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Autore: Maura_Grey50    03/08/2015    0 recensioni
Non fatevi ingannare dal titolo, non è la classica storia d'amore, ma è comunque un amore eterno.
La storia è ispirata alla mia esperienza di vita, in ricordo di una persona per me importante.
Spero che vi piaccia, Buona Lettura...
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’AMORE NON MUORE MAI
 
 
Freddo tanto freddo i miei occhi si chiudono lentamente e una piccola luce mi abbaglia, cerco di capire dove mi trovo ma ad un certo punto una mano grande e rugosa sbuca da essa è mi sta indicando di andare con lei, di seguirla nella luce. Corro per raggiungerla, ma più cerco di avvicinarmi, più la mano si allontana.
 << Perchè non riesco a raggiungerti? >> Gli grido.
Vedo un volto, è di un uomo, con un enorme sorriso, mi risponde: << Non è ancora il momento di venire con Me! >>.
 
Mi sveglio di scatto tutta sudata, guardo l’ora e vedo che sono le 05.48 del mattino, che cos’era, un incubo o un sogno?
Non sapevo come definirlo, eppure mi stava tormentando da settimane, mi sveglio sempre prima che riesca a riconoscere il viso, mi sta mandando fuori di testa.
Mi alzo per andare a  fare una doccia anche perché sono tutta sudata e appiccicosa, forse cosi  riesco a schiarire un po’ la mente e rilasso i nervi.
L’acqua fredda scende dolcemente su tutto il mio corpo e io finalmente riesco a rilassarmi, la mia mente è vuota senza nessun problema o pensiero, oh cosi si,  che ci si sente davvero bene. Purtroppo appena esco dalla doccia tutti i miei problemi e pensieri ritornano magicamente, allora cosa puoi fare?  
Nulla, solo cercare di risolvere i tuoi problemi lottando, giorno per giorno.
Eppure quel viso mi è famigliare, ma non ne sono sicura al 100% di averlo visto bene, cavolo, chissà chi è?
 Ma soprattutto, cosa vuole dirmi?
Mi vesto con molta calma tanto a lavoro devo andare per le 08.00, come al solito mi infilo un paio di jeans stretti alle caviglie, una maglietta maniche corte con una fantasia a fiori colorati e le mie scarpe da ginnastica preferite di color blu. Ebbene si, sono la classica ragazza sportiva, solo nelle grandi occasioni metto gonne o vestiti, anche perché sono molto più a mio agio con i jeans o i legging.
 
Sono le 13.00 quando esco da lavoro, mattinata molto impegnativa, tante ordinazioni da finire e da consegnare in tempo, ma per fortuna che ho il mio team che mi aiuta in tutto questo.
Mentre mi dirigo alla macchina, una fiat 500, sento chiamarmi:
“ Hey,Mary!” è Emily una mia collaboratrice, si, perchè io tutto il mio team li considero collaboratori e non dipendenti, in particolare lei, è il mio pilastro principale.
È una ragazza molto brillante con molta forza di volontà, di crescere e di imparare, capelli e occhi scuri, ma il suo sorriso farebbe impazzire ogni uomo.
“ Dimmi Emy” le rispondo con un sorriso.
“ Volevo chiederti, se per la prossima settimana.. ehm, potevo avere, due giorni di permesso per…”
Non le do nemmeno il tempo di finire che le rispondo subito di SI!
“Ma non sai nemmeno per quale motivo te li sto chiedendo,è mi dici subito si?” lei mi risponde con occhi increduli.
“Non lo voglio sapere, a cosa ti servono i giorni, Emy, perché so che non me li chiedi per delle cavolate, quindi stai tranquilla” le rispondo.
Lei mi ringrazia saltellando da una gamba all’altra, è si avvia alla sua macchina.
Continuo per la mia strada, sorridendo per quel gesto tanto infantile, quando mi accorgo che non mi ricordavo dove avevo parcheggiato. Giro per mezz’ora fino a quando la ritrovo e mi accorgo, che mi hanno rubato l’antenna: “ E che Caz**!” esclamo dal nervoso, ma trattenendo la calma.
Mentre entro nella macchina penso a come possono fare un gesto del genere, cosi tanto da incoscienti, sicuramente sono stati dei ragazzini che per farsi vedere dal gruppo, hanno fatto quel gesto, pensiamola cosi dai, sono ragazzate.
Accendo la macchina e parto per andare a casa, sono stanca, anche perché stanotte quel sogno non mi ha fatto dormire, ma chi potrebbe essere che mi tormenta tutte le notte?
Ma che cosa vuole esattamente da me?
Caspita più vado avanti a pensare, più domande mi porgo, senza che nessuna di queste sono risposte.
Ho pensato per tutto il viaggio senza nemmeno accorgermi, che sono già arrivata sotto casa, scuoto la testa e scendo dalla macchina, come al solito non riesco a trovare le chiavi di casa dentro la borsa, ma perchè noi donne, abbiamo sempre le borse cosi grandi?
Il tempo di pensarlo: “ Eccole!” dico con enfasi.
Salgo per le scale, per fortuna che sono poche, anche perché ho le gambe molto stanche, beh in realtà tutto il mio corpo è molto stanco.
Infilo la chiave nella serratura e noto che da dentro casa ci sono dei rumori, con molta calma giro la chiave per aprire, la porta si apre con lentezza e quando riesco a mettere a fuoco, chi ci fosse dentro mi rilasso.
“ Poul!” chiamo con sorpresa.
“Ciao piccola” mi risponde lui con un sorriso magnetico.
“ Sorpresa!” aggiunge.
Mentre mi avvicino gli sorrido, e gli porgo un casto bacio per ringraziarlo della sorpresa.
 
