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Autore: ehitsfrannie    03/08/2015    1 recensioni
Esistono Tre Pietre: la pietra dell'equilibrio, quella della saggezza e dell'amore. Tre Pietre essenziali per far tornare la magia a Storybrooke. Il compito di trovarle viene affidato ad Alice, una ragazza tormentata dal suo passato turbolento che sarà costretta a lottare contro i Cattivi più malvagi delle fiabe. Per fortuna (o sfortuna) ci sarà il Cappellaio Matto ad affiancarla in questo viaggio insieme ad un'altra ragazza temeraria tanto quanto il fratello.
Tre Pietre. Tre personaggi. Una sfida per ognuno di loro.
Riuscirà Alice a portare a termine la sua missione? Qual è il vero obbiettivo di Jefferson? Cosa centra Tremotino in tutto ciò? E se Capitano Uncino avesse una sorella?
[le parti di Rumbelle mi sono state gentilmente concesse dall'autrice padme83 alla quale vanno i crediti per le one shot della sua raccolta "In the morning you always come back" di sua totale creazione e stesura.]
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Jefferson/Cappellaio, Matto, Killian, Jones/Capitan, Uncino, Signor, Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III

 

Alice sospirò, versandosi una quantità generosa di cereali sullo yogurt. Leccandosi il pollice e afferrando la sua colazione, si affacciò alla finestra osservando il cielo rosato sopra di sé.
La mattina era il momento della giornata che più preferiva. Tutto si risvegliava, prendeva vita di nuovo, e di nuovo, e di nuovo. Il sole dava il buongiorno al mondo, e non importava se poi avesse piovuto, sarebbe stata una nuova giornata e si sarebbero commessi nuovi errori e nuove possibilità e occasioni sarebbero arrivate quando meno ce lo saremo aspettati.
La ragazza mandò giù un boccone nervosamente. Il pomeriggio stesso sarebbe finalmente incominciato il suo corso di scrittura creativa.
Era ciò che voleva. Essere libera, felice, viaggiare per il mondo contando solo su sé stessa senza aspettarsi mai nulla dagli altri. Sarebbe caduta in tante buche, avrebbe incespicato e non sarebbe stata al sicuro, mai. Ma c'è un prezzo da pagare per tutto, e lei era disposta a fare qualsiasi cosa per assicurarsi il futuro che aveva in mente per sé stessa.
Sé stessa, in quel momento era la cosa più importante. Si era lasciata trascinare troppe volte dai sentimenti e non era mai stata razionale, ma le cose erano cambiate.
E sarebbero cambiate ancora.
Ma dov'è casa?

 


Adele guardò con sguardo intenerito e pieno d'amore il frugoletto piccolo e tutto rosso che aveva tra le braccia, il quale la osservava incuriosito mangiucchiandosi e sbavando sul pollice.
La porta si spalancò, rivelando una figura alta e raggiante, che posò il cappello su un mobile.
«Ciao, piccola Grace.» salutò la figlia, accarezzandole la guancia rosea con le nocche.
La neonata rise gioiosa in risposta, sbrodolandosi di saliva mentre gli occhi ancora di un colore indefinito esprimevano tutta la sua felicità e soddisfazione nel vedere il suo papà.
Quest'ultimo alzò poi gli occhi su Adele, stampandole un bacio sulle labbra umide.
«Bentornato, Jefferson.»
Egli si grattò la testa distrattamente, facendo un amaro sorriso. «Temo che non mi tratterrò a lungo...»
«C'è bisogno di te qui a casa. Grace ha bisogno di te.» replicò Adele. guardandolo con il volto dispiaciuto e carico di delusione. «E anche io.»
Jefferson rimase immobile, non riuscendo però a ricambiare lo sguardo. Se avesse incrociato i suoi occhi, non sarebbe più riuscito ad andarsene e allora non avrebbe mantenuto l'accordo.
Doveva partire di nuovo, non aveva altra scelta.
«Adele, abbiamo fatto questo discorso molte volte...lo sai che mi dispiace.»
«Questo però non mi basta.»
Jefferson alzò gli occhi al cielo, avviandosi verso la porta, mentre quelli di Adele si velavano di lacrime. «La ami, vero?»
Il Cappellaio si fermò davanti alla porta, per poi girarsi spiazzato verso la fidanzata e prendendola tra le braccia. «Certo che la amo. Amo te, e amo la nostra piccola Grace. Vi amo più di quanto tu possa immaginare, lo sai.»
La ragazza accennò un sorriso, rassicurata dalle sue possenti braccia. «Si, lo so. Scusami.»
Jefferson lasciò un ultimo bacio sulla fronte di entrambe, prima di uscire definitivamente di casa e allontanarsi a grandi passi.
Adele sospirò, tornando a prendersi cura della bimba. «Hai visto? Il papà ti ama. E anche io ti amo. Ti ameremo per sempre, ricordalo piccola Grace.»
Prima di potersi aspettare una qualsiasi reazione da parte della figlia, qualcuno bussò energicamente alla sua porta.
Il resto sarebbe stato del tutto inaspettato.”


