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Autore: SuperGoat    07/08/2015    3 recensioni
Camelot, otto anni prima dell'arrivo di Merlino. Un sogno profetico mostra a re Uther Pendragon una spada conficcata in una roccia. Colui che la estrarrà dalla roccia, viene rivelato al re, sarà destinato ad unificare i regni d'Inghilterra e regnare su tutto il mondo conosciuto, accompagnato però da un maledizione.
Solo un Pendragon può estrarre la spada dalla roccia, non avendo altri parenti se non due figli piccoli, Uther si convince di essere lui il prescelto.
Una storia dedicata a quelli che, come me, sono rimasti leggermente interdetti nel vedere Excalibur, la mitica spada dalla leggenda. ridotta dalla serie "Merlin" ad un inutile trucchetto di magia. In occasione della messa in onda della puntata 4x12, indignata per la poca importanza data a questa parte della leggenda, creai questa storia ambientata nella Camelot del passato che conferirà ad Artù l'opportunità di estrarre, per conto suo, la spada dalla roccia, pur senza creare contraddizioni con la trama della serie TV (o almeno si spera).
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Quella mattina le lezioni erano state interrotte. Le corte era riunita e Artù e Morgana dovevano assistere come facevano già da due anni a quella parte. Morgana trovava quelle riunioni alquanto noiose, Artù invece credeva che fossero uno dei momenti migliori della giornata, dopo l'addestramento con le armi forse. 

Quel giorno il re stava dando udienza ad una donna sulla trentina, probabilmente una contadina, sembrava disperata. In piedi accanto al trono del padre Artù si sforzava a mantenere il suo portamento maestoso nonostante la curiosità lo divorasse. "E' la seconda volta che vengo qui a chiedervi l'aiuto che Cenred non vuole e non può darci" Uther sussurrò in modo che lo sentissero solo Artù e Gaius "e non dubito che vi sarà anche una terza" disse scherzoso, poi alzò la voce per rivolgersi alla donna "E per la seconda volta io dovrò dirti che Camelot non ha giurisdizione sulle terre oltre i suoi confini, noi non abbiamo potere ad Ealdor" la donna non parve scoraggiarsi "Ma mio signore" disse "Io non vi chiedo giurisdizione, vi chiedo di proteggerci da dei criminali...vi chiedo di trovare, di salvare i nostri bambini" le lacrime le rigavano la faccia "Sono scomparsi, scomparsi tutti, se voi non ci aiuterete saranno perduti per sempre" alla donna sfuggì un singhiozzo e si gettò in ginocchio a terra "io vi imploro, vi imploro Uther, siete la nostra unica speranza" Artù incrociò le dita delle mani dietro la schiena, desiderava con tutte le sue forze che suo padre acconsentisse ad aiutare quella donna, in cuor suo era orgoglioso che la loro unica speranza fosse Camelot, Camelot era il regno che non abbandonava i bambini scomparsi, fossero essi di Camelot o di Ealdor, ma se suo padre avesse rifiutato tutto ciò sarebbe crollato "Per fare quello che chiedi" iniziò Uther  "Dovrei mandare degli uomini, dei cavalieri" Artù strinse più forte le dita "E questa sarebbe considerata un'invasione" Artù chiuse gli occhi sperando di non aver intuito il verdetto, non poteva finire così "è Cenred a doverti aiutare, non io" disse Uther, Artù non era dello stesso parere "Camelot non rischierà una guerra per salvare...quanti?" "Sette" pianse la donna "Sette bambini" concluse Uther "No" era stato Artù a parlare, non sapeva cosa gli era preso, stava solo pensando e poi aveva parlato ad alta voce, era la prima volta che gli accadeva in vita sua e lo avevano sentito tutti. Tutta la corte tacque, Morgana era a bocca aperta, Gaius era cupo, anche la donna lo fissava riponendo in lui tutte le speranze, Uther invece gli rivolse uno sguardo furente, in un attimo Artù si rese conto di avere detto "no" a suo padre davanti a tutta la corte eppure, tremante, continuò a dire quello che stava pensando "Se mandiamo nove" iniziò a dire "o dieci uomini...Cenred non se ne accorgerebbe neanche..." la donna annuì con un lieve sorriso "La mia decisione rimane la stessa" sentenziò Uther "visti o no, la guerra guerra con Cenred è un rischio che non voglio correre, questa è la mia decisione e la mia decisione è legge" Artù capì che quelle parole così dure erano rivolte più a lui che alla donna "puoi andare" concluse il re. La donna fu accompagnata fuori tra deboli singhiozzi e lentamente la sala si svuotò. 

