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Autore: kleines licht    08/08/2015    1 recensioni
Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
Written by: kleines licht & lastbreath
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Jo, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: I may I look I'm crazy, I should know right from wrong.
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Avvertenze: Probabili modifiche alla cronologia della trama
Beta: lastbreath.
Trama: Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
Note: 
@Image credits: tumblr; I personaggi rappresentati non ci appartengono. Questa fanfiction non ha alcun scopro di lucro

      
 
Pov Jo
L'aria stagnante del bosco di Rochester mi era entrata nelle narici, e con essa, anche l'umidità che sentivo sulla pelle. Ormai ci avevo fatto le ossa sulle sensazioni che il mio corpo avvertiva durante una caccia, ma certe volte il rifiuto di alcuni ambienti era più grande di qualsiasi abitudine. Così avvenne quella volta, mentre ero in cerca di un branco di lupi mannari, che stava sterminando quella cittadina e i paesi vicini.
La fuga era stata così repentina, dal capannone in cui erano quei bastardi, che i miei vestiti si confondevano con il terreno, così come anche i miei capelli biondi, diventati del colore delle foglie bagnate. Per lo meno, riuscivo a mimetizzarmi con l'ambiente.
La mia macchina, una station wagon nera, era poco lontana; strisciando sul terreno mi avvicinai sempre di più al bagagliaio, nel quale presi altri proiettili d'argento, le uniche armi capaci di distruggere quei dannati cani pulciosi. E il coltello di mio padre sempre nel fondo dello stivale, ovviamente.
Ricaricai il fucile, ed inserii le altre munizioni nelle tasche del fondo schiena, unico posto che, in quel momento, mi parve sicuro.
Temporeggiavo, in quel momento: volevo che il branco si separasse, visto che stavo per essere scoperta poco prima, e in quel modo avrei per lo meno fatto fuori la metà di loro. Ero ottimista probabilmente, ma non era la prima caccia che portavo a termine da sola. Ormai, anche su quello, ci avevo fatto le ossa. E poi era divertente cacciare: riuscivo finalmente a sentirmi libera da qualsiasi costrizione. Riuscivo a sentirmi me stessa, la reale Jo Harvelle, e non quella che era stata per anni segregata nel bar di mia madre. Ero una donna adulta ormai, e in quanto tale, dovevo compiere le mie scelte. Anche se queste potevano essere giudicate come sbagliate.
Scossi la testa: prima regola del cacciatore, mai distrarsi. Mi ripresi appena in tempo per sentire un ululato nel buio, segno che non tutti erano dentro il capanno. Poco dopo, vidi il primo lupo mannaro uscire dal capannone, seguito subito dopo da altri tre. Così ebbi l'opportunità di seguirli nella coltre del bosco, senza nessuna paura, e anzi, convinta che il mio odore fosse in qualche modo mimetizzato dalle foglie e dal fango che avevo addosso, dopo la pioggia e le varie “passeggiate tra gli alberi” fatte rasoterra, per evitare di essere vista. Eppure sapevo che, tempo massimo una giornata, e avrei fatto fuori tutti. Una delle motivazioni per cui ero famosa era che, nonostante fossi sola a cacciare e “solo una donna”, ero abbastanza veloce a risolvere i casi...anche se mia madre ancora non credeva che fossi capace di tenere quella vita.
I lupi mannari sembrarono velocizzarsi durante il loro percorso, e se davvero si fossero accorti della mia presenza, allora..beh, avrebbero potuto fare marcia indietro e mordermi, o che ne so, uccidermi e basta. Invece stavano davvero raggiungendo qualcuno, come se quell'ululato di poco prima fosse una richiesta.
E in effetti, mentre ero ancora nascosta tra le siepi e gli arbusti, il gruppetto di lupi raggiunse altri due, uno che ad occhio e croce sembrava morto, e l'altro comunque abbastanza dolorante. Mi alzai in piedi, e notai che i mostri stavano accerchiando un ragazzo, che evidentemente, dato l'abbigliamento e la scarsa paura negli occhi, sembrava conoscere bene quelle creature. Un cacciatore, quindi.
