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Autore: AlexRae00    03/08/2015    2 recensioni
Questa sarà l'ultima long della serie. Siamo quindi giunti alla fine, o quasi.
Ringrazio chi mi ha seguito fin ad ora e continua a farlo, sperando che la FF sia all'altezza delle aspettative.
"Il cuore accelerò i propri battiti, facendo temere al mago che lei potesse udirli.
Il desiderio di correre verso di lei e stringerla tra le braccia superò ogni cosa, ma facendosi forza si avvicinò lentamente.
Occhi negli occhi. Rosso nel verde. Jake non potè che perdersi in quello sguardo rubino, più incandescente del fuoco stesso.
Nessun colore sarebbe mai riuscito a rendere perfettamente la sua essenza come quello.
Nessuna tonalità al di fuori di quella avrebbe potuto appartenerle.
Paragonandolo all’azzurro, sfruttato per mascherare quegli occhi, avvertì chiaramente la differenza.
Alexandra era il rosso. Incarnava il fuoco. Ed era tutto ciò che desiderava.
E quando le loro labbra si unirono Jake avvertì quanto tutto fosse perfetto con lei."
Buona lettura. AlexRae00.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the years'
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Osservò la città illuminata dalle luci artificiali con tranquillità, sentendosi finalmente a casa. Si stiracchiò lentamente, cercando di non svegliare il ragazzo accanto a lei, crollato a causa della stanchezza.
Un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra mentre osservava il giovane addormentato.
 I capelli rossi, ereditati dal padre, ricadevano lievemente sulla fronte; gli occhi lievemente a mandorla, erano di un viola chiaro, come quelli della madre.
Senza far rumore, posò un bacio sulla pelle chiara della sua guancia, per poi rivolgere la propria attenzione all’uomo alla guida dell’auto.
- Sono felice di essere tornata. Come sono andate le cose da voi ?
- Richard e gli altri sono arrivati poco tempo fa e tua sorella è partita lo stesso giorno
 
Cleo sospirò rassegnata, nonostante la notizia dell’improvvisa partenza di sua sorella le fosse già arrivata un po’ di tempo prima.
Non appena era venuta a sapere della situazione, aveva inviato una mail a Jake, sperando che le cose andassero bene.
Sapeva benissimo che la sua preoccupazione aveva dei buoni motivi ma era anche conscia della reazione che sua sorella avrebbe avuto venendone a conoscenza.
I suoi pensieri vennero però interrotti dallo spegnersi del motore, che segnava il loro arrivo alla torre.
- Siamo arrivati ?
- Si. Voi iniziate a salire mentre io prendo i vostri bagagli.
- Ti do una mano Garth. Cleo tu inizia ad andare.
- Va bene.
 
Lo baciò a fior di labbra, salutandolo nonostante sapesse che lo avrebbe rivisto poco dopo, e si chiese quando fosse diventata così sdolcinata.
Un sorriso lieve prese forma, ricordando quanto da ragazzina rimanesse disgustata davanti alle dimostrazioni di affetto.
Salì gli ultimi gradini e finalmente raggiunse il piano principale della loro casa, costruita alla stessa maniera della T-Tower originale.
Le voci degli eroi della generazione precedente le giunsero chiare, divenendo più forti man mano che si avvicinava al salotto.
Prima di entrare, si fermò silenziosamente sulla porta, osservando quegli adulti che avevano dato vita ai Giovani Titani.
 
 
L’uomo dalla pelle verde strinse a sé sua moglie, baciandole una guancia in segno di affetto. Raven lo guardò dolcemente, con li stessi occhi della loro giovinezza.
Garfield sorrise a trentadue denti, mostrando i canini appuntiti che sua figlia aveva ereditato.
Nonostante i loro ragazzi si trovassero in una situazione difficile, era conoscenza delle loro capacità, perciò non si preoccupava di questo nuovo Slado. Solo un mero imitatore del primo, orribile uomo mascherato, ormai morto in prigione.
Se lui era, però, abbastanza tranquillo, sapeva che sua moglie non poteva fare a meno di preoccuparsi per i ragazzi.
Percepiva chiaramente l’agitazione che la pervadeva, anche grazie ai suoi sensi per  metà animali, e cercava di calmarla come poteva.
- Cleo sei tornata!
- Ciao mamma.
 
