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Autore: erzsi    08/08/2015    2 recensioni
Non era una brava persona.
Certo, nella sua vita aveva fatto cose di cui chiunque – quasi chiunque, o almeno, il chiunque che per lui sembrava contare di più – ne sarebbe andato orgoglioso : aveva deriso, minacciato, macchinato e manipolato qualsiasi persona potesse offrirgli un qualsiasi tornaconto. Era un Serpeverde, dopotutto. No, era stato un Serpeverde, ma era e sarebbe stato sempre un Malfoy.
Genere: Generale, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Ginny Weasley, Narcissa Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Atti premeditati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non era una brava persona.
Certo, nella sua vita aveva fatto cose di cui chiunque – quasi chiunque, o almeno, il chiunque che per lui sembrava contare di più – ne sarebbe andato orgoglioso : aveva deriso, minacciato, macchinato e manipolato qualsiasi persona potesse offrirgli un qualsiasi tornaconto. Era un Serpeverde, dopotutto.  No, era stato un Serpeverde, ma era e sarebbe stato sempre un Malfoy.
Aveva fatto anche cose di cui lui stesso non ne era andato fiero : l’unico compito – la prova più importante – che gli era stato affidato, lui non era riuscito a portarlo a termine. Erano passati molti anni, questo era vero, eppure la sconfitta che aveva subìto gli bruciava ancora, e a distanza di tempo non esisteva acqua o incantesimo che potesse fargli dimenticare. Certo, poteva sempre provare con un Oblivion – e tante erano state le volte, in passato, in cui aveva sperato che quell’incantesimo potesse aiutarlo a togliersi quel fastidio che per lui era il senso di colpa, nient’altro che una noia, una cosa seccante da scacciare al più presto – ma in fondo sapeva bene che quella formula non poteva assolutamente nulla contro la sua memoria.
In fondo, era o non era vero che era proprio il passato, a fare una persona? E lui non poteva fare altro che accettare ciò che era diventato, per il semplice motivo che erano state le sue scelte, a fargli compiere certe azioni; le sue convinzioni, a fargli prendere certe decisioni; la sua vita, a fargli assumere certi comportamenti. Il senso di colpa non era di certo parte di lui.

Non era una brava persona.
Non lo era mai stato, e lui questo lo sapeva bene.
«Eccoti. Ti ho cercato in tutta la casa.» una voce interruppe i suoi pensieri ed i suoi gesti. Posò sul tavolino il bicchiere di Whisky Incendiario che aveva in mano, mentre l’altra avvicinava la sigaretta alla bocca. Diede una lunga boccata, chiudendo gli occhi, prima di rispondere a quella voce, la voce di sua moglie, chiedendole – no, ordinandole – una sola cosa.
«Vattene.»
C’era un detto Babbano – ebbene sì, nonostante tutto era in grado di pensare quella parola senza che niente gli accadesse – che aveva sentito una volta ad Hogwarts, durante una lezione di un corso che – nel bene e nel male – era stato costretto a frequentare, e che in quel momento gli sembrò più che adatto per descrivere come si sentiva. La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti.
Non era forse quello che stava facendo, fin da quando era uscito da Hogwarts? E quanto gli era costato finora, e quanto gli sarebbe continuato a costare, in futuro, essere davvero sé stesso? Nemmeno lui era in grado di darsi una risposta.
Sentì sua moglie avvicinarsi a lui. Riprese il bicchiere che aveva accantonato, finendo quel poco di liquido che ancora vi era, e lo strinse per calmarsi. Lo strinse forte, fino quasi a farsi male alle dita. Non era forse quello che meritava?
«Draco.»
«Vattene, Astoria.» le ripeté, simulando con la voce una calma che non sentiva. Possibile che la sua stessa moglie, la persona che avrebbe dovuto conoscerlo meglio di sé stesso, non riuscisse a capire? Eppure non gli sembrava di aver sposato una sempliciotta.
«Ti chiedo il favore di asc…»
Sua moglie non riuscì a terminare la frase, zittita dal rumore che il bicchiere che Draco aveva in mano produsse frantumandosi contro il muro di pietra. Astoria arretrò verso la porta, gli occhi sgranati. Non era mai capitato che Draco si comportasse così, con lei. Nemmeno una volta in tutti quegli anni di matrimonio.
«Sono stanco di ripetermi, Astoria. Vattene.» si girò a guardarla in faccia, e ciò che vide quasi lo rincuorò. Sua moglie aveva i capelli in disordine, e gli occhi sgranati. La guardò negli occhi, e ciò che vide gli confermò che aveva fatto bene ad agire in quel modo. Nonostante quello che avrebbe potuto pensare di lei, Draco sapeva che Astoria non era una stupida. Era stata anche lei una Serpeverde, dopotutto; era nella loro natura valutare tutti i rischi di ogni singola azione. Premeditazione.
Sua moglie non provava nemmeno il minimo rimorso, per quello che aveva fatto. Che gli aveva fatto. Astoria tentò di parlare, esprimendo quella forza che l’aveva convinto a sposarla, ma lui la bloccò sul nascere.
«Fuori di qui, Astoria.» le ripeté ancora. «Fuori da questa casa. Non meriti di stare qui. Non dopo tutto
Ora negli occhi di sua moglie non c’era più paura o timore di lui, ma ira. Una forte e bruciante ira. Lei rise, tentando di batterlo ad un gioco dove l’insegnante era lui, non lei. Deridere, schernire… Draco era abituato a tutto questo. Niente poteva più ferirlo. Si era corazzato bene, con il passare degli anni.
«Non merito di stare qui?» gli chiese lei, ridendo. «Lo merito più di chiunque altro, Draco. Più di chiunque altra
Lui allargò un poco gli occhi, tornando a guardarla. Forse Astoria davvero
«Credi che sia cieca, Draco? Credi che, dopo tutti questi anni, non abbia davvero capito? Sono tua moglie, anche se forse non lo vorresti. Ti conosco. So come sei fatto. So come pensa la tua mente. So a chi pensa. L’ho sempre saputo. Ed ora tu vieni a dire a me di andarmene? Senza di me non saresti niente, a quest’ora. Niente.»
«È per questo che hai acconsentito a sposarmi?» le chiese stringendo i pugni ed avvicinandosi a lei. «Per vanto
Astoria sorrise, e quel sorriso non gli piacque affatto. «Credi davvero sia stato per amore, Draco? Perché ti amavo?» gli domandò retoricamente. Premeditazione. Sapeva che quella domanda sarebbe stata senza risposta. Come molte altre che gli aveva rivolto tante, troppe volte nel corso degli anni.