Non era la prima volta che ne conoscevo uno durante una caccia, ma era la prima volta che ne vedevo uno così..sprovveduto. A giudicare dalla lentezza dei movimenti, sembrava senza armi, o comunque, senza munizioni. E anche braccato, visto che aveva quattro lupi pronti a mangiarselo per cena.
Scossi la testa. Evidentemente aveva sottovalutato il fatto che fossero in tanti, o che fosse facile, per loro, chiedere aiuto gli uni agli altri. Probabilmente peccava di astuzia. Oppure era semplicemente un ragazzo che voleva fare Rambo all'improvviso e non sapeva neanche che cosa stava facendo.
Approfittai del fatto di trovarmi su una sorta di altura, rispetto a dove erano i lupi, e
a quel punto mi avvicinai, fucile in braccio, iniziando a sparare. Un paio di colpi per ciascun lupo presente sulla scena, tanto per essere sicura. Quando li vidi cadere per terra, insanguinati, sul manto di foglie scure, abbassai il fucile e tirai un sospiro di sollievo, notando che fortunatamente, il ragazzo non aveva ferite causate dai lupi. Quelli sì che sarebbero stati dei problemi grossi. Ero brava a rattoppare, ma non ero ancora un asso con la stregoneria e quegli intrugli. Di solito li compravo da qualche strega bianca.
Scesi dalla piccola altura e lo raggiunsi, controllando che ogni lupo che avevo sparato in precedenza fosse ormai finito all'altro mondo. A quanto pare sembrava tutto a posto, almeno da quel punto di vista.
Mi ricordai però di aver lasciato da parte quello che il ragazzo aveva malamente ferito, e a distanza, gli riservai un altro paio di colpi. Misi giù il fucile, una volta completata l'opera, e mi rigirai verso il ragazzo, alzando un sopracciglio.
-La prossima volta cerca di portar dietro più munizioni, genio. I lupi mannari sono sempre in gruppi molto numerosi- gli dissi, facendo un sospiro poco dopo. -Più in fondo c'è un capanno con almeno altri dieci di loro, nel caso in cui non te ne fossi accorto- aggiunsi, indicandogli la direzione con il fucile, per poi appenderlo ad un braccio. Diedi per scontato che conoscesse tutte quelle cose, altrimenti non avrebbe sparato a colpo sicuro un lupo mannaro con pallottole d'argento. E avrebbe corso a gambe levate nel momento dell'attacco. Quindi sapeva che stava facendo, ma non completamente. Insomma, le novizie. I peggiori, che si credevano degli dei scesi in terra.
Io ormai cacciavo da quasi tre anni con assiduità, da quando, in pratica, me ne ero andata di casa, stanca dei soprusi di mia madre. Ogni tanto ci tornavo, per salutare..ma niente di più.
Il ragazzo mi guardò stralunato, squadrandomi dalla testa ai piedi, al che io incrociai le braccia al petto, in attesa..non solo che la smettesse di guardarmi così, ma anche che mi ringraziasse. Doveva ringraziarmi se aveva ancora una testa, e soprattutto umana, sulla testa! Non aveva mai visto una cacciatrice?! Evidentemente no, proprio perché solo un dilettante potrebbe perdere nel buio le munizioni d'argento per una pistola.
Lo osservai meglio, con sguardo di sfida, nel frattempo. Non sembrava molto più grande di me, e al di sotto dello strato di fango che ricopriva anche i suoi capelli, un po' del viso e i suoi vestiti, potevo scorgere una pelle chiara, piena di lentiggini e due grandi occhi verdi.
-Le avevo, solo che mi sono scivolate nel terreno e non sono riuscito a trovarle con questo buio. Stavo per prendere un coltello- borbottò a mezza voce, ripulendosi i pantaloni. Poi tornò a guardarmi con quell'aria sfrontata, ancora sorpreso probabilmente di trovarsi davanti una donna a fare quel genere di cose. Sì era vero, ero una delle poche, e per quel motivo, ero anche famosa. A vent'anni a girare da sola per le strade dell'America in cerca del soprannaturale..non tutti erano fuori di senno come me!