Erano rimasti soli, Morgana, che sogghignava divertita, Gaius, che non aveva cambiato espressione dal consiglio, Goeffrey, che allo sguardo severo di Uther si decise a lasciare la sala, il re, che stringeva i pugni furente e Artù che cercava di non incrociare lo sguardo del padre, era calato un silenzio carico di tensione, Artù non l'avrebbe passata liscia questa volta, quella che provava era quasi una sensazione di morte imminente, lo avrebbero messo alla gogna? lo avrebbe sbattuto nelle segrete? O magari lo avrebbe diseredato? Magari avrebbe estratto la spada e lo avrebbe finito con un fendente, quest'ultima opzione era alquanto improbabile, ciò che era sicuro era che Artù avrebbe ben preferito scappare immediatamente dalla finestra. 

"Artù" disse il re con voce stranamente calma ma anche fredda "attendimi nelle tue stanze" Artù si voltò per andarsene ormai rassegnato al suo destino "Sire" intervenne Gaius, Artù intravide una speranza di salvezza "Immagino che la vostra intenzione sia quella di punire vostro figlio "disse il medico "Si, esatto Gaius" rispose il re "la mia intenzione è proprio questa" Artù non osava alzare lo sguardo dal pavimento "è inaccettabile" continuò suo padre "un principe che contraddice il re davanti all'intera corte, per dare un'opinione piuttosto idiota ad essere sinceri" soltanto Morgana ebbe il coraggio di interromperlo "Ma la proposta di Artù..." "Era inutile e rischiosa, la mia idea resta la stessa, tutto ciò che Artù ha ottenuto è indebolirmi davanti agli occhi del popolo" il re tacque e Artù seppe che era grave, suo padre non ammetteva spesso di essere stato indebolito, neanche se ad ascoltarlo erano solo Gaius e Morgana "Hai indebolito Camelot, Artù, e per un principe non esiste atto peggiore" Artù non seppe far altro che piegare ancor più la testa, sentiva le lacrime sgorgare dagli occhi e il mento tremare ma non lo avrebbe lasciato vedere a nessuno "Immagino che intendiate rinchiuderlo nelle segrete..." riprese Gaius "Sire, ho una proposta" fece il medico impedendo al re di parlare "lasciate che sia io ad occuparmi della punizione di Artù" Uther era spiazzato "Non credo sia il caso..." "Voi avete più che adempiuto al vostro dovere di padre" lo rassicurò Gaius "e io ho in casa una vasca di sanguisughe che fa proprio al caso nostro" disse annuendo soddisfatto "Sono troppo anziano per ripulirla io" "Molto bene" concluse Uther "Artù vai con Gaius" e Artù seguì il medico con un sospiro verso casa del medico e la sua vasca "piena di sanguisughe". 

