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Autore: daisys    03/08/2015    1 recensioni
Phoebe era sempre stata una ragazza normale, fino a quando, all'età di 17 anni un incidente stradale cambia per sempre la sua vita, in maniera irreparabile.
Ora ha 22 anni, sono passati 5 anni e lei è in grado di controllare il suo potere.
E questo la spinge a Beacon Hills.
Stiles Stilinski e suo padre sono i suoi unici parenti in vita.
E lei farà di tutto per proteggerli.
E quando incontrerà uno sguardo verde bosco capirà di poter ancora amare.
SOSPESA
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Capitolo 6- Hospital

We all are living in a dream, || Tutti noi stiamo vivendo in un sogno 
But life ain’t what it seems || ma la vita non è quel che sembra
Oh everything’s a mess || oh, tutto è un casino 
And all these sorrows I have seen || e tutte quelle sofferenze che ho visto 
They lead me to believe || mi portano a credere 
That everything’s a mess || che tutto è un casino
Dream- Imagine Dragons

Rantolo, fissando scioccata Derek, non riuscendo minimamente a parlare, troppo occupata ad osservare meglio quest'uomo spettacolare.
Un uomo che al momento attende una mia risposta.
Cercando di controllare il battito impazzito del mio cuore, che sicuramente con i suoi poteri da licantropo può percepire benissimo, provo a cercare di aprire bocca e di far uscire qualcosa oltre all'aria.
Dopo qualche tentativo che con molta probabilità mi ha fatto sembrare un pesce lesso, riesco a parlare, pronunciando poche parole.
<< Cosa ci fai qui? >> dico velocemente, somigliando in un modo inquietante a mio cugino, e sinceramente questo non è propriamente un complimento, se vogliamo dirla tutta.
Derek inarca un sopracciglio scuro, quasi a beffarmi della mia domanda, e le sue labbra si piegano in una smorfia ironica, il tutto contornato dallo sguardo sospettoso nei suoi occhi.
Bhe, anch'io sarei sospettosa se una psicopatica come sembro io al momento avesse un album pieno zeppo di miei ritratti.
<< Potrei farti la stessa domanda. >> ribatte sbuffando, mentre si avvicina a me, con le mani chiuse contro i fianchi.
Io in contemporanea indietreggio, allontanandomi da lui, ancora imbarazzata dalla faccenda dei ritratti e dalla mia reazione alla sua sfrontata bellezza.
Anche ora mentre indietreggio cercando di mantenere una certa distanza non posso fare a meno di osservare quasi in trance il suo viso, desiderosa di distendere le rughe di irritazione che rovinano la distesa di perfezione del suo sguardo.
Presto troppa attenzione a lui, così tanta da non rendermi conto di essere arrivata al ceppo, e come degna cugina di Stiles, inciampo su una radice, iniziando la mia discesa verso il duro legno.
Sembra andare tutto al rallentatore, e i colori iniziano a sbiadire, mentre un senso opprimente di vertigine, che inizialmente attribuisco alla caduta, si fa avanti.
Vedo Derek muoversi verso di me per non farmi cadere, e troppo tardi mi rendo conto dei sintomi di una visione.
Faccio per gridare di non avvicinarsi, ma è impossibile, ho la bocca impastata e la vista oscurata.
L'ultima cosa che sento prima di svenire è il tocco di una mano, che frana la mia caduta ma che non mi impedisce di toccare il legno umido.