Il mutaforma rimase lievemente stupito davanti al saluto poco affettuoso delle due, prima di capire quanto il loro rapporto fosse rimasto invariato negli anni.
Fin dal primo momento in cui aveva saputo dell’arrivo della figlia di Aqualad e BlackFire, aveva sempre pensato che la donna avrebbe avuto non poche difficoltà nel crescere la piccola.
Il carattere dell’aliena dai capelli scuri era infatti l’opposto rispetto a quello della sorella.
L’amico gli aveva spesso parlato delle numerose discussioni che avvenivano in casa, soprattutto durante i suoi periodi di assenza, causati dalla sua permanenza nel regno subacqueo.
La ragazza salutò tutti quanti prima di venir catturata dall’abbraccio della zia, con cui il rapporto era molto stretto, nonostante la lontananza.
- Come sei cresciuta Cleo! Tua madre mi tiene sempre aggiornata su di te e su tua sorella! Non vedevo l’ora di rivederti dopo tutto questo tempo!
- Grazie zia. Mi sei mancata anche tu.
- Avrei voluto salutare anche a piccola Val ma è andata via prima che potessi vederla!
- Beh ormai non è più così piccola.
- Per me rimarrete sempre le mie piccole nipotine!
 
Koriand’r lasciò finalmente libera la ragazza che si voltò verso la porta all’arrivo di Stephen West, l’unico figlio del velocista scarlatto e dell’ex H.I.V.E., Jinx.
Senza alcun dubbio si notava la somiglianza del giovane al genitore dalla straordinaria velocità.
L’unico dettaglio a differenziare i due erano gli occhi, della stessa forma e tonalità della madre.
- Buonasera a tutti. È un piacere rivedervi tutti quanti.
 
In un attimo al suo fianco apparve Wally che afferrò il figlio per le spalle e lo strinse in una stretta affettuosa, subito seguito dalla moglie.
Quando la madre lo baciò sulla fronte, Stephen sorrise e si lasciò coccolare da lei, per niente a disagio nel mostrarsi affettuoso davanti agli altri.
Quella scena gli fece tornare alla mente quando i suoi gemelli erano ancora bambini e cercavano in continuazione i suoi abbracci.
Asia era sempre stata molto vivace e si divertiva a fare scherzi a chiunque, mentre Jake era molto dolce e a volte fin troppo silenzioso.
Entrambi, però, avevano preso i tratti migliori dei genitori e si erano dimostrati strateghi molto capaci.
L’arrivo di Garth lo distolse da quei pensieri e con delicatezza posò un bacio sui capelli di Rachel, per sentirla vicina a sé.
 
 
L’orologio della sua stanza segnava le 4:00 A.M. quando decise di alzarsi dal letto per la mancanza di sonno. Si stupì di sentirsi completamente sveglia nonostante l’ora tarda e la sua rinomata pigrizia.
Del resto aveva riposato durante il viaggio in aereo perciò non si preoccupò troppo e decise di dirigersi in cucina.
Li stessi pensieri continuavano a vorticarle nella mente, impedendole di rimanere ferma per troppo tempo.
Sbuffando afferrò un pacco di cracker e salì le scale che portavano alla terrazza.
Giunta sul piazzale rimase immobile, sgranocchiando il cibo preso poco prima.
Il suo sguardo vagò per la terrazza mentre un ricordo di molti anni prima prendeva forma.
 
***
 
Una bambina dai cortissimi capelli neri si trovava seduta su una barca, intenta ad osservare il mare concentrata.
Ad un tratto un'altra bambina con lo stesso taglio di capelli si frappose tra la piccola e il mare, attirando la sua attenzione.
Gli occhioni chiari della prima si spalancarono stupiti nel vederla comparire dinanzi a sé all’improvviso.
Valèry assunse un broncio  indispettita dalla poca attenzione e afferrò con le manine le guance della sorella, strizzandole con forza.
Cleo cercò di liberarsi dalla presa della minore ma poco dopo lasciò perdere e strinse le manine della più piccola.
Si guardarono negli occhi per un attimo prima che Valèry lasciasse andare le guance dell’altra e decidesse di sedersi.
La maggiore aspettò qualche secondo, massaggiandosi il viso dolorante, prima di colpire con la mano il capo della seconda che assunse nuovamente il broncio.
Cleo si voltò ancora verso il mare ma, poco dopo, Valèry le si affiancò ancora e le diede un rapido bacio sulla guancia, tornando subito al suo posto.
Un sorriso increspò la piccola bocca della bambina che si voltò e accarezzò il capo della bambina, divenuta anch’essa sorridente.
 