-Spero che almeno quello fosse d'argento, come i proiettili che hai, purtroppo, perduto nel terreno..- dissi, cercando di trattenere le risate, e mordendomi una guancia divertita.
Quel ragazzo mi fulminò con lo sguardo, al che io lo guardai ancora più con sfida, per vedere che cos'altro avrebbe detto nei miei confronti. Credeva davvero di potermi mettere nel sacco, uno così?! Sicuramente ero più piccola di lui, si vedeva, ma non per questo poteva sentirsi autorizzato a prendermi in giro. Fino a prova contraria era lui che si era dimostrato una mezza calzetta a tutti gli effetti, facendo una figuraccia davanti a quella che, ero sicuro che lo pensasse, fosse una ragazza pronta a mettersi nei guai.
-Guarda che se cerchi il salone di bellezza non è di qua, ragazzina. Torna a fare quello che ti compete- mi rispose lui con un sorriso denigratorio, aggirandomi e risalendo sull'altura.
Rimasi a bocca aperta per un paio di secondi, mentre lo vidi andarsene non solo senza nemmeno ringraziare la sottoscritta, ma offendendomi nella maniera più maschilista possibile.
-Ehi, tu!- gli gridai contro, per poi avvicinarmi e puntargli il fucile contro la schiena. -Sappi che come ti ho salvato la vita, posso togliertela seduta stante. Sicuramente il mondo non si piange un cacciatore che perde le munizioni sotto le foglie- gli dissi con voce seria, anche se in realtà avrei voluto morire dal ridere. Come si poteva essere così idioti?!
Lui alzò le mani all'altezza della testa, e rimase qualche secondo immobile. Poi, cercando in qualche modo di scorgere il mio viso, girandosi a malapena, riprese a parlare.
-Innanzitutto, non dovresti mai puntare un fucile in quel modo, alle spalle di una persona..- iniziò lui, e prima che potessi chiedere il motivo, si girò e me lo rubò di mano, con un sorriso divertito, di vittoria, che avrei voluto far sparire a suon di calci. Eh no, questo era troppo! Credeva davvero di mettere nel sacco me, dopo quella figura becera che aveva fatto poco prima? Chi era lui, un cacciatore alle prime armi che non sapeva neanche come comportarsi nel bosco?! Eppure, continuava a mancarmi di rispetto, senza neanche rendersene conto. O forse sì, se ne rendeva conto e godeva di questo. Beh, la sfida era ancora aperta, solo che lui credeva di avere subito la vittoria in tasca.
Quando vidi il sorriso divertito che comparve sul suo viso, gli tirai un pugno dritto sul naso, con abbastanza forza, e mi ripresi l'arma, con un ghigno di vittoria sul viso mentre lui si piegava appena, tenendosi il naso con una mano. Poverino, gli avevo rotto quel bel nasino?!
-Innanzitutto, cerca di capire il valore della persona che hai davanti, Rambo. E impara ad essere grato a chi ti da una mano senza neanche che tu lo chieda. Magari saresti stato più utile come pasto per cani, è un peccato non averti lasciato lì a morire- aggiunsi io, e mentre lo vidi tenersi il naso, probabilmente sanguinante, girai i tacchi e me ne andai col fucile in spalla. Che se la vedesse da solo con gli altri lupi! Ero quasi certa che di lì a poco sarebbero usciti fuori, per via della scomparsa degli altri. E sperai quasi che quel cacciatore facesse la fine che meritava, tra le fauci di quei mostri. Certi “salvatori” era meglio perderli, che trovarli.



 
Pov Dean

Non era giornata per la caccia.