Durante il tragitto Artù si era un po' calmato ed era riuscito ad asciugarsi la faccia con una manica "Sono un idiota" aveva sussurrato pensando all'accaduto "Oh si che lo siete" aveva risposto Gaius "Ci potete scommettere" aveva risposto Gaius e poi aveva taciuto fino a casa. 
Solo quando Artù fu dentro Gaius chiuse la porta con foga e iniziò a strepitare "Siete veramente un idiota, Artù" si lamentò "Cosa vi è passato per quella testa?" Artù provò a rispondere ma ne uscì solo un balbettio "E voi dovreste anche diventare re di Camelot!" continuava Gaius, Artù sentiva di stare per esplodere, qualsiasi cosa faceva, leggere un libro, contraddire suo padre, qualcuno gli chiedeva cosa gli passasse per la testa e poi concludevano che era troppo stupido per governare Camelot, nessuno si rendeva conto che lui aveva solo undici anni, non era ancora adulto e poi non era tanto difficile capire cosa gli passasse per la testa "Non potevo abbandonare quelle persone!" sbottò "Non potevo starmene fermo a sentire mentre mio padre ignorava le suppliche di quella donna" Gaius pareva non sentirlo "Certo!" esclamò "e per fare questo avete contraddetto vostro padre davanti alla corte" concluse lui "veramente credevate che vostro padre avrebbe acconsentito? forse avrebbe ascoltato me in privato..." Gaius scosse la testa "ma voi mi avete tolto tutte le speranze di aiutare Hunith!" "Hunith?" lo interruppe Artù "La donna che parlava, Artù, suo figlio è stato rapito" Artù annui "Ed io volevo aiutarlo" "e invece lo avete condannato" Artù strinse il pugno fino a conficcare le unghia nel palmo, gli occhi gli bruciavano, ma perchè gli veniva sempre da piangere? "Basta!" urlò "Io lo avrei condannato a morte? E' stato il rapitore a condannarlo" "Non ho detto a morte" puntualizzò Gaius "E' stato mio padre che non ha voluto fare nulla e anche tu" "voi avete voluto fare a modo vostro..." "Basta insultarmi!" lo interruppe Artù "questo bambino, tutti questi bambini sono ancora vivi, quindi possono essere trovati basterà..." Gaius sorrise "basterà che voi andiate a cercarli" Artù era perplesso "con 'voi' intendi me?" chiese sbigottito "voi siete il responsabile, e siete il principe di Camelot, dovete farlo Artù" Artù era confuso "io vorrei, certo, ma mio padre non me lo consentirà" "Allora non dovete farglielo sapere" rispose il medico "noterà la mia assenza" obiettò Artù "e quando tornerò..." Artù non sapeva davvero cosa gli avrebbe fatto "mi metterà a morte, mi diserediterà!" "no, questo non lo farà" intervenne Gaius "Farà di peggio" disse Artù sconsolato "mi odierà questo è certo" Gaius lo guardò severo "qualunque cosa vi farà voi ve la meritate...e comunque non sarà peggiore della sorte che toccherà a quei bambini" Artù sospirò e chiuse gli occhi "non so nemmeno dove e come cercare" ma Gaius lo aveva previsto, gli tese una mappa "Queste sono le zone colpite dai rapimenti, sembra che il rapitore sia diretto alle grotte di Mefonrhuyk" Artù prese la mappa e la osservò "A cavallo potrei anche arrivarci in giornata, se parto subito dovrei essere lì per la notte" Gaius annuì compiaciuto "Vi accompagnerò nelle vostre stanze e dirò a vostro padre che siete chiuso dentro fino a domani mattina" "Questo mi consentirà di uscire" considerò Artù "e potrei anche raggiungere le grotte ma liberare i bambini rapiti sarà tutt'altro che semplice" Artù sospirò "E' mio dovere Gaius, devo farlo e accettarne tutte le conseguenze, siano esse morire per mano dei rapitori o venire giustiziati da mio padre, io lo farò" disse infine "prepara il mio cavallo, io ti attenderò nelle mie stanze e quando verrai con la scusa di controllarmi saprò che è il momento di andare, salveremo quei bambini...andiamo Gaius!" il medico esitò "Non ancora, sire" disse "Cosa dobbiamo aspettare?" Gaius si avvicinò al suo armadio "Ho detto a vostro padre che vi avrei punito e voi ve lo meritate dopo tutto" nel dire ciò aveva porto ad Artù un panno "troverai le sanguisughe alla fine delle scale" aggiunse.


Will e gli altri avevano camminato tutta la notte. All'inizio erano tutti entusiasti, volevano tutti seguire quella donna, Clementine, poi qualcosa era cambiato, tutti aveva ricominciato a ragionare come si deve e ovviamente avevano cercato di tornare a casa, quella donna però li aveva legati, i bambini più piccoli piangevano terrorizzati, tra i grandi molti tentavano ancora la fuga, soltanto Will taceva e non si opponeva perchè tra le tante cose, si era anche ricordato che suo padre li aveva lasciati per sempre e non riusciva a pensare ad altro. 

Insieme a loro c'erano altri ragazzi, presi da altri villaggi, e proprio uno di questi, in un momento di pausa intratteneva i compagni di disavventura con un piano di fuga per nulla intelligente. "Allora" faceva quello "Come dicevo, tu, Timothy, ti accucci dietro la vecchia così" e così dicendo si mise a quattro zampe "E tu Joannes e le dai una spinta mentre io la strangolerò con le corde che mi legano i polsi" concluse trionfante "ci sono domande?" un ragazzo alzò la mano "Se lei sarà caduta a terra..." chiese "come farai a strangolarla da dietro?" il ragazzo ci pensò "saggia affermazione, ti eleggo mio vice" "oh ne sono onorato!" fece l'altro, un bambino più piccolo saltò in piedi "e se invece usassimo tutta la nostra forza per spezzare queste corde e..." "non avete speranze" sentì di dover affermare Will, era meglio che non si illudessero "Almeno noi ci proviamo" rispose il ragazzo dei piani intelligenti "non ti preoccupare" aggiunse l'altro "se troveremo un modo per scappare salveremo anche te, anche se sei antipatico" Will scattò in piedi "Come osi?" sbraitò "Tu non sei altro che un idiota e anche il tuo amico e anche quel poppante" disse accennando al ragazzino più piccolo "io ho le mie ragioni per..." "La nostra priorità ora è scappare, uccello del malaugurio" Will si infuriò "Io mi chiamò Will!" urlò, i ragazzi si erano calmati "piacere Will" disse quello stupido "io sono Galvano" "e io Lancillotto" disse il suo vice "io Parsifal" aggiunse il bambino più piccolo. In quel momento la donna tornò e la marcia riprese, Will pensò che quei ragazzi non erano cattivi dopotutto, "Galvano, Lancillotto, Parsifal" disse tra se e se "Mi dispiace per voi ma siamo condannati a morte, presto raggiungeremo mio padre." 


