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Autore: whatsHERname2706    03/08/2015    0 recensioni
La storia di una partenza inaspettata e di un amore che all'apparenza non avrà mai fine...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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La mattina dopo mi svegliai che erano già le 11.30 ormai. Avevo fatto davvero tardi la sera prima. Mi ero riaddormentata alle 5.00, quando si è svegliata mia mamma. Avevamo messaggiato davvero per tutto quel tempo? Appena sveglia andai a prepararmi il solito the. Stavolta lo accompagnai con dei biscotti perché avevo fame. Accesi il telefono e rilessi tutti i messaggi con Giorgio, tanto per sapere se era tutto vero, visto che i sogni fanno brutti scherzi. Come ha fatto ad andare a scuola se è stato sveglio tutta la notte? Sempre se ci sia andato. Decisi di chiederglielo. La risposta fu immediata:
"No, non sono andato"
"E che scusa ti sei inventato?"
"In realtà nessuna. I miei sono al mare, fanno li tutta questa settimana. Ho casa libera se ti interessa ;)"
"No, non mi interessa grazie...". No, in realtà si, mi interessava. Ci ripensai.
"Anzi, posso passare domani pomeriggio? Non ho capito un argomento di algebra"
"Stai scherzando per caso?Beh, io non mi prendo la responsabilità di quello che può succedere hahah"
Mi prende in giro vero?
"A cosa alludi?
"Nulla, lascia stare ;)"
No, sta cosa me la deve spiegare.
"Non è che mi daresti il tuo indirizzo?"
E me lo diede. Chiamai mia mamma mentre mi misurai la febbre per chiederle il permesso e ovviamente la risposta fu affermativa. Le piace davvero quel ragazzo...O forse dovrei dire il mio futuro ragazzo. Per mia fortuna la febbre non c'era più, così dissi a Giorgio che ci sarei stata il giorno successivo.
Dopo la scuola andammo direttamente da lui insieme. Mandai un messaggio alla mia migliore amica dicendole che sarei stata da lui tutto il pomeriggio e che quindi non saremmo riuscite ad uscire. In un certo senso mi dispiaceva trascurarla così, perché la stavo trascurando davvero. Mi sentivo in colpa, ma lei mi diceva sempre di stare tranquilla e che ci vedevamo comunque a scuola. Scendemmo dall'autobus e ci incamminammo verso casa. Nel frattempo mandai un SMS a mia mamma dicendole che era tutto okay. Dopo dieci minuti di camminata arrivammo davanti al cancello di casa. Il giardino che si vedeva dietro la siepe era enorme. Percorsi il vialetto d'entrata con un sorriso da ebete in volto. Ma quando aprì la porta per farmi entrare dovetti stare attenta a non perdere la mandibola per strada. Il salone era enorme. Appena difronte c'erano le scale che portavano la piano superiore. A destra, due divani e un mobile alla parete con la TV riempivano la stanza. Il caminetto era spento. A sinistra, invece, si intravedeva la cucina. Non era molto grande ma era accogliente e calorosa. Era come una di quelle che si vedono nei film americani, con il bancone al centro. Era davvero bella. Nel frattempo Giorgio mi raggiunse. -Mia mamma ama cucinare. Sta sempre qui a sfornare dolci- disse sorridendo. Tornai nel salotto dove, vicino all'attaccapanni posai lo zaino e mi tolsi la giacca. Presi i libri e lo raggiunsi. -Allora, dove ci mettiamo?-chiesi. Mi guardò accigliato. -Che c'è? Ho detto qualcosa di sbagliato?-. -No, non pensavo che volessi iniziare subito- rispose. - Beh, iniziamo quando vuoi tu allora-. Qui c'è qualcosa che non va... -Andiamo di sopra-. Raggiungemmo quella che apparentemente sembrava la sua camera. -Benvenuta nel mio mondo- esclamò scherzando. Risi anche io. Si sedette sul suo letto. Feci lo stesso. Mi sedetti difianco a lui a gambe incrociate. Prese il portatile e fece partire un film. -Ti va di vedere un film?- -Ormai l'hai già fatto partire...-. Secondo voi riuscii a seguire il film? No, ovviamente. Trovai che lui era mooolto più interessante. -Perché mi guardi- chiese senza distogliere lo sguardo dal monitor. -Perché sei bello da guardare- risposi. Non sapevo nemmeno da dove mi uscì quella risposta. Mi guardò e sorrise. Dopo poco appoggiai la testa sulla sua spalla. In ricambio appoggiò il suo braccio sulle mie spalle. Mi ricordava tanto la scena nel parco del sogno. Poi non mi ricordai più nulla. Quando riaprii gli occhi ero sdraiata, e lui ero accanto a me che mi guardava.   - Buongiorno- mi disse. -Ma che ore sono?- -Le 16.30. Ci siamo fatti una bella oretta di sonno- - Ci siamo? Tu dove hai dormito?- -Qui, difianco a te. Ah, in caso non te ne fossi accorta ti ho anche abbracciata-. Perfetto. Mi ero addormentata. In camera sua. Sul suo letto. E lui era appiccicato a me. Mi stava di sicuro provocando. Ma perché doveva farlo? Forse per vedere fino a che punto sarei arrivata. Mi alzai e andai a riprendere i libri che avevo posato sulla scrivania. Glielo sventolai davanti. -Direi che siamo abbastanza riposati adesso. Possiamo iniziare?- -Ai tuoi ordini piccola- disse con sorriso malizioso. Piccola...
Ci sedemmo alla scrivania e iniziai a  spiegargli cosa non avevo capito dell'argomento, ma continuava a fissarmi. - Sono più interessante io di algebra?-. Beh, chi non lo sarebbe? - Direi di si- - Beh, smettila di fissarmi che mi metti in imbarazzo- -Ti ascolto lo stesso-. Sbuffai...Continuai a spiegargli e dopodiché toccò a lui, spiegare, ma al suo turno chiuse il libro e continuò a guardarmi negli occhi...
   
 
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