A dire il vero non era giornata praticamente per qualunque cosa, e avrei dovuto intuirlo già quando quella mattina tutto era cominciato con una bella litigata con Sammy. Non che andassimo particolarmente d’accordo, nell’ultimo periodo: sembrava misteriosamente che la mia idea di salvargli la vita gli andasse stretta, come se un atto del genere potesse essere considerato sbagliato. In che diavolo di mondo parallelo poteva essere sbagliato salvare qualcuno? Non che mi aspettassi un particolare ringraziamento, ma almeno mi ero ritrovato a pensare che mi avrebbe assecondato, e non remato contro.
Ma come ogni volta, come forse dovevo aspettarmi, le cose col cavolo che andavano come avrei voluto. Sbuffai sonoramente passandomi una mano tra i capelli e provando quanto meno a concentrarmi sui rumori che mi circondavano, su quel che avevo intorno, sulla vita nel bosco.
Sulla carta si prospettava una caccia piuttosto semplice: i lupi mannari erano una di quelle creature facili da uccidere, e anche facili da scovare. Non li ritenevo particolarmente intelligenti, e anche nel caso ne avevo già uccisi parecchi nel corso della mia vita. Ovvio, di solito quando cacciavo ero concentrato sul pezzo, freddo e vigile, ma avevo deciso che non avrebbe cambiato niente: ero Dean Winchester, potevo cacciare anche bendato e sordo.
Mi incamminai nel bosco con passo felino, leggero, attutito e aiutato anche dalle foglie morte e umide sul terreno, che offrivano un ottimo vantaggio. Potevo contare su quello, sulle armi che avevo con me e su poco altro, almeno per quella sera. Dubitavo che il mio nome e la fama che portavo con me avrebbero cambiato qualcosa, agli occhi di una qualunque creatura soprannaturale. Al massimo avrebbe storto il muso e mi avrebbero ucciso con ancora più piacere.
Ero cresciuto cacciando. Per quel che mi ricordavo avevo imparato prima a impugnare una pistola che a parlare correttamente la mia lingua… eppure c’erano giornate come quella in cui avrei volentieri mandato tutto all’aria. Non tutto magari, non pensavo di essere portato a fare molto altro nella mia vita, ma avrei sicuramente apprezzato una pausa. Break, stop, time-out. Mi ero quasi dimenticato cosa volesse dire respirare normalmente, senza stare attenti a ogni mossa e ogni movimento … ma d’altro canto non ero sicuro di poter sopportare il peso dei sensi di colpa e dei ricordi che una pausa avrebbe portato immancabilmente con sé.
Malgrado tutto quante vite non avevo salvato? Quante famiglie avevo stroncato, volente o nolente? Dubitavo si potessero ancora contare sulle dita delle mani,e personalmente ero stanco anche di quello.
Ero stato all’Inferno già una volta, ma era come se esso non facesse altro che ripresentarsi sulla Terra: in forme sicuramente “migliori”, per quanto possibile, ma rimaneva comunque qualcosa di forte, capace di stringerti e non lasciarti mai più andare.
Forse avrei semplicemente dovuto arrendermi, e lo realizzai mentre il mio piede destro schiacciò rumorosamente un ramo secco. Drizzai la schiena, mi appiattii contro un tronco ruvido, e tenni il viso in parte voltato per controllare ciò che avevo intorno. Respira, espira, respira, espira. Ogni movimento divenne molto più simile a quello di un predatore in piena caccia, più che a quello di un qualunque umano, e i miei pensieri si spensero velocemente, in contemporanea.
C’erano situazioni nelle quali un passo falso come quello, stupido e da principiante, avrebbe potuto costarmi la pelle, e non ero ancora sicuro di poter dire di averla scampata. Dovevo ormai aver imparato che la sfortuna non colpisce ma una volta sola no?
Sentii dei passi leggeri, totalmente animali, nella notte e drizzai le orecchie, in ascolto. La mia mente elaborò una stima veloce del numero di nemici che mi sarei trovato presto di fronte, mentre i miei controllarono furtivi e rapidi i proiettili a mia disposizione.
