WE ARE OUT FOR PROMPT
– 31 LUGLIO/02 AGOSTO 2015
Titolo: A
Different Point of View
Personaggi: Kisshu, Ichigo Momomiya
Prompt ©Klaudia Liu Barbera: Ichigo/Kisshu, Kisshu ama seguirla di
nascosto
Avvertimenti: Canon Universe, Introspettivo, Malinconico. Ichigo
probabilmente è OOC.
___________________________________
A Different Point of View
Quando suona la sveglia delle
sette meno un quarto lui è già fuori dalla sua finestra, ben celato nell’ombra
del balcone e delle fronde dell’albero. I suoi vividi occhi dorati seguono
avidamente ogni suo singolo movimento – dalla mano solitaria che sbuca da sotto
le coperte, cerca a tentoni l’odiosa origine di quel rumore infernale, lo
spegne con furia e ritorna nella sua tana. Rimane nascosta lì sotto per altri
cinque minuti, finché un rumore esterno alla porta della sua camera, unita alla
voce gentile di una donna, non la costringe ad abbandonare l’alcova per
iniziare un’ennesima giornata.
Kisshu conosce a memoria la
routine mattutina di Ichigo, eppure ogni giorno aspetta con trepidazione che la
sua adorata nemica apra gli occhi e scivoli giù dal letto sbadigliando e
borbottando. Una volta in piedi, si stiracchia voluttuosamente come il gatto
che è, allungando le braccia sopra la testa e inarcando la schiena con un
gemito in un movimento innocente e sensuale insieme, e lui è costretto a
piantarsi gli artigli nei palmi delle mani e a mordersi le labbra per impedirsi
di precipitarsi al suo fianco e avvolgerla tra le braccia, realizzando le
fantasie che gli impediscono di avere sonni sereni da più tempo di quanto
riesca a ricordare.
Non può farne a meno: Ichigo è
una droga, un’ossessione, un desiderio costante che nutre la sua brama senza
mai saziarla, che lo fa impazzire, che lo rende cattivo persino – e lui odia
quando è costretto a farle da male, perché se c’è qualcosa che non riesce più a
sopportare è la sua espressione ferita e i suoi occhi castani inondati di
lacrime, rivolti verso di lui.
Non vuole renderla triste, non
vuole farla soffrire – ma lei non gli permette mai di renderla felice.
Quando la ragazza si sposta in
bagno, Kisshu le lascia la sua privacy. Ne approfitta per fare un giro di
ricognizione intorno alla casa, controllando come al solito che non ci siano
problemi – a grande fatica è riuscito a strappare a Pai la promessa che quel
quartiere rimanesse sotto la sua giurisdizione, ma Pai ha accettato di
malavoglia, e Kisshu preferisce non fidarsi ciecamente di lui – e, una volta
accertatosi che tutto è tranquillo, torna a prendere posto fuori dalla sua
finestra, assistendo alle fasi finali della sua preparazione.
Oh – oggi è un giorno fortunato! Ichigo si è dimenticata la sua
divisa scolastica in camera, così rientra saltellando dal bagno, infilandosi le
calze una alla volta senza fermarsi, e mostrandosi inconsapevolmente in
biancheria intima – rosa e bianca – allo sguardo avido dell’alieno. Benché
abbia memorizzato già altre volte ogni singolo dettaglio del suo corpo, i suoi
occhi non resistono a un ripasso e si nutrono bramosi di ogni centimetro di
pelle bianca, osservando la morbida linea dei piccoli seni sorretti da uno
strano indumento con pizzi e fiocchi, la linea inarcata della schiena, le gambe
lunghe e solide per i continui esercizi fisici imposti dai combattimenti –
riesce persino a intravedere la voglia rossa che la cataloga come Mew Mew. La
osserva ancora mentre si infila la camicia, poi la gonna, la giacca, e fa in
fretta perché, come al solito, è già in ritardo: non riesce a dimezzare il
tempo che trascorre sotto la doccia, e i suoi capelli sono ancora leggermente
umidi quando se li raccoglie in due code ai lati della testa.
Mentre lei fa colazione Kisshu
conta i minuti che ci impiega, volteggiando appena sopra il tetto della casa
con aria vagamente annoiata. Sa già che dovrà inventarsi un modo per rendersi
invisibile una volta arrivati alla sua scuola – è difficile passare inosservati
davanti a migliaia di ragazzini che scorrazzano da tutte le parti – ma ce
l’avrebbe fatta, lo faceva tutte le volte.
Si odia un po’ quando Ichigo
sbuca correndo dalla porta di casa, e il cuore gli fa una capriola all’interno
della cassa toracica. Accidenti, è davvero un cucciolo malato d’amore quando si
tratta di lei – peccato che le circostanze non gli permettano di
dimostrarglielo sul serio, dandogli
quella chance che ora come ora gli è negata.
