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Autore: confidentina    27/01/2009    0 recensioni
Bellatrix ha sei anni e una bambola di porcellana.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Exploding High
Fandom: Harry Potter
Rating: PG
Conteggio parole: 1137
Riassunto: “Bellatrix ha sei anni e una bambola di porcellana.”

Scritta per il Mad Tea Party @ [info]fanfic_italia.




Bellatrix ha sei anni e una bambola di porcellana. Un po' ne ha paura, perché i suoi occhi sono dipinti e se la tocchi non si scosta e se la butti a terra non si lamenta; la bocca è sempre corrucciata in una smorfia quasi impossibile, ma è una bambola e le bambole possono essere tutto quello che una bambina non può. E sono molte cose, cose che Bellatrix non ha chiare in mente, ma che, nonostante tutto, sa di sapere. (Bellatrix non si è mai descritta come una persona brava con le parole e i gesti e i rapporti sociali, soprattutto perché non ha mai remotamente pensato di esserlo.)

Bellatrix ha sette anni e una bambola di porcellana. La tiene nascosta sotto il letto, coperta da un drappo in velluto scuro, lontana dagli sguardi indiscreti degli estranei. A volte si dimentica di tirarla fuori e pulirla dalla polvere, e quando se ne ricorda, infine, la bambola sembra guardarla imperscrutabilmente storto. Bellatrix non si curerebbe molto di ciò, se non fosse che poi non riesce più a dormire bene la notte; e quindi, se anche si dimentica di spolverare la sua bambola, cerca comunque di ricordarsene.

Bellatrix ha otto anni e una bambola di porcellana. La sua bambola di porcellana non ha un nome, perché Bellatrix non ha il coraggio di dargliene uno. Bellatrix ha otto anni e un po' di paura nei confronti della sua bambola di porcellana, ma questo va bene, perché avere paura non è una brutta cosa.

Bellatrix ha nove anni e si risveglia in un campo di sabbia.
"Non siamo sicuri che tu abbia bisogno di noi," è la prima cosa che si sente dire, "ma noi abbiamo bisogno di te." Alla voce che ha parlato appartiene un volto bianco e dall'aspetto finto come quello della bambola che Bellatrix possiede. Bellatrix resiste all'impulso di alzarsi e toccarlo e aspettarsi di non vederlo scostarsi, preferendo invece rimanere sdraiata e senza rispondere.
"Non sono una salvatrice," dice, con un pizzico di ridondanza in più nella voce che non si aspettava di trovare. (Sembra quasi che abbia già detto tutto ciò.) Si porta una mano alla fronte, scostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
La faccia dall'aria finta si contorce in un'espressione a metà fra un ghigno e un sorriso. "Non ho mai detto che ne stavamo cercando una." L'uomo le porge una mano, dando segno di volerla aiutare ad alzarsi. Bellatrix pondera se accettarla oppure no.

Bellatrix ha dieci anni ma non ha più una bambola. La sua bambola è scomparsa la notte dopo il sogno con la sabbia e le distese infinite e lo strano uomo sotto le luci brillanti della notte; la sua bambola, Bellatrix a volte si ritrova a pensare, le è stata rubata e non più restituita, e questo? Non va per niente bene.
"Poco cortese," mormora la notte, stringendosi al pupazzo di pezza sempre presente accanto al suo cuscino, "decisamente poco cortese."

Bellatrix conosce Rodolphus da una vita ma sembra sia passato pochissimo tempo. Bellatrix riesce a vedere Rodolphus tentennare, esitare: Bellatrix schiocca le dita e fa sparire il foglio di carta (quello con dentro il mucchio di sabbia) dalla sua vista. Rodolphus si morde il labbro, tremando; le sue mani esitano mentre si avvicinano alla guancia di Bellatrix per accarezzargliela. Bellatrix esala un sospiro e gli permette di farlo. Il suo viso è ancora liscio e bianco e non ha ancora le rughe della stanchezza e della paura e della vecchiaia.
"Forse," dice, "forse non capirai mai completamente. Non ti sto chiedendo di farlo. Solo. Solo, non permettermi mai di trascinarti nei miei sogni. Nei miei desideri. In ciò che vorrei fare."
"Se lo vorrò fare," sussurra Rodolphus, "non sarà a causa tua. Sarà perché ti amo troppo." E quella sarebbe una sua colpa, non di lei.

Bellatrix ascolta l'uomo parlare, ancora e ancora. Il silenzio ovattato del circondario - rotto dal crepitio delle fiamme nel camino e dal fruscio del vento della sera tarda - e l'odore di acqua di mare, salmastro, pesante e salato, la rendono irrequieta. Non è tanto presa dalla parole dell'uomo quanto dai gesti che compie nel farlo, che le ricordano vagamente l'uomo dalla faccia finta che un tempo sognava tutte le sere.
"Sarà meraviglioso," conclude lui, enfatizzando le proprie parole voltandosi finalmente verso di lei.
Bellatrix lo osserva e crede di vedere distese infinite di sabbia e promesse non mantenute, persone da salvare; osserva le ceneri della carta bruciata nel camino, e crede di vedere braccia di bambole carbonizzate. Esita un istante, scuote la testa; accetta, qualunque cosa sia quello che l'uomo ha da offrirle. Non c'è nulla da perdere, ormai.

"Non c'è nulla che non vada in Bellatrix," dice Rodolphus. Rodolphus è anziano e così anche Bellatrix; e se uno di loro non c'è più, non è un problema, perché l'immaginario è sempre stato più bello del reale. ("Vuoi una tazza di tè, tesoro?" gli chiede Bellatrix. Bellatrix ha un sorriso splendido, che le illumina la faccia e le dà meno anni di quanti ne ha veramente.)
L'uomo dalla faccia finta si rigira il pomello del bastone che tiene ancora fra le mani. Ha una espressione seria stampata in volto, questa volta. "Lo so," dice. "È solo che è tempo di andare."
Bellatrix appoggia con delicatezza la teiera azzurra sul tavolino, poi si volta verso l'uomo. "Lo so," risponde. "Ma forse. Forse non voglio andare. Forse non voglio." Dà un'occhiata a Rodolphus e lo vede sorridere mestamente.
Rodolphus si alza dalla sua sedia e le dà una spinta decisa verso l'uomo dalla faccia finta. "Vai," le sussurra. Poi sparisce, e Bellatrix si risveglia di nuovo distesa sul campo di sabbia, gli occhi sbarrati e rivolti verso le stelle che brillano in cielo. Si rigira sul fianco, tremando; ha freddo. Ride con grazia.
"Casa."
  
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