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Autore: Baldr    09/08/2015    1 recensioni
Odino ha scelto Thor e Loki non si dà pace. Il dio degli inganni cerca di sedare il proprio livore soddisfacendo i propri desideri, anche i più perversi, ma questo comportamento lo esporrà a un subdolo ricatto al quale suo malgrado si piegherà.
Quando sarà Thor a essere vittima degli eventi e il trono di Asgard sarà in pericolo, Loki verrà inviato assieme a Sif su Midgard alla ricerca degli ultimi discendenti dell'ormai estinto popolo dei giganti della terra.
Loki cercherà quindi i propri figli e chiederà aiuto a Hela per poter aiutare il proprio fratello. Sarà lei a porlo di fronte a un compito nel quale Loki si cimenterà per poter salvare Thor e Asgard.
Sarà proprio questa ricerca spasmodica della salvezza a condurre il dio degli inganni lungo una via senza ritorno, che alimenterà il gelido inverno giunto nella sua anima.
ATTENZIONE: l'incest è solo accennato
Seguito di Nel passato.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Kamar







Legami di sangue

 

Himinbjörg, il palazzo di Heimdall, dominava sul ponte dell’arcobaleno e dalla balconata, sul lato occidentale dell’edificio, Loki poteva vedere la via multicolore che collegava la sala del Bifrost alla residenza del guardiano.

«Una mattina Amora è venuta all’arena» raccontò Sif, porgendogli un boccale. «Ha portato un’otre, per permettere a Thor di dissetarsi. Ho notato subito qualcosa di diverso in tuo fratello dopo che aveva bevuto, ma era una sensazione. Però, quella scena si è ripetuta più volte e il cambiamento di Thor si è fatto sempre più evidente.»

Loki strinse la coppa tra le dita, aveva visto come le due sorelle fossero abili con le pozioni. Guardò il vino all’interno del bicchiere e ne sondò la genuinità con la magia, senza che Sif se ne accorgesse. Solo allora bevve tranquillo e si passò la lingua sulle labbra, per prolungare il gradevole sentore del liquido sul palato.

Il dio degli inganni puntò le iridi di smeraldo su Sif, studiandone l’espressione. «Perché me ne stai parlando?»

«Perché non è naturale, sembra qualcosa di… magico o un trucco e tu sei un esperto in entrambi i campi» rispose la guerriera con determinazione.

Lui sorrise divertito. «Le tue parole mi lusingano.»

«Non volevano essere un complimento» ribatté lei, facendo accentuare il sorriso sulle labbra dell’uomo.

«Era palese, mia cara. Mi pare, però,  che io non sia l’unico esperto nei trucchi e negli inganni. Anche tu hai tenuto comportamenti degni di una vera ingannatrice.»

L’espressione di Sif si indurì. «Smettila. È storia passata, sono errori di gioventù. Se sei qui ora è perché anche tu temi per il futuro di Asgard.»

Loki lasciò il balcone e attraversò il grande salone dalle pareti d’oro e avorio. Si fermò davanti alla finestra rivolta verso il palazzo e guardò le torri svettare davanti al disco azzurro di Hati. «Preparerò un elisir in grado di liberare la mente di Thor dagli effetti di qualsiasi pozione e tu dovrai farglielo bere.»

«Non puoi darglielo tu?» domandò lei, che lo aveva seguito con discrezione.

Loki scosse il capo. «Amora è furba, sa che sono un alchimista e sospetto che abbia impartito a Thor l’ordine di non accettare bevande da me. Ma dobbiamo comunque fermarla, la pace è a rischio.»

Sif annuì. «Allora vediamo di sbrigarci.»

«Per una volta, Lady Sif, mi vedo costretto a darti ragione» rispose lui, consegnandole il bicchiere. Ignorò volutamente il lieve contatto di pelli che avvenne e gli sguardi si incrociarono solo per un saluto formale. Si allontanò, dirigendosi verso il proprio laboratorio.

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Loki e Sif camminavano l’uno fianco all’altra, lungo l’ampio corridoio, dove imponenti e pregiate statue li seguivano con immutabili e severi sguardi vuoti.

Era ormai trascorsa una settimana e per tre volte Sif aveva somministrato a Thor le pozioni che Loki aveva preparato con maestria, ma gli atteggiamenti di Thor non erano mutati.

