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Autore: Oducchan    27/01/2009    3 recensioni
Sasuke indugiò ancora qualche istante, pensieroso, poi depositò il telefonino sul piano del bancone lasciando che continuasse a suonare a vuoto, e si avvicinò all’altro, afferrando la mano che gli stava tendendo; tornarono sulla pista, insieme, e all’istante, non appena tornarono a fissarsi iridi nelle iridi, scordò tutto: Sakura che avrebbe dovuto sposare, Naruto a letto con Sai, la sua vita monotona e orrenda. Tutto. C’era lui, lì, e basta.
prendete Sasuke, che ha appena deciso di dare una svolta alla sua monotona esistenza ma che ha fallito nel suo intento, in un bar. prendete Suigetsu, che ha appena litigato con karin, sulla pista da ballo dello stesso bar. e mischiate il tutto in una bollente alchimia.
il cocktail è servito
buona lettura ^^
[suisasu, AU] (ripubblicata per problemi, ringrazio chi mi ha segnalato la mancanza del testo)
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Sasuke/Suigetsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La musica ritmata, per quanto si trovassero parzialmente all’aperto, era decisamente stordente: il volume era talmente altoda pulsargli insistentemente nelle orecchie e rimbombandogli poi nel petto; senza volerlo, si era ritrovato a tenere il tempo col p

I LiKe ThE wAy YoU mOve

 

 

 

 

La musica ritmata, per quanto si trovassero parzialmente all’aperto, era decisamente stordente: il volume era talmente alto da pulsargli insistentemente nelle orecchie e rimbombandogli poi nel petto; senza volerlo, si era ritrovato a tenere il tempo col piede facendolo tamburellare sullo sgabello su cui era seduto, cosa che non aveva mai fatto in venticinque anni di vita. Sospirò, estraendo dalla tasca il cellulare e stringendolo tra le dita, sforzandosi di concentrarsi su se stesso. Poi, gettò un occhiata scontrosa al bicchiere.

Si era categoricamente rifiutato di assaggiare i variopinti cocktail che il bar dell’albergo offriva ai turisti ospiti, ripiegando invece su qualcosa di più tradizionale e “sicuro” come la birra; però sul bancone si erano già allineate, tutte vuote e in bell’ordine, cinque bottiglie, e stava affrontando la sesta, senza farsi troppi scrupoli. Che fortuna, ritrovarsi un’invidiabile resistenza all’alcool, da moralista di merda che era: non poteva neanche provare a dimenticarsi le cose, in quel modo: dannato Itachi, che seppur senza il suo esplicito consenso, l’aveva abituato da adolescente.

Sasuke scolò in fretta il bicchiere, arricciando appena le labbra, per poi posarlo con forza sul piano di mogano, ravviandosi poi distrattamente i lunghi ciuffi neri e stringendo con forza le ciocche ribelli, trattenendo un sospiro frustrato. Poi, di scatto, fece ruotare il sedile di mezzo giro, puntellando i gomiti sul bancone, per avere una visuale diretta sulla “pista da ballo” e cercare una scusa qualunque che lo distraesse. Certo, le centinaia di persone che si agitavano del mezzo portico e nel giardino come un’unica macchia indistinta, ancheggiando malamente o tentando di andare a ritmo, lo aiutavano ben poco: era il genere di attività che lo irritativa, e che trovava assolutamente stupida.

Lasciò vagare lo sguardo qualche istante, tentando di non soffermarsi troppo su incresciosi esempi di dabbenaggine, e poi tornò a guardarsi con insistenza le ginocchia su cui vibrava, silenzioso ma insistente, il telefonino, informandolo che “sakura cell” lo stava cercando per la sedicesima volta consecutiva in cerca di spiegazioni. Sospirò di nuovo. Splendido.

Decisamente, non era il modo in cui aveva progettato di passare la serata; quando aveva accettato, per l’ennesima volta, quella vacanza allargata ai loro amici più stretti, Sasuke aveva pensato che sarebbe stata la solita solfa: due settimane in cui salvare le apparenze cercando di tollerare la sua fidanzata senza farla sospettare di nulla, in cui poter osservare il suo migliore amico in tutte le sue forme, annoiarsi sotto un ombrellone qualsiasi, e sopportare quei quattro matti che li avevano seguiti. Invece, quel giorno aveva deciso di dire basta con le finzioni, e di voltare pagina: aveva scaricato Sakura senza tante cerimonie, restando indifferente ai suoi pianti e alle sue recriminazioni, ed era andato a cercare Naruto preparandosi mentalmente il discorso più adatto. Peccato, che a furia di rinviare aveva atteso troppo, e Naruto…beh, se mai lo aveva aspettato, decisamente Naruto era andato oltre.

Allungò il braccio dietro di sé, afferrò la bottiglia di vetro scuro e se la scolò tutta d’un fiato, deglutendo varie volte ed emettendo poi l’ennesimo lieve sospiro della serata quando staccò le labbra dall’ultima goccia dorata. E quasi in contemporanea, da un angolo della sala, vicino allo scalone che portava alla reception, si levò un certo trambusto quando una coppia di giovani prese a litigare furiosamente davanti a tutti, lanciandosi addosso una moltitudine di insulti, con voce tanto acuta da riuscire quasi a soverchiare il frastuono della musica.

