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Autore: Michelle Morrison    07/08/2015    0 recensioni
Questa storia parla di come io, Page e Flip abbiamo ucciso Gesù, un anno fa, durante un pigiama party a casa di Julie.
Detto in questo modo potrebbe sembrare una stupidaggine, ma vi assicuro che non è così. Lo giuro! Come potrei voler mentire su una questione seria come questa? Dico, se non fosse la verità, non lo avrei certo raccontato giusto per avere le spie del Vaticano alle calcagna o per essere inseguito da qualche sicario mandatomi dal Papa in persona. Cioè, se non fosse vero, non mi inventerei una balla simile solo per guadagnarmi l’inimicizia della Chiesa o una scomunica!

Ian, Page e Flip hanno ucciso Gesù. Ma come è successo?
Che cosa li ha portati all'omicidio?
Cosa ha spinto il Vaticano a scomunicarli e farli inseguire dalle loro spie?
Genere: Comico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Disclaimer:

Non prendete questa storia per qualcosa di serio, davvero.

 

 

 

 

CAPITOLO IV – La notte in cui incontrammo lucy…

 

Il 25 Dicembre arrivarono molte lamentele da parte dei bambini della cittadina. Nessuno di loro, si diceva in giro, aveva ricevuto i regali la mattina di Natale. I genitori non sapevano come spiegarselo e, quindi, erano corsi nell’unico centro commerciale aperto per salvare in tempo il Natale dei loro cari figlioletti, causando così un affollamento tale da provocare due incidenti in tangenziale e qualche tamponamento nei parcheggi interrati. Alcune mamme erano svenute davanti agli scaffali dei giocattoli, schiacciate dalla folla impazzita che si accalcava per prendere gli ultimi modelli rimasti di bambole, pupazzi, macchinine e castelli della LEGO. I giornali locali, il giorno di Santo Stefano, pubblicarono in prima pagina il titolo “Dov’è finito Babbo Natale?”, sotto cui il giornalista accusava i genitori moderni di non pensare a nient’altro che al proprio lavoro e di essere così occupati da non ricordarsi date di avvenimenti tanto importanti durante l’infanzia. Eppure, i genitori non avevano alcuna colpa. Babbo Natale era veramente morto e, quindi, non aveva potuto consegnare alcun regalo, quell’anno.  

Gli unici a conoscenza del reale motivo per cui ogni bambino stava versando lacrime eravamo io, Flip e Page e, ovviamente, non potevamo parlarne con nessuno.

Come puoi anche solo pensare di denunciare un omicidio se colui che hai ucciso non esiste? Sarebbe come dire che hai sparato a un unicorno e poi cercare di venderne la carne al carpaccio! Non una sola persona avrebbe creduto alle nostre parole, se avessimo confessato il misfatto. Flip aveva anche provato a raccontare la faccenda al barista del Jack’s e, giustamente, questo era scoppiato a ridere e gli aveva offerto un giro gratis. Erano simpatiche, le sue trovate, diceva… Eppure non era una barzelletta, non era una battuta! Era la verità: avevamo davvero ucciso Babbo Natale. Se i bambini non avevano trovato alcun pacco sotto l’albero, la colpa era solamente nostra, così come era nostra anche la responsabilità della loro tristezza e del loro rancore verso il mondo. Se quei ragazzini, in futuro, avessero ucciso dei barboni con la barba bianca, non sarebbe stato a causa di questa Società marcia, bensì di noi tre, che eravamo diventati degli assassini molto prima di loro. Senza volerlo, avevamo dato il via a un circolo vizioso di omicidi, in cui noi rappresentavamo i primi tasselli di un enorme domino di degrado e distruzione.

Questo, perlomeno, era quello a cui stavo pensando mentre osservavo i mocciosi per strada, alla vigilia del nuovo anno, seduto sul sedile del passeggero della macchina di Page. Negli sguardi di quei ragazzini vedevo nascere un sentimento di disprezzo e li immaginavo brandire delle mazze da baseball per fare a pezzi vecchiette indifese che cercavano di attraversare la strada. Un po’ disfattista, questo è vero, ma come fai ad andare avanti con la consapevolezza di aver commesso un delitto che si ripercuoterà sull’intera umanità per il resto dell’eternità? Come puoi continuare a vivere normalmente, dopo aver ucciso Babbo Natale?

