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Autore: Archangel Reliel    27/01/2009    8 recensioni
Sangue blu...sangue maledetto...
Ho avuto il coraggio di guidare con forza le redini della mia vita, e cosa ne ho ottenuto?
Polvere, sangue e niente più...
Genere: Drammatico, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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«…ecco dove merita di marcire uno scherzo della natura come te!». La voce tonante e sgraziata di un uomo rimbombava tra le pareti viscide d’umidità.
Una figuretta giaceva riversa su un pagliericcio, le labbra strette e gli occhi gonfi di lacrime. Diversi ematomi chiazzavano di viola la pelle lattea, coperta alla meno peggio da un vestito senza garbo ne forma. La figuretta sentiva le ossa fredde trafitte dallo sguardo maligno del carceriere, e rabbrividì fin dentro l’anima.
Sapeva cosa l’attendeva ma non aveva paura: l’unico timore che l’attanagliava era il rischio di poter vivere troppo a lungo…

«Cristo santo!», Reita rovesciò con un calcio la sedia che l’aveva ospitato pochi secondi prima.
«Rei, scomodare il Messia con le tue bestemmie non credo sia di molto aiuto…».
Nonostante fosse stanco, preoccupato e infuriato Aoi si imponeva di conservare un certo controllo, utile a mantenere un minimo di concentrazione. Erano rimasti tutta la notte chiusi in cella con la domestica ma l’unica cosa che avevano ottenuto era una risata di scherno e delle offese in castigliano.
«Hai ragione, scusami –mormorò l’amico sedendosi accanto a lui –ma brancolare nel buio in questa situazione non è un buon calmante».
«Anche io sono preoccupato per Uru, ma ho bisogno di rimanere concentrato…».
«Stai pensando ad un modo per convincere quella sgualdrina a sputare il rospo?».
Aoi scosse la testa, prendendosela tra le mani. Sospirò pesantemente e rimase in silenzio per molto tempo. Reita era in attesa di una sua parola, una qualunque, un appiglio in tutta quell’inquietudine.
A un tratto Aoi si alzò in piedi e fece cenno al biondo di seguirlo. Non disse una parola per tutto il tragitto fino alla cella della prigioniera, finché non infilò la chiave nella toppa:
«Rei, precedimi per favore. Io ti raggiungo tra poco…».
Il ragazzo attese per qualche minuto e guardando in cagnesco la donna, la quale si era svegliata al sentire rumori fuori dalla cella ed ora lo fissava con disprezzo misto a divertimento.
«Eccomi », Aoi entrò reggendo tra le braccia oggetti che Rei, a causa della penombra, non riuscì subito a identificare. Il moro poggiò il tutto su un tavolo di legno tarlato e accese diverse candele sparse per la stanza.
«Aoi, ma sei impazzito?», Reita lanciò un grido a metà tra l’incredulità e il terrore: Aoi aveva portato con sé una pistola, un pugnale, una frusta e persino un bastone di ferro.
«No, sono lucidissimo», rispose con voce atona.
«Capisco che ti sta a cuore ritrovare Uru, ma non puoi…».
«Certo che posso! –sbottò il moro interrompendolo –Ho tutto il diritto di torturare questa donnaccia! Le farò sputare anche l’anima se necessario ma deve dirmi che fine ha fatto Uru!», guardò Reita, il quale indietreggiò di colpo, colpito dalla ferocia che lesse negli occhi neri dell’amico. La prigioniera, che aveva assistito all’intera scena, era rimasta impietrita dalla paura: gocce di sudore gelido le imperlavano il volto e le si seccò la gola non appena vide il carceriere nero impugnare la pistola.
Aoi giocherellava con l’arma, soppesandola e testando la mira mentre i suoi occhi non abbandonavano un istante la faccia della donna.
«Che dici mia cara –iniziò a parlare in spagnolo –credi sia più divertente girare con un buco nella gamba o nel braccio?».
La donna mosse le labbra ma non emise alcun suono: era agghiacciata, letteralmente, consapevole di questo mutismo involontario che l’avrebbe condotta tra le braccia del dolore. Aoi posò la pistola e lanciò il pugnale mirando alla testa della spagnola. Ella chiuse gli occhi in tempo per sentire un ronzio sfiorarle l’orecchio sinistro e del liquido caldo scorrerle lungo il collo: la lama si era conficcata nella parete volutamente.
Reita era sotto shock:«…Dio, pensavo l’avresti ammazzata…».
Aoi ghignò:«Non sono così stupido da finire il lavoro prima del tempo», rispose in spagnolo a beneficio della terrificata. Il moro le diede le spalle e chiese alla donna se si fosse ricordata di aver qualcosa di importante da riferire. La castigliana prese coraggio: intuì che il ragazzo non faceva sul serio e decise di giocare l’ultima carta.
