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Autore: Alexiel Mihawk    03/08/2015    1 recensioni
Sousuke/Rin/Gou - L'estate in cui siamo diventati grandi.
- Non cambierà niente - continuava a ripetere mio fratello - Sarò sempre accanto a te, lo sai, no? -
Non riusciva a guardarmi negli occhi e, a pensarci oggi, mi rendo conto che non riusciva a guardare nemmeno Sousuke; Rin teneva lo sguardo in avanti, fisso verso un futuro che riusciva a vedere solo lui, tra vasche di cloro e piscine olimpioniche.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Gou Matsuoka, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Threesome
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Titolo: Diventare grandi
Parole: 677
Prompt: Sousuke/Rin/Gou - l'estate che siamo diventati grandi.
Generi/Warning: incest, sentimentale, malinconico, slice of life, threesome, poliamory
Note:scritta per la notte bianca dimaridichallengecon un prompt diladyaika



Diventare Grandi



C’è una sottile differenza tra il crescere e il diventare grandi.
L’età adulta non è qualcosa che si raggiunge consapevolmente, non ti svegli una mattina e ti accorgi di avere raggiunto un immaginario traguardo segnato con una striscia di arrivo; semplicemente cresci, mentre, giorno dopo giorno, accumuli esperienze alcune delle quali segnano svolte tali da spingerti a lasciare l'adolescenza alle spalle.

Per noi, il punto di svolta furono gli eventi dell'estate dei nostri diciassette anni. O meglio, io all'epoca ne avevo diciassette, Rin e Sousuke erano già diciottenni e mi sembrava di guardarli con gli occhi di chi guarda la vita degli altri andare avanti e si sente lasciato indietro.
- Non cambierà niente - continuava a ripetere mio fratello - Sarò sempre accanto a te, lo sai, no? -
Non riusciva a guardarmi negli occhi e, a pensarci oggi, mi rendo conto che non riusciva a guardare nemmeno Sousuke; Rin teneva lo sguardo in avanti, fisso verso un futuro che riusciva a vedere solo lui, tra vasche di cloro e piscine olimpioniche.
Avvenne in quei giorni e a dire la verità non saprei nemmeno spiegare come. Fino a quel momento né Rin, né Sousuke avevano mai mostrato troppo interesse verso le ragazze e, forse, dentro di me ero convinta che non gli interessassero affatto. La verità, ben più banale di così, era che non avevano alcun interesse nelle altre ragazze.
Ricordo quel pomeriggio, Rin ci aveva appena comunicato che sarebbe partito di nuovo e avevamo deciso di festeggiare; ero stata io stessa a procurarmi, insieme a Nagisa, delle bottiglie di vino.
- Se non brindiamo non è una vera festa, Rin-chan! -
E così avevamo bevuto tutti, alcuni più di altri e quando Nagisa, Rei, Makoto e Haruka erano tornati a casa, Sousuke aveva chiesto di fermarsi a dormire. E in fondo cosa c'era di male? Casa nostra era anche casa sua, dopotutto. Così si era fermato e, complice l'alcool e l'esaltazione (o forse era solo malinconia) per la futura partenza di Rin, ci eravamo trovati, senza nemmeno sapere come, più vicini di quanto non fossimo mai stati. E come mio fratello ci aveva visti così, avvinghiati, stretti l'uno all'altra, più intimi di quanto la decenza non volesse, invece di mettere su quel suo muso imbronciato che mostrava ogni qual volta un ragazzo mi si avvicinasse, aveva sorriso con malcelata malizia.
- Non vi si può lasciare soli un secondo... -
Non so perché non respinsi le sue mani, le sue dita affusolate scivolarono sotto la mia maglietta, mentre Sousuke, ancora di fronte a me giocava con l'orlo sottile della mia gonna a pieghe.
Fu la prima volta che mi resi conto, con feroce consapevolezza, di stare facendo qualcosa di proibito e moralmente sbagliato; decisi anche che non mi interessava, non mi ero mai sentita così vicina a qualcuno, così vicina a Rin. Per la prima volta non mi sembró di rimanere ferma a guardare la vita degli altri scorrere veloce, ma di fare parte di qualcosa, di appartenere a qualcuno.
Forse, se tutto fosse finito quella sera, il distacco sarebbe stato più facile, ma ci eravamo trovati e avevamo trovato l'una negli altri un solido appiglio; ci sentivamo perduti in un mondo che girava troppo in fretta e le nostri mani unite ci sembravano l'unica cosa certa.
Poi Rin partì e quel piccolo castello di carta che avevamo costruito sembró crollare su sé stesso; ci volle tempo, ma superai anche quella struggente sensazione di abbandono che aveva preso ad attanagliarmi la bocca dello stomaco ogni volta che pensavo a mio fratello così lontano.
- Almeno - mi dicevo ogni tanto, guardando il ragazzo accanto a me dormire placidamente - Non sono sola -
Quella fu l'estate in cui capimmo, seppure con sofferenza, che partire non vuol dire dimenticare e che chi resta non è stato abbandonato né messo da parte, fu l'estate in cui scoprii per la prima volta il sesso e quel brivido sottile che ti cattura quando la consapevolezza di fare qualcosa di proibito ti coglie; quella fu l'estate in cui diventammo grandi.



   
 
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