Certo, se ci ripenso ora mi viene da ridere per essere stato così preoccupato, quel giorno! Paragonato al fatto di aver ammazzato Gesù, l’omicidio del vecchio barba-bianca non è che una stronzata di poco conto... A distanza di tempo, ormai, la cosa mi diverte e io e Flip la usiamo spesso come pretesto per attaccare bottone nei locali. Anche se, devo ammetterlo, lui la racconta molto meglio e si becca sempre le ragazze più belle!

Tornando alla notte del 31 Dicembre, comunque, non ero affatto divertito, né, tantomeno, avevo molta voglia di partecipare a una festa. Se dopo le allucinazioni alla H&M mi ero estraniato dal mondo per la paura di incontrare il mio doppione in qualche specchio o vetrina, in seguito alla notte della Vigilia avrei voluto scomparire del tutto per evitare di uccidere qualcun altro. Chi sarebbe stato, il prossimo? Mi chiedevo spesso, facendo una lista mentale. I più quotati erano il Signor Spock, il coniglietto di Pasqua, Hulk, Gandalf, la Fatina dei denti e Lemmy Kilmister –solo perchè Ronnie James Dio era già morto-. A distogliermi dai miei pensieri, tuttavia, fu la voce lagnosa del mio coinquilino, che si trovava sul sedile posteriore, a scolarsi una bottiglia di vodka nascosta da un sacchetto di carta.

«Quanto manca?» Domandò, appoggiandosi con i gomiti ai due posti anteriori e sporgendosi in avanti con quella sua zucca vuota che profumava di gel. «Ragazzi, ho una voglia di sballarmi che non potete nemmeno immaginarvi!»

«Non eri costretto a iniziare a bere stamattina, però!» Lo rimproverò l’autista, mentre, indifferente alle sue lamentele, afferravo la vodka e prendevo un lungo sorso. «Ian! Almeno tu cerca di arrivare sano alla festa!»

«Non voglio essere sobrio… Non riuscirei a guardare Bella in faccia, senza alcool in corpo.» Le spiegai, scivolando sul sedile come panna montata al Sole. «Ancora non riesco a capire perché stiamo andando a casa di Parker.»

«Perché Rob e Will sono alla villa in montagna con gli altri e voi non avete confermato in tempo la vostra partecipazione, intenti com’eravate a nascondervi dagli specchi.» La voce di Page mi urtò alquanto e sbuffai, incrociando le braccia sul petto. «Se solo l’aveste fatto, saremmo con loro a divertirci! Invece siamo diretti a una festa di sfigati solo perché ci sentiremmo troppo tristi a restare da soli davanti alla tv!»

«Sarebbe stata un’ottima serata, invece. Dovevo finire di giocare ad Assassin’s Creed…»

Incrociai le mani sul petto e tornai a osservare la cittadina coperta dal velo bianco della neve, desiderando che l’auto si fermasse lì. Cosa che, sfortunatamente, non avvenne. Non subito, perlomeno… Ci vollero circa una dozzina di chilometri, quando ormai ci trovavamo a dieci minuti da casa dalla destinazione, per far sì che il mio desiderio si avverasse e la vecchia Volkswagen di Page si fermasse. Inizialmente sembrò solamente perdere potenza, poi la vettura iniziò a procedere a singhiozzo, finché si bloccò del tutto sul lato della strada priva di illuminazione. La cosa mi parve talmente paradossale, che scoppiai in una risata isterica, quasi come se fossi diventato del tutto pazzo. Andiamo, chiunque avrebbe reagito in quel modo, dopo tutto quel che era accaduto! D’altronde rimanere nel bel mezzo del nulla, circondato da boschetti e campi, è uno degli elementi fondamentali di un film horror e, ormai, la mia vita non era altro che un set di Paranormal Activity. Anche Flip, dietro di me, si lasciò andare a una sghignazzata rumorosa, tenendosi le mani sulla pancia per il male.

«Vi sembra il momento di ridere?!» Ci chiese allora l’autista, che sembrava essere l’unica a non trovarci nulla di divertente. «Mio padre mi ammazzerà se è successo qualcosa a quest’auto!»

