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Autore: _Rainy_    05/08/2015    4 recensioni
Vi è mai capitato di pensare, leggendo una storia su EFP: "Ehi, ma questa l'ho già sentita..."?
Già, perchè molte fanfiction romantiche si somigliano o contengono comunque dei cliché.
Cliché che mi sono presa la briga di analizzare qui sotto forma di una fanfiction (amo le cose complicate, si!) che spero vi possa almeno strappare un sorriso.
*DAL PRIMO CAPITOLO*
"Mi giro di scatto, trovandomelo a pochi centimetri dal viso (tipico comportamento da stupratore seriale, ma ehi: we dont’ care).
- Ehm… Si. – Rispondo, sicuramente rossa in faccia. – Tu sei Noah, giusto?
- Si, tesoro. – Dice lui, avvicinandosi ancora.
[...]
- Quindi questa è la parte della storia dove tu ti comporti da maniaco e poi io mi innamoro di te in perfetta coerenza con la Sindrome di Stoccolma?
- Direi di si. – Lui scrolla le spalle, probabilmente chiedendosi quanto sia pazza da 1 a 10."
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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09. Dove si capisce quanto questa ff assomigli a una montagna russa

 

La sveglia suona fastidios… No, aspetta… Non è la sveglia: è la vocetta odiosa della professoressa di fisica! Sta ululando come un montone svizzero (paragoni a cazzo: fatti!) per farci sbrandare.

- Svegliaaaaaaaa! Ragazziiiiiiiii! Alzateviiiiiiiiiiiiiii! (ecoooooooooo)

Ah, quanto la odio!

Ci siamo sistemati in un piccolo hotel sudicio – come volevasi dimostrare – e ovviamente non abbiamo dormito un cavolo. Le ragazze sono al primo piano, mentre i ragazzi al secondo e ci siamo avventurati su e giu dalle scale per tutta la notte intrufolandoci in camere di altri e ci siamo ubriacati tutti con bottiglie portate da alcuni ragazzi. Ah, la vita!

La testa mi fa malissimo e Julie non è ridotta meglio: mi ha sorretto mentre vomitavo e vedendo il vomito alla fine ha sboccato (viva la proprietà di linguaggio!) anche lei.

Ci trasciniamo non so come in cucina per la colazione e poi ci riuniamo in salotto per sapere quale sarà l’entusiasmante programma della giornata: gita alle cascate del Niagara e camminata libera in un parco enorme che si trova nelle vicinanze.

Ah.

Che gioia.

Andiamo tutti a vestirci con scarponcini e abiti sportivi cercando anche di darci una svegliata, perché sembriamo delle amebe che camminano.

Un altro interminabile viaggio in pullman ci fa arrivare davanti all’entrata del parco e la professoressa di fisica ci esorta tutti a scendere con la sua vocetta angelica:
- Sveglia brutti sacchi di letame ambulantiiiiii!! Si scendeeeeee! (ve l’ho già detto che questa storia ha senso, no?)

Scendiamo in fila indiana dal pullman e Noah capita proprio dietro di me. Coincidenze? Io non credo.

(Abbiate pazienza, siamo entrati in quella fase post-litigio in cui qualsiasi cosa – “Oddio, la sua unghia del piede si è rotta e ora è lunga come la mia più la radice quadrata di 2!” – fa pensare al Cetriol… A Noah.)

Sento la sua presenza dietro di me, il suo corpo a pochi centimetri dal mio e lo sento deglutire rumorosamente schiarendosi la gola per poi blaterale qualche cavolata insieme a un suo amico, dietro di lui.

Cavolo quanta voglia avrei di girarmi, sbatterlo su un sedile e… Urlargli in faccia quello che penso di lui? Non credo.

- Fuffy, muoviti… E smettila di fissare il vuoto così! – Sibila Julie ammonendomi con lo sguardo. – Stai praticamente sbavando sulla mia schiena.
- Non è vero! – Protesto.
- Cooome no… Muoviti, dai! – Mi prende per un braccio e mi trascina via.

-
NOAH POV

Era a pochi centimetri da me e Dio solo sa quanto avrei voluto saltarle addosso, sbatterla su un sedile e… Si, farmela come se non ci fosse un domani.