Incuriosito, Sasuke si sporse di lato, in avanti, cercando la fonte del litigio; approfittando di un provvidenziale vuoto nella folla poté vedere i diretti interessati: la ragazza, una ventenne dai lunghi capelli rossi e gli occhiali, era ben visibile perché girata nella sua direzione, e aveva i lineamenti distorti dalla collera; un tipo carino, dopotutto, ma un po’ insignificante. Il ragazzo, invece, gli dava le spalle: di lui vede appena la chioma di un insolito colore turchese, e le clavicole che si tendevano  sotto la canotta scura. Vide distintamente partire una cinquina, bloccata prontamente dal ragazzo, e vide la rossa urlargli ancora qualcosa per poi andarsene dopo essersi liberata con uno strattone. Poi la folla tornò a chiudersi togliendogli la visuale, e a lui non restò che tornarsene ai suoi guai. Peccato, però. Gran belle spalle.

tornò a voltarsi verso il bancone, poggiando la bottiglia vuota accanto alle altre; il barista era già pronto ad allungargliene un'altra,ma un improvviso impulso di ribellione lo trattenne dall’accettare; sentì rinascere il suo solito orgoglio, assopito dagli eventi, e rimase per qualche istante col bicchiere a mezz’aria ad analizzare i suoi pensieri, avvertendo la nuca prudergli fastidiosamente. Considerando che tutto sommato era ancora lucido, fece un cenno negativo col capo e allungò una banconota ripescata in fretta dal portafoglio all’uomo che lo fissava in attesa, mentre si rialzava. Così, stiracchiando appena la schiena e costatando di nuovo che riusciva a muoversi, si guardò attorno di nuovo per valutare il da farsi.

Decine di corpi che ballavano.

La musica assordante.

E la bruciante consapevolezza che la sua vita era andata in pezzi.

Non ci pensò molto: tanto valeva gettare al vento le sue ultime convinzioni. Pochi passi, e si tuffò nella mischia, smettendo di pensare al problema e cercando invece di adeguare il proprio corpo al ritmo. Prima con titubanza, poi con più decisione, iniziò a muovere i fianchi e le braccia cercando di non mostrare segni d’imbarazzo evidenti, chiudendo gli occhi e cercando di estraniarsi. Ubriacarsi non era un modo dignitoso di dimenticare i problemi, non per il severo codice morale con cui era stato allevato; soprattutto, avrebbe voluto cambiare se stesso in qualcosa.

Avvertì, man mano che s’abituava e si lasciava andare, il sangue pulsargli violento nelle vene, dal cuore su fino alle tempie: assecondò quel palpito, assoggettandogli ogni muscolo, e per la prima volta si abbandonò totalmente a qualcosa d’irrazionale e coinvolgente. La nuca gli prudeva.

Non si accorse minimamente di avere praticamente attraversato la stanza in diagonale, evitando di distribuire gomitate e di riceverne in risposta qualcuna a tradimento; solo, gradualmente, l’aria attorno a lui si era caricata di un’elettricità particolare, piena di una sensualità travolgente che gli bruciava sulla pelle. Una serie di scariche in rapida successione lo avevano attraversato, costringendolo a voltarsi.

E rimase senza fiato.

Scoprì di stare ballando da più di un quarto d’ora a stretto contatto col ragazzo visualizzato in precedenza, che, a giudicare dall’espressione, non doveva avergli tolto gli occhi di dosso da un bel pezzo. Si concesse di studiarlo con attenzione, senza smettere di ancheggiare: aveva davvero dei capelli particolari, e delle spalle davvero niente male, fasciate da una canotta aderente che sottolineava anche gli addominali. Il viso, aveva un espressione beffarda, accentuata da una dentatura pericolosamente acuminata.

E aveva gli occhi più belli che avesse mai visto in vita sua: quei due pozzi d’ambra liquida battevano qualunque tonalità celeste avesse mai adorato prima.

I loro corpi rallentarono per un istante, mentre si studiavano a vicenda con vivo interesse lasciando spaziare lo sguardo uno sul corpo dell’altro, entrambi meravigliati della tensione estatica che scorreva palpabile fra di loro, poi si avvicinarono ulteriormente, languidi. E di nuovo, ripresero a muoversi sinuosamente, sfiorandosi varie volte, ora con intenzione, ora casualmente, senza mai distogliere il contatto visivo. Dove andava uno, l’altro lo seguiva; e sembrava quasi che i loro fisici s’incastrassero tra di loro con la perfezione di un puzzle: la folla, il bar, la giornata…tutto finì in secondo piano, c’erano loro e la musica che dettava gli scatti sensuali degli spostamenti.