 

«Dove hai trovato questo?»
La voce di Ernest alle sue spalle la sorprese, ma ebbe il tempo di pensare ad una risposta valida mentre masticava. Egli esibiva con le sopracciglia inarcate il cilindro, incerto nel voler sapere la risposta.
Alice gli sorrise, tornando in cucina per mettere la ciotola sul lavandino. «L'ho trovato davanti a casa. Qualcuno deve averlo perso...»
Ernest sospirò, passandosi una mano sul volto. «Quando sei stata nel negozio di Mr. Gold?»
Non ebbe modo di replicare. Era stata scoperta, ma d'altronde sapeva di non essere un granché a mentire.
«Un paio di giorni fa'. Mi ha proposto un accordo e...»
«Un accordo?» esclamò Ernest, mentre le gote gli si coloravano di un rosso acceso. «E non l'avrai mica accettato, vero?»
Alice incrociò le braccia al petto, sconcertata da tutto quello stupore per un semplice cappello. «E anche se lo avessi fatto?»
«Alice, fare accordi con Mr. Gold è un vecchio trucco che non ti porterà molto lontano.» borbottò il vecchio orologiaio. «Tutti gli abitanti di Storybrooke gli devono qualcosa, ma lui non deve niente a nessuno.»
«Oh, tanto la mia parte l'ho già scontata.» affermò lei alzando le spalle con noncuranza.
«Come?»
«Comprando il cappello!»
Ernest la fissò sbalordito ma, prima di poter aggiungere altro, Alice glielo prese dalle mani e sorrise radiosa, osservandolo e maneggiandolo tra le dita. «E' un bel cappello, nonostante tutto.»
L'uomo sospirò nuovamente, accennando un debole sorriso. Da quando Alice era arrivata in casa sua, si era reso conto che tutto quel tempo passato da solo gravava sulle sue spalle da più tempo di ciò che credeva.
«Ascolta Alice...credo di non averti dato la giusta accoglienza quando sei venuta qui a Storybrooke. Saresti potuta andare da qualsiasi parte, perché proprio qui?»
Lo sguardo di Alice d'un tratto si fece triste. «Eri l'unico parente che mi rimaneva. Non avrei mai voluto ammetterlo perché sembro indipendente e forte per superare anche la solitudine, ma la realtà è che non volevo rimanere sola.»
«Non lo sei.» Ernest sorrise di nuovo, posandole una mano sulla spalla. «Ho un regalo per te.»
Alice alzò lo sguardo ora pieno di curiosità e spalancò gli occhi quando vide il suo tutore estrarre l'orologio d'oro da taschino che stava riparando il giorno in cui lei era arrivata e porgerglielo. Esitò un momento, indecisa se accettarlo o meno. «Ma, Ernest...potresti farci un sacco di soldi, è un orologio meraviglioso! Non ho fatto nulla per meritarlo, non posso...!» farfugliò ponendo le mani davanti a sé in segno di rifiuto.
«Insisto, prendilo come un regalo di benvenuto.»
La ragazza finalmente accettò il pensiero, rigirandoselo tra le mani e sorridendo radiosa. «E' bellissimo, grazie.»
Ernest se ne tornò nel suo studio senza rispondere, mentre il cuore di Alice si colmava come mai era successo dopo la morte dei genitori.

