“Sono
felice di vederti” sussurra
Freschi mentre mi stringe in un abbraccio.
Siamo
seduti su una panchina in
mezzo al parco, circondati dagli alberi e dal cinguettare allegro degli
uccellini.
Rimango
in silenzio, mentre lui si
stacca da me e mi prende delicatamente la mano, cominciando ad
accarezzarla.
Osservo
i suoi occhi luminosi, i
capelli folti, il sorriso dolce.
“Anche
io sono felice di vederla”
mormoro.
“Oh,
Nicole! Direi che a questo
punto potresti anche darmi del tu!” esclama divertito.
Lo
fisso, perplessa. “Oh. In
effetti non ci avevo pensato!”.
Rimaniamo
in silenzio per qualche
istante, ma all’improvviso comincio a ridacchiare.
“Che
c’è?” domanda, chiaramente
sorpreso.
“Sto
ripensando a quanto erano
irritanti le tue lezioni” rivelo.
Lui
scoppia a ridere. “Già, ero
decisamente un rompiscatole. Anche se nemmeno tu scherzavi, con le tue
occhiatacce”.
Faccio
una smorfia, anche se il mio
tono è divertito. “Ovvio! Non eri in grado di
lasciarmi in pace, nemmeno quando
risolvevo le equazioni in maniera impeccabile”.
“Oh,
beh. Diciamo che nel disegnare
parabole hai sempre avuto qualche difficoltà”.
“Ehi!”
esclamo, tirandogli una
leggera gomitata.
Lui
mi guarda, facendosi tutto a un
tratto serio. “Sai qual era il momento che amavo di
più?”
“Quale?”.
“Quello
in cui potevo avvicinarmi e
fissarti dritto negli occhi. Ricordi?”.
E
come dimenticarlo? E’ ancora
impressa nella mia mente l’immagine di lui appoggiato con i
gomiti sul mio
banco, che mi fissa con un’intensità tale da farmi
avvampare, costringendomi ad
abbassare inevitabilmente lo sguardo.
“In
quel momento avrei voluto far
uscire tutti gli altri studenti dall’aula”.
“Già”
mormoro, e il mio sorriso si
spegne. “Sai, provo quasi nostalgia per quel
periodo”.
“Perché?”.
“Se
potessi tornare indietro,
cercherei di sfruttare di più i momenti trascorsi
insieme.” rivelo “Insomma,
qualche volta credevo di odiarti. Ma in fondo, non volevo ammettere che
amavo
il modo in cui mi punzecchiavi. Sapevo che ai tuoi occhi non ero come
gli
altri. E la cosa mi piaceva.”
Rimango
zitta per qualche secondo.
“Anche
se non l’avrei ammesso
nemmeno sotto tortura!” concludo ridendo.
“Beh,
dimentichi una cosa” dice
Freschi, con un sorriso enigmatico.
“Cosa?”
domando, confusa.
“In
quel periodo non avrei mai
potuto fare questo”. E,
circondandomi le
spalle con un braccio, mi dà un bacio sulla guancia.
Appoggio
la testa sulla sua spalla,
osservando le piante di fronte a me.
“Ricordi
quella volta in cui mi hai
pedinato?” chiede, ridacchiando.
Avvampo.
“Oh per favore! Non penso
di aver mai fatto niente di più imbarazzante!”.
Come
dimenticarsi di quel giorno?
Mi ero cimentata nel ruolo di investigatrice, con risultati a dir poco
deludenti. Non solo Freschi mi aveva beccata in pieno, ma anche Sabrina
ci
aveva colti in flagrante!
“A
dire il vero quell’atteggiamento
mi ha rivelato un sacco di cose” ammette.
“E
cioè?”.
“Beh
… ho cominciato a rendermi
realmente conto di quanto fossi coinvolta da me”.
“Ci
credo! Se la tua alunna diventa
una stalker, vuol dire che le cose si sono decisamente
aggravate!”.
Ridiamo
entrambi.
Dopo
un po’ però, il mio sorriso si
spegne. Sospiro. “Come
vorrei che tutto
questo potesse durare. Io e te. Insieme”.