Per tutto il pranzo non ci siamo detti nulla, ci siamo scambiati solo tanti sguardi e tanti sorrisi.
Ci siamo gustati tutto, era inevitabile che non avessimo mangiato bene, anche perche Poul ha un ristorante ed è un ottimo cuoco. Lui è tutto per me, la mia ancora, il mio migliore amico, a volte anche il mio psicologo, ma cosa più importante e che lui è il mio ragazzo.
Lui è molto alto, per l’esattezza 1,85, occhi verdi e capelli biondo scuro, un po’ come i miei, fisico molto scolpito, grazie agli allenamenti che facciamo insieme in palestra.
Mentre mi alzo per sparecchiare lui mi afferra per un braccio, facendomi sedere sulle sue ginocchia.
“Ci penso dopo io, piccola” mi dice con dolcezza.
“No davvero, faccio io, te hai già cucinato”  gli rispondo sbadigliando.
“Lo so, ma sei molto stanca e preferisco che ti vai a riposare un po’, cosi più tardi sei carica per andare in palestra” mi dice ricordandomi che più tardi ci dobbiamo allenare.
Gli faccio di si con il capo e mi alzo per andare in camera da letto a riposarmi.
 
Mi sento strattonare, apro gli occhi di scatto, è sono di nuovo tutta sudata e al mio fianco c’è  Puol che mi guarda spaventato.
“Hey piccola, di nuovo quel sogno?” mi dice.
“Si, cavolo, devo farmi una doccia!” gli rispondo esausta di quel sogno.
Scendo velocemente dal letto è mio dirigo in bagno, accendo la doccia è mentre sto per entrare, Poul e sulla soglia della porta che mi sta fissando.
“Hey, che ci fai li?” gli dico con un sorriso malizioso.
“Stavo ammirando il panorama” mi risponde, mentre ricambia il sorriso.
Come fa, quel ragazzo, con delle semplici parole farmi arrossire sempre?
“Vuoi farmi compagnia?” gli chiedo.
“Se mai un giorno risponderò, No, a questa domanda, ti prego uccidimi” mi risponde ridendo.
Non posso fare a meno di ridere pure io, è sempre cosi, gli piace ridere e scherzare, sa sempre farti sorridere e ti tira su il morale.
 
“Piccola, hai preso tutto?” mi domanda prima di chiudere la porta.
“Si” gli rispondo.
Mettiamo i borsoni nel cofano e poi entriamo in macchina, mentre ci dirigiamo in palestra, Poul mi dice: “Stamattina al ristorante è successo una cosa strana”.
Io incuriosita gli domando: “Che cos’è successo?”
“Mentre stavo servendo”
“Aspetta, da quando servi?” lo interrompo subito.
“Ogni tanto lascio i ragazzi in cucina, per vedere se sanno fare le cose in squadra, diciamo che li metto alla prova per vedere se non combinano disastri”
“AH! E da quando che lo fai? Non me lo hai mai detto”
“Lo sto facendo da pochi giorni, beh devo dire che facendo cosi si stanno comportando veramente bene, è soprattutto non fanno disastri. Almeno per ora”
È scoppiamo a ridere.
“Beh ti dicevo, mentre stavo servendo è entrato un signore, lo accolto e gli ho mostrato il posto dove si poteva accomodare, quando mi allontano un istante per andare a prendere il menù lui non c’era  più”
“Evidentemente si sarà ricordato che aveva un altro impegno, cosa ce di strano”
“No, non è questa la cosa strana”
“È cosa?” gli domando.
“La cosa strana, è che quando sono andato a chiedere alle ragazze dove fosse andato il signore, loro mi hanno risposto che non c’era nessun signore a quel tavolo”
“Com’è possibile!” gli dico incredula.
“Non lo so, io sono più che sicuro di averci parlato, ma non mi so spiegare questo episodio”
Siamo arrivati in palestra,è gli dico di non pensarci a quello che era successo, ma di allenarsi con tranquillità, è che se ne voleva parlare di nuovo lo avremmo fatto a casa.
   
 
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