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Autore: Notteinfinita    02/08/2015    3 recensioni
Hermione, una tranquilla vacanza in Sicilia e l'incontro con qualcuno che mai si sarebbe immaginata d'incontrare lì.
*****
Dal testo:
Raggiunto il bar [Hermione] fece la sua ordinazione, prese i bicchieri e si volse per tornare indietro andando a sbattere contro qualcuno che era proprio dietro di lui.
«Oh mio dio, mi dispiace!» mormorò vedendo il contenuto dei bicchieri colare sul petto pallido e sui bermuda verde smeraldo del ragazzo contro cui aveva sbattuto.
«Tuuu!?» ululò, incontrando lo sguardo plumbeo del ragazzo di fronte a lei.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Angolo dell'autrice: Dopo mesi di assenza la nostalgia per i personaggi di Harry Potter ha avuto la meglio e così eccomi qui con una nuova Dramione ambientata nell'estate che precede il quarto anno dei nostri beniamini.

Il caldo qui da me è insopportabile quindi spero sarete clementi nei confronti di questo delirio estivo.

Buona lettura! ^__^

 

 

 

Una bizzarra vacanza siciliana

 

Sicilia, 7 agosto

«Mamma, vado a prendermi una granita.» annunciò Hermione, alzandosi dalla sdraio, rimettendo in borsa il libro che stava leggendo e indossando il pareo.

Anche se il bar era sulla spiaggia non si sentiva a proprio agio ad andare in giro con indosso solo il costume.

Tra qualche giorno avrebbe raggiunto Ron e gli altri alla Tana, visto che il signor Weasley era stato così gentile da invitarla alla Coppa del mondo di Quidditch, ma per adesso si stava godendo una breve vacanza con i suoi genitori sotto il caldo sole siciliano.

«Allora saresti così gentile da portarmi un tè freddo?» le chiese la donna, sorridendole.

«Certo, torno subito.» rispose Hermione, prendendo la borsa e allontanandosi.

Raggiunto il bar fece la sua ordinazione, prese i bicchieri e si volse per tornare indietro andando a sbattere contro qualcuno che era proprio dietro di lui.

«Oh mio dio, mi dispiace!» mormorò vedendo il contenuto dei bicchieri colare sul petto pallido e sui bermuda verde smeraldo del ragazzo contro cui aveva sbattuto.

«Tuuu!?» ululò, incontrando lo sguardo plumbeo del ragazzo di fronte a lei.

«Perché sei sempre tra i piedi, Granger?» sibilò lui, fulminandola con lo sguardo prima di afferrarla e trascinarla in un angolo appartato.

«Siamo a chilometri da Londra, com'è possibile che debba incontrarti anche qui, Malfoy!»

«Non dirlo a me!» esclamò Draco, indicando le macchie appiccicaticcie che gli si erano formate sul petto.

«Hey, ma che ci fai tra i babbani?» chiese Hermione, presa da un'improvvisa folgorazione.

«Non sono affari tuoi e se ti azzardi a dire a qualcuno che mi hai visto qui ti affatturo.» affermò il biondo portando la mano al ciondolo che portava appeso al collo con un cinghiolo di pelle.

«Bacchetta trasfigurata? Sai che paura, non puoi fare magie fuori dalla scuola» disse lei, prendendogli la mano e bloccandolo. «E poi non sei l'unico.» aggiunse, togliendosi il fermaglio che portava tra i capelli.

«Toglimi le mani di dosso!» urlò, allontanando la sua mano ma lasciando andare anche la presa sulla bacchetta.

«Vediamo, posso accettare il tuo ricatto o farmi due risate raccontando ai miei amici come sei in costume.» disse, serafica, portandosi una mano al mento con aria meditabonda. «Oppure...» aggiunse, colta da un'idea improvvisa.

«Oppure?» ripeté Draco, sulle spine.

«Oppure tu fai ciò che ti dico ed io non mostro la tua foto a nessuno.» affermò Hermione, tirando fuori una macchinetta e scattando velocemente una foto al ragazzo.

«Hai accusato me di ricattarti e poi fai lo stesso!» ribadì Draco, esterrefatto.

