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Autore: Shiren    26/01/2009    3 recensioni
Non ero innamorata, ma provavo un’irrefrenabile attrazione per lui. Era davvero il mio migliore amico, non avevo mai avuto un rapporto come lo avevo con Luca, ed era proprio questo il motivo per il quale non provavo più di un’attrazione per lui. Avrei odiato me stessa se l’avessi perso come amico. Mi sarei odiata terribilmente.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un paio di ore dopo si erano svegliati tutti e tre, uniti nell’avere delle facce catastrofiche. Io, risi in particolare di Daniela che aveva gli occhiali tutti storti e i capelli che andavano da tutte le parti.
“Si può accendere la radio?” mi chiese Claudia.
“Si, certo, guarda che per accenderla devi premere quel tasto nero a destra, ecco brava…”.
Si udirono le voci dei VJ e poi annunciarono la successiva canzone in classifica, ma non riuscii a sentire il titolo perché Antonio aveva fatto uno sbadiglio talmente rumoroso da coprire anche il suono della radio; così sentii le prime note e crollai seduta sulla sedia.


“Una è troppo poco...due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto
TI VOGLIO BENE...te lo dicevo anche se non spesso
TI VOGLIO BENE...me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche..quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora…
TI VOGLIO BENE...e nonostante tutte le attenzioni
TI VOGLIO BENE...dall’altro ieri invece da domani non lo so”


‘Cambia ti prego…Cambia canzone…’
Fu quello che pensai , ma che non riuscii a dire. La voce mi si era fermata in gola.


“Vorrei ringraziarti vorrei stringerti alla gola
Sono quello che ascoltavi, quello che sempre consola
Sono quello che chiamavi se piangevi ogni sera
Sono quello che un po’ odi e che ora un po’ ti fa paura
Vorrei ricordarti che ti son stato vicino
Anche quella sera quando ti sentivi strano
E ho sopportato
Però adesso non rivoglio indietro niente
Perché ormai secondo te ho tutto quello che mi serve
Un applauso forte sotto le mie note
Una copertina ed anche un video forte
Fidanzate tante quante se piovesse
Anche se poi le paure son le stesse
Ora che ho sempre tantissimo da fare
Dici che non ho più tempo per parlare
Ma se solo bisbigliando te lo chiedo
Tu sarcastico ti tiri sempre indietro
E quindi...”


Mi presi la testa fra le mani, piegata su me stessa, cosciente del fatto che, quasi sicuramente mi stavano guardando. Trattenevo le lacrime, sapendo che sarebbe arrivato il punto, in cui non sarei più riuscita a trattenermi e il fiume avrebbe rotto la diga.
Scuotevo la testa leggermente tra me e me non so nemmeno io per quale motivo, forse per convincermi che non era quella la canzone che stavano trasmettendo, no, era solo frutto della mia immaginazione…
O forse cercavo di scacciare via quei pensieri che mi ronzavano in testa come api.


“Sono trascorsi rimpiangendo i miei sogni
E in quanto a te so solo che se ti vedessi
Sarei più stronzo di ciò che ti aspettassi
È terminata l’amicizia da due ore
Ho seppellito l’incoscienza del mio cuore
In 4/4 ti racconto
Disilluso e non contento
L’allegria e la magia che hai rovinato
Ti ho visto camminare mezzo metro sopra al suolo
Dire in giro “sono amico di Tiziano”
E rassicurarmi di starmi vicino
Poi chiacchierare al telefono da solo
Dietro l’ombra di sorrisi e gesti accorti
Sono passati faticando i nostri giorni
E per quanto non sopporti più il tuo odore
Mi fa male dedicarti il mio rancore
E quindi...”


Ecco. Era arrivato.
“L’allegria e la magia che hai rovinato”.
Quella canzone per me erano le parole che mi avrebbe detto Luca se io avessi rovinato tutto.


