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Autore: Vahonica    05/08/2015    2 recensioni
|| Fic partecipante ai #32daysofSanji || Week 4: Past/future ||
«Sono le sei e un minuto del 12 aprile del 795 dopo l'Apocalisse, fuori ci sono 19°C, il sole splende nel cielo e non ci saranno precipitazioni» annuncia la voce robotica della casa e Zoro borbotta qualcosa, un mezzo insulto e un «ma non mi dire» sarcastico riferito alle previsioni del tempo, affondando la faccia nel cuscino.
Vivere nel futuro non è poi così entusiasmante come la gente credeva che fosse secoli prima. Il verde si chiede come le persone potessero essere così impazienti di vedere il Progresso. Ovviamente lui non ha visto l'umanità evolversi, poiché è ancora troppo giovane, ha a malapena venticinque anni, però ci vive , nel Progresso. E non è niente di che, è monotono e, a parte l'avanzare della scienza che ha permesso la creazione di robot simili agli umani, macchine volanti e ologrammi, gli esseri umani sono sempre gli stessi: meschini, crudeli e arroganti. La peggior specie animale sulla Terra.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina, esattamente come ogni altro giorno, la sveglia sul comodino di Zoro suona a meno dieci alle sei, sparando a tutto volume il metal che il verde tanto ama. Forse, però, scegliere la sua canzone preferita come sveglia non è stata tanto una buona idea.
Zoro grugnisce e si rigira fra le coperte, alzando un braccio per cercare di spegnere quell'affare infernale. Quando ci riesce, sospira contento e si gira a pancia in su, aprendo lentamente gli occhi. Fissa il soffitto bianco, si stropiccia la faccia e calcia le coperte ai piedi del letto, mentre la sveglia riparte - questa volta dall'apparecchio esce l'ologramma dell'uomo del telegiornale, che inizia ad elencare i fatti del giorno.
Non sono nemmeno le sei del mattino, chiudi quella cazzo di bocca, pensa il verde, premendo nuovamente il bottone per zittirlo. Questa volta la sveglia si spegne definitivamente, rimangono solo i numeri rossi a lampeggiare, indicandogli l'ora.
Zoro passa i restanti cinque minuti a godersi l'assoluto silenzio, con gli occhi chiusi, e sta quasi per riaddormentarsi quando scoccano le sei e le tende si aprono automaticamente, lasciando entrare la luce del sole.
«Sono le sei e un minuto del 12 aprile del 795 dopo l'Apocalisse, fuori ci sono 19°C, il sole splende nel cielo e non ci saranno precipitazioni» annuncia la voce robotica della casa e Zoro borbotta qualcosa, un mezzo insulto e un «ma non mi dire» sarcastico riferito alle previsioni del tempo, affondando la faccia nel cuscino.
Vivere nel futuro non è poi così entusiasmante come la gente credeva che fosse secoli prima. Il verde si chiede come le persone potessero essere così impazienti di vedere il Progresso. Ovviamente lui non ha visto l'umanità evolversi, poiché è ancora troppo giovane, ha a malapena venticinque anni, però ci vive, nel Progresso. E non è niente di che, è monotono e, a parte l'avanzare della scienza che ha permesso la creazione di robot simili agli umani, macchine volanti e ologrammi, gli esseri umani sono sempre gli stessi: meschini, crudeli e arroganti. La peggior specie animale sulla Terra.

A quel punto, Zoro si alza dal letto. È ora del suo allenamento mattutino, grazie al quale riesce, almeno per un po', a smettere di pensare, poiché deve concentrarsi su quello che fa. Vuole davvero smettere di pensare, non crede che tutto quello che gli frulla per la testa gli faccia bene.
Va a sciacquarsi la faccia con dell'acqua fredda, per svegliarsi completamente, dopo di che indossa i primi pantaloncini e la prima maglia a maniche corte che trova, fra quelli sparpagliati sul pavimento, e scende le scale - che deve risalire quasi subito poiché si è scordato l'iPod sul comodino.
Afferra le chiavi di casa ed esce, infilandosi le cuffiette e sparando Kaiju, dei Tanooki Suit, a tutto volume. Ora è decisamente pronto per il suo jogging mattutino attorno all'isolato. Dopo di che si farà un'intensa sessione di addominali e di pesi e infine si allenerà con le spade. Non vede l'ora.
Mentre corre, cerca di ignorare l'ambiente circostante. Odia il Futuro.