La amo e questi giorni senza di lei sono stati una tortura, una vera e propria sofferenza, però d’altronde è lei che deve dimostrarmi… Oh, ma sono coglione?! Da quando in qua io mi metto a fare ragionamenti così profondi?! Io sono il classico sciupafemmine della storia, Mr. Scopotuttoeanchedipiù cacchio! Non dovrei essere qui a farmi dei problemi mentali, ma assolutamente lì a scop…

Calmati Noah, calmati.

Ha un terribile effetto su di me… Prima mi stavo sforzando, lo giuro, ma lo sguardo continuava a vagarmi sul suo bel fondoschiena e il mio caro Mr. Winkie nei pantaloni… Oh, si, si era assolutamente accorto della nostra vicinanza (si, ho dato un nome al mo organo-sessuale-di-cui-non-vogliamo-dire-il-nome, okay?).

(Perché questo soliloquio dite? Be’, nelle storie così, principalmente a rating arancione/rosso quasi TUTTE le autrici scadenti, nelle pause tra una scopata violenta e l’altra, mettono questi pensieri “zozzi” assolutamente inutili giusto per giustificare il rating, che ci volete fare?)

-
FUFFY POV

Le cascate del Niagara si stendono di fronte a me in tutta la loro bellezza e bla bla bla saltiamo le descrizioni di 20 righe lunghissime, poetiche e totalmente inutili al fine della storia.

Una guida cicciottela ci spiega l’origine geolor... Geocos… Gheolog… Geologica, si, ecco, geologica, delle cascate e ci indica i punti migliori per fare le foto (come se non ci fossero già abbastanza cinesi appostati lì con i loro iPhone ultimo modello) (Siete cinesi e state leggendo questa storia – caso improbabile, ma vabbè - ? Perdonatemi, ma si sa che queste storie abbondano di cliché…).

Dopo 40 noiosissimi minuti di fotografie, finalmente, ce ne andiamo e ci avviamo verso il parco in cui ci verrà lasciato del tempo libero per girullare.

Non riesco proprio a godermi la vacanza, nonostante tutti i tentativi di Julie di farmi divertire: senza Noah mi sento svuotata, sola, abbandonata a me stessa e senza nessuno su cui contare. Lui è la mia luce, il mio sole e senza di lui la mia vita non ha senso.

Come dimostrargli il mio amore, ora che ho rovinato tutto? Sinceramente non lo so e comincio a pensare che fosse solo una scusa per dirmi addio, definitivamente.

Quasi mi viene da singhiozzare e Julie mi fa allontanare dal gruppo di classe, visibilmente preoccupata:
- Cos’è successo?
- Julie, io lo amo: non credo di farcela a vivere così.
- Eh?! Stai ancora pensando a lui?! Devi superare questa cosa, Fuffy! Se lui ti vuole davvero tornerà.
- E se non vuole? – Singhiozzo disperatamente.
- Allora, cara mia, ti dirò che tutte le relazioni finiscono, che è normale e altre cazzate varie, poi andremo a comprare un sacco di cupcakes e ce li mangeremo davanti alla quinta stagione di Desperate Housewives e infine andrò a spaccargli il culo, easy! – Ridacchio mentre lei scrolla le spalle e poi continua. – Ma ti prego non posso vederti così!

Tiro su con il naso e annuisco:
- Grazie, Julie. Sei una vera amica.
- Figurati! – Sorride lei abbracciandomi – Dai torniamo dagli altri!

Non fa in tempo a finire la frase che sentiamo la voce della professoressa di fisica tuonare da poco lontano:
- Bene, avete 5 ore di tempo libero! Ci ritroviamo qui alle 19 in punto. Chi non c’è sarà punito severamente. Andate, su! Avanti, marciareeee!

Julie mi sorride, incoraggiante:
- Forza, camminare un po’ ti farà bene! – Eh! Come no… Immagino…

Mi sta già trascinando verso un sentiero che si inoltra nel bosco seguendo la maggior parte degli studenti che si sono diretti per di là.

Camminare in mezzo ai boschi è decisamente la passione di Julie, convinta animalista (poco importa che nella fanfiction dichiari più volte di odiare tutti gli insetti e robe del genere; nda), e si capisce da come si ferma più volte per fare foto agli alberi, ai fiori, alle foglie e alle piccole radure che incontriamo durante il percorso. Lei è chiaramente entusiasta, saltella di qua e di la e lancia esclamazioni di stupore: io vorrei solo un bel Frappuccino di Starbucks (che internazionalità, ne) e una rete wi-fi per dimenticare i miei problemi.