«Io però non sto attentando alla tua vita, voglio solo che mi accompagni a vedere il castello di Carini, i miei non mi lasciano andare da sola.» spiegò.

«E perché dovrei, solo per una foto?»

«Vuoi dire che non t'interessa se la tua foto in costume, tra i babbani, verrà esposta nella Sala Comune dei Grifondoro?»

Draco deglutì a vuoto, sentendosi con le spalle al muro.

«Maledetta.» ringhiò con occhi lampeggianti di rabbia.

«Non ci vorrà molto, al massimo un paio d'ore. Ora ti presenti ai miei, mi accompagni al castello, poi mi riporti qui e per me sarà come se questa giornata non sia mai esistita. Tu non hai visto me, io non ho visto te.»

«Sicura di essere finita nella Casa giusta?» le chiese, pungente.

«Il Cappello Parlante era indeciso se assegnarmi a Corvonero ma penso di essere finita proprio nella Casa più adatta.» replicò lei, sorridente.

«E sia, ma al massimo in due ore dobbiamo essere di nuovo qui.» cedette.

«Bene, andiamo.»

«Prima magari è il caso che mi tolga lo schifo che mi hai buttato addosso.» le fece notare.

«Ok, ci vediamo di nuovo al bar.» disse lei, allontanandosi.

 

 

 

Tornata al bancone Hermione ordinò un altro tè ed attese l'arrivo del biondo.

«Togliamoci il pensiero.» disse scorbuticamente appena l'ebbe raggiunta.

«Da questa parte, prego.» rispose Hermione, indicandogli la strada.

Mentre camminavano affiancati, lei ne approfittò per scrutarlo e dovette ammettere, controvoglia, che i capelli bagnati ricadendogli scompostamente sulla fronte gli davano un aspetto alquanto attraente.

«Mamma ecco il tuo tè.» disse, porgendole il bicchiere. «E poi volevo presentarti un mio compagno di scuola, Draco Malfoy.»

Titubante, il biondo si fece avanti.

«Piacere signora Granger.» salutò, porgendo la mano con un sorriso forzato.

«Oh, piacere mio Draco!» rispose la donna, sorridendo.

«Mamma, possiamo andare a visitare il castello di Carini?» domandò, velocemente. «Tu hai detto che non potevo andarci da sola...»

«E va bene ma devi essere qui per l'ora di pranzo.» concesse la donna. «Andate, presto, prima che torni tuo padre e faccia storie.» la esortò, facendole l'occhiolino.

«Grazie!» urlò Hermione, buttandole le braccia al collo prima di afferrare Draco per un braccio ed allontanarsi velocemente.

«Oh cavolo, e ora come ci arriviamo?» chiese la ragazza, bloccandosi di botto.

«Che peccato, bé, pazienza, ti saluto.» affermò Draco, sottraendosi alla sua stretta ed allontanandosi.

«Non ci provare!» esclamò Hermione, fulminandolo con lo sguardo. «Se non mi aiuti a trovare una soluzione il patto non è valido.»

«Cavolo, se non fosse per il tuo sangue saresti una perfetta Serpeverde.»

«Al momento la mia voglia di visitare il castello prevale anche sugli scrupoli di coscienza.» spiegò lei, serafica.

«Ho il motorino al parcheggio, andiamo e togliamoci il pensiero.»

«Tu con un motorino?»

«Sono minorenne, ho ancora la Traccia e non posso chiedere al mio elfo di smaterializzarmi qui è lì, il rischio che qualche stupido babbano ci veda è troppo alto.» spiegò Draco, incamminandosi.

«Se li consideri così stupidi perché sei qui?»

«Te l'ho già detto, non sono affari tuoi.»

«Ok, ok, mi accontenterò di visitare il castello senza infastidirti eccessivamente.»

«Troppo tardi.» replicò Draco, lapidario. «Anzi, a proposito, dobbiamo affittare un altro casco, fortuna il negozio è qui vicino.»

Camminando impettito il ragazzo uscì dalla spiaggia, attraversò la strada ed entrò in un piccolo negozio sull'altro lato.

Prima che Hermione fosse riuscita a raggiungerlo lui era già di ritorno con un casco grigio argento sotto il braccio.

La riccia lo guardò alzando un sopracciglio ma evitando di commentare.