“E’ che ti sono debitore di emozioni
E’ che al mondo non ci sono solo buoni
Magari questo lo sapevo ma è diverso
Viverlo sulla tua pelle come ho fatto io con te
E fu Latina a farci unire e poi pagare
Una canzone può anche non parlar d’amore
E ancora con tutto il cuore te lo dico
Anche se da due settimane non sei più
Mio amico..”


Scoppiai a piangere, sempre chiusa in quella mia posizione innaturale e sentii a malapena che qualcuno spegneva la radio. Qualcuno che aveva finalmente capito che quella canzone mi faceva male.
Mi accarezzarono la testa, mi toccarono le braccia. Cercando invano di consolarmi, di sciogliere quella posa insormontabile.
“Cos’è successo prima? Che le hai fatto?” sentii Claudia accusare qualcuno. Luca ovviamente.
“Che c’entro io? Abbiamo solo giocato a carte…”
Alzai il viso, rigato dalle lacrime che, per una volta, non aveva fatto colare il trucco quella volta inesistente. Mi alzai sorridendo, per quello che riuscivo e dirigendomi al bagno dove mi guardai allo specchio inorridita e mi sciacquai gli occhi con l’acqua fresca, in contrasto col mio viso che era bollente. Poi un bussare sommesso interruppe il mio momento.
“Si?” risposi debolmente.
“Posso entrare? Sono Luca”
Aprii la porta e gli feci cenno di accomodarsi (per quanto fosse possibile in un bagno) per poi richiuderla alle mie spalle subito dopo. Si sedette sulla tavoletta del water dopo averla abbassata e io mi appoggiai allo stipite della porta incrociando le braccia sul petto.
“Che hai?” mi domandò guardandomi negli occhi.
Io ci pensai su. “Se ti rispondessi niente me lo chiederesti di nuovo, quindi o ti dico una bugia o ti dico la verità”. Ci mise qualche secondo a metabolizzare la mia frase, poi, con un tono a metà fra stupito e incredulo mi chiese:
“E’ per me che piangevi?”
Scossi il capo con un sorriso poi inclinai la testa da un lato in una posa riflessiva che assumevo molto spesso quando non sapevo esattamente come rispondere.
“No, non esattamente. Sai benissimo che io mi faccio tutti i miei flash mentali” risi “In questo caso quella canzone mi fa pensare a come reagiresti tu se tra noi succedesse qualcosa…E io ci sto di merda”.
“Non l’ho ascoltata, a cosa ti riferisci?”
“A un po’ tutta la canzone a dire la verità, se mai ti capitasse di leggere il testo penso che capiresti tu stesso, ma sono frasi come ‘L’allegria e la magia che hai rovinato’, oppure ‘E’ che ti sono debitore di emozioni’ che mi colpiscono e mi fanno star male, capisci?”
“Più o meno…Comunque ho afferrato il concetto”
Sospirò e poi si alzò avvicinandosi un po’ di più.
“Sai che non sono molto bravo a consolare le persone, più che dirti ‘stai tranquilla va tutto bene’ non sono capace a dire, ma stavolta preferisco stare zitto. Quindi, se vuoi, abbracciami, farò altrettanto. Altrimenti usciamo da qui e torniamo di là dagli altri come se nulla fosse”.
Era il discorso più lungo che gli avessi mai sentito fare. Sorrisi e mi buttai praticamente tra le sue braccia stringendolo come lui aveva fatto con me qualche ora prima fuori dalla porta.
“Sono un disastro, rovino sempre tutto”.
Poco dopo essere uscita dal bagno, mi feci accompagnare da Daniela a fare la spesa. Avevo scelto lei apposta perché era la ragazza che, tra le due, mi conosceva meno. Sapevo che mi avrebbe fatto domande, ma sapevo anche che non avrebbe avuto sospetti con bugia detta bene. Infatti, spacciai il mio pianto per post ciclo e lei, comprensiva, mi disse che era capitato anche a lei.