«Hai solo il serbatoio vuoto, Page!» Le spiegò Flip, indicando la freccetta che sfiorava il fondo dell’indicatore della riserva. «Non hai fatto benzina?»

«…ho fatto venti dollari settimana scorsa.» La sentimmo mormorare, mentre diventava tutta rossa in volto. «Pensavo che sarebbe bastata per andare e tornare.»

«Beh, a quanto pare hai sbagliato i calcoli!»

Dicendolo, Flip aprì la portiera e barcollò fuori dalla vettura, guardandosi attorno in cerca di un passante o, magari, di una casa o di un benzinaio o, se proprio, di qualche segno di vita. Ovviamente non v’era nulla di tutto ciò che ho elencato. Solo alberi, cespugli, sassi e, probabilmente, qualche animale selvatico. Non voglio che questa scena possa sembrare tanto irrealistica da far pensare che fossimo totalmente distaccati dalla civiltà e non avessimo alcuna possibilità di sopravvivenza. Controllando in internet, qualche giorno dopo, ho infatti scoperto che, se solo avessimo percorso un chilometro e mezzo verso nord, avremmo trovato una tavola calda aperta fino alle tre di notte, dove stavano festeggiando il Capodanno alcuni motociclisti in viaggio per lo stato. Se invece ci fossimo diretti a sud, saremmo incappati in una cascina e avremmo potuto chiedere aiuto a qualcuno; così come se ci fossimo indirizzati verso sud-ovest per circa tre chilometri, dove era stato organizzato un fantastico concerto abusivo in una fabbrica abbandonata. Ci sarebbero state svariate possibilità di incontrare forme di vita simili alla nostra, una percentuale di probabilità davvero altissima, questo è vero, eppure Flip decise di puntare a est.

«Forse dovremmo andare di lì. Mi sembra che ci sia una casa…» Proclamò, alzando la bottiglia verso il boschetto. «Anzi, ne sono sicuro. Ci venivo in bicicletta da piccolo.»

«A me non sembra una buona idea…» Scesi anche io, raggiungendolo, mentre Page se ne stava in macchina con il cellulare in mano. «Credimi, faremmo meglio ad aspettare qualcuno. Prima o poi passerà qualche sfigato e ci faremo dare un passaggio.»

«Non possiamo stare qui immobili, Ian. C’è una ragazza, con noi!» Esclamò, più serio che mai. «Faremmo la figura dei coglioni se non cercassimo di prendere in mano la situazione! Quindi, amico mio, propongo di dividerci e cercare aiuto.»

«Ma è sicuro? Di solito quando la gente si divide, capitano cose brutte. Forse dovremmo provare a…»

«Allora tu starai con lei e io cercherò qualcuno!» Decise infine, correndo verso l’altro lato della strada e usando il led sul suo portachiavi LEGO per illuminare il tragitto. «Provare no! Fare o non fare! Non c'è provare

Citando Yoda, il mio coinquilino si lanciò fra gli alberi e scomparve nel buio. Lo guardai e, solo qualche istante dopo, mi accorsi che si era portato la vodka con sé e ci aveva lasciato soli e a secco. Sospirai e mi voltai verso Page, guardando il suo volto illuminato dallo schermo. Per un attimo mi ritrovai a pensare che quella sera era più attraente del solito, forse perché si era truccata di nero gli occhi, o, chissà, forse perché la sensazione di dover morire da un momento all’altro mi spingeva a soddisfare per l’ultima volta il bisogno di avere accanto una ragazza. Decisi così di avvicinarmi al suo finestrino e guardarla, mentre si portava lo smartphone all’orecchio e attendeva una risposta.

«Pronto? Ciao Mikes! Scusa se rompo, ma qui abbiamo un problema…» La sentii dire, con voce concitata e con un sorriso sulle labbra. «La macchina si è fermata. Siamo sulla statale, all’ottantesima miglia o giù di lì. Puoi venire a prenderci?»