***
 
Cleo scosse il capo, scacciando le ultime tracce di quel ricordo tanto felice quanto lontano.
Accartocciò la carta dei cracker e la gettò in un cestino vicino, per poi liberarsi delle briciole finite sulla maglietta.
SI sedette sul pavimento freddo, canticchiando un motivetto di una canzone ascoltata poco tempo prima, sollevando lo sguardo al cielo.
L’inquinamento luminoso le impediva di vedere con chiarezza le stelle e le fece tornare alla mente il luogo dove li zii avevano portato lei e Stephan.
Le mancavano l’aria che si respirava in Messico e i suoi adori zii gemelli, sempre pronti a farli divertire.
- Fammi indovinare. Non avevi sonno, sei preoccupata per Val e hai mangiato dei cracker.
 
Un sorrisetto sarcastico troneggiava sulle labbra del rosso, intento a scompigliarsi i capelli.
La corvina ridacchiò, nonostante continuasse a rimanere stupita ogni qualvolta lui si dimostrava così attento alle sue azioni.
Allungò una mano, invitandolo a sedersi al suo fianco, e lui l’afferrò senza esitazione.
Strinse la presa sulle dita fredde di lui, poggiando il capo sulla sua spalla, mentre il ragazzo le accarezza distrattamente i capelli con la mano libera.
- Ho ragione vero ?
- Si. Hai indovinato tutto.
- Beh, mia cara, sei diventata prevedibile per me!
- Ti dispiace la mia prevedibilità ?
- Certo che no! Per un periodo eri insopportabile! Sembravi un gatto a cui avevo pestato la coda.
- Simpatico.
- Appunto. Mettendo da parte i gatti. Cosa c’è?
 
Cleo nascose il viso nell’incavo del suo collo, lasciandosi andare a quegli atti di affetto che le erano sempre sembrati difficili. Tranne che con lui.
Erano cresciuti insieme e lui si era dimostrato prima un amico e poi un meraviglioso compagno.
Il carattere scherzoso e affettuoso del ragazzo era l’opposto rispetto a quello a primo impatto schivo e freddo della giovane.
Avevano passato gli anni dell’adolescenza a litigare a causa delle paure di lei che, alla fine, aveva scelto di dare una possibilità al ragazzino con cui aveva vissuto dalla nascita.
Quell’anno avrebbero festeggiato il loro quarto anniversario di fidanzamento e lei continuava a stupirsi nel provare li stessi sentimenti della prima volta in cui lo aveva guardato con occhi diversi.
- Voglio andare da Val. Ho paura che faccia qualche stupidaggine e non vuole rispondermi. Ho provato a chiamarla ogni giorno da quando ho saputo che se ne era andata ma continua a non rispondere.
- Cleo sai com’è fatta. Avete affrontato molti problemi in questi ultimi anni. Non pensi che se ti presentassi da lei potrebbe reagire male ?
- No Stephen. Lei reagirà male. Conosco mia sorella, nonostante non sembri, e so che potrebbe prendermi a calci solo per la mia preoccupazione.
- Ma vuoi andare comunque.
- Si.  Se non vuoi venire non preoccuparti. Posso affrontarla.
 
La ragazza si rimise in piedi e strinse i pugni, persa tra i mille dubbi che continuavano ad affollarle la mente in quel momento.
Abbassò il capo, concentrandosi sulle piastrelle quadrate del pavimento, e sobbalzò quando le dita sottili del figlio di Flash afferrarono una ciocca dei suoi capelli e la spostarono dietro il suo orecchio.
- Certo che puoi. Ma io non ce la farei a stare senza di te. Ergo, ti seguirò ovunque tu voglia andare! Dovevi aspettartelo quando hai accettato di stare con me. Ti seguirò per sempre Cleo.
- Oddio. Continuo a chiedermi quando tutto questo zucchero abbia smesso di andarmi di traverso.
 
