanti e anche se quel giorno non doveva fare nessuna ispezione la partenza per il primo anno ad Hogwarts di sua figlia Rose era una cosa importante.
Ma Kings Cross non era poi così lontana e il treno non sarebbe partito prima delle 11.
Data la stanchezza, causata soprattutto dall’immensa mole di lavoro al ministero, decise di fare un bagno che sapeva l’avrebbe sciolta un pochino. Amava farlo a quell’ora del mattino perché nessuno l’avrebbe disturbata, era anche un momento di intimità personale e ormai era raro averli.
***
Hermione avrebbe voluto trascorrere l’intero giorno nella comoda e spaziosa vasca da bagno ma quando l’orologio da polso che si era portata con se si accese a indicare le 8.30 fu costretta a riemergere dal mare di schiuma profumata e bolle di sapone e lentamente si asciugò con l’accappatoio nel quale era incisa la frase “Weasley è il nostro re”, Ron l’aveva incisa molto tempo prima ma nel corso degli anni era diventato una specie di motto che usava ogni volta che alla tana giocava con i suoi figli a Quiddich.
Quando uscì dal bagno non era cambiato niente, tutto sembrava ancora dormire persino le mensole del salotto e i mestoli in cucina, ma sapeva benissimo che qualcuno in quella casa era sveglia quanto lei.
Ricordava perfettamente il giorno della sua partenza, non aveva chiuso occhio tutta la notte e, troppo presa dall’ansia, aveva finito per leggere tutto “Storia di Hogwarts” per la terza volta.
Salita al piano di sopra, Hermione notò come il silenzio che c’era di sotto veniva un po’ a mancare. Il russare lento e disarmonioso di Ron si propagava prepotentemente fino al corridoio però non era l’unico suono che Hermione sentiva. Qualcos’altro risuonava da un punto indefinito vicino a lei ma proprio non riusciva a capire né dove né cosa fosse. Era come un ticchettio, un ritmo costante e prolungato. TAP TAP TAP.
Hermione si incuriosì; non era per niente preoccupata o spaventata perché in un certo senso quel rumore non suggeriva indugi per esserlo. Era bizzarro però.
TAP TAP TAP.
Hermione appoggiò l’orecchio alla stanza di Hugo ma niente, sentiva il suo respiro attutito dalla porta di legno e dalla distanza, ma il bizzarro suono adesso sembrava più lontano.
TAP TAP TAP
Il rumore non proveniva dal bagno e nemmeno dall’angusto sgabuzzino nel quale Ron teneva la sua collezione di figurine dei maghe e delle streghe famose. Poi all’improvviso il rumore sembrò rimbombare più forte fino a che non diventò qualcosa di simile a uno scricchiolio e poi tacque.
Due porte più in là Rose, la figlia maggiore, uscì di scatto dalla sua camera, spaventata.  I suo occhi erano allo stesso tempo assonnati e increduli e corse dalla madre che nel frattempo le era andata in contro.
“Rose che…” esordì la madre allarmata, ma non riuscì a finire la frase… un qualcosa di grosso e scuro volò fuori dalla porta spalancata della camere di Rose, planò per qualche istante tra i mobili del corridoio prima di atterrare con nonchalance davanti a madre e figlia. “Un gufo!” mormorò quest’ultima adesso visibilmente divertita dal grosso gufaccio con il becco ricurvo che avevano di fronte.
Hermione guardò per un attimo la figlia poi si girarono a guardare l’uccello che aspettava tubando che qualcuno facesse qualcosa, Hermione rise divertita e lo stesso fece Rose.
“Rose, prenderesti qualcosa da mettere sotto i denti per il nostro ospite, qui?” suggerì Hermione accarezzando il gufo.
Due minuti dopo il sandwich che Rose aveva preparato era stato accolto con tanto di fruscio d’ali dal pennuto viaggiatore che, non curante della busta legata alla sua zampa, non rivolse più il minimo sguardo alle ragazze vicino a lui.
“Mi ha svegliata” spiegò Rose alla madre guardandolo ingoiare a piccoli segmenti il sandwich con la marmellata. “Voleva entrare dalla mia finestra ma si è incastrato e ha iniziato a dare beccate contro vetro fino a che non è riuscito a passare facendo scattare la saracinesca”.
“Beh è un modo come un altro di svegliarsi la mattina” scherzò Hermione.
Quando il gufo ebbe terminato il suo pasto non perse tempo a tendere la zampetta alla quale era legata la lettera.
Hermione si chinò e slegò la busta gialla con cura, facendo attenzione a non ferire l’animale e prima che iniziasse a leggere il nome del mittente il gufo era già volato via verso la stanza di Rose e poi fuori dalla finestra.
“Secondo te perché è voluto entrare dalla mia finestra?” chiese Rose alla madre.
In effetti quella era una buona domanda visto che la lettera non era indirizzata a Rose ma ad Hermione. “Sai…” disse lei divertita “i gufi sono esseri magici molto speciali, e quello proveniva da Hogwarts…magari ha capito che tu stai per andarci e quindi è voluto entrare a salutare”.
“Ma dai…” rise Rose anche un po’ imbarazzata.
Anche se non lo lasciava a vedere Rose era in trepidazione sin dalla notte precedente e aveva passato le ultime ore prima di addormentarsi a preparare e a ripreparare tutto l’occorrente che avevano comprato qualche settimana prima a Diagon Alley.
“Chi ti scrive?” chiese poi la ragazzina pensando già a cosa indossare per la partenza.
“Mh…vediamo” cantilenò Hermione rigirando la busta chiusa tra le mani fino a che in un angolo, quasi microscopico, vide uno scarabocchio che conosceva benissimo. “Ah! Ma è Hagrid!” annunciò. 
   
 
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