Il viaggio oramai si stava rivelando troppo lungo e le poltroncine di quel treno, nonostante fossero estremamente comode, creavano un sacco di problemi ad Amy. In un certo senso le piaceva quella lieve sofferenza dovuta allo stare ferma per ore, perché non le faceva pensare costantemente all'accaduto. Solo ogni tanto, per qualche breve secondo, le tornavano in mente frasi come "Sei destinata a grandi cose" o "Tu farai dell'utopia una realtà". In seguito a queste parole le sarebbero venute in mente immagini di un pianeta lontano creato da una strega; un posto dove in diciannove anni si sono formate piante dei più disparati colori, capaci di nutrirsi di acque dalle sorgenti infinite e piene di tutti i nutrienti di cui un essere vivente possa aver bisogno. Le sarebbero giunte in testa alte montagne innevate ed enormi isole mobili; animali che per secoli hanno arricchito le paure degli esseri umani, Amy le avrebbe viste prendere forma e adagiarsi in piante, acque o nell'aria, rinunciando all'intenzione di essere aggressivi o maligni. Avrebbe però anche visto la creazione degli esseri umani ancora una volta, e ancora una volta avrebbe osservato la devastazione che in pochi minuti ha distrutto diciannove anni d'estreme opere d'arte. Le ultime cose che le sarebbero tornate in mente sarebbero state il grande silenzio accompagnato dall'agghiacciante urlo di una strega che per creare un mondo e la vita su di esso ha assistito alla macellazione di migliaia di suoi figli.
Ma Amy risolveva tutto interrompendo queste visioni sul nascere con due frasi:
"Ti odio padre! Odio te e le tue idee su di me!"
Dopo di che apriva il libro di magia nera e studiava un altro incantesimo, sperando che fosse quello in grado di poter ristabilire l'equilibrio ormai irrecuperabile.