***

Zoro è in piedi accanto al bancone della cucina, fradicio di sudore e con un asciugamano attorno al collo, e si sta versando i cereali nella tazza, pronto per una sostanziosa colazione - beh, sostanziosa: latte, cereali e un bicchiere di sake - quando suonano il campanello. Alza la testa, come farebbe un cane al richiamo del padrone, chiedendosi chi diavolo potrebbe essere. Di solito, a quell'ora, la maggior parte della gente lavora e Zoro non conosce nessun altro che lavora il pomeriggio, come fa lui.
Fa spallucce e torna a concentrarsi sulla colazione, rovistando in un cassetto per trovare un cucchiaio. Vuole essere lasciato in pace, chiunque sia può benissimo passare un'altra volta.
Tira fuori il latte dal frigo, mentre prende in considerazione l'idea di farsi una doccia, una volta finito di mangiare. Forse. Sempre se ne ha voglia. Altrimenti si getterà direttamente sul divano, con la TV accesa, e schiaccerà un pisolino, magari fino all'ora di pranzo.
Tutto ciò non accade, però, poiché suonano nuovamente il campanello - sono passati più di cinque minuti, chi diavolo aspetta cinque minuti davanti alla porta?! - e Zoro trasale, rovesciando un po' di latte. Serra gli occhi e fa un respiro profondo, per calmarsi ed evitare di ammazzare chiunque sia là fuori che lo vuole con così tanta insistenza.
Chi è il rompicoglioni di turno?, si chiede, espirando bruscamente ed abbandonando momentaneamente la colazione per andare ad aprire.
Di tutte le persone, non si aspettava di certo il suo amico Rufy. Invece, davanti a Zoro c'è proprio lui - e Nami, poco dietro.
Dire che il verde è confuso è un eufemismo. Sono entrambi nella divisa della SAI Corporation, quindi sono di turno e stanno lavorando, e hanno con loro un enorme pacco dall'aria sospetta. Zoro non riesce proprio a capire, cosa ci fanno a casa sua?
Non fa davvero in tempo a fare domande comunque, e nemmeno a salutarli se è per questo, poiché Rufy ha già esclamato un: «ciao!» allegro e si è fiondato dentro casa, costringendo Zoro a fare un passo indietro, senza aspettare un invito, senza chiedere permesso, perché Rufy è fatto così e Zoro lo sa e lo lascia fare.

Ha conosciuto il moro quando si è trasferito a Tokyo, sette anni prima. Quando non aveva niente, né una casa, né un soldo e neppure qualcuno su cui contare. Non gli importava però, perché era quello che voleva: niente, per ripartire da zero. Ovviamente non sarebbe stato facile, ma non si era mai aspettato che lo fosse; in fondo, gli piacevano le sfide e, soprattutto, gli piaceva - come gli piace tutt'ora - mettersi alla prova.
Ed è così che ha incontrato Rufy, per strada, in una fredda sera di fine dicembre: un ragazzetto vagabondo, magro come un chiodo, che non era molto più ricco di Zoro, ma che una casa ce l'aveva e tanto bastava.
La prima impressione che Zoro ha avuto del moro è che fosse un idiota. Probabilmente perché quella notte, nonostante ci fossero solo cinque gradi e si gelasse, Rufy indossava un gilet smanicato, un paio di shorts e dei sandali. E un cappello di paglia. Di notte, in pieno inverno. Quindi sì, un colossale idiota, senza ombra di dubbio. E da una parte aveva anche ragione, ma dall'altra si sbagliava di grosso. Ancora oggi il verde pensa che Rufy l'abbia scelto. Fra le centinaia di migliaia di persone sul pianeta, Rufy ha scelto Zoro - chiedendogli se ce l'avesse una casa e, alla risposta negativa del verde, invitandolo a vivere con lui.
E Rufy potrà essere anche troppo gentile e fiducioso nel prossimo, troppo buono per questo mondo (un idiota, come dice Zoro), ma non è un ingenuo e sapeva quel che faceva quando si era avvicinato al verde.
Da quel momento in poi, una cosa è stata assolutamente chiara per Zoro: per quanto stupido, fuori di testa o scapestrato possa sembrare, Rufy sa quello che fa e su questo non ci piove.

Nami segue il moro dentro casa, passando davanti ad uno Zoro a dir poco spiazzato e trascinandosi dietro l'enorme pacco. Sebbene sia alto quanto il verde e abbia l'aria piuttosto pesante, la rossa non sembra avere problemi nel portarselo appresso fino in salotto, dove lo lascia al centro della stanza, fra la TV e il divano.
A questo punto, Zoro non può fare altro se non chiudersi la porta alle spalle e raggiungere quei due, mentre un sacco di domande gli frullano in testa: cosa ci fanno in casa sua, in divisa, poi? Non avevano un appuntamento, vero? Il verde è piuttosto sicuro che non l'avessero. E che diamine è quel pacco che-
Il suo sguardo cade sull'etichetta attaccata su un lato dello scatolone, la legge distrattamente e i suoi pensieri si bloccano all'improvviso.
Non può essere vero. Rufy non può aver fatto davvero una cosa simile.