La risata cristallina della corvina venne subito seguita da quella leggermente roca del ragazzo fulvo che l’afferrò e la strinse a sé, sollevandola dal pavimento per la differenza di altezza.
 
 
La Main Ops-Room ospitava tutti i Titans nonostante l’ora tarda.
Le ragazze che avevano subito l’attacco poche ore prima, ora si trovavano sedute sul divano, con le ferite fasciate dalle garze.
Michael aveva passato le ultime ore a cercare di capire cosa fosse andato storto negli allarmi della torre e, solo pochi minuti prima, era tornato con un espressione corrucciata.
Jake sembrava essere diventato iperattivo, poiché non smetteva di muoversi per la sala, sfogando l’ansia e la rabbia in un eterna camminata.
Asia osservava il gemello preoccupata ed innervosita per la sua fin troppo evidente agitazione e stringeva la mano di Drake con l’arto sano.
Seduta al fianco della ragazza, Valèry sembrava persa in altri pensieri e fissava il muro, battendo ritmicamente il piede sul pavimento.
Denise avvertì il nervoso farsi strada dentro di lei e afferrando il leader per le spalle lo costrinse a sedersi accanto a sua cugina, attirando l’attenzione degli altri.
- Se non la smetti subito giuro che ti faccio volare giù dalla T-Tower! Mike hai controllato o no quei dannati allarmi ? Sei tornato da quella stanza e non hai emesso un fiato!
 
L’uomo si passò una mano tra i ricci scuri e si lasciò andare ad un sospiro stanco mentre si sedeva su uno sgabello vicino.
- Si. Sembra tutto normale. Nessun intruso ha avuto accesso alla torre. Ogni dannato allarme o codice è rimasto intatto. Ho visionato tutti i video della sorveglianza e non ho trovato assolutamente nulla! Questa persona o è un fantasma o ha gli accessi della torre e conosce i sistemi di difesa come le sue tasche!
 
I presenti assunsero un aria preoccupata e rimasero in silenzio, cercando di arrivare ad una soluzione plausibile davanti a quel mistero.
Jake, calmatosi poco prima, si alzò nuovamente in piedi e attirò lo sguardo degli altri su di sé.
Indosso aveva ancora la divisa, senza il solito mantello, e le occhiaie dimostravano quanto la mancanza di sonno lo stesse intaccando.
- Michael, cambia ogni metodo difensivo della torre. Non intendo ripetere ciò che è avvenuto oggi o facilitare un secondo attacco. Questa situazione mi ha turbato molto ma non lascia spazio a dubbi riguardo le capacità dei nostri avversari. Ethan è entrato una volta nella nostra casa quando non sapevamo chi era. Inoltre, avevamo una spia tra noi durante la sua prima comparsa. In qualche modo ha avuto accesso ai miglioramenti che hai effettuato tu stesso ed è riuscito a superare le difese realizzate da tuo padre.
 
Lo Stone serrò i pugni davanti alla sua evidente sconfitta, dovuta a un mancato rinnovo delle tecniche difensive.
Si portò una mano al volto e si massaggiò gli occhi stanchi mentre Denise gli carezzava con dolcezza la schiena.
- Jake..mi dispiace. Non sono stato abbastanza accorto e non ho dato il giusto peso alla cosa.
- Michael lascia stare. L’importante è che sei capace di riparare all’errore. Stanotte penso che non riposeremo. Va nella sala controllo e migliora tutto ciò che puoi. Cambia codici, password e ripeti ogni tipo di controllo. Non vorrei farti stancare così ma è necessario. Denise tu ne capisci abbastanza da poterlo aiutare.
Drake tu verrai con me a controllare la torre personalmente. Non vorrei che durante questo attacco fosse stato rubato  qualcosa.
 
