Prima di iniziare ringrazio tutti quelli che leggeranno la mia storia, sempre che se ci saranno. Passi. Troppi passi. Sono vicini. Sono potenti. Li riconosco. Sono di lui, Leo. Sta correndo, sta venendo a cercarmi. È arrivato in cima, sento il suo respiro affannato, sento che piange. Anzi, me lo immagino e ne sono certa. Mi rialzo subito da terra prima che lui possa bussare, ma sono troppo debole per reggermi in piedi e ricado in ginocchio. Prendo la carta igenica e me ne avvolgo tre grandi pezzi attorno alla mano. Cerco di pulirmi i residui di vomito mentre piango e spero che Leo non mi senta, anche se so benissimo che mi troverà. Toc. Toc. 《Anja?? ... Sei li dentro??》 Mi domanda con voce impastata dalle lacrime. Non ottenendo nessuna risposta ribussa per la seconda volta, questa volta con più decisione. 《Anja! So che sei li dentro! Esci per favore...qualsiasi cosa tu stia facendo! 》 Cerca di scongiurarmi con un filo di voce. Io dall'interno del bagno non oso parlare. Sono capace solamente di rigarmi le guance con le mie stesse lacrime silenziosamente. Non voglio uscire, non voglio dire la verità, non voglio essere derisa. Chiudo gli occhi e inizio a tirarmi quei pochissimi capelli che mi rimangono. Un gesto molto famigliare, il quale faccio ogni volta che provo molta paura. 《Dimmi almeno se stai bene》Mi implora il ragazzo dall'atra parte della porta. Sento un tonfo, un pugno, una botta. Deve aver colpito il muro, deve aver perso la pazienza dalla disperazione. 《Si ... Sto bene! ... Ma ora vattene!》Urlo in modo arrogante, perché so che cosi se ne andrá. E infatti, poco dopo, sento di nuovo quei passi. Questa volta pero si stanno allontanando e sono meno decisi. Quando non sento più rumori, mi ritrovo nuovamente sola con i miei problemi. Quei problemi che mi stavano rovinando la vita per sempre.