Mi ci volle qualche secondo per connettere, ma alla fine capii che Flip aveva appena fatto la cazzata più colossale che avesse potuto venirgli in mente. Solo perché noi avevamo aperto e distrutto i nostri cellulari per non essere più intercettati dal Governo, questo non voleva affatto dire che qualcun altro non se lo portasse appresso. Senza dire a nulla a Page, quindi, mi catapultai all’inseguimento del mio amico, sperando che non si fosse allontanato troppo e, incespicando nei cespugli, cercai di raggiungerlo. La mia corsa durò giusto tre minuti, prima che riuscissi ad avvistare la luce azzurra di Flip puntata verso un cespuglio. Solo quando mi avvicinai mi accorsi che si era fermato a farsi un altro goccio, troppo sbronzo per andare avanti, ma non abbastanza per smettere di bere.

«Fly! Dobbiamo tornare alla macchina, Page ha chiamato Mikes, che sta per venire a…»

«Ssssht!» Fece lui, portandosi l’indice davanti alla bocca e illuminandosi il volto dal basso. La sua ispida barbetta nera, illuminata quella luce, lo faceva sembrare ancora più inquietante. «C’è qualcuno qui!»

«Eh?!»

«C’è… qualcosa

Puntò nuovamente il portachiavi della LEGO verso il cespuglio e poi lo spostò verso il faggio che lo sovrastava, illuminandone il tronco. Solo in quell’istante vidi un’ombra muoversi e un guizzo di luce nell’oscurità della boscaglia, poco più a destra rispetto a noi. Entrambi ci voltammo in quella direzione e il led illuminò d’azzurro una figura elegante, completamente vestita di nero, con una gonfia gonna in tulle e una coroncina nera in testa.

 Fu proprio allora che, per la prima volta, incontrammo lui. E con “lui” non intendo affatto Gesù. Certo, forse sarebbe meglio dire “lei”, visto che si trattava di una ragazzina sui sedici anni, con un volto pallido e degli splendenti occhi azzurri. Ancora sono confuso a riguardo, se devo essere sincero.

Nell’illuminare la ragazza, comunque, entrambi sobbalzammo e per poco io non rischiai di fare la fine del mio amico, che, invece, inciampò in una radice e cadde a terra, rovesciando la vodka nella neve e perdendo l’unica nostra fonte di luce.

«Che cazzo! È gelida!» Lo sentii dire, mentre tastava il suolo in cerca della bottiglia. «Fanculo! La vodka è andata!»

«Ti sembra il momento di preoccuparsi per quello?» Gli domandai, cercando la sconosciuta nel buio. «Hey, ragazzina? Dove sei? Ti sei… Ti sei persa?»

«Non trovo più il portachiavi.» Continuò Flip, afferrandomi una scarpa. «Ian, fai qualcosa, porcaputtana!»

«Non ho nulla che…»

Prima che potessi finire di parlare, le nubi si scostarono e liberarono la Luna, così che ogni cosa fu illuminata, mentre gli spiragli di cielo che potevamo intravedere tra le fronde si tingevano di rossiccio. Eppure non sembrava affatto normale… Dico, nelle notti di neve il cielo ha spesso quel colore strano, tendente al porpora, ma mai così innaturale. Attraverso l’improvvisa luce che filtrava dai rami, a quel punto, riuscimmo a mettere a fuoco il paesaggio attorno a noi e, soprattutto, la ragazza che ci stava osservando. Addirittura, Flip riuscì a recuperare il suo caro portachiavi, prima di alzarsi in piedi e immobilizzarsi al mio fianco, come una statua di ghiaccio.

«Non siete voi, piuttosto, a esservi persi?» Ci chiese la sconosciuta, senza staccarci gli occhi di dosso. «Non dovreste trovarvi qui… O forse sì? Forse è stato il Destino?»

«L’auto si è fermata e stavamo cercando… Nulla.» Mi fermai, prima di lanciare uno sguardo alle mie spalle. «Hai bisogno di un passaggio, per caso? Sei qui da sola? È pericoloso…»

«Non sono sola… Non esattamente.» Dichiarò, facendo una passo verso di noi, con i lunghi capelli biondo platino scossi dal vento che aveva iniziato a soffiare fra i cespugli. «Sto cercando una persona che dovrebbe essere da queste parti e che non riesco a scovare.»

«…da queste parti?» Il mio coinquilino scoppiò in una risata, allargando le braccia. «Tesoro, credo che tu abbia proprio sbagliato luogo! Non penso che ci sia qualcuno, qui.»

