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Autore: Veni Vidi Jackie    05/08/2015    1 recensioni
Riuscirà Jack, nella sua Torre del Lago, a conquistare definitivamente la sua amata?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Martina continua a saltellare felice, precedendo me e Camilla. Percorriamo tutto il lungo viale all'ombra degli alberi. A quest'ora sono poche le persone che lo percorrono: per lo più anziani, che fanno una passeggiata pomeridiana. Certe volte alcuni ragazzini in bicicletta sfrecciano sulla strada, rincorrendosi tra di loro.

Camilla continua a guardare sorridente intorno a sé, sembra molto curiosa di conoscere il paese in cui vivo. Sono felice, è esattamente quello che speravo.

Dopo dieci minuti arriviamo all'entrata della grande piazza che si affaccia sul lago, costellata di giardinetti. Su un cartello campeggia la scritta “Belvedere Puccini”. La cosa che più amo di questo luogo è la tranquillità: sono pochissime le macchine che arrivano qui, quindi domina il silenzio, interrotto solamente dalle urla di bambini che giocano.

«Cos'è quella?» domanda Camilla, indicando una casa alla mia destra. Siamo appena entrati nella piazza e la sua attività di esploratrice è già iniziata.

«La villa di Giacomo Puccini» rispondo. E' un edificio talmente noto che non ho assolutamente bisogno di sapere come si chiama. Da piccolo venivo sempre qui in bici con i miei amici, conosco ogni angolo del piazzale.

Entriamo nella piazza e le mostro la facciata della villa di Puccini, preceduta da un giardino. Gli occhi intelligenti della ragazza si soffermano sulle piante del giardino, poi si spostano sull'edificio, che è molto semplice e sembra una qualsiasi abitazione.

Un uccello comincia a cantare tra le fronde di un albero del giardino, mentre Camilla mi conduce dolcemente per la piazza.

«Uh! Bello quello! Camilla, guarda!» esclama Martina, indicando con la mano il teatro Pucciniano, sulla sinistra. Il teatro, colorato di un forte blu, non può certo passare inosservato. Purtroppo non è collegato alla piazza, poiché a dividerli si trova un piccolo porticciolo. L' impatto visivo, però, è eccezionale.

«Bellissimo...» commenta Camilla con occhi sognanti.

«Totalmente immerso nella natura... è stupendo. Sai qualche informazione?»

Colto (nuovamente) di sorpresa, fingo di avere un insetto nell'orecchio per prendere del tempo e suggerire a Tom:

«Il teatro! Dimmi qualcosa sul teatro!»

«Ci vado domani con Sara, perché me lo chiedi?»

Scuoto la testa, incapace di comprendere quanto ingenuo possa essere il mio amico.

«Il teatro Pucciniano! Sveglia!»

«Ah, questo ha senso...un secondo.»

Mi giro verso le due ragazze, fingendo di essere del tutto tranquillo. In realtà le sto sorridendo da circa dieci secondi e probabilmente ormai si staranno chiedendo se le mie labbra si siano paralizzate. Martina saltella fino a me e poi si getta sulle mie gambe, facendomi molto male. La bambina ride, ma Camilla capisce che mi sono fatto veramente male.

«Martina, ma sei impazzita? Chiedi subito scusa!» le ordina Camilla, massaggiandomi una coscia.

Accidenti, che bella sensazione. Dovrei farmi male più spesso, forse. Così Camilla mi potrebbe sempre fare un massaggio. Ringrazio mentalmente Martina, che mi dà anche la possibilità di avere più tempo per rispondere alla domanda della sorella.

«Che male...santo cielo...» gemito, esagerando il dolore

«Ti porto su una panchina? Dai, vieni.»

Camilla mi trascina con fatica su una panca, mentre io non faccio che toccarmi la gamba. Dopo qualche minuto cesso di fingere e confermo che il dolore è del tutto passato

«Scusami» mi dice Martina, con la faccina tutta triste. Mi pento subito di aver finto di stare male: non si può resistere a quel faccino. Le do un bacio sulla guancia per scusarla.

«Dunque, che dicevi?» chiede Camilla.

Mhm, è proprio fissata.

«Bene» inizio, dopo aver ascoltato le informazioni avute da Tom «la struttura è stata costruita nel 1930 col nome di “Gran teatro all'aperto” ed è il più grande teatro all'aperto della Toscana. Negli anni sessanta è stato spostato nella zona in cui si trova adesso, a nord di questo piccolo porticciolo.»

Camilla e Martina spostano lo sguardo sulle piccole imbarcazioni che entrano ed escono dal porticciolo.

«Nel 2002» proseguo «il teatro è stato modificato ed ampliato, nell'ambito del progetto “Memorial of Puccini”. Ad oggi può contenere fino a tremila persone.»

Il tono in cui ho spiegato la storia del teatro mi ricorda molto lo stile di Alberto Angela, in più ho accompagnato il discorso con gesti delle mani. Spero per loro di non risultare noioso, ma d'altronde sono loro ad avermi chiesto delle informazioni.

Camilla mi sorride, poi sospira e chiude gli occhi. Martina fa lo stesso, godendosi il venticello fresco che corre fra di noi. Io guardo davanti a me, osservando la tavola piatta del lago. Mi alzo senza fare rumore e mi avvicino al parapetto, gettando lo sguardo sulle colline dall'altro lato dello specchio lacustre.

Che giornata meravigliosa. Il sole splende e ho portato Camilla in un vero e proprio locus amoenus: c'è tanta vegetazione, acqua, un senso di pace...cosa manca? Mancherebbe solo un bacio...

«Jack, qui Tom...mi senti?»

Sospiro frustrato. «Sì, Tom. Ti sento benissimo..»

«Allora? Aggiornami! Cosa fa la lepre? Hai agito come ti avevo detto?»

«Sì, il problema è che vuole sapere ogni singola cosa di ciò che vediamo!»

Anche Tom adesso sospira. «Tipico» dice «le donne fanno sempre così...Per esempio, l'altra sera, Sara mi voleva...»

Interrompo la comunicazione, in modo da non dovere ascoltare un suo aneddoto noiosissimo. Distolgo l'attenzione da Tom e lo riporto sul lago, increspato da sottilissime onde. Ad un certo punto sento una mano toccarmi sulla spalla. Mi giro: è Camilla.

«E' molto bello qui» dice, appoggiandosi come me al parapetto

«Già... molto bello.»

Camilla mi sorride ( quanto è bella quando lo fa!) e poi mi fa cenno di continuare a camminare. La seguo, quando mi sento tirare i pantaloni dal basso. E' Martina, che mi vuole sussurrare qualcosa.

«So cosa stai facendo» mi dice. La osservo terrorizzato: sta sorridendo, ma non come fa sempre. C'è qualcosa di strano nella sua espressione, qualcosa che mi conferma ciò che temo.

Mi ha visto parlare con Tom .

 

  
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