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Autore: Blueraven    05/08/2015    1 recensioni
-"Sognatore".
Di tutti gli aggettivi con i quali le persone usano comunemente descriversi, questo è forse quello che, a mio parere, è allo stesso tempo il più significativo e il più impropriamente dispensato.
Lo si getta al vento, a perdersi fra milioni di vanesie parole, tanto che molti nemmeno si ricordano più cosa voglia dire, o peggio ancora, cosa si provi, ad essere un sognatore.-
Sono tornata a scrivere. Questa volta torno a parlare di cose personali di cui a nessuno interesserà niente. Perchè ho deciso di pubblicare comunque? Perchè credo che se anche UNA sola persona, che sta passando un difficile periodo, potrà trarre vantaggio da questa mia riflessione, allora sarà valsa la pena mettere alla mercè di tutti quello che ho passato in questi anni di assenza.
Buona lettura
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è stato un tempo in cui, come il più innocente e coraggioso dei bambini, attendevo l'amore.

 

Fra libri, riflessioni ed una tedia monotonia, fantasticavo sul giorno in cui mi sarei innamorata, e su come sarebbe cambiata la mia vita, con una scintilla ardente e infinta a sospingerne il cammino.

Sognavo che qualcuno vedesse oltre il mio fisico abbondante, l'apparenza semplice e le montagne di

libri. Qualcuno che mi guardasse negli occhi e vedesse quanto io avevo da offrire a chi avrebbe mostrato interesse. Qualcuno che vedesse bellezza nel mio riserbo e mi tirasse fuori da quella barriera invalicabile che avevo creato. Qualcuno che mi vedesse davvero.

 

Ero una persona diversa all'epoca.

 

A sedici anni non avevo bisogno di nascondermi dietro fiumi di parole, risate facili e banalità, il mio animo era talmente forte da sostenere senza fatica la debolezza del mio fisico.

Il pensiero che un giorno qualcuno potesse vedermi davvero e condividere con me le bellezze di questo mondo, mi riempiva di un'energia inestimabile, che niente e nessuno riusciva a scalfire. Non le prese in giro, non il dolore, e neppure la superficialità che incontravo quotidianamente.

Non avevo paura di mostrare di che pasta ero fatta, di sfruttare i miei punti di forza per migliorarmi come persona, o di farmi valere quando qualche pecora metteva in dubbio le mie idee.

Era un tempo di cambiamenti, viaggi e sogni, di vittorie e riconoscimenti, ma anche di grandi dolori, eppure procedevo sicura nel mio cammino, spinta dalla convinzione che esistesse, per me,qualcosa di speciale: non il principe azzurro che la maggior parte delle ragazzine sognavano, ma una persona vera, con un animo sincero, che avrebbe saputo capirmi e con cui finalmente sarei stata completa, pronta per affrontare le mille avventure che questo mondo ha da offrire.

 

Infine conobbi l'amore.

 

Nella mia vita fece il suo ingresso una persona che seppe leggere fra le mie barriere, rompendole così una dopo l'altra, senza il minimo sforzo. La connessione fra noi era talmente forte, che mi gettai a capofitto: con una fiducia che mai avrei creduto di possedere, investii tutte le mie energie in quella nuova felicità che tanto avevo atteso, e che, incredibilmente, non era più fatta di immagini sfocate, ma era tangibile, avvolgente, piacevolmente dolorosa, perfino.

 

Dai tre anni seguenti, imparai qualcosa: non tutti gli animi sono forti.

 

Quello del mio primo amore, non lo era abbastanza.

 

Lo guardai sgretolarsi, impotente, riempirsi di dubbi, paure, insicurezze e farsi ogni giorno più piccolo e debole, finchè un giorno mi svegliai, e la persona che amavo era svanita, sostituita da qualcuno che a mala pena gli somigliava. Guardare negli occhi coloro che ami, e vedere qualcun altro, è una delle sensazioni più terribili che si possano provare.

 

Inutile dire che quel giorno, morii un po' anche io.

 

C'è qualcosa però, che da allora mi ha sempre infastidita: un aggettivo, anzi, oserei dire L'Aggettivo, quello che le persone usano forse più spesso di tutti.

 

"Sognatore".

 

Di tutti gli aggettivi con i quali le persone usano comunemente descriversi, questo è forse quello che, a mio parere, è allo stesso tempo il più significativo e il più impropriamente dispensato.

Lo si getta al vento, a perdersi fra milioni di vanesie parole, tanto che molti nemmeno si ricordano più cosa voglia dire, o peggio ancora, cosa si provi, ad essere un sognatore.

Sognatore non vuol dire amalgamarsi, scomparire fra la massa, aspettando che qualcosa o qualcuno ci dia l'occasione di uscirne e sbocciare, immaginandone ogni dettaglio, mentre la vita ci scivole fra le mani.

Non significa neppure scendere a patti con se stessi, e ottenere mezze vittorie, in un cammino in cui l'incertezza è all'ordine del giorno, fino a perdere di vista il valore dei nostri obiettivi.

 

No, cari miei.

Essere un sognatore significa guardare in faccia gli ostacoli che la realtà ci pone davanti, e frantumarli uno dopo l'altro, senza perdere di vista l'obiettivo, o farsi distrarre da essi; avere l'animo innocente ed intrepido di un bambino, che riesce a camminare da solo per la prima volta, incurante del tremore alle gambe e del dolore dei lividi.

Sognatore, vuol dire conoscere la realtà, e scegliere di non farsi plagiare da essa, bensì diventarne creatore.

 

Cosa c'entra questo aggettivo con la mia storia, vi chiederete.

 

Negli ultimi due anni, sono stata delusa, persa, spaccata, prosciugata e compatita.

Ho guardato persone andare e venire, qualcuno anche rimanere, e ho perso di vista il mio cammino; eppure posso fieramente affermare, che mentre chi se ne andava si proclamava sognatore, e si perdeva nelle sue stesse parole, troppo distratto dall'effimero per pensare davvero a se stesso, io non ho mai perso di vista il mio obiettivo.

 

Questo messaggio è per tutti voi.

 

Non importa che siate capitati qui per caso o meno, che stiate vivendo un periodo meraviglioso, o stiate patendo le pene dell'inferno: imprimete a fuoco le mie parole sulle vostre retine.

 

Cambiare voi stessi per essere accettati da chi vi sta intorno, scappare dagli impegni per paura di fallire, mentire per ignorare un errore, fingere qualcosa per non affrontare la realtà, sono scelte che hanno una sola cosa in comune: non vi porteranno da nessuna parte.

 

Guardate dentro voi stessi, trovate il bambino, o la bambina, che quel giorno decise di alzarsi in piedi e camminare per conto suo, prendetelo per mano, e non lasciatelo mai andare.

Un giorno, quando tutto quello in cui credevate vi sembrerà perduto, vi aiuterà a ritrovare la strada di casa.

 

 

   
 
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