«Lui si trova a una festa…» Ci spiegò, trafiggendoci con i suoi occhi scintillanti, come quelli di una bestia. E, forse ora posso dirlo con certezza, lei era davvero una bestia. «Deve essere nei paraggi… Ma non posso avvicinarmi, così. Forse incontrare voi è stato un bene.»

«Cosa…?»

Balbettai, mentre la stessa sensazione che avevo provato quando Babbo Natale era entrato nel nostro trilocale mi assaliva, strisciandomi lungo la spina dorsale e dandomi i brividi. Anche Flip, come mi raccontò in seguito, avvertì la stessa identica inquietudine, che non gli permetteva di esprimersi o muoversi. Lei si avvicinò di qualche passo e arrivò a mezzo metro da me, così che potei notare ancora meglio il colore cadaverico delle sue gote e che potei sentire il suo profumo di rose e… zolfo?

«Ci sono delle falle nel Disegno, anche se Lui non lo vuole ammettere. Non sempre tutto ciò che è stato pianificato va per il verso giusto.» La sua voce era suadente, nonostante la tonalità da bambina. «Ci insegnano il contrario… Ma non è detto che un motore inceppato non cambi il Destino. Voi siete stati portati da me! Il Fato, d’altronde, sfugge persino alla volontà divina. Questa volta, forse, desidera appoggiarmi.»

«…sei del Governo?» Domandò a quel punto il mio coinquilino, guardandosi attorno per cercare qualsiasi cosa si potesse lanciare contro la ragazza. «O sei amica di Babbo Natale? Perché, vedi… C’è stato un malinteso. È stato lui a entrare in casa nostra. È stata legittima difesa!»

«Esatto… è stato un errore.» Lo appoggiai, indietreggiando appena. «Ci dispiace per quel che è accaduto, lo dico davvero! Però non…»

«Sì, io e Claus eravamo amici. Tuttavia, non sono qui per questo.» Ci spiegò, alzando una mano coperta da un guanto di seta nero. «Voglio sapere dove si trova esattamente Gesù. E, visto che io non posso rintracciarlo, allora sarete voi a dirmelo.»

«Adesso basta!» Flip si lasciò andare a una bestemmia, facendo nascere un sorriso soddisfatto sulle labbra della nostra interlocutrice. «Questa città sta diventando un covo di bigotti fanatici!»

Lei scoppiò a ridere talmente divertita che, per un attimo, mi convinsi che fosse scappata da un manicomio. Eppure, che io sapessi, l’unico ospedale con reparto psichiatrico si trovava a cinquanta miglia da lì e, con quelle condizioni metereologiche e quel vestito leggero, non sarebbe arrivata così in salute fino a noi. Di punto in bianco, allora, mi convinsi che si trattasse di uno scherzo o qualcosa di simile e che, probabilmente, fosse stato tutto organizzato da Bella e da quei suoi amici invasati che si erano riuniti a casa di Parker. Pur di non vedere quel che era evidente ai miei occhi, mi convincevo di ipotesi assurde. Preferireste sapere che quello davanti a voi è un essere sovrannaturale, oppure convincervi di un paradosso? Beh, ve lo dico io: a quel punto vi attacchereste con le unghie a qualsiasi assurdità, pur di non cadere nell’abisso di follia e mitologia in cui io stavo ormai nuotando.

Fu mentre pensavo allo scherzo, che la ragazza mi si avvicinò ancora di più, in punta di piedi, rischiando di sfiorare il mio collo con il suo naso. Non voglio sembrare un po’ troppo apocalittico, pessimista o esagerato come il narratore di un documentario sulla fine del Sistema Solare, credetemi; ma in fondo ai suoi occhi riuscii a intravedere l’Inferno.

«…se fosse tutta una burla, allora staresti meglio?» Sussurrò, così che avvertii il suo fiato bollente sull’orecchio. «Ti rassicurerebbe saperlo?»

«S-sì. Io…» Farfugliai, mentre qualcosa si muoveva nelle parti basse e, solo un momento più tardi, le farfalle iniziavano a sballottarmi lo stomaco. «Sei una dei soci di Bella?»