Mi ritrovo di nuovo nella stanza bianca, che sembra infinita, ma stavolta c'è qualcosa di diverso.
Non sono sola.
Con un ansito mi volto, e mi rendo conto che per la prima volta ho portato qualcuno con me in una delle mie visioni.
Derek è steso i terra, vicino a me, e impiega molto più tempo a riprendersi,non essendo abituato agli sbalzi che le visioni comportano.
Ora non ho tempo di analizzare il perchè della sua presenza, quindi lo lascio a terra, mentre io inizio ad osservare la stanza, dove il suo bianco è interrotto solo e unicamente da tronco mozzato che sorge dal pavimento.
Lo stesso tronco nel bosco.
Mi avvicino, sfiorando lieve il legno poroso e umido, cercando di capire la connessione di quest'albero e la mia venuta a Beacon Hills.
Perchè sono quasi certa che sia tutto collegato in uno schema più grande, e questo legno può darmi la chiave per comprendere il tutto.
Mi accovaccio a terra,tastando e cercando di smuovere le radici alla ricerca di non so cosa, mentre Derek con un grugnito inizia a muoversi e a lamentarsi.
<< Dannazione! Dove diavolo siamo? >> ringhia guardandosi intorno e cercando di attirare la mia attenzione.
Se Brontolo qui presente pensa di ricevere considerazione urlando e ringhiando a destra e manca non ha proprio capito nulla, e non vedendo nessuna reazione da parte mia sembra rendersene conto, per cui inizia ad avvicinarsi borbottando.
Io nel frattempo continuo a cercare qualcosa, fino a quando vedo qualcosa brillare fra un nodo e l'altro del legno.
Inserendo le dita nella fessura cerco prima di prendere ciò che brilla al suo interno, e quando non riesco provo almeno ad allargare lo spazio.
In fretta mi rendo conto di una cosa però, la luce si è moltiplicata, e continua a crescere.
Non faccio in tempo ad allontanarmi che Derek mi prende da un braccio, allontanandomi dal tronco, poco prima che una miriade di insetti luminosi inizino ad uscire dal legno.
Con un ansito mi aggrappo al bicipite di Derek, mentre in fretta cerchiamo di allontanarci dagli insetti, ma è inutile, sono sempre di più e riempiono questa stanza.
Iniziano a venirci contro, e quando iniziano ad attaccarsi ai miei vestiti urlo. 
Derek è veloce a stendermi a terra e a coprirmi, ma ormai gli insetti sono troppi e ovunque, e lentamente ci ricoprono.
Singhiozzando mi stringo a Derek, contro il suo collo, mentre l'aria e la visuale iniziano a sparire.
E' tutto buio in pochi secondi e l'ultima cosa che sento, con il viso sprofondato contro Derek, è che lui per poco mi stringe a sua volta.


Con un grido riapro gli occhi, tirandomi su di scatto e buttando a terra Derek, che era per metà sdraiato sopra di me.
Rantolando mi porto la mano alla gola, ansimando con forza e alzandomi, per poi trovarmi costretta ad appoggiarmi al ceppo per non cadere.
Come scottata allontano la mano, iniziando ad indietreggiare e a scuotere la testa in segno di diniego, mentre cerco di convincermi che va tutto bene e che la visione non era reale.
Derek nel frattempo si é tirato su, e cerca di fermarmi non appena mi vede correre in direzione della macchina.
Mi muovo in fretta, in parte grata dei postumi della visione, ma consapevole che essendo un licantropo li smaltirà più in fretta, quindi non mi posso permettere di perdere tempo.
Così come non posso rispondere alle domande che sicuramente arriverebbero se io rimanessi con lui.
Entro in auto e premo sull'acceleratore, cercando di sparire il più in fretta possibile.
Un trillo interrompe il mio piano di fuga mentale, e presa di sorpresa sobbalzo, sbattendo la testa contro il tettuccio dell'auto.
Capendo che a suonare è il cellulare allungo in fretta la mano, ma il tremore che scuote le mie mani da quando è finita la visione mi fa perdere la presa sull'apparecchio.
Con un imprecazione freno di colpo, stringendo con forza il volante, mentre la suoneria del mio cellulare si affievolisce, fino a spengersi del tutto.
Stringendo le mani al petto aspetto qualche secondo, sperando che il tremore si fermi, e quando mi sento abbastanza sicura mi chino per recuperare il telefono.
La prima cosa che noto sono un mucchio di chiamate perse.
Le prime sei di Stiles, le rimanenti di Scott.
Nel vedere questo il mio battito cardiaco aumenta a dismisura, e sento il mio petto stringersi in una morsa asfissiante, preoccupazione e timore uniti.
C'è anche un messaggio vocale, da parte di Scott, che in fretta ascolto.
<< Phoebe, ti prego, quando senti questo messaggio richiamami.
Stiles, Stiles è sparito, si trova in un luogo buio ed è ferito ed io non ho idea di come trovarlo. Ti scongiuro richiamami. >>
Mi si ghiaccia il sangue nell'ascoltare le parole agitate di Scott, e concentrata come sono non mi rendo conto di una mano che sbatte contro il finestrino e apre la portiera.
<< Si può sapere che dia... >> inizia Derek lasciandosi cadere sul sedile, ma io lo interrompo prima che possa dire altro.
<< Zitto! Zitto, dannazione! >> grido sbattendo un pugno sul volante innervosita e spaventata a morte dalla situazione.
Non è da me comportarmi così, di solito sono piuttosto calma e rilassata, e quando si pone un problema di solito cerco di analizzarlo con la mente lucida.
Derek si azzittisce, ed io respirando affannosamente poggio il capo contro il volante, cercando di concentrarmi, cercando un singolo segno di dove possa essere mio cugino.
Non posso perdere anche lui dannazione, tutti ma non lui.
Continuo a rimuginare e a cercare di concentrarmi, quindi non mi rendo nemmeno conto di quando Derek scende in silenzio dall'auto.
Possono essere passati due minuti come anche un ora, ma almeno quando mi tiro su sono abbastanza calma da non rischiare un incidente.
Respiro piano, concentrandomi sul ritmo, cercando di evocare quel potere che ho sempre considerato una maledizione, ma che in questo caso ringrazio chiunque me lo abbia dato.
Per la prima volta in vita mia accolgo con gioia la sensazione di vuoto e la perdita di sensibilità del corpo.
Per la prima volta mi appresto ad entrare in una visione con il sorriso sulle labbra.

