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Autore: Shiren    26/01/2009    2 recensioni
Non ero innamorata, ma provavo un’irrefrenabile attrazione per lui. Era davvero il mio migliore amico, non avevo mai avuto un rapporto come lo avevo con Luca, ed era proprio questo il motivo per il quale non provavo più di un’attrazione per lui. Avrei odiato me stessa se l’avessi perso come amico. Mi sarei odiata terribilmente.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questo capitolo non è molto lungo, ma serve come introduzione. Il rating "Giallo" è soprattutto per la presenza di parolacce (uso comune nel linguaggio, ormai). Accetto critiche e complimenti e ringrazio in anticipo chi si avventurerà a leggere questo breve capitolo.



Sono incazzata. Mi hai fatto male accidenti.
E non mi vieni neanche a chiedere scusa…
Ma che razza di stronzo sei?
A volte mi chiedo come faccio a volerti così bene…


Eravamo andati in montagna per le vacanze di Natale. In cinque avevamo affittato un piccolo chalet a buon prezzo ed eravamo partiti quasi subito dopo la fine della scuola. Avevo guidato io, alternata a Luca, fino alla baita, con il bagagliaio e il tetto della macchina (la polo blu di mio padre) strapieni di valigie e attrezzature da sci o snowboard.
Ci divertimmo anche in macchina ricordo, mettendo su Cd di vecchi artisti tra cui un disco di Baglioni di mia mamma trovato nel cruscotto o un Cd di Ligabue che aveva portato Claudia. Cantavamo a squarciagola mentre Luca guidava facendo smorfie disgustate per la nostra deprimente intonazione. Antonio e Daniela seguivano il coro, il primo forse con meno entusiasmo, ma povero, soffriva di mal d’auto.
Arrivammo allo chalet con il sorriso sulle labbra e dopo che io ebbi aperto la porta in legno ci affrettammo a “svuotare” la macchina che, se avesse avuto sentimenti o parola avrebbe sicuramente implorato pietà.
Antonio e Luca (e dire che dovrebbero essere loro gli “uomini”!) la prima cosa che fecero fu di sedersi per terra per non sistemare le nostre cose, ma, a forza, li tirammo in piedi e cominciammo ad aprire le valigie, fare i letti e cose di questo genere, d’altra parte qualcosa dovevamo pur fare calcolato che il pomeriggio saremmo dovuti andare a sciare e la sera i letti dovevano essere fatti.
Una volta finito mi proposi di preparare da mangiare (non per vantarmi, ma a 18 anni ero già un piccolo genio in cucina) e, nonostante Luca continuasse ad insinuare che li avrei avvelenati tutti, misi mano alle nostre scorte e pensai a qualcosa da preparare.
Mentre cucinavo, ricordo perfettamente un momento in cui erano usciti tutti a giocare a palle di neve e io, solitaria ma tranquilla pensavo ai fatti miei. Quando sentii due braccia circondarmi la vita e una testa coperta da riccioli neri che si posava sul mio collo.
“Fa freddo fuori”
Io, rossa, cercai di non farmi vedere in viso e risposi con un mugolio d’assenso. Deglutii e poi cercai di farmi uscire qualche parola dalla bocca.
“Certo, se esci in maniche corte…”
Luca era il mio migliore amico. Ed era l’unico a sapere della mia attrazione per lui.
“Mi scaldi?” mi disse con una voce ironica che ormai ripeteva da quasi un anno.
“Dai non prendermi in giro…Sto cucinando” cercai di scrollarmelo via senza troppo entusiasmo, ma lui non mollò la presa. Era strano perché non si era mai comportato così.
Ero io quella appiccicosa con lui, che aveva bisogno di quel contatto indispensabile, anche se era un fatto che faceva parte esclusivamente del mio carattere. Udii la porta aprirsi e d’istinto sbiancai e fece un leggero sobbalzo che percepì soltanto Luca.
“Cosa vuoi che pensino?” mi sgridò in un sussurro.
Poi mi lasciò e io riuscii di nuovo a concentrarmi su quello che stavo facendo. Era più forte di me.
Finché ero io a toccarlo, ad abbracciarlo normalmente, andava tutto bene, ma quando era lui ad avvicinarsi o a me capitava di toccarlo in punti particolari senza farlo apposta, il mio cervello si scollegava. Andavo in corto circuito.
Non ero innamorata, ma provavo un’irrefrenabile attrazione per lui. Era davvero il mio migliore amico, non avevo mai avuto un rapporto come lo avevo con Luca, ed era proprio questo il motivo per il quale non provavo più di un’attrazione per lui. Avrei odiato me stessa se l’avessi perso come amico. Mi sarei odiata terribilmente.
“Ragazzi, purtroppo più dei panini non potevo fare con quello che c’era…più tardi vado a fare la spesa e per stasera faccio qualcosa di più sostanzioso”
“Come più tardi?”
“Dany non hai visto come nevica? Oggi di andare, almeno per me, non se ne parla”
“Effettivamente non credo sia il caso…E poi, dai il primo giorno stiamocene tranquilli”.
Dopo mangiato Antonio e Claudia si addormentarono beatamente sul divanetto e dopo poco, anche Daniela sprofondò tra le braccia di Morfeo con ancora il libro tra le mani.
“Siamo rimasti soli” sorrise Luca.
“Non mi pare”
“Beh, dipende da come la vedi. Mentalmente siamo rimasti soli. Fisicamente no”
“Che filosofo”
“Oh, che palle! Perché devi fare così?” sbottò.
Lo guardai con occhi perplessi.
“Cosa stai dicendo?”
Mi prese per un braccio non troppo delicatamente e mi portò fuori chiudendo piano la porta.
“Perché deve essere così…distante, ecco, quando scherzo così? Sembra quasi che…”
Mi teneva ancora il braccio e abbassò lo sguardo. Io lo presi per i gomiti.
“Che…cosa?”
“Che tu provi qualcosa di più per me…”
Risi. “No”.
“Sei sicura?”
“Al cento per cento”. Era contento. Sapeva che il nostro rapporto si sarebbe distrutto se io mi fossi innamorata di lui, e non voleva. Mi somigliava molto da quel punto di vista.
A quel punto mi si avvicinò e mi abbracciò stretta e io ricambiai mentre trattenevo le lacrime. Era il mio migliore amico cazzo! Non volevo perderlo, sarebbe stato troppo per me.
Quando entrammo era ancora tutto in silenzio a parte il leggero russare dei tre dormienti.
Io e Luca ci sedemmo al tavolo e cominciammo a giocare a carte.
  
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