«Qualcosa da ridire?» provocò il biondo.

«Assolutamente.» affermò Hermione, alzando le mani in segno di resa.

«Perfetto, allora andiamo.» affermò, avviandosi verso il parcheggio.

Raggiunto un motorino dello stesso colore dei caschi, rimosse il cavalletto e vi salì.

«Sali.»

Un po' impacciata, Hermione prese posto alle spalle del biondo, stando ben attenta a non sfiorarlo.

«Si può sapere dov'è questo maledetto castello?»

«Ah, vero, ecco.» rispose, porgendogli una piccola cartina.

Dopo avergli gettato un sguardo gliela restituì e avviò il motore.

Terrorizzata, Hermione si aggrappò con entrambe le mani al portapacchi posteriore ma, al primo stop, non riuscì ad impedirsi di finire addosso al Serperverde.

«Attenta.» sibilò il biondo, senza distogliere gli occhi dal semaforo.

Per fortuna il tragitto fu piuttosto breve ma entrambi furono immensamente sollevati quando finalmente il biondo si fermò all'ombra del castello.

Nonostante i suoi sforzi Hermione non era riuscita ad evitare di andare ripetutamente a sbattere contro la schiena di Draco che, a sua volta, non aveva potuto fare a meno di avvertire il seno, seppur acerbo, della ragazza che si premeva contro di lui agitandolo più di quanto avrebbe creduto possibile.

Appena scesa Hermione si tolse il casco e tirò un sospiro di sollievo, quel viaggio insieme al Serpeverde era stato davvero strano; meglio distrarsi.

«Di qua.» disse, indicando l'entrata e precedendo il ragazzo.

Raggiunta la biglietteria, acquistò i biglietti per entrambi e ne porse uno al biondo proseguendo poi verso l'interno.

Senza fermarsi ad aspettarlo Hermione iniziò a visitare le sale lasciandosi rapire da tutto ciò che vedeva ed interrompendo il giro solo per gettare uno sguardo alla guida, anche se l'aveva letta decine di volte e ormai la conosceva a memoria.

«Visto che mi hai trascinato fin qui potrei almeno sapere cos'ha di particolare questo castello?» chiese con voce annoiata Draco, quando finalmente riuscì a raggiungerla.

«Questo castello è stato teatro di una tragedia.» spiegò Hermione, con voce assorta. «Nel millecinquecentosessantatre Laura Lanza, baronessa di Carini, venne assassinata dal padre per lavare l'onta del suo tradimento ai danni del marito don Vincenzo La Grua-Talamanca.»

«E meno male che criticate noi Purosangue per le nostre tradizioni...» chiosò Draco, scuotendo il capo.

«Era il millecinquecento, adesso le cose sono cambiate.» rimbeccò lei.

«Sarà...» rispose il ragazzo, con il viso atteggiato ad una smorfia.

«Vuoi che finisca di raccontarti la storia?» chiese Hermione, nervosamente.

Draco si limitò ad invitarla a continuare con un gesto della mano.

«Si dice che la donna, colpita al petto, vi abbia poggiato una mano sopra e che poi, mentre stava cadendo moribonda, con la stessa mano si sia tenuta al muro lasciandovi impressa la propria impronta. La leggenda Babbana racconta che ad ogni anniversario della morte l'impronta insanguinata riappariva sulla parete della camera in cui fu uccisa insieme a Ludovico Vernagallo,il suo amante. Purtroppo quella parte del castello è crollata e non è più possibile verificare la leggenda.» raccontò, chiudendo il libro e alzando gli occhi su di lui per un attimo. «Nel mondo magico, invece, si racconta che quando due spiriti affini, dotati di poteri magici, si trovano al castello i fantasmi dei due amanti ritornano per rimanere insieme anche solo per qualche minuto, ospiti nei corpi dei maghi.»

Finito il racconto, Hermione vide Draco che la osservava.

«Non sapevo di questa leggenda del mondo magico.» ammise lui, ammirato.

«In effetti non è stato facile scovarla.» rispose lei, sorridendo soddisfatta per poi distogliere lo sguardo, a disagio; non era abituata a chiacchierare civilmente con Draco Malfoy.

Per togliersi dall'imbarazzo, Hermione lasciò la sala uscendo nel giardino.