E' freddo e umido qui.
Un dolore atroce mi attanaglia la gamba, ma è come se fosse esterno, non mio.
E' tutto buio.
Ma sento di non essere sola.
Qualcosa di malvagio è qui.
Ma è familiare, ci siamo già incontrati io e lui.
E' circondato da un'aura oscura, cupa, piena di disperazione e dolore, gode nel terrorizzare.
Ma non sono io che cerca.
Perchè io non sono qui.
Perchè quando si gira ad urlare non sono io, anche se sono nel suo corpo, ma Stiles.


Quando di scatto mi tiro su è naturale per me accendere l'auto e guidare.
Probabilmente non ho nemmeno idea di dove stia andando, in termini di strada almeno, ma il mio potere sa perfettamente dove andare a cercare, è come se una strada luminosa mi si fosse accesa nel cervello.
Guido senza rendermene conto, e quando fermo la macchina fisso piuttosto sospettosa l'enorme edificio che mi si pone davanti, ma fidandomi delle mie percezioni scendo dall'auto e mi avventuro in quello che sembra a tutti gli effetti un manicomio, anche se so che non si dice così, questo ha proprio l'aria di un manicomio.
Quasi in trance attraverso le stanze buie del luogo, non essendo propriamente in me.
Salgo e scendo scale, fino a quando mi trovo davanti un enorme porta blindata, che forzata leggermente si apre cigolando.
Le scale scendono in quella che sembra la bocca dell'inferno per quanto è buio.
Ma con la torcia del cellulare tutto è possibile, quindi armata inizio a scendere.
Quando tocco terra rilascio un sospiro di sollievo, felice di essere sopravvissuta anche a questo.
Appena ho messo piede in questo posto ho sentito un brivido lungo il collo, ma in questo momento, guardandomi in torno mi rendo conto con una sicurezza mostruosa di una cosa.
Stiles era qui.
E' stato qui fino a poco tempo fa, ne sono sicura.
Con il telefono sempre alzato mi guardo in giro, cercando qualche segno, qualche traccia della presenza di mio cugino.
Dopo qualche minuto torno al punto di partenza, totalmente concentrata nel cercare, che quando mi squilla il telefono sobbalzo spaventata.
Ruotando il braccio rispondo, ma quando Scott inizia a parlare io sono già totalmente fissata su tutt'altro.
Barcollando metto il telefono in vivavoce, e mentre sento Scott parlare punto la torcia contro un muro, incassato sotto le scale.
<< Phoebe, abbiamo trovato Stiles, era addormentato nella tana del coyote dove era Malia, non preoccuparti. >> dice trafelato, mentre in sottofondo si sentono delle voci.
<< D'accordo Scott, grazie per avermi avvertito. >> ribatto, e attacco, senza dargli nemmeno la possibilità di rispondermi.
Sono troppo concentrata ad osservare e sfiorare lo strano segno inciso nel muro, che stranamente sembra quello che è stato lasciato ai ragazzi sul collo.
Stringendo le labbra in una linea dura scatto un paio di foto, e mi volto in fretta per risalire le scale, quando il mio piede calpesta qualcosa. 
Incuriosita mi abbasso, raccogliendo il mio ostacolo, e quando mi rendo conto di cosa sto tenendo in mano non posso fare a meno di sentire un fremito, a metà tra terrore ed eccitazione.
<< Bingo. >> sussurro rigirandomi tra le mani quello che a tutti gli effetti sembra proprio il telefono di Stiles.