Freschi
sospira a sua volta, ma non
dice nulla.
“Ma
non si può fare, vero?”.
Lui
non risponde. Ha lo sguardo
puntato dritto di fronte a sé. Quando si volta verso di me,
i suoi occhi
brillano di lacrime.
Scuote
la testa.
Distogliamo
entrambi lo sguardo.
Rimaniamo
per molto tempo così,
senza parlare, senza guardarci, con le lacrime che ci rigano le guance.
Non
c’è bisogno di elencare le
ragioni che ci hanno spinto a compiere questa scelta. Non
più, ormai.
In
fondo, lo sapevamo entrambi.
Niente di tutto questo sarebbe potuto durare.
Ripenso
a quando lo osservavo
camminare per i corridoi, con il registro in mano, la camicia
leggermente
sbottonata, i ricci che ondeggiavano con leggerezza.
Ripenso
al preciso istante in cui
il suo sguardo incrociava il mio e le sue labbra si incurvavano in un
sorriso.
Ripenso
a come le mie guance si
tingevano di rosso e a come il mio cuore cominciava a battere
all’impazzata.
Una
parte di me vorrebbe davvero
tornare indietro. Rivivere tutto quanto. Vorrei innamorarmi di nuovo.
Ma
il tempo scorre. E niente può
impedirmi di voltare pagina e andare avanti.
“Come
faccio a dirti addio?” chiede
Freschi con un sussurro, accarezzandomi la testa.
Non
rispondo. Non riesco nemmeno a
guardarlo.
“Sai”
mormoro infine “Posso
sforzarmi di nascondere l’amore che provo per te, ma non
potrò mai
dimenticarti. Qualcuno come te non si rimuove dalla mente con molta
facilità.
Non scorderò mai il modo in cui brillavano i tuoi occhi
quando parlavi di ciò
che ti stava davvero a cuore, mentre cercavi di insegnarci molto
più che delle
semplici regole scritte sui libri”.
Freschi
mi guarda, in silenzio.
“Venire a scuola significa anche imparare ad aprire
la propria mente, a
non fermarsi alla superficie, a capire il perché
e il come
di tutte le cose” cito.
Lui
tenta di dire qualcosa, ma poi
si interrompe e si limita a sorridere, commosso.
“Desidero
davvero seguire il tuo
esempio” continuo “Voglio trovare qualcosa che mi
appassioni a tal punto da
assorbire tutte le mie energie, qualcosa che mi faccia sentire
completamente
viva. E a quel punto, posso giurarti che sarai fiero della donna che
sarò
diventata.”
Freschi
mi prende il viso tra le
mani. “Nicole” sussurra, la voce carica di emozione
“Io sono sempre stato fiero
di te”.
E
mi bacia. Cerco di assaporare il
più possibile questo momento, perché so che non
si ripeterà mai più.
E’
un bacio lento, dolce, triste.
CI
stacchiamo, ma continuiamo a
guardarci dritto negli occhi.
Sospiriamo.
“E’
ora” mormora.
Mi
alzo meccanicamente. Ancora non
riesco a capacitarmi di quello che sta per succedere, ma non importa.
Avrò
tutto il tempo del mondo per
soffrire.
“Addio,
Nicole”. Il suo sguardo è
carico di sofferenza e rassegnazione.
Per
un attimo sono tentata di abbracciarlo.
Dirgli che non posso accettare di doverlo lasciare, che in un modo o
nell’altro
affronteremo ogni cosa, insieme.
Ma
so che non è la cosa giusta. Ormai
ho imparato che spesso bisogna essere in grado di abbandonare qualcosa
a cui
teniamo.
“Addio,
professore”.
E
mi volto, senza più guardarmi indietro.
5 anni dopo
Caro professore,
So che sarai stupito di ricevere
mie notizie, così, all’improvviso, ma non appena
sono venuta a conoscenza
dell’incredibile novità non ho saputo resistere
alla tentazione di afferrare
carta e penna.
Sì, insomma, non capita mica tutti
i giorni di scoprire che il tuo vecchio insegnante è
diventato il preside di
uno dei più prestigiosi licei di Roma!
