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Autore: WitherIsMyName    26/01/2009    0 recensioni
Beh è la mia prima fanfic :D Spero di non aver combinato qualche casino irreparabile come mio solito xD “Non avrei mai pensato di poter essere un pericolo. Sentirmi strana, diversa, in qualche modo fuori dalla portata di chiunque. A quanto pare, queste sensazioni, che avevano per anni ornato la mia esistenza, erano più reali di quel che supponevo”.
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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L’aula, spoglia e fredda puzzava terribilmente di chiuso. Il professore si aggirava tra le 4 mura, il libro di letteratura in una mano, l’altra tenuta mollemente nella tasca dei pantaloni beige. Non riuscivo a seguire, come al solito. Afferrai con cautela la cuffia dell’Ipod, facendo passare il filo di essa sotto il banco, portandomela all’orecchio. La musica scorreva rapida, sovrastando le, come apparivano, flebili parole dell’insegnante, che alternava le pause dei suoi passi con quelli narrati nel libro di testo. All’odore pungente che aleggiava nella classe si alternavano quelli dei miei compagni. Da quando ero piccola, ricordo di aver sempre avuto un olfatto sopraffino. Al giorno d’oggi mi basta annusare solo un po’ l’aria, per capire chi è con me nella stanza. Mi soffermai a meditare, immobile, nella posizione scomoda, ma alla quale avevo ormai fatto aderire la postura da più di due ore. Al primo squillo della campanella tutti gli studenti si alzarono di corsa, mentre il professore si raccomandava di studiare bene la lezione, alzando un po’ la voce, per farla valere su quelle dei ragazzi che ormai non ascoltavano più. Mi diressi verso l’uscita, non avevo fretta di raggiungere l’aula che mi avrebbe accolta per altre 2 ore. Biologia. Urgh. Camminai piano, destreggiandomi tra la folle di studenti che si affrettavano ad entrare, salutando cordialmente i professori sedendosi sulle proprio sedie. Con un sospiro mentre sorseggiavo placidamente il mio caffè, decisi di solcare l’entrata a falcate misurate, gettando con poca attenzione il bicchiere nel cestino. Fù allora che mi accorsi di lui. Non appena lo vidi, o meglio, gli passai accanto superandolo, mi accorsi dell’odore particolare che emanava la sua pelle. Mi arrestai in mezzo all’aula, respirando lentamente la fragranza che lo attorniava. “Va tutto bene signorina Moore?” Domandò l’uomo sulla sessantina adagiato sulla sedia dinnanzi alla cattedra; una nota di nervosismo dovuto alla mancanza di rispetto mescolata alla noia mattutina. Cambiai all’istante espressione. “Ma certo, professor Morris”. Mi sedetti con circostanza al mio posto, sotto gli occhi di tutti, attendendo la fine di un’altra tediosa giornata.
  
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