***

Con un sussulto mi volto, rischiando di far cadere in terra la giacca da sceriffo che lo zio mi ha prestato.
Sono arrivata qui a notte fonda, per dare sostegno allo sceriffo, ed entrambi abbiamo passato la nottata e parte della mattinata nel corridoio davanti la stanza di Stiles.
Il suo telefono è ancora nella mia tasca, non so per quale motivo io stia tentennando così tanto nel dire ai ragazzi dove l'ho trovato.
Gemendo dolorante mi alzo, infilandomi l'enorme giacca ed incamminandomi verso il distributore automatico.
Assonnata, pesco dal giaccone qualche monetina dalla tasca, e mi appoggio al muro mentre il mio thè viene preparato.
Lo zio sta parlando con Melissa, riguardo alcuni esami che vorrebbero Stiles facesse, ed io preferisco tirarmene fuori.
Non vado molto d'accordo con gli ospedali, il periodo passato in coma in una stanza asettica e disinfettata non è stata esattamente una piacevole vacanza.
E' strano infatti che io abbia accettato anche solo di entrare, ma per Stiles e lo zio farei questo e altro.
Rabbrividendo e con il bicchiere bollente in mano mi avventuro nel corridoio, infilando la testa nella stanza di Stiles per controllare che lui sia ancora lì.
Sollevata dalla vista della familiare zazzera di capelli castani mi sposto.
Mi accascio sulla sedia dove ho passato la notte e sospiro stremata.
Bevo tutto d'un sorso il thè rimasto e poggio il bicchiere sul tavolino di fianco a me, per poi stringermi nella giacca e quasi fare le fusa per l'odore di famiglia di cui è impregnata.
Mi appisolo per qualche secondo, ma quando una mano mi scuote con gentilezza mi rendo conto che è passato molto più di qualche minuto da quando ho chiuso gli occhi, qualche ora probabilmente, perchè lo zio mi fa segno di alzarmi e insieme ci incamminiamo con Melissa e Scott nella sala dove è stato portato Stiles.
Con un tremito faccio segno di andare avanti e in automatico mi metto vicino alla porta, dietro il vetro, non in grado di avvicinarmi troppo ai macchinari d'ospedale.
Lo zio e Melissa escono e vengono a mettersi vicino a me, ed io abbraccio lo sceriffo con forza, mentre osservo Scott e Stiles parlare fra loro.
Quando li vedo abbracciarsi con forza, sento il cuore stringersi, mentre tiro su con il naso, e quando Stiles mi fissa l'unica cosa che riesco a fare è ciao ciao con la mano, mentre sento gli occhi farsi umidi.
Quando accendono il macchinario non resisto, mi stacco dallo zio, e lui mi lascia andare, sapendo perfettamente quello che sta succedendo.
<< Io... N-...non ce la faccio... >> bisbiglio, prima di voltarmi e correre verso l'esterno.
Poco prima di arrivare fuori vado a sbattere contro qualcuno, e quando alzo il viso, tra le lacrime distinguo a malapena il contorno del viso di Derek.
<< Che succede? >> chiede ansioso e si, anche sospettoso osservandomi.
Credo che l'esperienza della visione e dei disegni inquietanti sia ancora fresca nella sua memoria, ma al momento non mi interessa, non sono nella condizione di preoccuparmi di questo.
Io a questa domanda non posso fare a meno di iniziare a piangere ancor più copiosamente, e vedo il suo sguardo farsi allucinato, non sapendo come gestire una donna in lacrime.