*momento depreso tra 3… 2… 1…*

O forse quello che mi serve è solo la sua presenza, anche se non lo voglio ammettere, ma lo SO. Lo so. Ho bisogno di lui e mai come adesso mi manca. *sigh sigh*

Sono persa nei miei pensieri, quando Julie mi chiama e con occhi a cuore per l’emozione strilla:
- Ti prego, proviamo ad addentrarci nel bosco, fuori dal sentiero! Voglio provare emozioni forti!

Proprio prima che le suggerisca di tentare di fare un bambino con un mascmellou per provare “emozioni forti” vedo quella luce nei suoi occhi spegnersi, intuendo che sto per mandarla cordialmente a cagare. Mi dispiace, in fondo, così mi ricredo e sospirando rispondo:
- Si, buona idea, ma non allontaniamoci troppo…
- Oddio, siiii! – Strilla felice addentrandosi subito nel verde.

Camminiamo per una decina di minuti e comincia a farmi male un piede: evidentemente c’è un sasso nella scarpa che mi ha ferito un dito (è impossibile dite voi? Tsk!) o una spina magari, mannaggia.

- Julie, aspetta che credo di avere il piede ferito… - Le dico mentre mi chino e mi fermo per cercare di capire cos’ho.

Fortunatamente era solo un sassolino e il taglietto è piccolo anche se profondo, quindi sono in grado di camminare (come dite? Se fosse davvero piccolo e profondo sanguinerebbe un sacco? Ma secondo voi noi badiamo a queste quisquilie mediche?!), ma appena mi tiro su per dire a Julie che è tutto a posto mi sento raggelare il sangue nelle vene: lei non c’è (pensavate ci fosse Noah, eh?).

Mi guardo intorno e la chiamo, ma niente: le sue impronte sono confuse e di certo io non ho il talento necessario per seguirle: qualche felce piegata, rami spezzati… Ma chi dice che non sia stato un animale? Rabbrividisco al solo pensiero.

Mi sento improvvisamente sola e perduta e in un istante il bosco si chiude su di me in una morsa mortale: mi fa ancora più paura ora, che sono da sola, e ogni rumore mi fa sobbalzare, persino il più innocuo frinire di un grillo.

Quasi urlo quando per sbaglio pesto un ramo e lo spezzo.

Dio, mi devo proprio dare una calmata: cosa farebbe Blair di Gossip Girl? Ah, quanto sono stupida: lei non sarebbe mai finita in una situazione del genere… Non posso darmi per vinta così – mi dico – cercherò di tornare sul sentiero principale e una volta lì sarà uno scherzo ritrovare il punto d’incontro.

Guardo l’orologio: sono le 16. Posso farcela in tre ore.

Mi incammino nella direzione in cui penso di essere venuta, ma presto mi rendo conto che non riconosco nulla di quello che ho intorno: perché accidenti questo bosco è tutto uguale?! (forse perché… E’ un bosco?! Genius.)

All’improvviso sento un rumore dietro di me, mi giro di scatto, ma metto inevitabilmente male il piede su un terreno franoso che cede per qualche metro e io cado rovinosamente a terra dentro una fossa. Urlo senza pensarci due volte.

Sono in questo busco creato dalla terra franata, le pareti sono quasi prive di appigli e alte circa due metri, ma in ogni caso penso di essermi storta una caviglia, quindi non riesco ad arrampicarmi. Che fare?

Sento salire le lacrime agli occhi rapidamente, fino a quando…

- Oh Dio, Fuffy, stai bene?! – Sento una voce sopra di me, proprio vicino all’apertura della voragine.

Alzo lo sguardo e vedo… Lui.

- Noah?! Che ci fai qui? – Chiedo, sorpresa, cercando di ricacciare indietro le lacrime istantaneamente.
- Scusa se sono venuto a vedere quanto ho sentito qualcuno gridare. – Ridacchia. – Come diavolo sei finita quaggiù?!
- Io… Il terreno e franato e… - Sorrido senza riuscire a trattenermi e rimaniamo per qualche secondo così: guardandoci negli occhi sprizzando gioia.