Asia sollevò il capo, perfettamente a conoscenza della mentalità del fratello che l’avrebbe costretta a rimanere a letto.
Trattenendo una smorfia a causa del dolore allo stomaco, si alzò e afferrò il ragazzo la spalla.
- Non penserai che noi riusciremo a dormire!
- Dovete riposare. Asia siete state appena attaccate da un nemico e avete rischiato di cadere dal palazzo più alto della città. Non permetterò che tu gironzoli per la torre con due ferite di quel genere.
- Sono solo dei graffi! Ti ricordo che le capacità auto curative di mamma le ho ereditate in parte anche io!
- In parte! Nessuno dei due riesce a curarsi del tutto e possiamo solo alleviare il dolore! Se avessi potuto ti avrei guarita io stesso ma al momento sono troppo stanco.
- Appunto! Sei stanco! Se qualcuno ci attaccasse verremmo spazzati via in un soffio! Io e Valèry possiamo aiutarvi e finiremo prima. A quel punto andremo a riposare.
 
Il mago assottigliò gli occhi fissando la gemella, irritato davanti alla sua testardaggine. Cercò un aiuto da parte di Drake che scuoteva la testa, sapendo di non poterla fermare.
- Sei una cosa impossibile! Ti darei una botta in testa solo per farti dormire!
- Certo. Intanto che ne dici di iniziare questi dannati controlli ? Io vado con Draky e Val viene con te. In questo modo potete aiutare noi ferite e tenere la situazione sotto controllo.
- Va bene. Io e Valèry ci occupiamo dei piani inferiori voi di quelli superiori. Finito il controllo vi voglio subito a letto !
- Certo comandante
 
 
L’acqua di mare le bagnava le gambe, schizzandole anche il resto del corpo quando le onde erano più alte.
Incrociò le braccia e si sedette sulla sabbia, permettendo così al mare di bagnarla maggiormente.
L’uomo alle sue spalle sorrise e la sollevò senza alcuna fatica, addentrandosi dove l’acqua era più profonda.
La bambina strillò spaventata e si aggrappò al corpo dell’adulto, affondando le unghiette nei muscoli dell’uomo.
Quando il liquido salato arrivò quasi al petto del moro, lui sorrise e lasciò cadere la bambina nell’acqua che serrò le palpebre e gridò.
Avvertiva la bocca riempirsi senza poter fare nulla e incominciò a sbattere con forza le braccia.
Le mani grandi del padre la sollevarono, salvandola dalla distesa salata che la stava risucchiando.
- Va tutto bene. Ci sono io qui. Finche rimango con te non succede nulla.
- Papà! Val non sa nuotare!
 
Sua sorella la guardò con gli occhioni spalancati mentre si sforzava di rimanere a galla con le sue forze.
La bambina strinse i denti e nascose il viso nel petto dell’uomo che la teneva in braccio.
 
La ragazza spalancò gli occhi e si sedette sul letto, calcando via il lenzuolo, incastrato tra le sue gambe.
Mise i piedi a terra, zoppicando per la stanza senza un reale obiettivo.
Avvertiva un caldo soffocante e riusciva a percepire le gocce di sudore che le bagnavano la fronte.
Lanciò un occhiata al comunicatore e gli occhi preoccupati di sua sorella tornarono a farsi vividi, meno infantili rispetti a quelli del sogno.
Sbuffò e uscì nel corridoio, guardando con indecisione le stanze vicine alla sua.
La più vicina era quella di Jake e, senza sapere il perché, decise di bussare.
Quando, però, il ragazzo le aprì, si pentì della scelta e cercò di sfuggire al suo sguardo sorpreso e preoccupato.
Erano riusciti a tornare in camera per riposare solo poche ore prima mentre sua cugina e Michael si trovavano, molto probabilmente, ancora nella sala di controllo.
I piani inferiori della torre rispecchiavano molto meno quelli della sua gemella dell’est. La cosa che, però, l’aveva lasciata più sorpresa era il piano dedicato ai cimeli degli scontri passati.
Ogni oggetto presenta aveva la sua storia e ognuno di essi apparteneva ad un nemico sconfitto. La prima ala era dedicata all’era dei primi Titani, la seconda agli in cui le due generazioni avevano collaborato e l’ultima apparteneva agli eroi con cui stava combattendo.
 