Artù attendeva Gaius steso sul letto, dovevano procedere con il piano, il medico doveva assicurarsi che la via d'uscita fosse libera, perchè ci metteva così tanto? Sentì la chiave girare nella serratura e scattò a sedere, pronto a partire, ma non fu Gaius a fare capolino dalla porta "Morgana!" esclamò Artù "chi ti ha dato le chiavi?" "Uther le tiene in bella vista sul comodino!" disse lei allegra e si andò a sedere dietro la scrivania di Artù "Allora" disse "Le sanguisughe ti hanno morso?" Artù era impaziente, Morgana con le sue domande stupide avrebbe fatto fallire la missione "Erano mezze morte" rispose sbrigativo "E comunque devi andartene immediatamente se mio padre..." proprio in quel momento la porta si spalancò di nuovo "Tutto pronto per la missione segreta!" fece la voce di Gaius "Q-Quale missione segreta?" chiese interdetta Morgana mentre Artù si colpiva la fronte con una manata e Gaius sorrideva imbarazzato. 


Galvano e Lancillotto non riuscivano proprio a stare zitti mentre parlavano "Stiamo andando verso le grotte di Mefonruyk" fece il primo "Brutto posto quello" rispose il secondo "Però ci sono i lamponi" obiettò Galvano "credi che ce li lasceranno mangiare?" intervenne Parsifal "sperò di si!" esclamò Galvano sorridente, la valle che stavano attraversando era sormontata da due enormi statue "Sono il re Bruta e sir Maraus" spiegò Galvano a Parsifal "vuol dire che siamo al confine con Camelot" "siamo nella valle dei re caduti?" si informò Lancillotto "All'inizio della valle" confermò lui "si estende fino al regno di Cenred, oltre il villaggio di Ealdor" sentire nominare Ealdor ricordò a Will le sue disgrazie e all'improvviso ne ebbe abbastanza di lezioni di storia "E' strano che uno stupido come te sia così informato" disse, Galvano lo fulminò con uno sguardo "io ho viaggiato molto" spiegò "allora saprai dirmi quando ci fermeremo" rispose Will "è l'unica cosa che conta" Galvano annuì "Le grotte di Mefonruyk non sono lontane" disse "le noterai...sono piene di cristalli"


Artù aveva lasciato Camelot dall'uscita segreta sotto le mura ad ovest e galoppava in fretta verso il bosco, era teso, gli pareva che i cavalieri di Camelot avrebbero potuto coglierlo alle spalle in qualsiasi momento per condurlo da suo padre e probabilmente aveva ragione. La paura non era un problema, Artù sapeva che ne avrebbe avuta dal momento in cui aveva accettato la missione, eppure una cosa non era come se l'era immaginata, era Morgana, intenta a galoppare accanto a lui, con la minaccia di raccontare tutto al re si era guadagnata un ruolo nella missione. "So perchè sei così arrabbiato" disse la ragazza "Volevi per te tutta la gloria" "io non sono arrabbiato" obiettò lui "lo so cos'hai, hai paura, ma io sono qui per questo, non ti farò attraversare il bosco da solo" Artù sbuffò "Ti ho detto infinite volte che non ho più paura del bosco, ne avevo da piccolo" Morgana finse di piangere "Oh...sono Artù" disse "Nel bosco ci sono i fantasmi e i lupi mannari" Artù si arrabbiò "è successo quattro anni fa" ripetè "mio padre mi costrinse a passare la notte nella foresta vorrei vedere te..." parlando si erano distratti, una voce molto vicina li sorprese alle spalle "Artù, Morgana" i due si voltarono lentamente "Leon" dissero all'unisono "Noi stiamo..." iniziò a dire, non gli veniva nulla in mente "Morgana" disse "Di' a Leon cosa stiamo facendo..." "Gli sto insegnando alcune poesie" fece lei pronta "poesie?" chiese interdetto Leon "io amo le poesie" confermò Artù cercando di stare al gioco "oh quindi..." iniziò Leon "recitate poesie mentre andate a salvare i bambini di Ealdor?" i due ragazzi ammutolirono "Gaius mi ha detto tutto" spiegò Leon "E' stato un incosciente, è una missione troppo pericolosa per dei bambini" "Io sono il principe di Camelot, Leon" si oppose Artù "Ti ordino di lasciarci andare e non dire nulla a mio padre" Leon scosse la testa "Non è mia intenzione denunciarvi al re...per quanto ciò mi faccia sentire in colpa" lo scudiero estrasse la spada "sarò con voi fino alla morte, principe Artù". 