Un ulivo contorto attirò la sua attenzione, il tronco si era piegato al punto da creare un sedile naturale.

Stanca e accaldata vi si sedette.

«Ti sei già stancata?» chiese Draco, sarcastico.

«Avevo bisogno di una boccata d'aria.» rispose la riccia, tirando fuori dalla borsa una bottiglietta d'acqua.

«Mi sento un elfo domestico.» protestò il ragazzo, guardandola.

Hermione non poté fare a meno di ridacchiare vedendo la sua espressione fintamente afflitta.

«Se vuoi qui c'è posto anche per te.» affermò, tirando fuori dalla capiente borsa un'altra bottiglia e porgendola al ragazzo.

Appena l'ebbe sfiorata sentirono come una scossa attraversarli, l'acqua rotolò a terra ma loro la ignorarono.

Lentamente si avvicinarono l'un l'altra finché Draco portò la mano al collo di lei e, attrattala a se, la baciò.

Entrambi si sentivano confusi, era come se le loro labbra e i loro corpi agissero indipendentemente dalla loro volontà.

Appena si furono staccati, Draco si scansò da lei con un balzo e immediatamente portò la mano alla bacchetta.

Pur se confusa, Hermione lo raggiunse, afferrandogli la mano e ricordandogli che erano dei minorenni nel mondo Babbano quindi non potevano usare la magia.

«E poi hai dimenticato cosa ci siamo detti prima di venire qui?» aggiunse con uno strano sorriso sulle labbra. «Questa giornata è come se non fosse mai esistita quindi prima non è successo nulla.»

«Già, non è successo nulla.» ripeté il ragazzo rilasciando la presa sulla bacchetta per stringere la mano di lei.

Lasciarono che le labbra s'incontrassero di nuovo, approfondendo il bacio finché un rumore all'interno del castello non li riportò alla realtà.

«Andiamo.» ordinò Hermione, ancora turbata.

Giunti all'uscita, videro l'uomo della biglietteria sulla porta.

Seguendo l'istinto, la ragazza gli si avvicinò.

«Signore, mi scusi, per caso sa dirmi quanto è antico l'ulivo che c'è nel giardino? Nella guida non ne parla.»

«Ah, voi venite dall'altro mondo.» affermò l'uomo, facendo un cenno affermativo con il capo e allarmando i due ragazzi.

«Tranquilli, sono un Magonò.» spiegò. «Voi vedete l'ulivo perché siete dei maghi. Nel mondo Babbano non esiste più. È come un'ombra magica rimasta sulla terra dell'albero sotto cui erano soliti sedersi Laura e Ludovico nei loro pomeriggi d' idilli.»

«Ma se è solo un ombra com'è possibile che mi ci sia potuta sedere?» domandò Hermione, ancora più confusa.

«Anime affini.» sussurrò l'uomo, volgendo loro le spalle con un sorriso enigmatico prima di rientrare nel castello.

In assoluto silenzio i ragazzi tornarono al motorino e vi salirono.

Per assurdo la strada del ritorno apparve loro più lunga dell'andata.

«Grazie.» mormorò Hermione scendendo e consegnando a Draco il casco.

Il ragazzo si limitò a farle un cenno d'assenso senza guardarla in volto al che la ragazza si allontanò. Doveva tornare dai suoi genitori ma, sopratutto, aveva bisogno di mettere la maggior distanza possibile tra se e Draco, tra la sua vita e ciò che era successo poco prima.

 

 

 

 

 

Hogwarts, 24 Dicembre

Hermione si mordicchiò le labbra nervosamente.

Tra poco in Sala Grande tutti l'avrebbero vista al braccio di Krum.

Non poté fare a meno di chiedersi cosa ne avrebbero pensato.

Era appena entrata quando lo vide.

Dall'altro lato della Sala, al braccio di Pansy Parkinson, lui la stava osservando.

Non si scambiarono neanche una parola ma entrambi lessero negli occhi dell'altro che quel pomeriggio sotto il sole della Sicilia non era stato dimenticato.

 

 

 

NDA: Chiedo scusa agli abitanti di Carini per le imprecisioni e le licenze artistiche.

 

 

 

 

 

  
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