Le sue elucubrazione vennero alla fine interrotte dal ragazzo dinanzi a lei che, incuriosito e stanco, la osservava in attesa.
- Tutto bene ?
- Si. Io.
- Non riuscivi a dormire ?
- Si, scusa. Non volevo disturbarti. Sei quello che ha più bisogno di dormire.
- Non importa. Che ne dici di entrare e sederci ? Non voglio che ti stanchi rimanendo in piedi.
- Non voglio disturbarti ulteriormente.
- Non lo fai tranquilla. Vieni.
 
Valèry seguì il Logan nella stanza, guardandosi curiosa intorno, sorpresa nel vederla meno ordinata di come se l’aspettava.
Alcuni libri coprivano il pavimento e molti documenti occupavano la scrivania.
L’armadio era una delle poche cose in ordine, assieme alle foto che decoravano le pareti.
Alcuni scatti della vita del giovane leader che, a soli diciassette anni, aveva dovuto lottare per un amore che poi aveva perduto.
Ogni fotografia ritraeva il bambino che lui era stato un tempo con la sua famiglia e i suoi amici.
Il suo sguardo venne però attirato da una scena apparentemente come tante, dove un Jake di circa 17 anni dormiva abbracciato alla sorella.
Riusciva con chiarezza ad immaginare quel momento di pace vissuto dai due gemelli.
Forse avevano passato il pomeriggio ad allenarsi e si erano addormentati insieme, sul divano, abbracciati in cerca di quell’affetto fraterno che a lei mancava.
- Ti piacciono le foto?
- Molto.
- Attimi di vita racchiusi in un immagine. Tutti irripetibili ed unici.
- Piacciono anche a te.
- Molto.
 
La luce pallida del sole nascente aveva iniziato ad illuminare il cielo e la stessa distesa salata che lei non riusciva ad amare.
Nonostante non le dispiacesse trovarsi sulla spiaggia e stare su una barca, trovarsi nell’acqua era un dramma.
Solo il mare riusciva a farla sentire piccola e impotente, insignificante in un mare liquido che occupava la maggior parte del mondo.
Da piccola solo la presenza di suo padre, così a suo agio in quel posto, riusciva a farla stare tranquilla.
Erano passati anni da quei giorni ma continuava ad avvertire il medesimo disagio e evitava il più possibile di avvicinarsi ad esso.
-Non ti piace il mare vero ?
- Come ?
- Scusa ma i tuoi pensieri sono molto penetranti in questo momento. Non sono riuscito ad ignorarli del tutto.
- Ah giusto. Tu puoi leggere nel pensiero.
- Non proprio. Sono molto attento e avverto le sensazioni e i sentimenti degli altri. Alcuni pensieri, però, se sono forti, riesco a leggerli con chiarezza.
- Non penso mi piacerebbe. Intendo, sapere quello che passa per la testa degli altri. Non riuscirei a gestirlo.
- Beh non è una passeggiata.
 
Si sedette sul letto, resistendo alla tentazione di sdraiarsi e chiudere gli occhi.
Il sogno di poco prima era ancora troppo vivido, quindi non voleva rischiare di tornare a provare quelle sensazioni.
Di sottecchi osservò Jake, soffermandosi sulla figura di quel ragazzo pieno di emozioni represse a cui era stata strappata la giovinezza.
I muscoli era ben segnati ma non troppo marcati. Le spalle non erano molto larghe mentre le mani erano abbastanza delicate per essere quelle di un ragazzo.
Il volto era senza dubbio bello, con dei tratti particolari ereditati dalla madre, mentre gli occhi, verde smeraldo, spiccavano come fari.
La cicatrice sulla guancia era una lieve linea argentea sulla pelle color perla e i capelli, corti, erano di un viola scuro.
Sicuramente aveva un grande seguito di fan in città ma lei non provava alcuna attrazione nei suoi confronti.
L’unico sentimento che avvertiva era la curiosità e il dispiacere per quello che aveva passato, assieme ad una simpatia crescente.
- Pensavo fossi un tipo depresso che non vuole parlare con nessuno.
- Non lo pensi più ?
- No, lo penso ancora. Solo che adesso ti trovo un tipo depresso ma simpatico. Inoltre so perché sei depresso quindi vedo la situazione da un'altra prospettiva.
- Beh. Grazie.
- Anche se rimani poco loquace.
- E tu continui a fingerti una ragazza troppo loquace.
- Beh non è che non mi piaccia parlare. D’altra parte i silenzi sono utili a volte.
 