Sono davvero felice! So bene quanto
sia importante per te lasciare un segno tangibile nella vita di tutti
gli
studenti, e sono certa che nessuno riuscirà a dimenticare
tanto facilmente i
progressi a cui porterai.
In fondo, chi ti conosce meglio
della tua ex studentessa modello?
Ok, scherzi a parte, ammetto che in
realtà non sono ancora del tutto convinta che scriverti
questa lettera sia una
buona idea. Ma, se vogliamo essere sinceri, quando mai cercare un
contatto con
te si è rivelata una buona idea?
Comunque, ormai ho cominciato,
quindi porterò a termine il mio intento.
Confesso che fatico un po’ a scrivere
fluentemente in italiano. Sono appena tornata da un anno di studi in
Germania,
e il mio cervello è ancora sintonizzato su
un’altra lingua! D’altronde, come
biasimarlo? Quel viaggio ha rappresentato uno dei periodi
più belli della mia
vita, e non ci penserei due volte a fare le valigie per tornare ad
ammirare i
magnifici paesaggi della Baviera. La conoscenza di nuove persone,
tradizioni,
cibi… tutto mi ha
permesso di
prendermi una bella boccata d’aria. Era quello di cui avevo
bisogno.
Sì, insomma
… dopo che te ne sei
andato
le cose non sono andate un granché bene. I primi mesi sono
stati terribili.
Conducevo la mia vita in maniera tranquilla e ordinaria, ma ogni volta
che la
mia mente cercava di proiettarsi verso il futuro mi sentivo soffocare.
Non mi fraintendere:
avevo accettato perfettamente il fatto di vivere senza di te. Ma il
dolore
pareva abbattersi implacabile sulla mia esistenza, e non facevo altro
che
annegare.
Poi il tempo a cominciato a
scorrere, e io ho iniziato piano piano a stare meglio. Mi sono
diplomata,
iscritta all’università e ho fatto un sacco di
esperienze uniche che mi hanno
riempita il cuore di gioia.
Ora vivo in città con Sabrina, e
confesso che è stata lei a darmi la grande notizia della tua
promozione. Non so
proprio come faccia quella ragazza a sapere sempre tutto! Comunque, mi
ha
raccomandato di mandarti un saluto da parte sua, ma ha precisato che,
se non ti
comporterai a dovere, lei sarà sempre pronta a saltare su un
treno e a
raggiungerti per darti un bello schiaffo in faccia e riportarti sulla
giusta
via!
In cuor mio, spero che questo non
accada mai! Perché se Sabrina dovesse decidere di
raggiungerti, credo che la
seguirei senza pensarci due volte. E sappiamo entrambi che quella non
sarebbe
decisamente una buona idea.
Beh, che altro dire? Mi manchi.
Tanto. Sono felice, è vero, e sono soddisfatta della vita
che conduco. Ma
spesso, la sera, chiudo gli occhi e ripenso a quell’irritante
professore che
non perdeva occasione per prendermi in giro e che mi fissava come se
volesse schiaffeggiarmi
e baciarmi allo stesso tempo, quel professore che credevo di odiare ma
al quale
non riuscivo a smettere di pensare neanche per un secondo.
Quel professore che mi ha fatta
scoprire cosa significhi amare.
Mando un forte abbraccio a quello
strepitoso insegnante, sperando di mancargli almeno un po’.
Ciao, mio caro Freschi.
Ti sarò sempre grata. Per tutto.
Con affetto,
La tua Nicole.
ANGOLO AUTRICE: eccomi
finalmente giunta all’ultimo capitolo di questa storia! Che
dire? E’ stata la
mia prima esperienza su questo sito, e devo ammettere che mi sono
divertita da
morire! Ringrazio tutti quelli che mi hanno letta, recensita e che
hanno
sopportato i miei incredibili ritardi nell’aggiornamento!
Spero di averla
conclusa in maniera adeguata, sono davvero curiosa di sapere cosa ne
pensate.
A
presto, e grazie ancora !
Mia