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Autore: ReaRyuugu    06/08/2015    1 recensioni
23 prompt. Cose dette, sussurrate, lasciate sfuggire, o mai dette del tutto. 23 situazioni differenti, applicate a coppie, amici, amanti, o singoli personaggi. 23 modi di costringermi a tornare a scrivere un po’ ogni giorno.
Coppie affrontate: ImaHana {1#, 2#, 8#, 9#, 18#}, TakaMido {3#, 17#, 20#}, AoKaga {4#}, HaiKise {5#, 12#}, AoKise {6#}, MuraAka {7#, 21#}, AoKagaKuro {11#}, SilverGold {13#}, KagaKuro & AoKuro {14#}, KiyoHyuu {#15}, HimuNiji {16#}, MitoKoga {19#}, KiyoHyuuRiko {22#}, AoMomo {23#}
Character-centric: Mibuchi Reo {#10).
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Genere: Non ne ho la più pallida idea

Tipo di coppia: Shonen-ai

Personaggi: Nash Gold Jr., Jason Silver

Rating: Credo giallo

Parole: 740+

Note: Ma c’è qualcuno che si degna ‘sti due al mondo, o… ?
Comunque, ho un po’ sconvolto le carte in tavola. Non è proprio un ‘kitchen table’ quello in cui si svolgono le vicende.

… ed è pure più “on” che “at”. Ma comunque…

Contiene linguaggio colorito!

Scritta il: 28/06/2015

 

13# • Things you said at the kitchen table

 

 

- Almeno qualche cosa la fanno giusta, allora, ‘sti giapponesi. -

- Ti immaginavi se ci toccava pure a noi dormire per terra come degli animali? Che razza di paese… -

Jason rise sguaiato accanto a lui, e Nash non poté che rispondere a quella velenosa ilarità con un sorriso altrettanto maligno. Erano nella terra del Sol Levante da solo poche ore, ma erano bastate eccome per rendere più forte il disprezzo che avevano per quella genia. Pft… come la loro prima partita aveva ampiamente confermato, di certo non erano qualificati per tenere in mano una palla - meglio che rimanessero relegati alla posizione di servitori, quello sì che gli riusciva bene!

La prova più palese era quella camera d’albergo così linda e pulita da essere quasi luccicante, fortunatamente in uno stile che rispecchiava le più classiche camere occidentali. Con tutti i soldi che erano stati investiti su quel viaggio, tra l’altro, ci mancava solo che li rifilassero ad una bettola!

- L’unico problema è che mi tocca condividere la stanza con un biondino del cazzo… - quel sarcastico rimarco raggiunse presto le sue orecchie, e il giovane capitano sbuffò divertito. Come se, se lui fosse finito in camera con qualcun altro, a quello avrebbe fatto piacere… si sarebbe lamentato come un moccioso pur di saperlo tra le sue stesse mura!

- Che c’è, hai paura che ti rovini le scappatelle notturne? Da quando in qua ti piace la figa asiatica? - ribatté prontamente, continuando ad esplorare l’ambiente. Non era esattamente una suite (vabbè che di soldi ne avevano, ma non fino a quel punto) ma i lussi c’erano un po’ ovunque; adocchiò anche un tavolino imbandito davanti alla porta-finestra che dava sul bancone, con qualche stuzzichino di benvenuto per gli ospiti. Ugh, non osava nemmeno provare a toccare quella roba…

Intanto, Jason gli si era avvicinato. Quasi incombeva su di lui, fissandolo intensamente dopo il commento acido che gli aveva lanciato. Si era offeso? Nah, tutta scena. Ormai lo conosceva.

- Chissà? Magari la provo e non riesco a farne a meno. -

- Ah? Penso di essere meglio di qualsiasi giapponesina imbecille. - sogghignò, incrociando le braccia. L’altro, in tutta risposta, allungò una mano dietro di lui, afferrando uno di quegli snack lasciati sul tavolo.

- Non è detta l’ultima parola. -

- Io non la mangerei quella roba, te lo dico. -

- Stai cercando di sviare il discorso? -

- No, sul serio, non lo mangiare. -

Parole al vento. Qualsiasi cosa fosse quel cosino rotondo e bianchiccio finì alla svelta tra le labbra del più alto, che masticò lungamente e in silenzio. L’altro, in tutta risposta, lo fissò divertito.

- … che merda. -

- Te l’avevo detto. -

Si sentì spingere da una parte, e la cosa che sentì immediatamente dopo fu il suono di tutti i piatti e le stoviglie che finivano rovinosamente a terra. Il solito spaccone, era quello l’unico modo che conosceva per esprimere il suo dissenso? Fece roteare gli occhi, ancora con quel sorrisetto saputello stampato in faccia, ma non poté dire niente: non fece in tempo, perché due mani forti si strinsero attorno alla sua vita e lo piazzarono a sedere sul tavolino adesso vuoto.

- Mhh? E adesso? - sogghignò, trovandosi il viso di Jason direttamente davanti al suo. Sentì le sue mani rimanere aggrappate su di lui, possessive, e per non esser da meno cinse le gambe intorno al suo corpo per portarselo più vicino ancora.

- E adesso ti tolgo quel sorrisetto del cazzo dalle labbra. - gli sibilò in risposta, affondando le labbra nell’incavo del suo collo. Nash fremette, appagato, allungando una mano e aggrappandosi alla stoffa della maglietta che gli copriva la schiena. Senza se e senza ma aveva già iniziato a servirsi di lui, toccandolo ovunque, marchiandolo come suo… non c’era verso di farlo ragionare, quando era in quello stato, e onestamente non ne trovava il bisogno. Se il suo desiderio era quello di farlo smetterlo di sorridere, allora, ci stava riuscendo proprio male.

- E come pensi di riuscirci? -

- Semplice. - tornò nel suo campo visivo, sporgendosi su di lui così tanto da doversi sorreggere sul piano con una mano. Nash indietreggiò con la schiena, ma né il contatto visivo né la sua espressione si turbarono per un solo secondo, neppure quando si sentì afferrare per il viso tra pollice e indice, e le labbra di Jason farsi così vicine.

- … invece di quella robaccia, adesso mi mangerò te. -

   
 
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