Un sorriso lieve increspò le labbra del ragazzo che si sedette al suo fianco, osservandola con occhi stanchi ma più tranquilli.
In quel momento si accorse della spiccata somiglianza tra lui e la sorella, somiglianza a cui non aveva prestato attenzione.
Avevano lo stesso viso ovale, la pelle color perla e le labbra carnose, oltre che il taglio particolare degli occhi.
Nonostante tutto a lui mancavano tutti i dettagli che rendevano Asia così fuori dagli schemi. I canini appuntiti che brillavano quando sorrideva, le orecchie simili a quelle di un elfo e quelle ciocche verde scuro che spiccavano tra quelle viola.
- Val. Penso di aver capito una cosa su di te che non sa nessuno.
- Davvero ?
- Si, ma aspetterò e osserverò ancora prima di affermarlo con certezza.
- Ci sto. Anche se con i tuoi poteri la cosa non è poi così difficile.
- Vedremo.
 
Inclinò il capo e sorrise maliziosamente, per niente preoccupata da quello che il ragazzo aveva detto. Sospettando cosa avesse intuito.
Sollevò una mano e portò un dito sulla fronte dell’altro, toccando la piccola gemma verde che spiccava sula sua fronte.
Jake sussultò, forse perché si trattava di un punto sensibile, e mosse lievemente il polpastrello, incuriosita da quel particolare di cui Asia era priva.
- Ero curiosa di sapere come fosse fatta la gemma. Non credevo fosse davvero una pietrina. Insomma hai una pietra in testa. Non è proprio comune come cosa.
- Parla la mezza aliena figlia dell’uomo pesce.
- Beh io non ho ereditato nulla di particolare dai miei. Altrimenti non combatterei con un arco e del veleno.
- Resta il fatto che sei per metà aliena e per metà pesce.
- Si, un pesce che ha paura di nuotare! Gran bel pesce.
- Mai dire mai. Hai mai pensato che la paura del mare stesse bloccando le capacità che hai ereditato ? Potresti saper parlare con i pesci senza saperlo.
- Teoria interessante. Comunque rimarrà teoria in quanto non riuscirei a rimanere in acqua a lungo per provarla.
- Potresti provarci. Del resto sei brava anche senza alcuna capacità sovrannaturale.
- Qualcosa dovevo pur imparare a farla. Inoltre non sono l’unica senza poteri che fa parte dei Titans.
- Giusto.
 
Il sole illuminò completamente la stanza, ormai sorto completamente e i due ragazzi smisero di parlare e guardarono lo spettacolo che si presentava davanti a loro.
Il cielo azzurro limpido, il sole accecante e il mare che brillava come se fosse fatto di mille oggetti preziosi.
Valèry si costrinse ad ammettere che, nonostante la sua paura, quella distesa di acqua salata restava una delle cose più belle del pianeta.
 
 
Erano partiti durante la notte, senza nemmeno disfare i bagagli del viaggio precedente. Avevano solo avvertito i genitori e gli altri per non farli preoccupare inutilmente.
Stephen aveva proposto di viaggiare con la sua supervelocità ma la ragazza lo aveva messo a tacere con un occhiataccia. Ricordando perfettamente come si era sentita l’ultima volta che il suo ragazzo le aveva proposto un viaggetto con l’aiuto dei suoi poteri.
Essendo distante solo alcune ore, avevano preso la macchina di lei e avevano lasciato la città in cui erano poco prima tornati.
Cleo cercava di nascondere l’agitazione ma, soprattutto sperava che la sorella non reagisse in una maniera troppo negativa.
Non voleva discutere inutilmente solo perché cercava giustamente di aiutarla e stare assieme a lei.
Stephen la avvisò non appena giunsero a destinazione e inviò un messaggio alla torre con il comunicatore, avvisando i loro colleghi di quell’improvviso arrivo.
I capelli neri erano raccolti in una corta codina e gli occhi erano lievemente segnati dalle occhiaie, causate dai due viaggi e dal poco riposo.
Il ragazzo dalla chioma fulva si chinò verso di lei e le baciò lo zigomo, cercando di rassicurarla con la sua presenza, prima di avviarsi verso l’entrata sotterranea che li avrebbe portati nella T-Tower originale.
 