Dove sei stato, Draco? Perché sei arrabbiato, Draco? Pensavi a lei, Draco?
Lui strinse i denti. Non avrebbe permesso che una stupida lo prendesse in giro così. No, Astoria non lo avrebbe mai battuto al suo stesso gioco.
«Povero sciocco.» continuò lei, avvicinandosi a suo marito. «Credevi che potessi davvero amarti? Eri davvero così ingenuo? Tu
«Vattene, Astoria.»
Lei non lo ascoltò. «Vattene, Astoria. È tutto quello che riesci a dire? Non volevo finire così, Draco.»
Lui le si avvicinò fulmineo. «È questo il gioco che vuoi fare? Ne sei certa, Astoria?» le chiese, fissandola con rabbia. «Non hai alcuna possibilità di vincere.»
«Lo so.» replicò lei. «Ma ho tutte le carte per aggiudicarmi questa mano. Anche se alla lunga potresti essere tu, ad avere la vittoria, mi dispiace deluderti ma questa volta tocca a me.»
Draco la fissò, non capendo dove volesse arrivare. «Parla chiaro.»
«Mi stupisci, Draco. Non sei forse tu, ad avermi trasmesso l’abilità di parlare per metafore ed allusioni? O vuoi forse dirmi che l’allieva ha superato il gran maestro? Davvero non capisci cosa ti sto dicendo, o non vuoi?» Astoria rise, schernendolo ancora una volta. Draco la lasciò fare, riconoscendole il diritto. Per questa volta. Non sapeva forse essere gentile, ogni tanto?
«Potevi essere tu, la mia scelta non voluta. Potevi essere quello che avrei potuto amare.»
«In un’altra vita.»
«No, Draco. In questa. Nell’unica e sola che abbiamo a nostra disposizione.» rettificò lei, usando un tono pacato. Materno. «Ma tu eri forse troppo occupato a riparare i cocci della vita che avevi prima, per permettermelo.»
Draco tornò a guardarla, rimanendo in silenzio e provando una strana sensazione dentro di sé. Che fosse realmente senso di colpa nei confronti dell’unica donna che aveva avuto la pazienza di stargli vicino in tutti quegli anni, provando ad accettarlo così com’era?
Forse su una cosa aveva ragione Astoria. Lei avrebbe potuto davvero amarlo, potevi essere quello che avrei potuto amare, e lui avrebbe potuto amare lei, in un’altra vita.
«O probabilmente eri tu, a non volere che lo facessi, forse per troppo orgoglio.» continuò Astoria. «In fin dei conti, eri un Serpeverde.»
Draco scattò come se lo avesse morso qualcosa quando sua moglie trasformò in parole ciò che lui aveva pensato alcuni minuti prima.. Forse era stato lui stesso, a mordersi.
«Non lo fare. Non sfottermi, Astoria.» la persona che sembrava minacciare sua moglie non sembrava lui, ed anche lei sgranò lievemente gli occhi al sentire quel tono di voce. Deridere, minacciare, macchinare e manipolare… non erano questi, gli elementi comuni a tutti i Serpeverde, compresa lei? E allora da cosa, esattamente, sua moglie si diceva tanto estranea?
«Altrimenti, Draco?» gli chiese lei, divertita. «Non è questa, la moneta che ti piace usare?»
Draco non rispose, preferendo il silenzio per notare meglio l’ennesimo cambio di tono nella voce di sua moglie.
«Lasciamo stare tutto. Ormai non abbiamo più nessuno da incolpare, se non noi stessi.»
«E le nostre scelte, Astoria?» le chiese allora lui, stanco da tutti quei giochi di parole. Non avrebbe mai pensato di esserlo, ma era così.
«Sono cambiate, Draco. La gente cresce. Matura. E, a volte, cambia idea.» gli rispose, sorridendole tranquilla come faceva un tempo. «È accaduto anche a te, dopotutto.»
«Non so di cosa…»
«Non mentire. Per questa volta, non mentirmi. Te l’ho detto, so a chi pensi quando ti corichi a letto prima di addormentarti accanto a me. So che vuoi, e chi avresti voluto ci fosse al mio posto. Non c’è più bisogno di mentire. Io forse non sono sincera, ora?»
«Questo non ha nulla a che vedere con quello che…»
«È questo il punto, Draco! Ha tutto a vedere con lei.» ribatté Astoria. «Tutto questo non è stato altro che una farsa.»
Draco sentì che il peso strano ed indigesto che aveva sempre avuto, proprio sopra lo stomaco, da quando aveva conosciuto sua moglie si stava alleggerendo, ma non sapeva spiegarsene il motivo.
«Lo è anche Scorpius?» le chiese temendone la risposta, ma Astoria lo stupì ancora una volta.
«No, certo che no. Non pensarlo nemmeno. Lui è una – forse l’unica – delle cose migliori che mi siano capitate.» Draco sorrise al sentire il tono dolce di una madre mentre parlava di suo figlio. Avrebbe voluto che anche la sua potesse parlare così di lui.
«Non volevo finire così, Draco.» riprese lei, ripetendo la frase pronunciata poco prima, in modo che suo marito la recepisse davvero. «Non era questo, che avevo sognato per me.»