E’ inevitabile: lo amo. Quando c’è lui il mio mondo si illumina (frasi poetiche a cazzo, spero non siate diabetici per il troppo miele…) e ora più che mai mi si scalda il cuore a vederlo qui, pronto a salvarmi.

- Ti tiro su… - Sussurra flebile. So che anche lui sta pensando le stesse cose.
- Okay. – Sorrido di nuovo e lui mi tende le braccia.

Le afferro senza esitare e puntando i piedi su delle radici mi tira su: mi sta ancora reggendo con le sue forti braccia quando riesco a puntare un piede in una sporgenza della terra e a issarmi oltre l’apertura, tenendomi a lui e arrivando a pochi centimetri dal suo volto. Rimaniamo così qualche secondo, a un dito di distanza, a guardarci negli occhi. Il suo profilo, con quei tratti squadrati, la mascella spigolosa, gli occhi carichi di promesse e maledizioni insieme… E’ troppo bello per essere vero. Quel volto racchiude la bellezza di un angelo e la dannazione di un demone (baam. Metafora.).

- Noah… - Sussurro con voce roca incapace di trattenersi e un secondo dopo le sue labbra sono sulle mie e la sua lingua gioca con la mia, da lungo tempo in astinenza. Quel contatto, se possibile, è più forte di qualsiasi altro ci siamo mai scambiati: fa tremare tanto il cuore a me quando a lui e battono all’unisono nella tacita promessa di vero amore più vera di tutte.

Il mio corpo reagisce istantaneamente e si avvicina al suo come se fosse la cosa più naturale del mondo mentre scariche elettriche lo attraversano e mi annebbiano la mente. Voglio solo lui in questo momento, non mi serve altro.

- Dio, quanto mi mancavi. – Sussurra lui e staccandosi un momento, aiutandomi a sdraiarmi poco lontano dall’apertura.
- Noah, ascoltami… - Inizio, ma vengo subito interrotta dalla voce di Julie.
- Oddio, ma allora stai bene e… Aspetta, cosa ci fa il Cetriolo qua?! – Chiede, squadrandolo in cagnesco.
- Cetriolo?! – Ride Noah.
- Ehm… Ci siamo quasi chiariti e… - Inizio io e lei sogghigna.
- Quindi avete avuto un ritorno di fiamma? Spero che almeno abbiate buttato il preservativo nella fossa, cari miei. (+10 punti a Julie.)
- No, noi non… - Arrossisco subito io e sia Noah sia Julie si mettono a ridere.
- Avanti, torniamo dagli altri. – Sorride Noah. Io so, però, che ha una sensazione di amaro in bocca, come se quello stupendo bacio non gli fosse bastato, oh no, so per certo che voleva qualcosa di più, così come la volevo io. 

-

La gita è finita tranquillamente, ma io e Noah non abbiamo avuto tempo né di parlare seriamente né di stare un po’ insieme, colpa della attività organizzate e dei nostri compagni, quindi la situazione è rimasta a quel bacio rubato nel bosco e da lì non si è evoluta, nonostante i miei desideri di sesso sfrenato sul musch…

Eh?

No, non l’ho detto. No, no.

Stiamo tornando tutti a casa, carichi di valigie e inaspettatamente sono solo le 18 di sera, quindi mia madre sarà appena tornata da lavoro e di sicuro non verrà a prendermi a scuola: pullman fino a casa come al solito.

Sbuffo quando vedo in lontananza in numero 17 e spingo la mia valigia sul pullman che grazie a Dio è mezzo vuoto. Improvvisamente, prima che le porte si chiudano, balza sopra anche Noah.

Quasi trasalisco d’impazienza e il mio corpo ha reagito immediatamente e un’ondata di calore mi si è propagata subito in tutto il corpo.

- Noah, cosa fai qui?
- Accompagno a casa una ragazza speciale… – Sorride lui fissandomi intensamente negli occhi.
- C-Cosa? – Credo che il mio cuoricino possa collassare da un momento all’altro.

Ma lui non risponde, alzando una mano per accarezzarmi una guancia e soffermandosi per qualche secondo sulla mia pelle.