Sasuke non si era mai sentito così attratto  da qualcuno: i primissimi tempi con sakura, ma anche il suo intero rapporto con Naruto non erano mai stati così intensi e lancinanti da stordirlo; ricordava appena che cosa lo aveva tenuto legato a loro tanto a lungo, davanti allo sconosciuto dagli occhi dorati non esisteva nulla in grado di ancorarlo alla realtà quotidiana. Avvertiva distintamente ogni fibra del proprio corpo tendere verso l’altro anelando a fondersi in un tutt’uno.

Senza nemmeno accorgersene, si ritrovarono ad ansimare a qualche centimetro di distanza l’uno dall’altro, annichiliti da quella passione sconvolgente; e qui li colse la luce che si riaccese all’improvviso per annunciare la fine della prima parte della serata e permettere agli ospiti ormai stanchi di congedarsi. Anche gli amplificatori tacquero per permettere il cambio di dj alla consolle; a quel punto, entrambi sgranarono ripetutamente gli occhi, sorpresi per quel brutto stacco, e fu come se fossero improvvisamente precipitati al suolo dopo un volo di chilometri: sconvolto, Sasuke fece rapidamente dietro front e, facendosi largo a suon di spintoni tra la folla vociante, raggiunse quasi correndo il bancone e vi si appoggiò contro con impeto, boccheggiando.

Cosa diamine gli era successo? Come aveva potuto essere così…folle, da iniziare a mandare messaggi sessuali al primo ragazzo che trovava, arrivando a strusciandogli addosso?  Da dove nasceva quella fisicità così infuocata che gli scorreva nelle vene come fuoco liquido anche adesso che s’era allontanato? Quel richiamo, così dolce, così sensuale, così potente…

Dannazione, gli prudeva la nuca

Il cellulare vibrò ancora, cercando disperatamente di attirare la sua attenzione, e Sasuke se lo sfilò dalla tasca lentamente, gettando una rapida occhiata allo schermo, individuando in “Nacchan cell” il mittente della chiamata.

Naruto.

Con calma, cerco di ponderare il da farsi, tornando a voltarsi verso l’aperto, giocherellando con l’apparecchio. Rimase paralizzato, quando capì che la fonte della fastidiosa sensazione di essere osservato, altri non era che la sua nuova ossessione: il ragazzo lo aveva seguito, e ora era lì fermo a guardarlo, sorridendo appena. Con quegli occhi che brillavano come oro.

Sasuke indugiò ancora qualche istante, pensieroso, poi depositò il telefonino sul piano del bancone lasciando che continuasse a suonare a vuoto, e si avvicinò all’altro, afferrando la mano che gli stava tendendo; tornarono sulla pista, insieme, e all’istante, non appena tornarono a fissarsi iridi nelle iridi, scordò tutto: Sakura che avrebbe dovuto sposare, Naruto a letto con Sai, la sua vita monotona e orrenda. Tutto. C’era lui, lì, e basta.

Continuarono a ballare per tutta la notte, muovendo ogni singola parte del corpo in sincronia perfetta con l’altro, sempre vicini, sempre specchiandosi nello sguardo altrui, lasciandosi possedere dai suoni martellanti che uscivano dagli amplificatori. All’alba, un paio di animatori particolarmente brilli, ebbero la grandiosa idea di attivare l’impianto d’irrigazione esterno, cosicchè che chi era rimasto sulla pista e nel prato continuò ad agitarsi sotto i getti d’acqua, loro due compresi: l’essere completamente fradici, coi vestiti appiccicaticci e i capelli grondanti che fendevano l’aria disperdendo goccioline accentuò il reciproco bisogno di contatto; Sasuke si ritrovò a ponderare che quel ragazzo, specie da bagnato, era la cosa più bella esistente sul pianeta.

Di nuovo, col sangue che ribolliva, le orecchie assordate e i corpi accaldati totalmente bagnati, si ritrovarono a strusciare l’uno contro l’altro, col respiro mozzo soffiato a stento sul viso

-Suigetsu Hozuki- mormorò il ragazzo, abbassano le labbra verso il suo orecchio –lieto di conoscerti-

-Sasuke Uchiha- gli rispose in rimando mugolando, attraversato da un brivido –begli occhi. E belle spalle-

Dieci minuti dopo atterravano scomposti su un materasso di una camera, cercando di liberarsi dei vestiti mentre le loro labbra e le loro lingue si rincorrevano, fameliche e voraci.

Decisamente, un modo ottimo per ricominciare a vivere una nuova esistenza.

 

 

 

 

Volete un consiglio (non finirò mai di dirlo Xd): mai, mai, mai fare la doccia alle dieci di sera, dopo aver ascoltato di striscio “I like the way you move” e “don’t phunk with my heart”. I fumi dello shampoo all’ortica sono peggio di quelli allo svelto.

Dedicata a chi, come me, è amante di questa coppia.

Alle White Sharks.

Ah già: chiedo umilmente perdono a tutte le Sasusakuiste XD. Ma per stavolta, potete prendervela con il mio phon XD

A presto

Besos

 

   
 
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