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Autore: Aishwarya    05/08/2015    4 recensioni
"L'aveva persa per sempre ed era solo indubbiamente colpa sua, colpa dell'uomo che più l'aveva amata al mondo nonostante tutto, nonostante i pregiudizi, nonostante le strade tanto diverse da essere incompatibili. Lui l'aveva uccisa e non se lo sarebbe perdonato mai."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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1° Settembre 1991

 

I ragazzi stavano per tornare ad Hogwarts. Per un qualunque babbano sarebbe stato troppo tardi per organizzare qualcosa di così importante e determinante, ma non per un mago, non se c'è di mezzo la magia. Avevano appena terminato di sistemare le trappole per gli intrusi che avessero tentato di rubare l'immenso tesoro che toccava ad Hogwarts vegliare. La pietra filosofale, tanto rara quanto pericolosa, sarebbe stata custodita lì, segretamente.

Il cane a tre teste era a guardia della botola che portava nelle segrete. Il tranello del diavolo verdeggiava rigoglioso; le chiavi volanti sbatacchiavano le ali, impazzite; gli scacchi splendevano lucidi e immobili, seppur al buio; il troll di montagna grugniva spazientito e le pozioni erano perfettamente allineate. Lui aveva appena terminato di posizionarle e si accingeva a sistemare al suo posto, con un solo movimento lento e leggiadro di bacchetta, lo specchio delle brame, oggetto in cui pochi si imbattono e per cui quasi tutti impazziscono.

-Severus, hai fatto? - chiese Silente, con la sua solita voce calma e profonda. Lo scrutava dall'alto dei suoi occhialetti a mezzaluna, con occhi azzurri e severi dall'aria indagatrice.

-Quasi, preside – rispose il professor Piton con voce quasi tremante – andate pure-.

Un'idea gli passava per la mente, lenta, silenziosa, quasi innocente; eppure era pungente, non riusciva togliersela dalla testa. Non avrebbe potuto né dovuto ma voleva, desiderava ardentemente scostare il velo che lo separava dal freddo specchio incantato e scoprire se i suoi sospetti fossero fondati... scoprire se avrebbe potuto rivedere quegli splendidi, verdi, amorevoli occhi fissi sui propri.

Era incredibile come dopo tutti quegli anni e senza la possibilità di sfogarsi, di parlarne con qualcuno o anche solo di lasciarsi andare alle sensazioni, l'amore per Lily non fosse mutato minimamente se non per crescere e intensificarsi ancor di più. Il rimorso lo annientava, lo divorava dall'interno. Si sentiva spezzato, finito. L'aveva persa per sempre ed era solo indubbiamente colpa sua, colpa dell'uomo che più l'aveva amata al mondo nonostante tutto, nonostante i pregiudizi, nonostante le strade tanto diverse da essere incompatibili. Lui l'aveva uccisa e non se lo sarebbe perdonato mai.

Si voltò a controllare che tutti i suoi colleghi fossero tornati ai preparativi per l'arrivo degli studenti e silenzioso, pallido e più che mai impaziente, scoprì lo specchio. Non poté attendere dallo affacciarsi. Non chiuse gli occhi né tentennò.

Per un attimo vide solo se stesso, nitido e stagliato sullo spoglio sfondo, poi l'immagine volteggiò e si riempì di nuove forme e colori, terribilmente belli, terribilmente familiari.

Cercò di restare calmo, di essere freddo e forte come era solito fare quando indossava la maschera del professore crudele, ma a quella visione persino lui, il più forte, il più coraggioso uomo che Hogwarts avesse mai visto, cedette.

Si sentì mancare.

Continui brividi gli increspavano la pelle.

Gli occhi profondi e intensamente neri, spalancati.

Era lì, era lei. La chioma rossa fluente incorniciava il perfetto viso sorridente. Gli occhi di Lily erano davvero lì a fissarlo, dolci e affettuosi come una volta.

Senza riuscire a trattenerle, lasciò che lacrime a lui proibite gli rigassero calde il volto. Era così vera, così reale, così viva che quasi riusciva a percepirne il profumo. Le gambe gli cedettero. Cadde in ginocchio, ma quasi non batteva le palpebre per non perdersi il minimo attimo di lei. Avrebbe voluto parlarle. La voce della sua Lily gli mancava come fosse una parte perduta della sua stessa anima, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe potuto rispondergli. Resto lì, spezzato, fra la gioia e il dolore che si facevano più fitti e intensi all'unisono, in uno spaventoso e sadico gioco.

La osservò per quelle che sembrarono ore. Ogni volta che pensava fosse giunta l'ora di calare di nuovo il velo e andare via, non trovava il coraggio di staccarsi da lei. Quando finalmente riuscì, per la sola urgenza di non poter rischiare di essere scoperto, fu come dirle un secondo addio a metà.

Ripensò ogni giorno a quel falso incontro rubato. Ripensò all'immagine di Lily e alle sagome che erano sullo sfondo e non si era impegnato a mettere a fuoco tanto era preso da lei: vi erano un piccolo Harry senza alcuna cicatrice e James, il suo giurato rivale. Non era Severus a cingerla con un braccio, nello specchio delle brame. Non era lui a poggiarsi al suo fianco. Eppure, guardando quell'immagine, era felice perché era quello ciò che desiderava; era quello ciò che bramava più di qualunque altra cosa al mondo. Non voleva prepotentemente stare con lei; non pretendeva di averla per sé. Il suo unico desiderio era di rivederla viva, felice e raggiante d'amore come solo lei sapeva essere; piena di un amore talmente contagioso che lo aveva investito in pieno e riempito di emozioni che si sarebbe portato, e lui lo sapeva, fin nella tomba.

Il dolore sarebbe stato più forte da quel momento in poi; gli stringeva il cuore e la gola quasi prepotentemente, gli toglieva il fiato ogni giorno e gli rapiva il sonno ogni notte. Eppure rivederla lo aveva riempito di un nuovo vigore e aveva reso più forte il coraggio e la sua decisione nel voler compiere l'ardua e letale missione che gli spettava.

 

   
 
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