- Sei bellissima. – Sorride lui dolcemente.
- Noah, smettila… - Arrossisco inevitabilmente abbassando lo sguardo.
- No, Fuffy. – Continua lui mettendomi due dita sotto il mento e alzandomi il volto, sempre sorridente. – Non devi mai abbassare lo sguardo o vergognarti con me…

Mi rendo conto che tutto il pullman sta fissando le nostre smancerie e tossisco rumorosamente, tentando di distogliere l’attenzione da noi. Noah si mette a ridere guardandosi intorno mentre una vecchietta fa commenti inopportuni sull’amore dei giovani e “shu quando shiamo teneri, così giovani e spenshierati”.

Scendo rapidamente appena avvisto la mia fermata e Noah mi viene dietro:
- Finalmente soli, non ti pare? – Inizia, ammiccando.
- Ti prego, smettila. – Ridacchio.
- Di fare cosa?
- Di ammiccare. – Rispondo risoluta.
- E, di grazia, perché? – Sussurra, ammaliante, spingendomi contro il muro di casa – si! Proprio il muro di casa mia – e bloccandomi con un braccio mentre con l’altro mi accarezza il volto.
- Perché… Ehm… Non riesco a ragionare lucidamente e a… - Arrossisco. Ma che cosa sto dicendo?!

Lui ridacchia sonoramente e si avvicina in pochi secondi sfiorandomi il naso con il suo.

- Dobbiamo parlare, non credi? – Chiede, guardandomi negli occhi.

Dio, che occhi!

Se non la pianta di fissarmi così credo che potrei sciogliermi… Ma perché non lo bacio e la facciamo finita?! Prendo seriamente in considerazione questa possibilità, poi mi viene in mente lo sguardo ammonitore di Julie e prendo il coraggio a due mani articolando un discorso per miracolo (l’ho già detto che i suoi occhi mi distraggono?):
- Noah, mi dispiace. Mi dispiace per aver dubitato di te, per essere stata una così pessima fidanzata e… Dio, mi dispiace per tutto. Forse non sono la ragazza perfetta che ti aspettavi o che vuoi, ma… Ti amo, si, e questo basta a…

Non faccio in tempo a finire che le sue labbra sono di nuovo sulle mie, il suo corpo mi spinge contro il muro di casa mia e… Si, la sua mano si sta lentamente insinuando nell’elastico delle mie mutande. Mi sento immediatamente avvampare e capisco solo ora quanto mi sia mancato e quanto avessi bisogno di lui. E’ la mia salvezza (sono ripetitiva per caso?).

La sua lingua è calda contro la mia e mi diverto a mordergli il labbro giusto fissandolo negli occhi e un’ondata di soddisfazione mi invade quando vedo il desiderio accendersi dentro i suoi occhi. Gli sollevo leggermente la maglietta e mentre lui ritrae la sua mano dai miei pantaloni ne approfitto per infilare la mia ne…

- Ti do cinque minuti per spiegarmi cosa diavolo sta succedendo. – Esclama, inorridita, una voce che conosco fin troppo bene.

Mi stacco più rapidamente possibile da Noah che si schiarisce la gola e ridacchia:
- Buongiorno signora O’Fuffer.

Mia madre è sulla porta, le mani sui fianchi e l’aria più inviperita che le abbia mai visto. Fulmina Noah con uno sguardo:
- Non stavo parlando con te, Johnson. Vattene da qui, ora.
- Non vuole sentire cosa ho da dire? – Ribatte seccamente Noah, i pugni chiusi lungo i fianchi.
- No. – Risponde mia madre, gelida, fissandolo negli occhi. Se gli sguardi potessero uccidere penso che Noah sarebbe morto tre o quattro volte. – Vattene da qui, ora.
- Vai Noah. – Gli sorrido stringendogli la mano. – Me ne occupo io.
- “Te ne occupi tu”?! Signorina, dentro e subito! – Urla mia madre indicando la porta.

Io sorrido a Noah un ultima volta e scuoto la testa alla sua tacita proposta di aiutarmi. Me la devo sbrigare davvero io. Questa storia deve finire.

