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Autore: mudblood88    09/08/2015    5 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13 
Dodici giorni prima del solstizio d'estate



 

«E' stato Robin».

Emma aveva pronunciato quella frase con voce gelida, quasi meccanica.

Regina sgranò gli occhi, guardandola allibita.

«Non dirai sul serio, vero?»

Emma si avvicinò a Regina, la prese per le spalle e piantò gli occhi nei suoi.

«Adesso dimmi cosa gli hai detto stamattina, mentre ero da Granny» gridò. «Dimmi che non gli hai detto cosa stavamo facendo. Dimmi che non gli hai detto che stasera saremmo andate nel bosco lasciando la cripta vuota. Se mi dirai questo crederò alla sua innocenza».

Regina non si mosse.

Si sentiva abbattuta, affranta. Avrebbe tanto voluto dire ad Emma che si sbagliava. Che Robin non sapeva niente, che era innocente, che non c'entrava nulla. Ma non poteva.

«Sì, lo sapeva» sussurrò, distogliendo lo sguardo. «Sapeva cosa stavamo facendo».

Emma ringhiò e come una furia si diresse all'uscita della cripta.

«Emma, fermati!» Regina la inseguì, ma la ragazza era già uscita, correndo nel parco. «Emma, maledizione, fermati!»

Regina scomparì, riapparendo davanti ad Emma, sbarrandole il cammino.

«Emma, mi vuoi dare ascolto?»

La bionda sbraitò. «No! Dovevamo fare a modo mio fin dall'inizio!»

«Abbiamo fatto a modo tuo» replicò Regina. «Hai voluto coinvolgere Robin nel piano per metterlo alla prova».

«Prova che, evidentemente, non ha superato!» Emma gridava più di quanto volesse. «Sapeva dei nostri piani e ha aspettato un momento di distrazione per sottrarci lo scrigno».

Regina non rispose subito. Non voleva crederci. Cercò velocemente una spiegazione logica, ma dovette arrendersi.

«Ammetto che sia sospetto» disse, infine. Lo disse più che altro per calmare Emma, non perché ne era convinta. «Ma piombare da Robin in piena notte accusandolo di averci derubato non serve a niente».

Emma lanciò un grido sommesso. «Abbiamo poco tempo, Regina. Mancano meno di due settimane al solstizio! Dobbiamo assolutamente recuperare lo scrigno, non sappiamo ancora nemmeno come aprirlo!»

Regina le posò una mano sulla spalla. «Emma, calmati».

La bionda, a quel contatto, si calmò appena. Cominciò a respirare a fondo l'aria tiepida di giugno, ispirando e rilasciando l'aria come se fosse rimasta per troppo tempo in apnea.

«Hai in mente qualcosa?» domandò Emma, dopo un po'.

Regina annuì. «Andrò da Robin, con una scusa. E cercherò in casa quel dannato scrigno».

«Non puoi sapere se l'ha nascosto in casa».

«Lo so, ma dobbiamo pur cominciare da qualche parte. E non sappiamo nemmeno se effettivamente l'ha rubato lui».

Emma stinse i pugni.

«Perché ti ostini a ignorare l'ovvio, Regina? Robin è un ladro!»

Regina si morse un labbro. «Emma, non c'erano segni di scasso sulla porta. Era ancora sigillata esattamente come l'avevo lasciata io. Robin non sarebbe potuto entrare, non senza l'aiuto...»

Emma inarcò le sopracciglia. «...della magia» terminò, al posto di Regina. Che annuì.

«Adesso, per favore, torniamo dentro» disse Regina, spingendola per le spalle verso l'entrata della cripta. «Dobbiamo pensare a cosa fare».

«Io so già cosa fare» sbraitò Emma, gesticolando freneticamente per liberarsi dalla presa di Regina. «Vado a dare a Robin un bel pugno in faccia!»

Regina alzò gli occhi al cielo, spazientita. «Emma, ti prego scusami».

Emma si bloccò. «Per cosa?»

«Per questo» e con un gesto della mano la fece addormentare, afferrandola prima che cadesse. «Scusami, cara. Ma sei un po' più gestibile mentre dormi».

 

**

 

Di nuovo nella cripta, Regina ne approfittò per ragionare su tutto quello che era successo negli ultimi giorni.

Non poteva credere che Robin fosse davvero colpevole e doveva trovare delle prove che lo scagionassero.

E' vero, lei gli aveva parlato di ciò che volevano fare e lui sapeva che quella sera non sarebbero state alla cripta. Ma a suo favore c'era il fatto che chiunque fosse entrato lì dentro aveva usato la magia, e lui non ne era capace. Ma se qualcosa fosse cambiato mentre erano lontani? Non sapeva niente di Robin, di ciò che aveva fatto a New York, del perché ora era lì.