 

Jefferson la vide.
Poi crollò sulle ginocchia.
E infine pianse.
La sua Adele, la luce dei suoi occhi, il suo vero amore.
Gliel'avevano portata via, o meglio, lui non era riuscito a tenersela stretta.
Batté i pugni sul pavimento, stanco, distrutto. Era tutta colpa sua.
Il suo cuore sarebbe dovuto appartenere per sempre a lui, e invece quella megera capace solo di vendetta e odio gliel'aveva strappato e stretto brutalmente tra le dita, trasformandolo in cenere.
«Perché l'hai fatto?» chiese alzando lo sguardo verso il tetto della casa, in attesa di una risposta. «Lei se n'è andata da te perché non hai saputo farle da madre. Lei era felice con me. Non si meritava questo!»
Si alzò di scatto e, tremante, buttò per terra tutto ciò su cui posava lo sguardo, troppo ferito per ragionare.
Lui aveva promesso di proteggerla, ma non c'era riuscito. E in quel momento i sensi di colpa lo stavano divorando vivo.
D'un tratto, sentì un lamento, un gemito di qualcuno che piangeva.
Jefferson arrestò la sua furia, avvicinandosi titubante e ancora scosso all'armadio da cui provenivo i versi disperati.
Aprì le ante, ritrovando gli stessi occhi che pensava di aver perso per sempre. Prese tra le braccia la piccola creatura indifesa, che d'un tratto smise di piangere e allungò la manina per toccare il suo viso.
«Tranquilla, piccola Grace. Ora ci sono io, e ti terrò al sicuro.»
Jefferson sorrise, tirando su con il naso. Ringraziò tra sé e sé di essere stato graziato con un'altra possibilità, un modo per ricominciare da capo e fare per una volta le cose per bene.
«Non aver paura, non ti lascerò mai più. Te lo prometto.»”


 

Portando con sé l'orologio e il suo cilindro, uscì di casa sedendosi sullo scalino ed osservando la strada nella quale iniziavano a comparire ancora assonnati i primi abitanti.
Lancialo via.
Ancora non capiva come Storybrooke potesse essere così...ferma. Il tempo sembrava essersi fermato da molto tempo.
Scosse la testa, fissando il cilindro tra le sue mani.
Lancialo via.
Se si fosse lasciata conoscere da tutti loro, sarebbe stata accolta bene? E se non fosse stata all'altezza? Cosa ne sarebbe stato di lei?
Se i suoi genitori non fossero morti, lei sarebbe rimasta a Londra con i suoi amici, e avrebbe percorso la strada che più avrebbe preferito perché ci sarebbero state tante persone a sostenerla.
Lancialo via, ora.
Mentre le lacrime minacciavano di scenderle copiosamente dagli occhi, Alice buttò malamente il cappello a terra lontano da sé e, senza neanche rendersene conto, venne travolta da una nube viola che la avvolse e la fece precipitare in un'infinita voragine buia.
E precipiti, precipiti, precipiti.








Here I am!

Salve a tutti! Questa volta ho aggiornato presto perché domani parto e starò via fino al 20 (?) agosto, quindi non avrò la possibilità di pubblicare altri capitoli. 
Allora, Alice a finalmente a che fare con la magia! Il cappello comprato dal banco dei pegni di Gold si è rivelato essere un portale. Chissà di chi è, uhuh. 
Jefferson, nel passato, continua a fare il viaggiatore trai mondi ma come si può vedere ha messo su famiglia: Adele è diventata la sua comapgna di vita, il suo Vero Amore, e dalla loro unione è nata la piccola Grace che tutti conoscono. Purtroppo, il male ha sempre la sua rivincita. Adele viene uccisa da sua madre, Cora, e quando Jefferson torna nella loro dimora scopre il corpo privo di vita di sua moglie ed è convinto che sia stata tutta colpa sua. 
Grace però è stata messa al sicuro e così il Cappellaio decide di mollare tutto per stare accanto alla sua figlioletta. Direi che Alice e Jefferson hanno in comune un bel passato ricco di oscurità, mmh. Speriamo che in futuro vada meglio! ;) 
Commentate in tanti perfavore, ci tengo a sapere la vostra opinione :D 
Ci risentiremo tra due settimane, fate buone vacanze!
Frannie. xx

 

   
 
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