«Non credo di starle molto simpatica… Però lei frequenta un mio caro amico.» Rivelò, scostandosi da me, senza però rivolgere alcuno sguardo al mio coinquilino. «Non riesci a credermi, vero?»

«Come?»

«Ciò che ti sto dicendo non ti convince. È inutile che cerchi di simulare fiducia nelle mie parole.» Alzò il viso verso l’alto e la Luna illuminò il suo pallore, intanto che il vento la spettinava. «Eppure non devi temere… Perché io non sono come quel tuo doppione che hai ucciso, o come Babbo Natale. E io non uso stupidi trucchetti o miracoli per rivelarmi.»

«Cosa…?»

«Volete che vi prenoti una stanza per scopare in pace?» Ci domandò Flip, scazzato, a quel punto. «Si può sapere che diavolo sta dicendo?!»

La sconosciuta di girò di scatto a guardarlo e il vento diventò ancora più forte e gelido, facendo cadere grossi blocchi di neve dai rami. Per poco uno non mi arrivò in testa, ma mi costrinse comunque ad addossarmi al mio migliore amico, che quasi perse a sua volta l’equilibrio. Non ricordo di aver mai avuto così freddo in vita mia, prima di allora. Non mi ricordo di essere mai stato accanto a un essere tanto pericoloso, a dirla tutta.

«Un peccatore come te come potrebbe mai diventare un apostolo?» Domandò a Flip, che –era più che evidente- non comprendeva nulla di ciò che stava ascoltando. Come il sottoscritto, d'altronde. «Non riesco a capire se siate state scelti perché Lui vuole dimostrare qualcosa. O solo perché siete così stupidi…»

«Hey, piano con le offese!»

«Però, sono sicura che vi è stata data un’altra opzione. È sempre stato così, fra me e Lui. Il nero e il bianco… Il Male e il Bene. Ci sono sempre due strade da intraprendere.» Per un istante si ammutolì, portandosi le dita al mento per accarezzarselo lentamente. «Adesso ho capito perché siete arrivati da me.»

«Ma cosa…?»

«Vi lascerò andare, questa volta. Perché voglio scoprire il suo gioco.» La ragazza scoppiò in una risata, come se fosse arrivata la domenica di Pasqua. «Oh, sì! Sarà divertente!»

«Non ha senso…» Mormorai, con un sorriso tremulo che dimostrava che stavo diventando matto. «Siamo impazziti, Fly. Forse hai ragione: il Governo sta sperimentando una droga su di noi.»

«No, il Governo non c’entra, Ian. È tutto vero… Io sono vera.» Dicendolo, lei mi appoggiò le mani sulle spalle e mi accorsi che, nonostante i guanti, la sua pelle era infuocata. Calda come le fiamme dell’Inferno. «Ed è arrivato il momento di cercarlo e parlare con lui. Gesù avrà molte cose da raccontarvi… Ha cercato di dirvelo in vari modi, ma non ha mai voluto entrare nella vostre vite con prepotenza. È fatto così, dopotutto. Sta a voi contattarlo per primi.»

Entrambi la osservammo sbigottiti, senza parlare. Certo, avere una così bella ragazza davanti alla faccia e, soprattutto, avere le sue mani su di me non mi aiutò affatto a mettere insieme i pezzi del puzzle. Solo Flip, ancora sbronzo, ebbe il coraggio di fare la fatidica domanda e, non appena lo sentii, cercai speranzoso una risposta negli occhi di lei.

«È stato Gesù a rubarci i calzini?»

Aspettammo per quella che parve un’eternità, ma, infine, lei ignorò il mio amico e ci girò le spalle per incamminarsi. Notai che le scarpette che indossava, a ogni passo, lasciavano un buco nella neve, sciogliendola del tutto. Quando abbassai lo sguardo verso le mie sneakers, mi accorsi che fino a poco prima c’era stata lei, v’era una pozzanghera che bagnava la terra e l’erba sottostante. Era come se quel calore insolito si propagasse attorno a lei. Ancora non riuscivo ad afferrare che cosa avessi davanti, ma iniziai a intendere che era più reale di quanto lo sarebbero state le telecamere all’interno del nostro trilocale. Forse più reale del mio sosia e di Babbo Natale. Reale come Gesù.