Ad accoglierli due dei membri dei Titani. Denise, sua cugina, e Michael, il figlio dello zio Victor. Entrambi erano alquanto sorpresi della loro presenza ed evidentemente erano anche loro rimasti svegli fino a quel momento.
La coppia li accompagnò fino al piano principale, per poi condurli verso una delle camere libere per lasciare i bagagli.
- Beh. La stanza non è propriamente sistemata ma non ci aspettavamo il vostro arrivo.
- Scusa Denise. So che vi stiamo causando un po’ di confusione ma è stata una decisione presa all’ultimo momento.
- Tranquilla. In fondo la torre è abbastanza grande per tutti.
- Ora vi portiamo nella sala e avvisiamo gli altri. È stata una nottata molto stancante.
 
Camminarono per i corridoi in silenzio finchè non giunsero nella sala, già occupata da Valèry e da Jake, intenti a fare colazione.
Cleo non emise un suono ma avvertì una morsa di preoccupazione nel vedere la sua gamba fasciata mentre, Denise e Michael, avvertivano gli altri del loro arrivo.
La ragazza dai lunghi capelli petrolio s’irrigidì all’improvviso e incrociò gli occhi chiari della maggiore, tinti della stessa preoccupazione che aveva visto nel suo sogno.
La sorpresa però venne sostituita dall’irritazione e ben presto dalla rabbia, davanti alle evidenti intenzioni della sorella.
Ignorando la fitta di dolore, d sollevò in piedi e si mise di fronte all’altra ragazza, sotto li sguardi sorpresi dei Titans e quello agitato di Stephen.
- Vattene! Cosa sei venuta a fare qui ? Mi sembrava di essere stata chiara prima che partissi! So perché sei qui e non ho bisogno della tua preoccupazione!
- Valèry piantala di fare scenate. Sei più instabile di prima se continui ad urlare come una pazza.
- Non provare a fare quella tranquilla! Vuoi fare bella figura con gli altri e cerchi di nascondere il tuo carattere acido!
- Smettila subito di dire cazzate! Renditi conto che la brutta figura la fai solo tu, sorellina.
- Devi sempre rovinare tutto vero ? Non potevi lasciarmi in pace e farti gli affari tuoi con quell’idiota del tuo ragazzo?
- Non mettere in mezzo Stephen! Questa cosa deve finire! Sono giorni che ti chiamo e non rispondi! Non potevi per una volta ascoltare quello che dicevano i nostri genitori e restare a casa ? No! Dovevi per forza fare di testa tua ed andartene di punto in bianco!
- Smettila di accusarmi! Ho lo stesso tuo diritto di uscire da quel dannato posto!
- No sei hai ancora dei problemi da risolvere! Cazzo, Val! Non puoi agire d’impulso e scappare quando non sostieni una cosa! Ho cercato di aiutarti ma tu mi lasci fuori!
- Lo faccio perché non sono affari tuoi.
- Si invece e lo sai benissimo!
- Vai al diavolo Cleo!
 
Valèry superò la sorella e si diresse verso la sua stanza, trattenendo le lacrime che premevano più che mai per scendere. Nel corridoio incontrò Asia e Drake e senza riuscire a guardarli si chiuse in camera, soffocando un grido nel cuscino.
Allo stesso modo Cleo rimase immobile, prima di dirigersi verso la stanza che le era stata assegnata. Lasciando Stephen indietro, impotente davanti a quella tempesta emotiva che aveva bisogno di calmare da sola.
 
 
 
Scusate per il tempo trascorso tra i due aggiornamenti. Questo è un capitolo di passaggio che si sofferma sui vari personaggi e ne introduce nuovi.
Chiedo perdono e spero di potermi dedicare preso al prossimo capitolo. Grazie a chi legge ancora la storia !
  
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