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Autore: Neera Everdeen    08/08/2015    1 recensioni
Luce non è una ragazza come tante: pochi amici, una vita passata tra lo studio e il mondo degli artisti, appassionata di arte, letteratura e di tiro con l'arco, la sua vita cambia radicalmente quando perde i genitori in un terribile incidente stradale. Una lettera spedita da un'anziana signora, sua nuova tutrice, la porterà alla scoperta di un mondo diverso, un mondo che sente suo.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Aslan, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi preparo per il pranzo, non faccio che pensare allo sguardo di sfida che mi ha lanciato la ragazzina. Quegli occhi avevano uno scintillio determinato e arrogante, occhi  un verde intenso con delle piccole pagliuzze grigie. Dei begli occhi, quello posso concederglielo. Infilo l’armatura, con lo stemma raffigurante il leone, assieme un mantello rosso scuro.
- Allora?- mi chiede una voce
Mi giro, trovandomi Aslan che sorride (come può) divertito.
- Alla faccia del carattere- gli rispondo ridendo – per poco non uccideva Evelin. E la rispostaccia che le ha dato in consiglio.. se non fosse stato per la situazione delicata,Edmund sarebbe scoppiato a ridere.- sorrido al ricordo.
Il leone se ne va, diretto alla sala da pranzo. Dopo aver messo a posto l’armatura e aver tolto una piccolissima macchia, appoggio la corona sulla testa. Assicuro la spada e mi dirigo alla mia destinazione: sala da pranzo con banchetto in onore della nostra “ospite” ,come si ostina a chiamarla Lucy. Quella ragazza non mi piace. È troppo impulsiva e ironica. E dalla freccia facile, vedo. La trovo , infatti, nella sala delle armi, mentre osserva, seduta sulla panchina una delle frecce contenute nella faretra che le abbiamo ridato. Incocca l’arco e da una notevole distanza, riesce a colpire vicinissimo al centro. Osserva il tiro compiaciuta. Poi rimette a posto l’arma e si avvia all’uscita.
- E tu che diavolo ci fai qui?- mi chiede, inviperita, appena mi vede davanti alla porta. Anche io non devo andarle a genio. Faccio sparire il sorrisetto dalle labbra. Stavo davvero sorridendo?
- Stavo guardando. Non mi sembra di aver istituito una legge che vieta di farlo.- le rispondo, a tono.
-  oh, è vero, qua tu sei il Re.- risponde di nuovo, passandomi a fianco, con uno sguardo esasperato.
Ci incamminiamo , senza fare altri commenti, verso la sala, dove cominciano a sentirsi dei profumini invitanti. Lei, però, si sofferma su un quadro, in cui siamo ritratti io e i miei fratelli. Lo sta guardando accigliata, studiando bene il volto di Susan, sorridente e composta.
- Questa è la mia tutrice?-
Annuisco in silenzio, prima di risponderle. Deglutisco a fatica. – Sì.-
- Perché l’avete abbandonata? Sembravate molto uniti.-
- Sembravamo, infatti.- le rispondo, piuttosto arrabbiato.
- Senti, scusa.- mi dice lei- ma lei è la mia tutrice, mi farà da madre finché potrà e devo sapere perlomeno superficialmente la sua vita. –
La guardo meglio. Magra, con polsi molto sottili, pelle pallida e i capelli neri che le arrivano a metà schiena. La frangia è pettinata e ordinata.
Annuisco, e proseguo il mio cammino, mentre lei mi raggiunge con una breve corsetta. I fauni ci aprono la porta e ci guardano, per poi lanciarsi uno sguardo complice. La sala ha un enorme tavolo pieno di bevande e qualche stuzzichino. Lei resta per un attimo imbambolata , poi si affretta a raggiungere mia sorella, che la accoglie sorridendo. Mia sorella non cambierà mai.
L’unica cosa che abbiamo in comune sono gli occhi, di un bell’azzurro acceso. Per il resto siamo completamente diversi, soprattutto nel carattere, ma non litighiamo spesso.
Mi avvio a prendere un bicchiere di acqua, cercando di non rovesciarne il contenuto sulla tovaglia.
Cerco di non pensare a Susan, a quanto eravamo felici le prime volte che arrivavamo qua, nel nostro regno. Stiamo per mangiare quando sentiamo delle urla arrivare dal cortile. Ci affrettiamo ad arrivarci,e , nonostante le ammonizioni , ci segue anche la ragazzina-vipera. All’ingresso vediamo tre cavalieri a cavallo. Sono fauni su dei cavalli di media stazza. Ma qualcosa non va. Appena uno dei cavalli si ferma, il cavaliere cade a terra. Corro a soccorrerlo. Lo giro sulla schiena. Un profondo squarcio gli recide la gola,ma è ancora vivo. Lucy si avvicina, e caccia un urlo strozzato, mentre Edmund e la ragazza la allontanano, poi la vedo correre dentro e portare l’arco alla ragazza.
Il fauno mi prende la mano insanguinata.
- Mio Re..- pronuncia, con voce affaticata e rauca.
- Dimmi tutto. Chi ti ha fatto questo?- ho le lacrime agli occhi. Piccolissimi fiocchi si appoggiano lievi sui capelli, sulle corna e sulla ferita, dove si tingono di cremisi.
- Jadis.. Jadis e il suo generale stanno.. arrivando..- pronuncia a fatica. Alcuni rivoli di sangue stanno macchiando il pavimento in pietra.
Sospira, e capisco che per lui è finita. guardo gli occhi spalancati e spenti. Li chiudo un un pollice, osservando la prima lacrima cadere sulla sua guarcia.
Abbandono la sua mano, che ricade sul selciato con un leggerissimo tonfo. Subito la neve comincia a ricoprirla.
Mi alzo e stringo i pugni, ancora imbrattati del suo sangue.
- Questa.- pronuncio, con voce strozzata.- questa è guerra!-
Gli altri due sono feriti, uno con una profonda ferita alla gamba e uno al braccio. Li portano in infermeria, in una zona addetta ai feriti gravi.
- Usate l’ampolla!- ordina Lucy
A quel punto, è la ninfa ad intervenire.
- Mia signora, non ce n’è abbastanza.-
La ragazza guarda Lucy, che le spiega che i nostri fiori di Fuoco, due, sono inutilizzabili proprio perché manca la fiamma. La più antica, quella che ha dato la vita. Lei sembra pensarci un attimo, guardando il portone richiudersi. Poi monta in groppa al cavallo del fauno morto e parte per al galoppo verso l’uscita, riuscendo per un pelo a passare fuori dalle mura.
- Inetti!- grida un generale alle guardie- sta scappando!-
- No.- dice pacata Lucy - ha capito qual è la fiamma giusta.- ad un tratto capisco.
So dove sta andando.
Prendo il primo cavallo che mi capita a tiro e parto all’inseguimento. La neve infuria in mulinelli potenti dove mi sembra di scorgere il generale e Jadis, ma sono solo figure indistinte, giochi subdoli della mente.
Sprono il cavallo a velocità estreme, pur di recuperare quella scriteriata.
 Attraverso la foresta di pini e faccio appena in tempo a vederla, con l’arco incoccato e una spada vicina alla gola.
   
 
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