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Autore: Promisen    08/08/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sigur riaprì gli occhi di fronte ad un fuoco pigro e scoppiettante. Era stato acceso da poco e ancora faticava a divampare, facendosi spazio tra il legno secco dei rami ammassati disordinatamente l'un l'altro.
Il mezzelfo faticava a tenere gli occhi aperti, il suo corpo era troppo stanco e il sonno troppo pesante per permettergli di alzarsi da quel letto così caldo. Una parte di lui voleva capire dove fosse finito e come, ma alla fine dominò su di lui la parte che gli consigliava di godersi quel momento di pace, e di capire dopo cosa fosse successo dopo la perdita di sensi.
Il dormiveglia, però, era crudele. Gli vennero in mente tutte le immagini dei suoi compagni massacrati, del sangue e degli orrori sparsi per tutta l'accademia; gli salirono i sensi di colpa, e questi furono troppo forti per poterli ignorare ed addormentarsi di nuovo.
Così Sigur prese lentamente energia per potersi alzare e sedersi sul letto, così da scacciare almeno quei pensieri scatenati che gli ballavano in testa durante il dormiveglia.
Quasi rizzò le orecchie quando sentì da oltre la porta delle voci attutite; provò ad avvicinarsi per sentire meglio, ma quando si accorse che una delle due sembrava irosa e severa, indietreggiò di nuovo: se lo avessero scoperto ad origliare, di sicuro non sarebbe successo nulla di bello.
Quindi restò seduto, a guardare il fuoco, e cercare di capire quel che poteva dalla sua posizione.
Riusciva a sentire solo qualche parola dalla voce irosa: pericoloso, oltraggioso, stupido.
Non ci mise molto a capire che probabilmente stavano discutento proprio su di lui: qualcuno forse lo aveva salvato, mettendo in pericolo se stesso e qualcun altro. Sigur pensò che questa cosa era davvero onorevole, ma che non avrebbe messo più in pericolo qualcun altro per salvare la propria pelle. In fondo era solo un mezzelfo, non valeva neanche una delle vite che sono state perse per salvarlo.
La porta si aprì, e Sigur rabbrividì un secondo quando una figura la varcò, ma poi si calmò quasi instantaneamente. Era una elfa oscura: giovane ed incredibilmente bella. Ma aveva un volto preoccupato, anche se non lo diede a vedere quando notò che il mezzelfo era sveglio.
"Ti sei svegliato," disse la donna, sorridendogli con difficoltà e avvicinandosi a lui.
"Tu...mi hai salvato?"
"Be', a meno che tu non sia in grado di resistere una giornata sotto il ghiaccio di Arleen, penso proprio di sì," disse la donna, quasi come a prenderlo in giro.
"...Grazie, ma..."
"Qual è il tuo nome?" Disse la donna, interrompendo non bruscamente Sigur.
"Io...mi chiamo Sigur."
"Bene, Sigur, ho un favore da chiederti. Credo me lo dovrai, dato che ti ho salvato la vita," disse l'elfa scura, osservando il mezzelfo per aspettare una risposta. Lui lo capì tardi, quindi annuì velocemente e un po' imbarazzato.
"Ho fatto un errore a salvarti, e un errore ancora più grande a portarti qui. Quindi, l'unica cosa che ti chiedo è di andartene." Il volto della donna era seriamente preoccupato, come quello di chi aveva appena combinato un guaio davvero grosso. Eppure Sigur pensava che fosse quasi impossibile sbagliare per una donna che sembrava tanto saggia e sicura soltanto a guardarla. Sigur non capiva per quale motivo l'avesse salvato, e alla fine glielo chiese, sopraffatto dalla curiosità forse troppo fuori luogo in quel caso. La risposta non ci fu per una quasi un minuto, e Sigur si maledisse per aver fatto quella domanda.
"Cercavo qualcuno, e tu sembravi avere la forza d'animo di quel qualcuno: tutto qui."
Per Sigur tutto quel discorso fu troppo vago, ma non osò fare altre domande e accettò quel che sapeva. In fondo aveva capito che la donna aveva fatto un errore a portarlo lì, credendolo una persona diversa dalla grande forza d'animo, un elfo scuro forse? Si sentiva terribilmente fuori luogo.
"Ti riporterò i tuoi vestiti e qualcosa da mangiare, anche un'arma per difenderti in caso ne avrai bisogno. Poi, per favore, vai via di qui e non parlarne con nessuno," disse la donna, guardandolo negli occhi per assicurarsi che abbia capito e che fosse sincero. Sigur aveva proprio l'aspetto di quel che era: una persona di parola.
"Non ne parlerò con nessuno, promesso."
La donna sorrise, visibilmente più calma e si alzò per andare a prendere le cose accennate prima.
Sigur notò in quel momento che ai fianchi della donna era rinfoderato male un pugnale che aveva un insolito colore rosso.

   
 
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