Le porte degli appartamenti di Odino si aprirono al loro arrivo e Loki entrò senza indugiare. Sif rallentò appena il passo, ma lo imitò, seguendolo. Raggiunsero una stanza attigua, dove re e regina li stavano aspettando seduti al massiccio tavolo di pietra lavorata.

«Padre, Madre» salutò Loki, inginocchiandosi innanzi a loro. Lo stesso fece Sif, portandosi il pugno al petto.

«Qualche mutamento» domandò Odino, invitandoli ad alzarsi con un cenno della mano.

«Purtroppo nessuno» informò Sif.

«Ogni mio antidoto è risultato vano, non ho idea di come annullare l’effetto dell’elisir di Amora. Ho fallito...» ammise Loki avvilito.

Odino alzò una mano e sorrise benevolo. «Non ti puoi incolpare di qualcosa che non dipende da te» disse, mentre Frigga si alzò e si diresse a una mensola dalla quale prese un libro, prima di tornare al tavolo. «Tua madre ha scoperto qualcosa riguardo l’elisir che da giorni cerchi di combattere» aggiunse Padretutto.

Loki sgranò gli occhi e poi guardò Frigga, intenta ad aprire il libro. Si avvicinò al tavolo e lei girò il tomo, permettendo al figlio di leggere la pagina ingiallita, dove un nastro di seta dorata aiutava a tenere il segno.

Il labbro inferiore del cadetto tremò. «Senz’anima...» mormorò Loki con una punta di angoscia nella voce. Il principe alzò le iridi sul volto materno. «È un composto proibito, i suoi effetti sono micidiali e non esiste antidoto per neutralizzarli.»

Frigga annuì gravemente. «La scienza di Asgard non ha mai trovato rimedio, è vero.»

«Questo non vuol dire che non esista» intervenne Odino. Loki lo guardò stupito e il padre proseguì. «Vi era un popolo famoso per gli affermati alchimisti che annoverava tra le sue genti e loro conoscevano l’antidoto per contrastare l’elisir senz’anima.»

«Qual è questo popolo?» chiese con irruenza Sif. «È palese come, a palazzo, Thor non sia più il solo soggiogato da quell’intruglio, la situazione sta precipitando. Dobbiamo andare da questi alchimist e chiedere il loro aiuto, prima che Asgard sia perduta.»

Odino sospirò e Loki fissò la guerriera, con espressione grave.

«I giganti della terra» disse il principe con tono piatto.

Sif schiuse le labbra e poi scosse il capo. «Ma loro sono...»

«Estinti» confermò con dolore Odino. «Ma non dobbiamo perdere le speranze: ho inviato degli esploratori nelle antiche fortezze dei giganti, affinché esaminassero i testi sopravvissuti alla guerra, nella speranza che le nozioni alchemiche possano essere recuperate.»

«Su Midgard hai inviato qualcuno, Padre?»

Odino fissò Loki e scosse il capo. «I giganti della terra che si sono rifugiati su Midgard, non hanno eretto città. Inoltre, il regno è cambiato molto nel corso dei secoli. Ormai le nostre gesta non sono altro che leggende e i midgardiani hanno dimenticato i nostri insegnamenti.»

«Sono all’oscuro dell’esistenza di Yggdrasill?» domandò stupita Sif e Odino annuì.

«Vorrei il permesso di andare su Midgard» disse Loki risoluto. «Ho conosciuto e studiato magia da un gigante della terra su quel pianeta e, spero, il mio maestro abbia lasciato qualche scritto nascosto. Dammi la possibilità di cercarli.» Il cadetto sostenne lo sguardo del genitore, che alla fine annuì.

«Ma cerca di non rivelarti. L’ignoranza dei midgardiani è per loro una difesa. Se sapessero quali creature popolano i nove regni, potrebbero farsi divorare dalla paura» lo ammonì Odino.

Loki annuì. «Farò in modo che non si accorgano della mia presenza.»

Frigga si alzò, aggirò il massiccio tavolo e gli prese le mani. «Fai attenzione.»

Lui le sorrise e le rivolse un inchino. «Stai tranquilla, Madre.»

Odino si alzò, si avvicinò a lui e gli mise le mani sulle spalle. «Ti auguro di avere fortuna. Fino al tuo ritorno faremo di tutto per occupare Thor in attività che non arrechino danno ad Asgard.»