Premeditazione.
E Draco capì. Forse per la prima, vera, volta da quando si erano sposati, Draco la capì. Si allontanò dirigendosi verso un cassetto, rendendosi conto solo dopo che avrebbe potuto appellare ciò che era sicuro che sua moglie desiderasse.
Ma non avrebbe avuto la stessa soddisfazione.
«Prendila. E’ questa che volevi fin dall’inizio, giusto?» le chiese, sibilando come il serpente che in fin dei conti non aveva mai negato di non essere. «È solo per questa, che hai voluto sposarmi.»
Astoria alternò lo sguardo da lui a ciò che aveva in mano. «No.» lo contraddì. «Non solo. Volevo il tuo cognome, Draco. Sai, per alcuni di noi il nome Malfoy conta ancora qualcosa.» gli sorrise amara. «Forse per te non è più così, ora, ma per me ha significato molto. In passato.»
«Ora non più?» si lasciò sfuggire lui. Non doveva, non voleva mostrarsi così. Non poteva essere debole. Non gli era stato insegnato questo. Si riprese subito, mostrando la perenne indifferenza che lo contraddistingueva fin da quando era piccolo.
«Oh, andiamo, Draco. Non crederai davvero che io possa rimanere qui?» il tono fintamente indulgente con il quale sua moglie pronunciò quella domanda lo fece alzare le spalle.
«Quello che scegli di fare non è affar mio, Astoria.»
«Quello che scelgo, Draco? Ora la scelta spetta a me?» Astoria si ritrovò a ridere senza volerlo. «Non accusarmi di colpe che sono soltanto tue. Ricorda ciò che ti ho detto. So chi sei.»
«Pensavo di saperlo anch’io, di te.» ribatté lui. «E invece è chiaro che mi sbagliavo. L’ho sempre fatto.»
Astoria socchiuse gli occhi, fissandolo di sbieco. «Mi stai dando della puttana? Vorrei ricordarti che non sono io, quella che finge
«No, ma sei quella che si diverte con un…» iniziò a sibilare lui, ma si fermò di colpo non sapendo bene quali parole scegliere. Era la prima volta che si trovava in difficoltà verbale, e non gli piaceva.
«Con cosa, Draco? Con uno di che cosa? Con un altro Purosangue?» ribatté lei, incrociando le braccia al petto. Nonostante il gesto, non aveva assolutamente nulla da cui doversi proteggere. Suo marito non le faceva di certo paura. Solo pena. «Almeno non sporco i miei pensieri. E tu dovresti essere il primo, a non farlo. O tutto quello che è successo ti ha cambiato così tanto?»
Draco alzò di nuovo le spalle, fingendo indifferenza, decidendo che sua moglie non avrebbe avuto risposta. Non avrebbe comunque saputo quale darle. E poi, non avrebbe mai e poi mai ammesso una cosa simile, ma dentro era dispiaciuto per tutta quella situazione. Forse Astoria aveva ragione, forse era davvero cambiato. O forse era questo, quello che era sempre stato ma che non aveva mai avuto la possibilità di riconoscerlo. I suoi genitori, suo padre in primis e poi lui stesso, si aspettavano molto da un Malfoy. Probabilmente molto di più di ciò che Draco poteva effettivamente dare. Ma la sua era una famiglia importante, e le aspettative familiari e magiche in generale erano alte.
Lasciò cadere a terra ciò che le aveva offerto, attendendo di vederla chinarsi. Come tutti gli altri davanti a lui.
«Prendila. E vattene.» il serpente tornò a sibilare con una cattiveria che a stento anche lui riconosceva nella sua voce. Ma non se ne meravigliò, pensando che stava lentamente tornando ad essere quella serpe, quel drago che richiamava il suo nome e che al posto del fuoco sputava veleno, che era sempre stato. Pensò che sua madre aveva avuto ragione, su di lui. Ogni giorno che passava, il tempo lo rendeva sempre più simile a Lucius, fisicamente e caratterialmente. Ma, a differenza di suo padre, lui non era un assassino.
Probabilmente questa era una magra consolazione per lui, dato che aveva tentato di seguire le orme paterne senza riuscirci – avrebbe fatto di tutto pur di salvare la sua famiglia; e se questo fosse un bene o un male, doveva ancora stabilirlo a distanza di anni – ma ciò che di più non poteva accettare era proprio il tradimento. Di qualunque natura fosse.
Draco diede un’occhiata fugace ad uno degli specchi presenti nella stanza, meravigliandosi delle sue occhiaie scure e del suo aspetto disordinato. Si accese l’ennesima sigaretta, cercando di dimenticare che non era da solo.
Astoria prese ciò che lui aveva lasciato cadere in terra – la chiave della sua camera blindata alla Gringott – e si smaterializzò in completo silenzio. Sarebbe andata dai suoi genitori, portandosi dietro il loro figlio una volta che avesse avuto una pausa da Hogwarts, o sarebbe andata da quell’altro, portandosi sempre dietro Scorpius?
Draco si rese conto che, in fondo, non gli importava. Non gli importava niente : sua moglie poteva fare quello che voleva, poteva premeditare qualsiasi cosa, ma non avrebbe mai permesso che suo figlio abbandonasse la sua casa. Scorpius era un Malfoy come Draco, e come suo padre prima di lui.. Sarebbe cresciuto lì, nella casa dove lui si trovava ora, che Astoria volesse o meno sarebbe andata così.
Si versò un altro generoso bicchiere di  Whisky Incendiario ingollandolo tutto d’un fiato, incurante del bruciore che gli provocava alla gola. Nemmeno di questo gli importava più, realizzò, mentre rettificava mentalmente ciò che aveva pensato poco prima.
Sua madre aveva pienamente ragione : lui e suo padre non erano solo simili. Draco era la fotocopia di Lucius.