«Perché parlare? Ho capito che voi non siete un assassino a sangue freddo, señor. Non mi farete alcun male visto che vi servo in buone condizioni, o altrimenti il vostro amico non lo ritroverete mai».
La sciocca emise una risatina fastidiosa cui fece eco quella più profonda di Aoi.
«Sei un’abile calcolatrice a quanto vedo –Aoi si girò con in mano la frusta –ma non abbastanza da permetterti di sfidare la mia pazienza!», urlò infuriato, e una scudisciata partì a segnare la spalla della prigioniera.
Un grido più di sorpresa che di dolore riecheggiò tra le pareti e Reita si lanciò sul compagno, afferrandogli il braccio destro.
«Aoi, per l’amor di Dio, smettila!».
Il moro se lo scrollò di dosso mandandolo a sbattere contro il pavimento:«Rei, non intrometterti. Non voglio colpire anche te».
Aoi rivolse nuovamente le sue attenzioni alla vittima, continuando a colpire sui punti lasciati scoperti dal vestito, braccia e caviglie e spalle; faceva attenzione a non usare troppa forza in modo da lasciare segni che sarebbero guariti dopo un po’.
«Allora, la voglia di parlare è tornata oppure devo continuare?», il moro ansimava per rabbia repressa.
La spagnola che aveva tenuto gli occhi serrati per tutto il tempo li riaprì di colpo, urlando che non bastavano quelle ridicole sferzate a darle un buon motivo per parlare. Aoi perse le staffe; lanciò la frusta sul pavimento e prese con uno scatto la spranga di ferro. Iniziò a batterla lentamente sul palmo della mano sinistra mentre con disprezzo osservava la prigioniera.
«Mi costringi ad essere drastico, e bada che ben pochi hanno osato spingersi dove tu ti sei avventurata –sorpassò Reita che lo osservava senza muovere un muscolo –Ti do un’alternativa: o parli o ti farò cadere tutti i denti, uno ad uno, in un’agonia così lenta che mi supplicherai di ucciderti».
Faceva sul serio, la donna lo capì. Il tono del moro era deformato in un ringhio ferale e, quando le arrivò così vicino da poterne sentire il respiro furioso, la spagnola finalmente parlò.
«Mi hanno pagata molto, con un bel sacchetto di monete sonanti…».
«Come hai fatto a introdurti in casa nostra?», chiese Rei che finalmente aveva recuperato la parola.
«Sono al vostro servizio da qualche settimana…».
«Chi ti ha ordinato di adescare il nostro amico?».
La donna abbassò gli occhi:«Era il mio giorno libero…per caso in una taverna mi è capitato di sentire il discorso di un ragazzo ben vestito a proposito di una banda di tre fuorilegge. All’inizio non vi ho prestato molta attenzione ma poi ho visto che faceva passare dei fogli con dei ritratti su…».
Rei alzò lo sguardo verso Aoi, che dall’ultima minaccia era rimasto in silenzio:«La taglia…è arrivata fin qua…».
Aoi annuì:«Qualcuno che sa del nostro passato è riuscito a scovarci persino qui…».
Difatti, sin dall’arrivo dei tre amici nel nuovo mondo, nessuno mai aveva sospettato che tre ladruncoli inglesi scomparsi nel nulla fossero legati alle scorrerie della Crimson, ed erano vissuti in una discreta serenità…fino a quel momento.
«Continua, donna, e in fretta!», il biondino era diventato nervoso.
«Ecco, quando mi è capitato sotto mano il foglio sono rimasta colpita dal ritratto di una donna, somigliantissimo a quello del vostro amico. Non sapevo che gli altri due foste voi…
Ho sentito che il ragazzo prometteva una lauta ricompensa e, siccome appariva come una persona rispettabile, ho deciso di farmi avanti.
Gli ho parlato di padron Uruha e mi sembrava soddisfatto: mi ha consegnato una borsa di monete d’oro per ripagarmi dell’informazione e me ne aveva promessa un’altra se gli avessi portato il ragazzo», tirò un sospiro e si zittì.
«Hai parlato di un ragazzo ben vestito –esordì Aoi dopo qualche minuto, –puoi dirci che aspetto avesse?». Il tono del moro si era di colpo raddolcito ritornando ai modi galanti abituali, e la donna perse del tutto il timore nei suoi confronti, sentendosi improvvisamente disposta a collaborare sua sponte.
«Un bel ragazzo magro, dal viso gentile, un po’ più alto di voi due signori –sorrise maliziosa –con capelli ed occhi castani molto dolci. Molto elegante nei movimenti».
«Oh certo, un ragazzo diversissimo da quelli che possiamo trovare in una cittadina», sbuffò Reita spazientito.
«Era inglese».