Mi preparai a uscire allo scoperto, tenendo l’arma dritta puntata di fronte a me quando una pioggia di piccoli oggetti di metallo mi risuonò candida e netta nelle orecchie. Bene, almeno una quindicina di proiettili erano appena andati sprecati, insieme alle mie probabilità di riuscita.
-Son of a bitch! – imprecai a mezza voce, ormai senza preoccuparmi troppo che mi sentissero o no. Fosse stato per me forse mi avrei addirittura lasciato sbranare a cuor leggero, ma il mio spirito di sopravvivenza non fece altro che portarmi a stringere il manico del coltello che portavo al fianco, pronto a difendermi almeno in quel modo.
Sammy probabilmente si sarebbe sentito sollevato: il valoroso fratello che voleva parargli il culo si era finalmente tolto dalle scatole e avrebbe potuto lasciarsi morire o scegliere un’altra vita, il tutto in piena libertà. Ironia della sorte voleva che prima o poi avrebbe comunque vinto, e non era poi così tanto necessaria la mia morte fisica. Soprattutto in una circostanza così idiota!
Mi sarei aspettato una morte sicuramente più degna di un cacciatore, piuttosto che essere malamente sbranato da un gruppo di lupi mannari, nemmeno una delle creature più spietate e crudeli. Avrei infangato la mia reputazione in qualunque dimensione, fantastico!
Mi misi comunque in posizione di difesa, una delle regole fondamentali del perfetto cacciatore vuole che uno degno di entrare in quest’albo non abbia alcuna intenzione di lasciarsi morire come uno sprovveduto. Nonostante tutto. E se tanto dovevo morire, tanto valeva farlo lottando no?
Mi preparai a colpire, malgrado avessi i riflessi rallentati da quella scarica improvvisa di adrenalina, mista a pensieri, ricordi e ultimi desideri che mi stavano decisamente offuscando la vista. Provai a darmi un contegno, ripetendomi come un mantra che non ero una fottuta principessa e che distrarmi con quelle cose da sentimentale faceva di me un inetto.
Raddrizzai la schiena ma nel momento esatto in cui stavo per difendermi dei colpi sicuri, decisi, provenienti dalla mia sinistra portarono i lupi di fronte a me ad accasciarsi improvvisamente al suolo. Sgranai gli occhi, sorpreso, pensando per un secondo di essere capace di fare qualche magia assurda, se riuscivo a sparare a un branco di lupi senza armi, quando notai o almeno sentii una figura avvicinarsi a me.
Dal poco rumore e dai contorni potevo dedurre che fosse una persona piuttosto piccola e minuta, cosa alquanto assurda dal momento che mi aveva appena salvato da morte certa, e quando fu abbastanza vicina mi resi conto che era…una donna! Una dannata donna, dall’aria fragile e piuttosto precaria, mi aveva appena salvato la vita! Sgranai gli occhi, smettendo di farle i raggi-x –cosa che peraltro avevo cominciato a fare inconsciamente e che poteva anche essere un chiaro sintomo di uno shock post trauma- e mi ritrovai a risponderle piccato, come sempre.
Sia mai che una donnetta venisse a salvarmi il culo! E che osasse pure trattarmi come se fosse lei quella superiore. Inoltre aveva anche interrotto la mia caccia. Questo le giocava almeno una decina di punti nella mia scala simpatia, un record anche per me.
La trucidai con gli occhi, mentre tirava fuori le unghie. Mi ritrovai a pensare che somigliasse più a un gattino che prova ad imitare una tigre che a una persona che sa quello che fa. Non che un cacciatore a cui cadono i proiettili a terra sia un buon esempio di “persona che sa quello che fa”, ma ero sicuro di potermelo permettere vista la mia carriera.
Per quel che ne sapevo, inoltre, non c’era grandi cacciatrici famose in giro in quel periodo, e anche nel caso se non ne avevo sentito parlare erano sicuramente piuttosto ignorabili.