Non era una brava persona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note.

 

È molto tempo che non scrivo, più di un anno e mezzo, e devo ammettere che tornare a farlo è stato più semplice di quanto potessi immaginare. E, proprio perché è stato così facile, mi aspetto le prima difficoltà molto presto.
Vuoto per pieno, però, non era assolutamente prevista nei miei programmi – dato che il mio genere abituale ha poco a che fare con Harry Potter e tanto con la sezione Originali romantiche; chi ricorda il mio account precedente, ormai cancellato, lo sa bene – ma è nata da un’intervista fatta alla Rowling che mi è capitato di leggere qualche tempo fa, dove appunto diceva che, a differenza dell’attore che lo interpretava, Draco Malfoy non è una brava persona.  Da qui, la storia.
Vuoto per pieno è un espressione utilizzata sia in edilizia che in turismo, il cui significato – in ambito turistico – potete trovarlo qui.
La frase “La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti” non è mia, ma bensì di Søren Kierkegaard.
Le frasi quali “Potevi essere tu, la mia scelta non voluta. Potevi essere quello che avrei potuto amare”; “Ma tu eri forse troppo occupato a riparare i cocci della vita che avevi prima, per permettermelo”; “Lasciamo stare tutto. Ormai non abbiamo più nessuno da incolpare, se non noi stessi” pronunciate da Astoria sono liberamente tratte da UnintendedSoldier’s poem, entrambe canzoni dei Muse.
Grazie per essere arrivati fin qui.

   
 
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