«Credi che abbiamo fatto bene a liberarla?», bisbigliò Reita al compagno.
Erano accucciati dietro una pila di botti da quando la notte era calata, in attesa.
«Non ci creerà altri problemi, non dopo il trattamento che le abbiamo riservato…».
Aoi, dopo essersi fatto indicare il luogo di un altro appuntamento fissato col rapitore, aveva pagato la donna, lasciando sia lei che Reita sbalorditi.
«Una ricompensa per la collaborazione, e per non farti vedere mai più», queste le parole di Aoi, prima che la donna li ringraziasse a capo chino e sparisse.
«Sono ore che aspettiamo! Non è che quella donnaccia ci ha gabbati?».
«Rei sei troppo diffidente».
«Hai voglia di prendermi in giro?».
Aoi non rispose ma fece cenno a Reita di stare in silenzio: c’era del movimento al di fuori della taverna. In uno dei vicoli laterali si era fermata una carrozza e l’occupante aveva appena varcato la soglia dell’edificio. I due si sistemarono in modo da tener più comodamente sotto controllo la porta, in attesa che lo sconosciuto, vedendo sfumato l’appuntamento, facesse ritorno a casa.
Dopo un’ora erano già ben ancorati nello spazio riservato ai bagagli sul retro della vettura, col cuore in gola e l’adrenalina in circolo.
Viaggiarono nel silenzio più assoluto, accompagnati dai battiti solitari dei loro cuori.

«Chi l’avrebbe mai detto che quel porco del governatore sapesse di noi!».
Rei quasi rideva mentre con il compagno correva per i corridoi del governatorato.
«L’ironia della situazione è anche troppo amara! Qualche avventuriero deve averci seguito fin qui e avrà parlato di noi agli ispanici!».
«Ma perché accanirsi su quella vecchia taglia? In fondo, sono passati sette anni!».
«Evidentemente siamo stati una grossa spina nel fianco della cara vecchia Inghilterra».
I due ragazzi proseguirono la loro avanzata: non avevano incrociato nessuno finora e questo avrebbe dovuto mettere in guardia l’istinto ma il bisogno di liberare il compagno aveva scavalcato il buon senso. Nella corsa trovarono l’accesso a una lunga rampa di scale in pietra e intuirono che li avrebbe condotti nella zona delle prigioni. I due amici si guardarono, perfettamente consapevoli che così sarebbero caduti tra le grinfie del lupo. Il pericolo era il loro pane quotidiano, e l’addentarono anche quella volta.
Discesero a perdifiato nel buio, riuscendo prontamente a stordire una sentinella che fortunatamente dormiva piuttosto che montare la guardia. Finalmente, stanchi e sotto tensione, arrivarono davanti ad una grande cella. Speranzosi, chiamarono il nome di Uruha ma un suono di passi li raggelò. Erano caduti in trappola, lo sapevano, e ora non gli restava che sfuggire allo scatto della tagliola.
Si trovarono faccia a faccia con due ragazzi della loro età, vestiti molto elegantemente e scortati da alcune guardie. Un silenzio di tomba cadde tra gli antagonisti cadenzato da respiri pesanti e da vecchi rancori che, spezzate le antiche e rugginose catene, erano tornati alla luce, più vivi e dolorosi che mai.

«Mio padre ha un senso dell’umorismo davvero impareggiabile…».






*rotola per tutto lo spazio*Ce l'ho fatta *O* Siamo arrivati al punto cruciale, i cinque ragazzi hanno in serbo delle sorprese per voi *gongola*
Ringrazio la femili per i commenti precedenti, higasi e shuuicha *i complimenti allo stile mi mandano in brodo di giuggiole*
Kairi *O* ho rapito anche te, che bello *batte manine* sono contenta che ti sia piaciuta ^-^
Bene, il mio ringraziamento sincero sta in questo capitolo, che è più lungo del solito.
Attendo un responso da voi lettori ^-^ Spero di aggiornare presto ^-^
  
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