Pensavo che avesse buon senso, dal momento che era comunque uscita da lì viva –potevo concederle di essere una cacciatrice non male, ma era stata facilitata dalla natura nemico, dal territorio, e dal fatto che io stesso avevo attirato verso di me il branco, offrendole la possibilità di attaccare indisturbata- ma evidentemente mi sbagliavo: prima ancora di rendermene conto, invece che avere di fronte una ragazzina mansueta mi trovai un pugno dritto in faccia.
Fantastico! Mi mancava solamente la bambinetta che giocava a fare l’adulto! Non bastava il fratello rompi scatole, ora mi ci voleva anche lei… e dubitavo, con la fortuna che mi ritrovavo in quel periodo, che quello sarebbe stato il nostro ultimo incontro.
La fissai con aria truce. Col cavolo che mi perdevo la possibilità di farle prendere paura, di vederla in ginocchio. Lei aveva osato sfidarmi? Beh non sapeva chi si trovava di fronte. Lanciai un’occhiata rapida verso l’altura che nascondeva il capannone abbandonato, dove si trovava il resto del branco, per controllare che nessuno mi stesse seguendo, con la silenziosa promessa negli occhi che me ne sarei occupato un attimo dopo.
Dopo di che non feci altro che seguire quella ragazzina tanto saputella per gli alberi, tenendomi a debita distanza e usando il mio passo leggero, cadenzato e silenzioso per non farmi scoprire. Poteva anche aver ucciso quattro lupi, ma sicuramente non aveva l’esperienza di anni che potevo avere io. A dire il vero anche solo anagraficamente mi sembrava decisamente giovane, impreparata e infantile.
La pedinai fino a che non arrivai a una piccola radura, al che balzai fuori dall’apparente nulla e le premetti la schiena contro un albero. – Bene, ora parlo io. Non penso che il bosco sia esattamente il posto migliore per le ragazzine come te, di conseguenza ora ti farai scortare alla tua auto, e io mi assicurerò che tu te ne vada. Se anche mi hai salvato la vita questo non fa di te più di quel che sei: una ragazzina inesperta che si diverte a fare l’adulta – le feci presente, con sguardo fisso nei suoi occhi e fare deciso.
Per quanto potessi detestarla non ero il tipo che lasciava una ragazza nel bosco da sola, che fosse armata o no: il mio lavoro, quello che per me era ormai diventata la mia vita, non stava molto ad ascoltare le mie preferenze, ma si basava piuttosto su cose molto più pratiche e chiare. Io avevo il colpito di salvare vite. Lei era una vita. Lei andava messa al sicuro, indipendentemente da quel che al contrario avrei voluto farle.
Per tutta risposta mi puntò gli occhi dai riflessi scuri nei miei, con fare superiore e schietto, mentre i filamenti dorati dei suoi capelli venivano colpiti dalla luna. Scansai appena uno sputo, al che non feci altro che premerle ancora di più le spalle contro la corteccia –E sentiamo tu chi saresti per dirmi una cosa del genere?!- ringhiò, sfacciata e superiore.
A quella domanda un sorriso sornione e strafottente mi tagliò a metà il viso: sapevo che quella era esattamente la domanda giusta per metterla a tacere, e lei inconsciamente aveva giocato esattamente al mio stesso gioco.
-Dean Winchester. – sparai a zero, convinto e strafottente, contento di vedere un’ombra disorpresa rischiararle il viso, e ancora più contento di averla spiazzata. 1-0 per me ragazzina.
Lasciai lievemente la presa, convinto che ormai il più fosse fatto e che adesso mi avrebbe chiesto scusa o che, anche se recalcitrante visto il suo atteggiamento, avrebbe seguito quel che le avevo detto. Fu il suo turno, questa volta, di sorridere al che alzai un sopracciglio, senza capire troppo bene tutta quella improvvisa gioia. –Beh allora significa che hanno inventato un sacco di storielle poco vere nei tuoi confronti- mi fece notare, con non chalance, per poi sgusciare via dalla mia presa e continuare per la sua strada.





 
   
 
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