Zoro non gli aveva dato molta retta qualche giorno prima, quando il moro gli aveva proposto di prendersi un giftia. Non pensava che gliene avrebbe portato uno, mai.
Ci sono svariati, innumerevoli motivi per cui si rifiuta categoricamente di possedere uno di quei cosi.
Punto primo, non ha bisogno di un androide uguale in tutto e per tutto ad un essere umano - né per svago, né per compagnia o per altro. Per quello ci sono già gli umani, appunto. E poi, Zoro sta bene da solo.
Punto secondo, Nami è un giftia, quindi no, grazie. Nonostante sia l'unico che conosce, Zoro non ci tiene ad incontrarne altri, se sono tutti come lei. Per un po' di tempo è stato costretto a convivere con Nami, quindi sa di cosa sta parlando. La conosce da abbastanza tempo.

Quando Rufy l'ha portata a casa era giugno inoltrato e pioveva. Zoro era seduto per terra, davanti alla TV, con il joystick in mano e una ciotola di popcorn accanto. Aveva sentito la porta d'entrata aprirsi e, oltre alla parlantina di Rufy, un'altra voce gli era giunta alle orecchie. La voce di una donna.
Si era sporto da un lato, quel tanto che bastava per riuscire a vedere oltre lo stipite della porta, e aveva scorto una ragazza alta, con i capelli rossi e corti e due grandi occhi nocciola. Indossava il cappello di Rufy e, francamente, Zoro si sentiva preso in contropiede. Ormai conosceva Rufy da un anno e mezzo e non credeva affatto che fosse il tipo che portasse a casa una ragazza da un giorno all'altro senza nemmeno avvertirlo, prima. Quindi doveva esserci qualcosa sotto.
«Hey Zoro, questa è Nami, la mia nuova amica. È un giftia, non credi che sia figo?!» aveva detto il moro, entrando in salotto. Nami gli aveva dato un colpo in testa, ribadendo, forse per l'ennesima volta, che no, non è figo e che no, non sono amici, ma colleghi.
Oh.
Un giftia, quindi. Zoro aveva ragione, Rufy non era uno da portare a casa donne da un momento all'altro. E così il verde si era risolto ad ignorare completamente la rossa, scrollando le spalle e tornando al proprio videogioco. Peccato che non fosse preparato alla tirannia (come la chiama lui) che la ragazza avrebbe messo in atto, occupandosi delle finanze della casa. Era così che Zoro si era indebitato con lei e, ora che ne è uscito, non vuole assolutamente ricaderci.

Il terzo principale motivo per cui Zoro non vuole un giftia è piuttosto semplice ed è anche il problema più grande: i giftia durano solo nove anni e tre mesi. Ed è un'enorme cazzata, secondo lui. Nove anni? Cosa sono nove anni? Abbastanza per imparare a conoscersi, affezionarsi, creare ricordi, ma poi cosa resta? Niente. Non rimane nulla e tutti i momenti passati con un androide saranno solo questo: tempo sprecato con un robot che non resiste oltre i nove anni di vita. E qual è lo scopo di tutto ciò? Zoro negli anni è giunto alla conclusione che, ovviamente, non c'è un obbiettivo preciso. È tutto solo un enorme spreco di tempo.
Pensa che con gli umani sia diverso. Non sa davvero in che modo lo sia, ma è convinto delle sue idee. Forse perché gli uomini sono, per l'appunto, esseri umani e non c'è un giorno in cui si è costretti a vederli spegnersi di fronte ai propri occhi, non c'è il giorno in cui ci si rende improvvisamente conto che sono solo delle macchine e niente di più. Possono morire, possono andarsene, possono crescere e cambiare, ma è proprio questo il punto. Sono tutte cose che un giftia non ha e non può avere. Per quanti sentimenti possano provare, per quanto intelligenti possano essere, i giftia non sono umani.