Dopo aver fatto la spesa tornammo a casa e io mi misi subito ai fornelli. Calcolato lo scarso pranzo preparai come primo piatto una carbonara e feci anche un tiramisù, il dolce che amavo di meno fare perché era troppo semplice, ma anche quello più sbrigativo da preparare se il tempo non era molto.
Apprezzarono tutti le mie capacità culinarie e anche Luca si limitò a mangiare senza dire niente sorridendo quando gli feci notare con non si lamentava e quindi che non stavo avvelenando nessuno.
La sera ci sedemmo sui divanetti nel salottino, con il camino acceso e parlammo un po’ del più e del meno. Claudia raccontava i suoi pettegolezzi, Antonio raccontava le sue solite barzellette che facevano ridere sempre e io, Dany e Luca partecipavamo come pubblico, finché un cellulare squillò in un attimo raro di silenzio.
Vidi il mio migliore amico alzarsi e rispondere e, dopo un momento toccarsi la testa con una mano e uscire dalla porta. Ci guardammo tutti perplessi, ma senza ridere. L’aria era chiara: era successo qualcosa.
“Ragazzi, è quasi l’una. Se vogliamo andare a sciare domani mattina ci conviene andare a dormire”.
Furono tutti d’accordo e salimmo le scale per prepararci per la notte mentre io cominciavo a preoccuparmi della lunga telefonata. Mi misi a letto e dopo pochi minuti sentii le scale di legno scricchiolare e sollevata capii che Luca era rientrato. Vidi un’ombra passarmi davanti al viso e quando mi sentii toccare la spalla sussultai.
“Giulia?”
Mi misi a sedere sul letto.
“Che c’è?”
“No, niente, stai giù…Volevo chiederti una cosa…”
“Si dimmi”
“Ecco, ho bisogno di parlare con te. Posso dormire nel tuo letto? Con te è inteso…o è un problema?”
Beh, si che era un problema calcolata la mia inevitabile attrazione, ma capii che era un brutto momento e che quella mia stupida fissa doveva passare in secondo piano.
“Nessun problema”
Inoltre saremmo stati un po’ stretti. ‘Aiuto’ pensai.
Si sdraiò sotto le coperte accanto a me, cingendomi la vita con braccio per essere più comodo e appoggiandomi la mano sulla schiena.
“Un mio amico ha avuto un incidente. L’hanno investito” sussurrò.
“Oddio. E’ in ospedale?”
“Si,ha rischiato il coma, ma l’hanno preso in tempo e ora, anche se è grave, ma non rischia di morire…”
“Dio, Luca. Mi dispiace…ha battuto la testa?”
“No, no per fortuna…Ma ha una gamba e un braccio rotti e ha sfregato la faccia sull’asfalto quindi è abbastanza sfregiato ora”.
Ora che mi ero abituata al buio non mi fu difficile guardarlo negli occhi. Gli accarezzai una guancia e gli diedi un bacio sulla fronte.
Lui mi strinse di più e appoggiò la sua testa sul mio petto.
“Ehm, Luca” non potei evitarlo.
“Mmm?”
“Non stringermi così tanto” Lo sentii sogghignare e si stacco un po’ da me. Separazione solo momentanea perché poi mi baciò sulla guancia e poi sul collo.
“Vuoi che ti salti addosso?” sussurrai ironica.
“Magari mi farebbe dimenticare per un po’ questa brutta situazione” rispose lui, un po’ più serio di me.
Mi guardò negli occhi e, stringendomi, mi baciò sulle labbra. Prima delicatamente poi sempre meno quando anche io cominciai a baciarlo. Mi toccò i capelli, le spalle e io ricambiavo perché era ciò che volevo finché un impulso venuto da chissà dove non mi aiutò a fermarlo. Mi allontanai e gli posai un dito sulle labbra.
“No. Ricordati cosa ti ho detto oggi. Puoi dormire qui se vuoi, ma dormiamo. Non altro, d’accordo?”
“Va bene, buonanotte” e per salutarmi mi diede l’ennesimo, ultimo bacio sulle labbra.
  
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