Non è vero, si disse. Sapeva perché era lì, era lì per lei. Ma allora perché continuava ad avere quei dubbi?

Lanciò uno sguardo ad Emma, ancora addormentata sul letto. Possibile che fossero le sue parole a insinuarle tutti quei dubbi su Robin? Lei non poteva credere che fosse colpevole, ma allo stesso tempo dovette ammettere che non era del tutto convinta.

Poi si ricordò del sogno che aveva fatto, su Emma e sull'ombra. Quell'ombra che aveva visto anche lei al confine, l'ombra che avevano visto fuori dal negozio di Gold quando erano tornate per aprire il portale. Quell'ombra, qualsiasi cosa fosse, era magica. E se era magica, poteva essere potenzialmente pericolosa.

Si mise a cercare informazioni nei suoi libri di magia, ma più li sfogliava, più la ricerca risultava inconcludente. Stava leggendo un libro sulla magia oscura quando Emma si svegliò di soprassalto.

«Regina... cosa... cosa è successo?» gridò, rischiando di cadere dal letto.

«Ehi, Emma, tranquilla» la rassicurò Regina, mettendo da parte il libro per raggiungerla. «Stai bene?»

«Sì, ma cosa è successo?» chiese Emma, confusa.

Regina increspò le labbra in un lieve sorrisetto. «Sei caduta e hai sbattuto la testa».

Emma la squadrò da capo a piedi. «Ricordati che io so riconoscere qualcuno quando mente. Soprattutto se quel qualcuno sei tu» e le puntò un dito contro. «Non sono affatto caduta!»

Stavolta Regina rise di gusto. «Scusami, Emma, ma dovevi darti una calmata».

Emma alzò gli occhi al cielo, lasciandosi ricadere sul letto. «Sei assurda, Regina. Credi che questo mi abbia fatto cambiare idea su Robin Hood?»

«No» rispose pronta Regina. «Ma mi ha dato del tempo per riflettere».

Emma si rialzò, ma restò in silenzio e Regina proseguì.

«Ammetto che qualcosa non torna in tutta questa storia» disse, a malincuore. «Però non ho intenzione di andare da Robin e accusarlo di qualcosa di cui non siamo certe».

Emma cercò di protestare, visibilmente infastidita, ma Regina non glielo permise.

«Ecco la mia proposta» disse Regina. «Andrò da Robin e lo terrò d'occhio. Cercherò lo scrigno in casa, e se non trovo niente entro, diciamo...»

Regina si fermò, cercando di soppesare le parole. Ci sarebbe voluto tempo per cercare lo scrigno, ma non voleva concedersi più tempo di quello che effettivamente avevano. Mancavano meno di due settimana al solstizio e loro erano ancora in alto mare, senza contare che Emma avrebbe potuto dare di matto mentre lei era con Robin.

«Se non trovo niente entro tre giorni» azzardò la donna, «allora lo lascerai in pace».

Emma restò immobile e in silenzio per un secondo, per poi scoppiare a ridere. Soltanto quando si rese conto che Regina era seria, ritornò ad agitarsi.

«Pensi di stare a casa tua con Robin per tre giorni? Non ne se parla!»

Emma sospirò a fondo, quando finì la frase. Regina la guardò, confusa.

Nessuna delle due capì la reazione eccessiva di Emma. O meglio, entrambe la capivano, ma nessuna delle due lo ammetteva.

Non era solo una questione pratica, o di tempo. Emma, alla sola idea di Regina con Robin, si sentiva ribollire di rabbia.

«Emma, voglio capire se c'è davvero una possibilità che lui possa essere coinvolto» spiegò Regina. «Non posso credere che sia davvero così, devi almeno concedergli il beneficio del dubbio. Almeno fallo per me».

Emma sospirò.

«Conosco Robin» continuò Regina, e per la prima volta parlò a cuore aperto. «So che la situazione è complicata a causa di... di quello che c'è tra noi» un lieve rossore comparì sulle sue guance. «Ma Robin è una brava persona. Devi permettermi di capire come stanno le cose. Se scoprirò che è stato lui a rubare lo scrigno, allora ti permetterò di prenderlo a pugni».

Emma non rispose subito. Si alzò dal letto, facendo avanti e indietro un paio di volte.

Quello era già un passo avanti, pensò. Fino a pochi giorni prima, Regina era irremovibile sull'accusare Robin, mentre adesso almeno si era preoccupata di ascoltarla e prendere in considerazione le sue idee. Non poté fare a meno di chiedersi se Regina sospettasse davvero di Robin, o se si comportasse così solo perché si sentiva in colpa per la loro lite di qualche giorno prima. Lite che, secondo Emma, era ormai superata, ma forse per Regina non era così.

Decise, tuttavia, di non toccare l'argomento e accettare la proposta di Regina. «D'accordo, ma devo aggiungere una condizione».

