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Autore: Phoenix Mars Lander    07/08/2015    0 recensioni
Questa è la storia di un libro di seconda mano che ha assorbito i dettagli di qualcun altro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La persona a cui apparteneva questo libro, prima che lo comprassi al mercatino dell'usato in uno di quei sabati pomeriggio in cui non sai se è più forte la tentazione di nasconderti sotto le coperte o scappare dall'altra parte del mondo, doveva avere una vita risucchiata dal tempo.
Un po' come ognuno di noi, dopotutto.
Ma aveva anche uno di quegli amori che ti fanno dire scusa un attimo, caro vecchio Universo: ho qualcosa di più importante di cui occuparmi, al momento.
E si vede in ogni centimetro della copertina rovinata, infilata troppe volte in una borsa, in valigia, posata su una mensola e poi ripresa, spostata, spostata ancora, la vita di tutti i giorni che c'intrappola, che ci scarnifica ora per ora, eppure eccolo lì, l'amore, ancora, l'amore che ti fa dire basta, pausa.
Pausa, ché devo perdermi in un'anima.
Mi piace, la persona a cui questo libro apparteneva.
Sembra abbia le palle di difendere ciò che ama. 
Ho comprato quest'ammasso di pagine ingiallite e sangue in uno di quei pomeriggi in cui non sai se nasconderti sotto le coperte o scappare dall'altra parte del mondo.
Immergermi in un libro mi è sembrato un buon compromesso.
Mi piace, l'idea di rimanere fisicamente impiantata al suolo e di andare invece lontano col cervello, trascinandomi dietro anche i sensi, uno per uno, senza che se ne accorgano.
Sorpresa, cara Vista, ti porto dall'aurora boreale per Pasqua.
Ama il caffè, l'Anima Straniera che ha lasciato le impronte digitali dove ora sono le mie dita, o lo beve per mettersi in moto la mattina – e ricaricare la batteria nei momenti difficili della giornata.
Come una macchina, una macchina che la società pretende sia perfetta, il silicone sulla faccia e i sensi di colpa sotto la latta, le implosioni giornaliere finché qualcosa non si spezza, e diranno tutti che l'avvisaglia non c'era, che aveva un corpo così impeccabilmente in forma.
È che nutrirsi di cosmetici non basta.
Spero abbia trovato la forza in tutte le cose belle della vita, l'Anima Straniera, e che di tanto in tanto riesca ad emozionarsi ancora.
Ci sono segni di tazze di caffè nei margini delle pagine, una goccia di cioccolata calda e forse era Natale, o magari luglio inoltrato perché il cioccolato non ha bisogno di scuse.
Abbiamo gli stessi gusti, io e l'Anima Straniera: è quello che penso mentre faccio scorrere una mano lungo il bordo del foglio, dal basso verso l'alto, destinazione angolo destro, segnalibro prescelto per il mio primo pezzo preferito, e mi accorgo che è già piegato.
Sorrido perché non siamo così diversi come pensiamo.
Ma non siamo neanche uguali, non proprio, perché c'è un'orecchia già messa accanto a un paragrafo che non mi ha colpito.
Perdonami, Anima Straniera, ma questa la tolgo.
Però posso immaginare il motivo per cui t'è piaciuto tanto, questo pezzo: è delicato come le foglie che cadono in autunno.
Sono più incline alla rabbia, io.
Forse non mi sopporteresti nemmeno.
C'è un piccolo strappo a pagina duecentocinquantaquattro ed è stata colpa di un litigio?
Un gesto maldestro?
Un sentimento troppo intenso?
È un paragrafo da Guns 'n' Roses, questo.
Era da Chopin, per te? Elton John? Katy Perry? Iron Maiden? 
È bellissimo e frustrante allo stesso tempo, non conoscere tutte le colonne sonore di questo mondo.
A pagina trecentodue c'è una frase un po' fuori fuoco, l'inchiostro che tende al grigio, la carta che s'increspa in piccole onde verso la fine del paragrafo.
Hai pianto.
Hai pianto perché il protagonista è morto e forse sei morta un po' anche tu, Anima Straniera, ti sei inabissata tra l'ultima lettera e l'ultimo punto fermo e aspettami ché ti aiuto, ti soccorro, ti trascino fuori dal libro.
O, almeno, lo farei – se solo non ci fossi dentro pur'io.
Prima della parola “fine” hai lasciato un sorriso, l'unica testimonianza non concreta che hai perso lungo il tuo cammino.
L'ho trovato lo stesso, perché ho fatto il tuo medesimo viaggio.
E perché sono un essere umano anch'io.


 
  
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