Non faccio in tempo a chiudermi la porta alle spalle che mia madre si piazza a pochi centimetri da me e comincia ad urlarmi addosso:
- Cosa diavolo era quello, Fuffy?! Pensavo di essere stata chiara. Non voglio che lo frequenti, okay?!
- Mamma, è cambiato. Non è più lo stronzo di cui hai memoria tu e…
- Non mi interessa e non ti credo! Non voglio che stiate (o “state” in effetti, perché si sa che i congiuntivi non ci sono mai troppo in queste storie… Nonostante tutto, però, io ci tengo a preservare almeno una parvenza di serietà, quindi cercherò di metterli comunque.) insieme, okay?
- Scusami? – Inorridisco allontanandomi istintivamente. – Non ti fidi di me?
- Fuffy, andiamo… - Sospira esasperata. - … Ovvio che mi fido, ma per una volta ti chiedo di lasciar perdere.
- Non ci penso neanche! Ti sto dicendo che lui non è il ragazzo che credi, è cambiato ed è un amore. Il miglior ragazzo che abbia mai avuto. – Ormai sono incontenibile e parlo senza accorgermene. – Quindi io starò con lui e non sarai tu a farmi cambiare idea! E’ da quando sto definitivamente con lui che mi sento amata e accettata da qualcuno, contrariamente a quanto succede qui a casa! E sai ancora una cosa?! – Rido isterica. – E’ da quando ci siamo rimessi insieme che non mi taglio più.

Cala il silenzio e mia madre si porta le mani alla bocca spalancando gli occhi.

Merda.

Vorrei rimangiarmi all’istante quello che ho detto, ma non è più possibile.

Mia madre mi afferra le braccia e guarda le mie cicatrici facendo danzare lo sguardo tra quelle e i miei occhi, abbassati e pieni di lacrime. Non mi oppongo, perché ormai è tardi.

- Fuffy… Cristo… Perché non me l’hai detto?! – Inizia lei, cominciando a piangere a sua volta.
- Tutto, ma non Noah. Ti prego. – La guardo tra le lacrime.

Lei scuote la testa decisa e afferra il telefono:
- Dottoressa O’Bryan? Si, sono io. E’ ancora libera quell’ora dalle 14 alle 15 lunedì? Perfetto. Si.

Chiude la chiamata guardandomi negli occhi privi di espressione e io mi sento morire dentro.

-

- Allora, sappiamo entrambe perché sei qui, no? Di cosa vuoi parlare? – Mi sorride la dottoressa O’Bryan. La psicologa O’Bryan. Già, perché mia madre mi ha venduto a una psicologa senza pensarci due volte e di certo non avrà preso in considerazione quello che le ho detto.
- Signorina O’Bryan, lungi da me offenderla, ma… A me non frega un cazzo di questa seduta e di quello che mi dirà (yo, che trasgry che sono! PS: Avete notato come lo psicologo sia sempre presente in storie come questa? E aspettate la fine di questo capitolo…), perché io non cambierò opinione: non mi taglio più ed è tutto merito di una persona, la stessa per cui mia madre l’ha pagata per farmi cambiare opinione.
- Di cosa vuoi parlare, Fuffy? – Insiste lei, sorridente. Ha un paio di occhialetti rossi sottilissimi e una stretta coda di cavallo bionda. – Cerca almeno di approfittare di quest’ora, dato che sei qui…
- Non so, del tempo? – Sorrido sarcastica.
- Perché hai cominciato a tagliarti?
- Di preciso per cosa l’ha pagata mia madre? Per indagare sulle motivazioni per cui non mi sentivo accettata a casa o per farmi lasciare Noah?
- Non ti sentivi accettata a casa? Perché? – Coglie la palla al balzo, la stronza.
- Per il primo o il secondo motivo? – Insisto anche io, incrociando le braccia.
- Noah è il tuo ragazzo vero? Tua madre pensa che non sia una buona compagnia per te…
- Non me ne frega una cazzo di cosa pensa mia madre! – Alzo la voce istintivamente. – Possiamo anche vederci per il resto della mia vita, ma non le dirò nulla di quello che vuole sapere e di certo non lascerò Noah!

Lei deglutisce sistemandosi gli occhiali sul naso e mi guarda senza smettere un attimo di sorridere. Le spaccherei la faccia per toglierle quel sorrisetto di merda dal volto (yo, che trasgry sono 2).

- La seduta è finita, per oggi. Ci rivediamo la prossima settimana alla stessa ora. Salutami tanto tua mamma, eh. – Si alza e mi accompagna alla porta porgendomi la mano, ma io mi rifiuto di stringerla e esco da sola.