La segue silenziosamente
rimanendo qualche metro indietro, facendo attenzione che la sua ombra non si
proietti sul marciapiede denunciando la sua presenza. Ichigo oggi sembra di
buonumore, forse per è qualcosa nel suo passo o nel modo in cui canticchia a
mezza voce seguendo chissà quale musica stia uscendo dalle sue minuscole
cuffie; e per un attimo, Kisshu è tentato di approfittarne e avvicinarla,
magari scambiarci due parole, stuzzicarla un po’, ridere – ma il pensiero viene
abbandonato ancora prima che si possa concludere, e con un sospiro rassegnato e
una stretta al cuore si limita ad osservarla da lontano. Come sempre.
Ichigo sa che Kisshu la osserva
in silenzio e la segue ovunque. Avverte la sua presenza, il peso dei suoi occhi
che le bruciano la schiena – eppure non ha intenzione di dirglielo e rischiare
di mandarlo via. Sa che quando fa così non ha cattive intenzioni, lo ha capito
via via che quella storia andava avanti.
In un primo tempo, a metà tra la
diffidenza e la preoccupazione, è stata tentata di dirlo a Ryan e Kyle – di
dirgli che in qualche modo Kisshu riusciva a essere presente accanto a lei a
tutte le ore della giornata senza che Masha rilevasse la sua presenza, la qual
cosa era spaventosa di per sé, perché voleva dire che gli alieni avevano più
assi nella manica di quanto loro potessero immaginare – ma alla fine, quando
Kisshu tornava giorno dopo giorno e non accennava ad alzare un solo dito su di
lei, neppure per parlarle o tormentarla com’era suo solito, Ichigo si era messa
l’animo in pace e aveva deciso di non pensarci più.
Non lo ammetterebbe mai ad anima
viva – ma in un certo senso è un’attenzione che le fa piacere. C’è l’aspetto
rassicurante dell’intera faccenda – l’idea di avere una sorta di alieno custode sempre nelle vicinanze
pronto ad intervenire qualora ce ne sia bisogno è fin troppo confortevole – e
poi ce n’è un altro, quello più intimo e di cui si vergogna di più, quello per
cui talvolta si “dimentica” l’uniforme in camera da letto ed è costretta a
uscire dal bagno unicamente in biancheria intima.
Ichigo non si è mai sentita più
bella e desiderata di quando ha scoperto che Kisshu l’osservava di nascosto,
fuori dalla sua finestra, mentre lei si preparava per andare a letto o per
andare a scuola. È una sensazione che non ha mai provato neppure con Masaya –
gli vuole bene, certo, ma il ragazzo sembra indifferente a qualsiasi passione,
a qualsiasi desiderio, e Kisshu invece è capace di farla rabbrividire anche
solo se i loro sguardi si incrociano per sbaglio durante una battaglia.
La ragazza non sa se l’alieno è
davvero sincero nei suoi sentimenti o se la desidera solo da un punto di vista
fisico – come può saperlo? Non si sono mai fermati a parlare di ciò che provano,
ogni volta che si vedono è un continuo flirtare svergognatamente da parte di
lui e un furioso arrossire da parte di lei, celato da urla e deboli insulti e
attacchi di potere che esauriscono le loro energie – e probabilmente non
arriverà mai un momento in cui ci sarà abbastanza pace tra loro per permettere
un simile chiarimento.
Ma una cosa l’ha realizzata:
ormai si fida di lui. È un pensiero sbagliato, contorto, forse persino malato,
ma ha capito che Kisshu è un combattente che ha onore, e da quando ha iniziato
a seguirla ha avuto modo di esserle vicino nei momenti di maggior
vulnerabilità, e mai, mai ha alzato
un solo dito su di lei. Anche quando sono costretti a lottare, perché lui deve
obbedire a degli ordini e lei ha una missione da compiere, lei sa che lui
combatte trattenendosi, limitandosi il suo vero potenziale, facendo attenzione
a non infliggerle mai un colpo letale o particolarmente doloroso.
Per cui non le costa niente
permettergli di seguirla. Non gli ha mai fatto capire di saperlo – teme che, semmai
dovesse confrontarlo al riguardo, Kisshu possa vergognarsene o pentirsene e
sparire per poi tornare solo durante le battaglie, e l’idea le fa un po’ male –
però, forse, un giorno potrebbe trovare il coraggio di voltarsi e salutarlo,
con un sorriso, senza cattiveria, giusto per sottolineare che lei sa e non le dispiace.
Ma quel giorno non è oggi, e
quando arriva a scuola e si unisce al gruppo delle sue amiche, è con enorme
fatica che si trattiene dal girarsi per vedere dove l’alieno andrà a trascorrere
le sei ore successive.
Si chiede se sarà lui a parlarle
per primo, uno di quei giorni.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Oneshot: 1429 parole.