<< Io... Stiles... gli ospedali... >> farfuglio sconclusionata,  ma lui sembra capire, perchè con delicatezza mi prende per le spalle e mi riporta verso la sala d'attesa, mentre io continuo a piangere sulla sua spalla, insudiciandogli sicuramente la maglia.
E lui me lo lascia fare, anche se quando mi sono appoggiata a lui si è innervosito.
Probabilmente i suoi super sensi da licantropo lo stanno avvertendo del fatto che se mi staccasse, piangerei ancora di più.
Sicuro.
In sala d'attesa troviamo Scott, ed io lasciando tutti a bocca aperta mi attacco a Derek, salendogli quasi addosso quando si siede.
La tensione del corpo sotto di me è palese, ma io me ne frego altamente pensando a me e ai miei problemi.
Scott ci fissa stralunato, ma in fretta mi rendo conto che non fissa me, Derek.
E se anche avesse fissato me, io ho una scusa per comportarmi così.
Io e gli ospedali non andiamo esattamente d'accordo.
Loro due iniziano a parlare fin da subito ed io in fretta mi estranio, ma quando iniziano a parlare di proteggere la città una lampadina mi si accende in testa.
Proteggere, proteggere, proteggere.
A Stiles piace proteggere, farebbe di tutto per non far soffrire i suoi amici.
In fretta i vari fili vaganti si uniscono, dandomi una visione totale del tutto.
Stiles è scappato per un motivo stanotte, ed è tutto legato a quel mostro delle mie visioni.
Loro due sono collegati, strettamente.
<< Da se stesso. >> sussurro interrompendoli. << Ci stava proteggendo da se stesso. >> 
Scott e Derek mi fissano, poi in contemporanea si alzano e corrono via, trascinandosi dietro anche  me, che sono ancora attaccata a Derek.
Saliamo sul tetto dell'ospedale e Scott arrampicandosi tira giù una sacca piena di vari attrezzi.
Tutti osserviamo allucinati la borsa, non capendo l'utilizzo del tutto, quando alzo lo sguardo.
Con gli occhi sbarrati tiro e stringo leggermente la mano di Derek, per poi indicare un cavo rotto, che emette scintille minacciose.
Sono pochi secondi, in cui succedono varie cose, tutte ad una velocità non umanamente possibile.
Mi sento strattonare all'indietro, ed un corpo mi si para davanti, quando quello che sembra un fuoco d'artificio esplode in mille scintille.
Stringo con forza le spalle di Derek, sentendo la pelle calda sotto il tessuto leggero della maglia, ed alzandomi sulle punte vedo un cavo protendersi verso terra.
Scuotendo la testa mi stacco da Derek, e mi volto dicendo una sola parola prima di correre verso le scale.
<< Stiles. >>



Allora, sono secoli che non aggiorno questa storia, ma l'ispirazione mi aveva totalmente abbandonata, e sinceramente in questi ultimi giorni mi sono scervellata per riuscire a scrivere questo capitolo.
E' stato un parto.
Probabilmente non è perfetto, con errori e varie incongruenze, e preferirei non postarlo, ma per rispetto di voi che mi seguite e aspettate il continuo di questa storia, ho deciso di metterlo online.
Spero che qualcuno stia ancora seguendo le vicende di Phobe.
Grazie a chi mi sostiene ancora
daisys
   
 
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