Appena metto piede in corridoio mi si gela nuovamente il sangue nelle vene.

-
NOAH POV

Ancora non riesco a credere che la madre di Fuffy l’abbia mandata dallo psicologo. Non potevo farle altro che venire qui ad aspettarla.

Sento la porta aprirsi e una voce secca che conosco bene sibilare:
- Tu cosa ci fai qui?!

Mi giro e la madre di Fuffy è a qualche metro da me con le braccia incrociate e l’espressione battagliera. Assomiglia moltissimo alla figlia sia come aspetto sia come carattere.

- Sono venuto ad aspettare Fuffy. – Rispondo risoluto, non intendo darmi per vinto.
- Vattene, Noah. Non ti voglio qui e non ti voglio intorno a mia figlia. – Sibila lei, acidamente.
- Non prendo ordini da lei, giusto? – Scrollo le spalle e lei va in bestia. Oh si, se c’è una cosa che so fare bene è far incazzare le persone. Sogghigno.
- Noah, ascoltami molto attentamente. – Inizia, mentre il tono della sua voce si alza. – Io so che ti ricordi cosa hai fatto a mio marito e al padre di Fuffy, so che sai come ci hai ridotto quindi non mi spiego come tu faccia (o fai…) a presentarti qui davanti a noi come se niente fosse. Ma non ti vergogni?! Tu hai rovinato la nostra famiglia e non hai scusanti per questo. Stai lontano da mia figlia, okay?!
- Altrimenti? – Ghigno, provocatorio. Quanto mi sto divertendo...
- Altrimenti… - Ormai sta urlando. - … Io giuro che ti rovino! Rovinerò la tua vita come tu hai fatto con la mia e non ti permetterò di portarmi via l’ultima cosa che mi è rimasta cioè mia figlia. Quindi vattene e non farti più rivedere.

La porta dello studio si apre prima che possa ribattere e, Dio, Fuffy esce seguita a ruota dalla, Dio, psicologa. La prima cosa che vede sono, Dio, io e vedo i suoi, Dio, occhi illuminarsi: Dio, quanto è bella (Uso spropositato della parola Dio in tutte le fanfiction, già… Si notava per caso?). Poi il suo sguardo di sposta sulla madre, che ha il dito alzato verso di me, ammonitore, e i suoi occhi si fanno di ghiaccio.

Dentro di me esulto.

- Cosa sta succedendo? – Chiede fissando la madre.
- Succede che il damerino, qui, è venuto a trovarti. La dovete smettere, tutti e due. Non potete stare insieme per quello che tu… - Mi indica. - … Hai fatto alla nostra famiglia e a mio marito e tu… - Stavolta indica Fuffy. - … Offendi la sua memoria stando con lui.

Sto per ribattere, ma Fuffy lo fa prima di me:
- Basta. Mi sono stancata di te e dei tuoi pregiudizi. Prima ti stupisci perché non mi sentivo accettata a casa e ora mi vuoi togliere l’unica cosa che mi fa stare bene?

Boom. Quella è la mia ragazza, gente. Ah, quanto la amo.

Sorrido inconsciamente e quando sua madre mi vede, se possibile, si arrabbia ancora di più:
- Fuffy, non cederò, non su questo. A te la scelta: o la tua famiglia o lui.

(BOOM. FINALE-BOMBA.)

 

- CIAMBELLANGOLO -
Okay, sinceramente? Rido troppo ogni volta che scrivo un capitolo e mi sono convinta che sono più brava a scrivere cagate che non storie serie (ç.ç).
Sono una cagata-writer (?)… Si, sto delirando.
Tutta colpa di questo capitolo pieno di disagi mentali e del prossimo che… Sarà l’ultimo, già. Questo teatrino deve finire.
Ormai questa storia sta in piedi da sola per quanto riguarda cazzate, cose non-sense e errori di battitura dovuti a una rilettura che… Non c’è mai stata
. L’unica cosa che salverei di questa fanfiction? Probabilmente i Goomba che nel capitolo scorso hanno tentato di stuprare Fuffy.
Dopo questo angolo delirante vi saluto, shaaaao!
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it (se vi va, eheh)

   
 
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