Stavolta fu Regina a restare in silenzio per farla proseguire.

«Se entro tre giorni non scopri niente, gli dirai che abbiamo preso il libro e che stiamo per fare l'incantesimo».

Regina sbuffò. «Vuoi tendergli un'altra trappola?»

«A lui o chiunque possa esserci dietro al sortilegio» disse Emma. «Soltanto che stavolta noi saremo preparate».

Regina attese qualche secondo, poi porse la mano ad Emma. «Ci sto».

Emma guardò Regina poi la mano tesa, prima di stringerla.

«Comunque sappi che non ho intenzione di stare là» aggiunse Regina, tornando a sfogliare il libro che stava leggendo. «Tornerò qui, se vuoi».

Emma tirò un sospiro di sollievo. Le due non si guardarono. Ma entrambe sapevano che l'altra stava sorridendo.

«E mentre sei da Robin cosa dovrei fare, io?» ricominciò Emma, dopo un lungo momento di silenzio.

«C'è una cosa che potesti fare, ma devi promettermi di stare molto... molto attenta».

Emma restò in silenzio, dando la possibilità a Regina di proseguire.

«Dovresti cercare informazioni sull'ombra».

«Su quell'ombra che abbiamo visto?»

Regina annuì. «Credo che possa essere pericolosa. So che ora dirai che non sono obiettiva, ma chiunque sia entrato qui dentro possiede la magia, e Robin non è tra questi. Quell'ombra invece, qualsiasi cosa sia, ce l'ha. Era al negozio di Gold quando siamo andate a controllare il portale. Ed era al confine la sera che ci abbiamo portato Belle. Ci sta seguendo».

«E pensi che sia stata l'ombra a portare via lo scrigno? Un'ombra totalmente inconsistente e informe?»

«So che può sembrarti assurdo, ma lo è almeno quanto io trovo assurdo che ci sia Robin dietro tutto questo» Regina fece una pausa. «Quindi troviamo un compromesso. Io penso a Robin e tu all'ombra».

Emma dovette ammettere che il ragionamento e il piano di Regina aveano senso. Con un gran sospiro, accettò.

«Domani andrò in biblioteca a cercare informazioni» disse Emma, anche se con poco entusiasmo.

«Emma però devi promettermi che starai attenta» ripeté Regina, avvicinandosi verso di lei.

«Certo, starò attenta» disse Emma, socchiudendo gli occhi come per decifrare la sua espressione.

«Il fatto è che...» Regina le prese timidamente una mano. «Ho fatto un sogno che ti riguardava. L'ombra ti... attraversava, tipo. Non sappiamo di cosa possa essere capace, qualsiasi cosa sia, e io non voglio che ti accada niente».

Emma sorrise, abbassando lo sguardo.

«Regina Mills, sei estremamente tenera quando ti preoccupi per me».

Regina arrossì violentemente e le lasciò la mano con uno scatto.

«Falla finita, Swan».

Emma rise. «Agli ordini, Vostra Maestà».

 

**

 

Il mattino successivo Emma andò in biblioteca, come deciso.

Quando entrò cercò di non dare troppo nell'occhio e soprattutto evitò Belle, che come sempre era dietro la scrivania. Aveva paura che potesse ricordarsi di quello che era successo al confine, perciò decise di mantenere un profilo basso.

Cercò i volumi di magia che Regina le aveva consigliato, prendendoli dagli scaffali e impilandoseli su un braccio. Erano volumi vecchi e logori, piuttosto pesanti e impegnativi, ma comunque, si disse, aveva tempo. Doveva pur tenersi impegnata mentre Regina avrebbe passato il tempo con Robin.

Non sopportava l'idea che Regina e Robin potessero stare insieme sotto lo stesso tetto, non sopportava l'idea che Robin si avvicinasse a lei. Chissà, magari presa dalla situazione, gli avrebbe pure detto del bambino.

Non avevano affrontato la questione, ed Emma si sentiva una stupida. Avrebbe dovuto chiedere di nuovo a Regina se avesse avuto intenzione di parlare a Robin del bambino. Ma ora era troppo tardi, non c'era più tempo di parlare di quell'argomento, avevano questioni più urgenti da risolvere.

Si chiese se non fosse completamente accecata dalla gelosia, tanto da vedere in Robin il nemico. Poteva davvero essere lui, l'artefice del sortilegio? Non riusciva a darsi una risposta razionale, così smise di chiederselo.

Con quattro volumi – di almeno ottocento pagine l'uno, visto il peso – raggiunse il bancone.

«Una lettura leggera» le sorrise Belle, scherzando.

Emma le sorrise di rimando. Questo faceva ben sperare che Belle non si ricordasse niente.

Mentre Belle controllava i numeri e registrava i libri che Emma voleva portare via, sentì la campanella della porta tintinnare, ma non ci fece caso. Belle stava registrando l'ultimo volume quando una voce parlò alle sue spalle.