Clementine, o almeno, la donna che diceva di chiamarsi così voltava loro le spalle mentre compiva strani riti all'interno della caverna dei cristalli "E' una strega" sussurrò Galvano "lo avevamo intuito, genio" rispose Will "una strega non si può combattere con le armi" spiegò Lancillotto "è così, se anche le trafiggi con le spade, loro non muoiono" confermò Galvano, Parsifal alzò una mano per parlare "Mia mamma è una druida" disse "ma muore se la trafiggi" "che ne sai? hai mai provato?" lo interruppe Galvano, il bambino scosse la testa. 

In quel momento una voce risuonò per la valle distraendo i ragazzi dalle loro discussioni "Somma sacerdotessa" diceva "Per quale motivo conduci qui questi ragazzi in catene?" "cosa ha chiesto?" chiese sottovoce Galvano, Will lo zittì con rabbia, era ovvio che la qualcosa di sovrannaturale stesse comunicando con quella strana donna "Sommo Taliesin" gridò lei in risposta "Undici anni fa tu predicesti la nascita dello stregone destinato a distruggere l'antica religione e riportare la magia nel mondo della gente comune, nell'anniversario della sua nascita noi abbiamo sentito il suo potere, oggi io lo porto al tuo cospetto per poterlo distruggere prima che la profezia si avveri". "Che cosa?" sussurrò nuovamente Galvano, fu Lancillotto a rispondere "Credono che uno di noi sia un mago e vogliono ucciderlo" "io non sono un mago" puntualizzò Galvano, Will ebbè un sussulto "Tu!" disse rivolto a Parsifal "sei figlio di una druida..." "non sono io lo stregone" si oppose lui "lascialo stare, è solo un bambino" lo difese Galvano, una risata riecheggiò tutto intorno a loro, era la voce di prima che rispondeva alla strega. "Cambiare il futuro non è facile come sembra, Nimueh" disse "Questa tua azione era stata prevista e infatti lo stregone è riuscito a scappare, non si trova tra questi ragazzi" la donna parve infuriarsi "Non è possibile!" la voce continuò "Se Emrys si trovasse qui, nel luogo in cui la magia raggiunge il suo massimo potere, tu te ne accorgeresti" affermò "ma non è ancora tempo per lui, eppure il suo destino si sta già compiendo ed esso porterà a grandissime cose, grandissime cose per tutti noi" "Taliesin!" tuonò la donna "Tu tra tutti dovresti scongiurare la fine della nostra religione" "Ricordati al cospetto di chi sei, sacerdotessa" tuonò la voce "io non avrò parte in questa tua battaglia, attenderò che il futuro si compia" la voce tacque e Will seppe che non avrebbe parlato più. 

Quando l'atmosfera fu più rilassata Lancillotto sussurrò "Questo Emrys che cerca non è tra noi" "significa che torneremo a casa?" chiese Parsifal speranzoso "Nessuno tornerà a casa" rispose la strega "Taliesin si è rivelato un mio nemico ma nulla mi fermerà dal distruggere Emrys" lo aveva detto con un sorriso inquietante "So che è tra voi per cui...non mi resterà che distruggervi tutti".


Artù, Leon e Morgana avevano legato i cavalli per procedere a piedi sul terreno roccioso vicino alle grotte "Siamo stati veloci" considerò Artù, il sole era appena tramontato, la luce era perfetta per un appostamento. Appena fuori dalle grotte una donna girava in tondo pronunciando misteriose parole, per terra vi era un'enorme buca e da lì provenivano delle voci, delle urla, erano i bambini rapiti. "Coraggio" sussurrò Artù quasi a voler parlare con loro "Stiamo venendo a salvarvi".
   
 
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