Questi pensieri riaprono una ferita passata, che Zoro pensava stupidamente si fosse rimarginata, oramai. Forse, però, questo tipo di ferite non guariscono mai per davvero.
Si ricorda di Kuina, il giftia che suo zio considerava come una figlia e che era diventata presto la migliore amica del verde, quando era un mocciosetto con la passione per le spade. Si era divertito tanto con lei. Era forte, in tutti i sensi, e a Zoro piaceva combattere contro di lei, anche se lei lo batteva ogni singola volta.
Proprio un mese prima che la ritirassero, Zoro le aveva promesso che sarebbe cresciuto, sarebbe diventato forte e l'avrebbe battuta. Sarebbe diventato il più bravo con le spade, il più bravo di tutti su quel pianeta. Peccato che non avesse idea che sì, i giftia erano uguali agli umani, ma avevano un unico, enorme difetto: dopo nove anni iniziavano a dare segni di malfunzionamento, il loro sistema non reggeva più e dovevano venire ritirati, per evitare che diventassero dei vagabondi e si ribellassero ai propri compagni e alle proprie famiglie, facendo del male a qualcuno. Nessuno l'aveva avvertito di tutto ciò.
Perciò ricorda con dolorosa perfezione anche il giorno in cui erano venuti a ritirare Kuina. Zoro aveva tirato su un putiferio, tanto urlava e si agitava per impedire che gliela portassero via, ma era stato tutto invano.

Ora, il verde scuote la testa. Rufy è perfettamente a conoscenza di tutto ciò, sa cosa significa, ha visto la sofferenza sul volto delle persone, lavora per la SAI corp., dannazione, colei che crea, consegna e ritira i giftia.
Perciò Zoro non riesce a credere che il moro gliene abbia appena scaricato uno in salotto. Eppure, Rufy gli ficca in mano una cartelletta, mentre Nami apre il pacco e tira fuori il giftia.
Zoro lo fissa, confuso e contrariato e spiazzato: è un uomo, dall'aspetto sembra avere più o meno venticinque anni, come il verde. È biondo e tiene gli occhi chiusi, come se stesse dormendo. È alto quasi quanto lui, forse un paio di centimetri in meno, un pizzetto nero gli decora il mento e ha un ridicolo sopracciglio a ricciolo - l'unico visibile, siccome la parte destra del viso è coperta da un ciuffo dei suoi capelli biondi.
Zoro non può fare a meno di chiedersi se anche l'altro sopracciglio sia così strano. Lo studia per un po', occhieggiandolo dall'alto in basso, prima di scostargli il ciuffo come fosse una tendina: ah. Ha le sopracciglia asimmetriche. Piuttosto singolare. E buffo. E, soprattutto, stupido.
Zoro fa un passo indietro. Lo fissa. Lo osserva con estrema attenzione. Se non lo sapesse, non direbbe che è un giftia, sembra così umano.
Scuote la testa, come per liberarsi di quei pensieri. È decisamente confuso e non sa davvero che fare, un po' della sua risolutezza nel non volere un giftia l'ha abbandonato.
Vacilla, per la prima volta indeciso sul da farsi, prima di abbassare lo sguardo sulla cartella che ha fra le mani. Vi sono contenute tutte le informazioni del giftia e Zoro decide che leggerle non cambierà nulla.

Nome: Sanji
Cognome: Blackleg
Età: 25
Durata: 81.920 ore
Gli piace: cucinare, prendere a calci le cose, fumare, adulare le donne