«Buon giorno amore mio».

Emma si immobilizzò. Conosceva bene quella voce.

«Buon giorno!» rispose Belle, raggiante.

Emma si voltò appena in tempo per vedere Killian avvicinarsi a Belle, con un bicchiere di caffè.

Si trattenne a fatica dall'emettere un'esclamazione di stupore. E cercò di cancellare quell'espressione scioccata che – ne era certa – le si era materializzata sul viso.

Belle le porse l'ultimo libro. «Ecco fatto».

Emma non reagì subito, era ancora piuttosto scossa da quella strana scoperta.

«Signorina?»

Killian la fissò, così come Emma fissava lui.

«Si, scusi» Emma afferrò maldestramente i volumi e li strinse a fatica tra le braccia. «Buon giornata» disse, uscendo.

Si voltò appena prima che la porta si richiudesse, in tempo per vedere Killian che si sporgeva verso Belle per darle un bacio sulle labbra.

 

**

 

Emma rientrò nella cripta sbattendo i pesanti libri a terra. Regina sussultò.

«Che ti prende?» la rimbeccò.

«Ho visto Killian» disse Emma.

Regina strinse le labbra. «Ah si? E' qui? Ti ha riconosciuta?» cercò di mantenere un tono di voce neutro.

«No, non mi ha riconosciuta» rispose Emma. «Sta con Belle. Si sono baciati in biblioteca».

Regina si alzò. «Ti senti bene?»

Emma non rispose subito.

Era rimasta sorpresa nel vedere Killian, nel trovarselo davanti, e nella sua espressione indifferente. Non l'aveva riconosciuta e l'aveva guardata come l'avevano guardata i suoi genitori. Ripensò all'immagine di lui e Belle che si baciavano, e si rese conto solo in quel momento che non stava provando niente.

Certo, era contenta di sapere che stava bene, ed era rimasta sorpresa nel trovarselo davanti perché non se l'aspettava. Ma non c'era niente di più. Anche se non era reale, l'aveva visto con un'altra, e per lei non faceva alcuna differenza.

Guardò Regina. Si chiese come fosse possibile che in così poco tempo quella donna avesse stravolto tutto il suo mondo, tutte le sue certezze. Si chiese come fosse possibile che quella donna, dopo tutto quello che avevano passato insieme, potesse essere davvero la persona che l'avrebbe resa felice per il resto della sua vita.

Ma, in fondo, si rese conto che l'aveva sempre saputo. Si rese conto che sin dal loro primo incontro, Regina aveva stravolto il suo mondo.

«Sto bene» borbottò la bionda. Sorrise. «Vorrei vedere la faccia di Tremotino se sapesse che Uncino ha di nuovo una tresca con la sua donna» scherzò.

Regina, tuttavia, non rise. Trovava strana la reazione di Emma, meccanica, fredda. Quasi indifferente.

«Sei sicura di stare bene?»

Emma annuì con la testa.

E si rese conto che stava bene davvero. Fu come se in un attimo le fosse stato tutto più chiaro.

«Allora, io vado da Robin» disse Regina, continuando a guardare di sottecchi Emma. «Mi raccomando, qualsiasi cosa tu faccia, non perdere di vista il libro e non avvicinarti all'ombra. Non so se riuscirò a contattarti oggi, nel caso comunque ci vediamo stasera, ok?»

«Ok» rispose la bionda, guardandola.

Poi Regina fece per uscire, ma Emma la fermò per un braccio. La mora si voltò e la guardò dritta negli occhi. Voleva dire qualcosa, ma restò in silenzio.

Emma, dal canto suo, non aveva proprio niente da dire.

La attirò a sé e la baciò. Regina, seppur colta alla sprovvista, si lasciò trascinare dall'energia di Emma, finché non si ritrovò ad accarezzarle i capelli e stringerla a sé.

«E questo per cos'era?» chiese Regina, piacevolmente sorpresa.

Emma sorrise. «Un piccolo promemoria. Per ricordarti che devi tornare da me».


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Buon caldo pomeriggio domenicale, team!
Come dicevo già nella mia raccolta "Delirio SwanQueen" (che vi ricordo, per chi non lo sapesse, la trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3073107&i=1)  che sto partendo per le vacanze, ma non temete! Per le prossime due domeniche, che io non ci sarò, ho commissionato la mia Deary per pubblicare al posto mio, quindi avrete i capitoli come previsto. Pensavate che vi avrei lasciato soli? Assolutamente no! :D
E niente, spero che la storia continui a piacervi, ormai stiamo entrando nel vivo e i prossimi capitoli sono fondamentali. Grazie come sempre a tutti per seguirmi e recensirmi! Mi fa tanto piacere. :)

 

  
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