Genere: Sentimentale, angst?
Tipo di coppia: Shonen-ai
Personaggi: Kagami
Taiga, Kuroko Tetsuya
Rating: Verde
Parole: 450
Note: Ho deciso di segnare entrambe le ship perché per quanto sia fondamentalmente KagaKuro, c’è anche un cenno non indifferente all’AoKuro.
… eeee boh, enjoy?
Scritta il: 29/06/2015
14# • Things you
said after you kissed me
“Vaniglia.”
Una singola parola.
Una
manciata di sillabe carezzevoli, frementi, che con la
stessa delicatezza di una piuma scivolarono dalle labbra di Kagami
alle orecchie di Kuroko. Era un sussurro leggero,
innocuo; un commento quasi ingenuo nella sua spontaneità.
I grandi occhi celesti si
schiusero appena, e un sorriso gentile gli piegò le
labbra ancora così vicine alle sue. Poteva ancora sentirne il sapore,
nonostante il cuore gli pulsasse così forte da nascondere ogni altra
sensazione, e la mente fosse vuota, emozionata, leggera come una nuvola.
O quasi.
Le dita sottili si
strinsero più forte sulla sua maglietta. Non voleva pensarci, non adesso, non
in questo momento… ma i ricordi arrivarono da soli, imponendogli quello
spietato parallelismo con qualcosa che era successo anni fa - neanche così
tanti anni fa, ma così lontano, nella sua testa,
da sembrare un avvenimento tanto remoto da essere accaduto in un’altra vita.
“Vaniglia. Sai di vaniglia,
Tetsu.”
L’aveva detto con la stessa
semplicità, con la stessa naturale schiettezza.
Ricordava come aveva sorriso, a quelle parole, e come trovasse buffo che dopo
un bacio - il loro primo bacio - fosse quella
l’unica cosa che aveva da dirgli.
Però, nonostante le pacate parole di ammonimento che gli aveva rivolto,
nonostante il broncio leggero che aveva tirato su… era felice.
E pensare proprio adesso a
quella felicità gli faceva male, così male da chiudergli la gola in una morsa,
da impedirgli di respirare.
Abbassò la testa,
nascondendola nell’incavo del collo di Kagami.
Era sicuro di essersi
lasciato alle spalle tutto questo. Di aver aperto abbastanza il proprio cuore
da impedirsi di soffrire ancora per ferite che dovevano ormai essersi
rimarginate, di essere in grado di sorridere ancora, di amare ancora, senza più provare alcuna remora; ma era ovvio che gli
spettri di quei tempi che furono continuavano a gravare sulla sua anima come il
più pesante dei rimpianti.
La stretta si fece più forte.
Sentì le braccia di Kagami cingersi intorno a lui, e
internamente lo pregò di non lasciarlo per nessuna
ragione. Stava sentendosi spingere verso la deriva, e quell’appiglio era tutto
ciò di cui aveva bisogno.
“Oi-… stai bene?”
Se rimarrai, starò bene.
Non glielo disse, non a
parole.
Si limitò ad alzare la
testa, guardandolo dritto negli occhi scarlatti. Chissà cosa avrebbe pensato,
se avesse potuto sapere cosa gli passava per la testa? Si sarebbe reso conto
quanto pessima fosse la sua persona, intenta com’era a pensare a qualcun altro
proprio in un momento così speciale?
“Perdonami.”
Una singola parola.
Una
manciata di sillabe carezzevoli, frementi, che con la
stessa delicatezza di una piuma scivolarono dalle labbra di Kuroko
alle orecchie di Kagami; una scusa tutt’altro che
innocente, che senza possibilità di replica fu suggellata dal bacio disperato
che seguì subito dopo.