«Allora?!» Flip si agitò e strinse i pugni, facendo un balzo in avanti. «Gesù ha rubato o no i nostri calzini?!»

«Flip!»

Lo chiamai, ma lui non mi ascoltò e afferrò il polso smilzo e pallido della ragazza. Lo guardai urlare, mentre la sua faccia si deturpava per il dolore e, così, mi accorsi che si era scottato proprio come temevo. Quella strana tizia era come una stufa ambulante, uno scaldasonno in carne e ossa. Eppure non potevo ancora comprendere il suo potere, perché, diciamolo, non tutti i giorni si ha a che fare con certe entità.

«Porcaputtana!» Gridò lui, inginocchiandosi per affondare la mano nella neve. «Cazzo! Scotti!!»

«…è che laggiù fa così caldo.» Mormorò la sconosciuta, voltandosi nuovamente verso di me. «Comunque, se davvero ci tenete a saperlo, sono stati i folletti… Gesù non c’entra.»

«Lo sapevo che erano stati loro!»

«Ma tu chi sei? Cosa vuoi da noi?» Mi riscoprii a domandare senza dar peso alla notizia riguardante i folletti, stentando a credere di averlo fatto. «Che ci sta succedendo? Tu ne sai qualcosa?»

«Non sono io a volere qualcosa da voi, ma Gesù. Sarete voi, forse, a volere qualcosa da me. E molto presto…» Continuavo a non capire, ma non riuscivo a smettere di ascoltarla. Qualcosa mi spingeva a cercare una risposta a tutto. «Io sono… Beh, sono la stella del mattino, l’ingannatore, il serpente. Sono l’arcangelo caduto e, un tempo, fui il più vicino all’Altissimo. Però, se volete, potete chiamarmi Lucy.»

«Lucy…?» Balbettai, scambiandomi uno sguardo preoccupato con Flip. «Lucifero?»

«Sì, è così che mi chiamano.» Rivelò lei, afferrando un I-phone rosso dalla borsetta  in pelle. «Vi aggiungo su Whatsapp così, quando vorrete contattarmi, non dovrete fare altro che mandarmi un messaggio.»

«Eh…?»

Sia io che il mio coinquilino restammo alquanto sconvolti nel sapere che Satana aveva il nostro numero di cellulare. Ovviamente ringraziai il cielo di aver smontato lo smartphone una settimana prima e di aver gettato alcune componenti nel tritarifiuti: non volevo essere intercettato dal Governo durante una conversazione con il Diavolo. Lei, senza badare alle nostre facce da coglioni, ci rivolse un sorriso, illuminato dalla luce artificiale, prima di voltare lo schermo e farci vedere la faccina con l’aureola che ci aveva inviato per messaggio. Lucifero aveva davvero un pessimo senso dell’umorismo… O, forse, eravamo talmente terrorizzati da lui/lei che non riuscimmo a coglierne l’ironia.

«Rispondo quasi sempre… A meno che non sia occupata con gli affari, giù all’Inferno. Astaroth è così pedante, a volte!» Chiarì, rimettendo il costosissimo cellulare a posto, prima di puntare lo sguardo verso i cespugli alle nostre spalle. «Credo sia arrivato qualcuno a prendervi… E penso proprio che sia meglio che non mi veda.»

Così dicendo, mi lasciò un bacio rovente sulla guancia e poi fece lo stesso con il mio coinquilino.  Fu in quell’esatto istante che Page spuntò fra le foglie, con il flash dello smartphone puntato verso di noi. Lucy, allora, le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla guancia, prima di baciarle la fronte e poi scomparire nel nulla. Io e Flip ci ritrovammo a fissare la nostra amica come due mentecatti, cercando il corpo esile ed elegante del Demonio, che ormai si era volatilizzato.

«Chi… Chi era?» Domandò l’ultima arrivata, toccandosi il punto in cui era venuta in contatto con le labbra dell’altra. «Cosa…?»

«Nulla di che.» Le rispose subito Flip, raggiungendola e prendendola a braccetto. «Un’amica di Babbo Natale in cerca di nuove conoscenze!»

«Che diavolo…?»

«Lucifero in persona!» Gli svelò subito lui, accompagnandola verso la strada. «Una gran bella storia, vero?»