Aggrotta le sopracciglia, prima di alzare gli occhi, incontrando quelli di Rufy.
«Non lo voglio» tenta infine, con tono deciso, raddrizzando la schiena, anche se sa che non serve a nulla. Un'altra cosa che ha imparato, vivendo con Rufy, è che quando quest'ultimo si mette in testa di fare una cosa, niente e nessuno può distoglierlo dal suo obbiettivo. E ormai Rufy ha deciso che Zoro ha bisogno di un giftia.
«Ormai è tuo» ribatte il moro, grattandosi il naso con l'indice e piegando la testa da un lato, e il verde conosce fin troppo bene quell'espressione risoluta su quella faccia da idiota.
«A dire la verità, potrebbe tornarti utile, sai? Sa cucinare, a differenza di te. Magari è la volta buona che la pianti di vivere di sandwich e cibo take away.» interviene Nami con un ghigno.
Zoro sbuffa e borbotta qualche mezzo insulto, un po' a lei, un po' al Progresso, un po' alla scienza, maledicendo coloro che hanno permesso una simile scempiaggine.
Riporta gli occhi sulla cartella di Sanji. Sull'ultimo foglio, in basso a destra, c'è uno spazio vuoto, dove dovrebbe firmare, prendendo effettivo possesso del giftia - cosa che non farà mai e poi m-
Mentre è perso nei propri pensieri, però, quella strega di Nami ne approfitta per accendere il giftia.
Zoro alza la testa di scatto, incontrando lo sguardo di Sanji. Il biondo sbatte le palpebre un paio di volte e si guarda attorno per un momento, prima di tornare a guardare Zoro, che ora lo fissa con la sua espressione standard - non una delle più amichevoli, quindi.
Gli occhi di Sanji sono di un incredibile azzurro ghiaccio, così intenso che al verde sembra gli stiano perforando l'anima, e per un momento Zoro non riesce a spiccicare parola. A distruggere il momento ci pensa Sanji che, aggrottate le sopracciglia, sputa un: «che cazzo hai da guardare, testa d'alga?!» in direzione del verde.
Nami sembra soddisfatta, mentre Zoro è già pronto a ribattere.
«Ma tu guarda, ma chi diavolo credi di essere, tu e quel tuo ridicolo sopracciglio a ricciolo?» sbotta in risposta e, in un battito di ciglia, stanno litigando.
Rufy ride divertito, mentre Nami è svelta a metterli a tacere entrambi con un colpo in testa ben assestato.
«Non abbiamo tutta la mattina, idioti, io e Rufy dobbiamo tornare al lavoro. Quindi, Zoro vedi di firmare quel foglio» esclama e il suo tono suona vagamente come una minaccia.
Zoro la fulmina con lo sguardo e, nello stesso momento in cui ribatte: «non ci penso nemmeno!», Sanji interviene con un: «lo firmerà di certo, mio fiore, non permetterei mai che il tuo tempo venisse sprecato!». Dopo di che si zittiscono entrambi, guardandosi in cagnesco.
Riaprono bocca nello stesso momento, Zoro per ribadire che non firmerà quello stupido foglio, e Sanji per dirgli di farlo assolutamente - «altrimenti ti do un calcio in culo che dovrai andare dal dottore a farti rimuovere la scarpa».
«Se tutto va bene, nemmeno sei capace di scrivere, stupido scimmione illetterato.» lo sfida il biondo, incrociando le braccia al petto.
«Sono perfettamente in grado di scrivere, damerino, non c'è bisogno che te ne preoccupi» sibila il verde, assottigliando lo sguardo. Sanji ghigna.
«Non dire balle. Hai il cervello di un primate, mi stupirei se sapessi anche solo leggere» lo insulta e Zoro, davvero, già non lo sopporta più.
«Ah, sì? Ti faccio vedere io chi è che non sa scrivere!» esclama, afferrando la penna che sporge dal taschino della divisa di Rufy.
E così, Roronoa Zoro lascia uno scarabocchio illeggibile - la sua firma - sul contratto di proprietà del giftia Blackleg Sanji, che Nami è svelta ad afferrare, per poi arrotolarlo ed infilarselo nella giacca.
«Bene ragazzi, il nostro lavoro qui è finito.» annuncia subito dopo «Rufy, andiamo, abbiamo altre consegne da fare» aggiunge, richiamando l'attenzione del moro.
Adesso, Zoro non vede l'ora che quei due se ne vadano per impartire una lezione coi fiocchi a quel dannato damerino - che segue Nami fino alla porta, riempiendola di complimenti e frasi carine e sdolcinate, prima di salutarla e chiudersi la porta alle spalle.
Il biondo si volta verso Zoro, si accende un sigaretta e, con tutta calma, prende una boccata, rilasciando una nuvoletta di fumo grigio.
«Allora, stupido marimo, dov'eravamo rimasti?» domanda, lanciandogli uno sguardo di sfida.

*NdA*
Salve a tutti!
Questa fic partecipa ai #32daysofSanji, iniziativa su Tumblr del fandom inglese (per ulteriori informazioni, potete visitare la nostra pagina su Facebook) e ho un paio di cose da dire.
A) Sì, "Ricordi di plastica" dall'omonimo anime "Plastic memories" (molto carino, ve lo consiglio). Non so se questa sia una fic cross-over o una AU, o un po' tutt'e due, considerando che non è ambientata proprio nello stesso universo di Plastic Memories, da cui ho preso solo i giftia e la SAI Corp.
B) Questa è una mini long, saranno solo tre/quattro capitoli.
C) Purtroppo, al momento posso pubblicare solo il primo capitolo, poiché da domani sarò via fino al 16/8 e non so se avrò internet. Spero vivamente di avere una connessione e poter aggiornare.
Questo è tutto! Se avete dubbi/domande, scrivetemi pure ^^ spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto :3
Ringrazio vivamente da magic bro che mi ha betato e corretto (cosa farei senza di lei ;A;), il mio ragazzo che mi linka canzoni molto adatte a me e a Zoro e ringrazio in anticipo anche coloro che mi lasceranno una recensione.
Al prossimo capitolo! c:

   
 
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