Sei seduta sul divano leggendo un altro libro quando lui, portandoti il suo giocattolo nuovo, vuole giocare con te. E’ inverno, perciò lo fai accoccolare sulle tue gambe, sorridendo al pensiero di avere qualcuno che ti ama così tanto, e riprendi la lettura.
Sei seduta sul divano leggendo un libro sospeso qualche settimana prima. Ti concentri sul testo, ma hai la vista sfocata e non riesci a leggere. Ti accorgi solo allora che le tue mani stanno tremando e, posando il libro sulle gambe, ti porti una mano sulla guancia.
Stai piangendo.
Ti guardi intorno e vedi una pallina accanto ai tuoi piedi. La fai suonare e, come al solito, lui corre per venire a prenderla.
Non arriva.
La fai suonare un’altra volta. Nessun rumore. Non senti zampettare. Il libro è pieno di lacrime.
Ti alzi e lo cerchi. Lo chiami.
Nulla.
Prendi la pallina e cammini in giro per casa facendola suonare. Conoscendolo bene sarà coricato sul tappeto del bagno. Ti fermi davanti alla porta: è chiusa. Allora la apri ed accendi la luce.
Lo chiami ancora, ancora, ancora..
« Dove sei finito? »
Ti accasci a terra, poggiando la schiena al muro. Cominci a piangere, non ti trattieni. Porti la pallina al petto e la stringi, lasciando espandere nell’aria le tue urla di dolore.
Ormai quella casa è vuota, ci sei solo tu. La sua ciotola non ha più acqua ed il suo osso è intero nella sua cuccia. La sua razione giornaliera non è stata mangiata, anzi: la ciotola trabocca ed i croccantini sono sparsi attorno ad essa. Ti guardi allo specchio: sei pallida, hai le occhiaie, fatichi a respirare. Quanto tempo hai passato così? Ti guardi una mano: bianca come il latte, stirata come la corda di un violino.Ricordi? Lui odiava quando suonavi il pianoforte, cominciava ad abbaiare e tu lo rimproveravi.
A lui bastava solo stare con te. Non gli importava avere molti giocattoli o cibo di qualità, voleva solamente il tuo affetto. Ti manca cercare la sua coda scodinzolante, udire il suono dei suoi passi, vederlo rotolare sul pavimento nelle mattine d’estate e rannicchiato accanto a te nelle notti d’inverno. Ti manca insegnargli a stare seduto od a dare la zampa. Ti mancano i momenti di gioia.
Ed è questo ciò che pensi dopo la perdita di una parte importante della tua vita: hai perso il tuo migliore amico, hai perso qualcuno che ritenevi un figlio. Solo allora ti penti di aver passato il tempo a fare altro piuttosto che stare con lui. Ti penti di essere uscita la mattina e tornata la sera. Ti penti di averlo trascurato, di averlo rimproverato, di non averlo fatto giocare con gli altri cani quando non ti andava di passare molto tempo fuori casa. Ti penti di averlo trattato in questo modo.
Ma per lui questo era il massimo: avere qualcuno che lo amava. Ti rendi conto che ti manca e che ti mancherà sempre.
Lo chiami ancora, ancora, ancora..
« Dove sei finito? »
Ti accasci a terra, poggiando la schiena al muro. Cominci a piangere, non ti trattieni. Porti la pallina al petto e la stringi, lasciando espandere nell’aria le tue urla di dolore.
Ormai quella casa è vuota, ci sei solo tu. La sua ciotola non ha più acqua ed il suo osso è intero nella sua cuccia. La sua razione giornaliera non è stata mangiata, anzi: la ciotola trabocca ed i croccantini sono sparsi attorno ad essa. Ti guardi allo specchio: sei pallida, hai le occhiaie, fatichi a respirare. Quanto tempo hai passato così? Ti guardi una mano: bianca come il latte, stirata come la corda di un violino.Ricordi? Lui odiava quando suonavi il pianoforte, cominciava ad abbaiare e tu lo rimproveravi.
A lui bastava solo stare con te. Non gli importava avere molti giocattoli o cibo di qualità, voleva solamente il tuo affetto. Ti manca cercare la sua coda scodinzolante, udire il suono dei suoi passi, vederlo rotolare sul pavimento nelle mattine d’estate e rannicchiato accanto a te nelle notti d’inverno. Ti manca insegnargli a stare seduto od a dare la zampa. Ti mancano i momenti di gioia.
Ed è questo ciò che pensi dopo la perdita di una parte importante della tua vita: hai perso il tuo migliore amico, hai perso qualcuno che ritenevi un figlio. Solo allora ti penti di aver passato il tempo a fare altro piuttosto che stare con lui. Ti penti di essere uscita la mattina e tornata la sera. Ti penti di averlo trascurato, di averlo rimproverato, di non averlo fatto giocare con gli altri cani quando non ti andava di passare molto tempo fuori casa. Ti penti di averlo trattato in questo modo.
Ma per lui questo era il massimo: avere qualcuno che lo amava. Ti rendi conto che ti manca e che ti mancherà sempre.