«Eeeh? Sei ubriaco, Fly?»

Io rimasi per un attimo a osservare le tracce nella neve, incapace di formulare un solo pensiero logico, non dando peso allo sbigottimento di Page e nemmeno alle parole del mio coinquilino. Intorno a me si fece buio, mentre rimanevo solo in quello spiazzo, con la voce martellante di Lucifero che mi risuonava in testa. Dovevamo trovare Gesù e parlare con lui? Mi domandai, incredulo, voltandomi per seguire gli altri. Lui ci stava cercando e aveva molte cose da dirci? Andiamo, chi mai avrebbe creduto a una storia del genere? Solo un pazzo, un fanatico religioso o un ubriaco. Di vodka ce ne sarebbe stata abbastanza, alla festa, per convincermi che le parole di quella stramba e pallida ragazza corrispondessero alla verità?

Attraversai la strada, diretto alla macchina di Page, lanciando uno sguardo a Flip, che aveva recuperato due birre dallo zaino che aveva messo nel bagagliaio. Lui le stappò e si avvicinò al sottoscritto, offrendomene una, prima di cingermi le spalle con il braccio coperto dal giubbotto imbottito. Restammo in silenzio per un po’, sorseggiando la bevanda troppo luppolata, senza sapere che cosa dire o cosa pensare esattamente. Solo dopo aver svuotato la propria bottiglia, lui l’alzò verso il cielo, da cui stava ricominciando a scendere forte la neve.

«…è un nostro dovere, mio giovane padawan.» Sussurrò con tono greve, come se credesse di essere Obi-Wan. «Dobbiamo trovare Gesù!»

«Sei serio?» Gli domandai, calandomi nel ruolo di uno scazzato e scettico Anakin. «Tu credi davvero che potremmo trovarlo? Pensi che esista?»

«Beh, ce l’ha detto il Diavolo in persona, no?» Mi disse, risoluto. «Per quale motivo non puoi fidarti del caro vecchio Lucifero?»

«Se lo chiamano l’ingannatore, un motivo ci sarà…»

«Però era un gran bel pezzo di passera, eh?»

«…già.» Mormorai, abbassando gli occhi verso l’asfalto. «Credo di aver avuto un’erezione a un certo punto.»

Sentendomelo dire, Flip scoppiò in una risata fragorosa e mi diede una pacca sulla schiena, prima di lanciare la bottiglia per aria e ululare. Page sussultò per lo spavento e spalancò le palpebre, rivolgendoci un’occhiata terrorizzata. La poveretta, pur assistendo spesso alle nostre stronzate, non riusciva affatto ad abituarsi alla spontaneità e all’irriverenza del mio migliore amico. Come biasimarla…

Rimase lontana da noi, diffidente, con il cellulare in mano e il volto pallido, finché l’auto di Mikes non spuntò all’orizzonte, illuminandoci con i fari. Solo quando lui scese dalla macchina, le ritornò il sorriso sulle labbra e gli corse incontro, salutandolo con una voce stridula che non riconobbi come sua. Io e Flip restammo immobili a guardarli, mentre lei gli faceva le feste come un cagnolino e, per un attimo, dimenticai tutta la storia strampalata di Lucy e mi sentii geloso. A essere sincero, rimasi di pessimo umore fino a quasi mezzanotte, perché, diciamolo, al dodicesimo rintocco ebbi altro a cui pensare. A quel punto, sapete, chiunque avrebbe dimenticato qualsiasi problema… Perché non tutti i giorni ti capitano cose del genere.

L’ha detto anche Gesù: siamo stati davvero sfortunati.

 

 

 

___________________________________________

 

Ciao!!! Scusate la luuuuuuunga assenza.

Ho trovato lavoro e trovare il tempo per scrivere è risultato difficilissimo!!!!!

In questo capitolo, però, è arrivato un nuovo personaggio che spero abbiate apprezzato! Lucy, Lucifero, il Diavolo… come volete chiamarla, insomma… sarà una comparsa fissa! Diciamo che potremmo metterla fra i cooprotagonisti J

 

Alla prossima… Ricordatevi che la notte di Capodanno non è finita e succederà ancora qualcosa di stupidamente pauroso :D

 

 

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M.M.

   
 
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Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Michelle Morrison