«Stai attento, Padre. Sotto l’influsso del Senz’anima, potrebbe arrivare a nuocere persino a te.»

Frigga gli accarezzò il viso. «Tuo padre è in gamba e non dimenticare che so ancora mettere in riga tuo fratello.»

Loki sorrise, annuì e si congedò, seguito da vicino da Sif.

«Durante la mia assenza, cerca di tenere lontano Thor da Amora» le ringhiò Loki.

«Sai perfettamente che è impossibile, quindi vengo con te» ribatté la guerriera.

Lui si fermò e si voltò a fissarla, sorridendole. «Temo di aver capito male.»

«Hai capito benissimo. Ad Asgard sono inutile ma, se ti accompagno, potrò aiutarti. Midgard è vasto, in due potremo dividerci i compiti. E ti potrò fare da guardia del corpo.»

Il principe sollevò un sopracciglio. «Vorresti proteggermi? Non ne vedo la ragione.»

«Smettila di chiacchierare e muoviamoci» sentenziò Sif, dandogli un amichevole pugno sulle spalla.

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La luce del ponte dell’arcobaleno si spense e Loki e Sif si ritrovarono avvolti dalle tenebre di una notte senza stelle. Il freddo era pungente e non si stupirono nell’avvertire sulla pelle il gelido bacio di qualche sparuto fiocco di neve. Nell’aria v’era il sentore di resina e i due asgardiani scorgevano a malapena le sagome di imponenti sempreverdi nascosti nell’oscurità.

«Dove siamo?» chiese Sif, cercando di orientarsi.

«Esattamente dove arrivammo l’ultima volta che venimmo su Midgard» rispose Loki.

«Stiamo cercando qualche traccia di Angrboda?» gli chiese la guerriera, indagando i dintorni con lo sguardo, alla ricerca di eventuali minacce.

Loki rimase un poco in silenzio e poi si incamminò. «C’era un villaggio da questa parte.»

Lei scosse il capo e lo seguì, scocciata. «Sono passati secoli dalla nostra ultima visita...»

«I midgardiani non si saranno estinti per questo. Troviamoli e studiamoli: se vogliamo passare inosservati, dobbiamo imparare le loro usanze e confonderci tra di loro.»

«Direi che per iniziare, dovresti dirmi cosa stiamo cercando veramente» disse con tono duro Sif.

Lui si voltò a guardarla, smettendo di camminare. «Cercando veramente?» chiese innocentemente.

Lei sorrise. «Ti conosco. Non sei in grado di ideare un piano semplice e lineare. A te piace complicare le cose, quindi dubito che siamo venuti qui solo per cercare tracce della tua vecchia maestra. Lei e… i tuoi figli sono stati uccisi dai giganti di fuoco… no?»

Loki percepì tutto il sospetto che gravava su quel no. Come tutte le donne, Sif aveva un sesto senso invidiabile e solleticarlo con le menzogne poteva risultare controproducente. Non poteva rivelare chi aveva realmente ucciso Angrboda, o la vendetta che si era preso sarebbe potuta ritorcersi contro di lui. Doveva centellinare le informazioni o rispedire Sif ad Asaheim.

«Angrboda non era solita scrivere nulla, trasmetteva le sue conoscenze per via orale. Prima di morire, però, ha protetto i figli, salvando loro la vita. Forse loro sanno dove possiamo trovare qualche testo dei giganti della terra.»

Sif lo guardò incredula. «Ma abbiamo visto i corpi! Thor in persona li ha portati ad Asgard, li ho visti ardere sulle pire!»

Lui le sorrise e le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio: «Non fidarti mai dei tuoi occhi, se hai a che fare con degli arcanisti.»

Sif strinse le labbra a quella vicinanza e rabbrividì.

Loki se ne accorse e il sorriso si fece quasi feroce. «Tremi, mia cara? Il tuo corpo non ha ancora dimenticato, nevvero?»

Lei lo spintonò, riprendendo ad avanzare. «Fa freddo, stolto. Non fregiarti di meriti che non hai.»

Lui rise. «Sicura che io non abbia alcun merito?» la punzecchiò divertito.

Lei scosse il capo, sorridendo. «È acqua passata, Loki. Sino a quando non sarò indicata come la miglior guerriera di Asgard e il mio essere donna sarà visto come una limitazione, non mi concederò alcuna distrazione.»

«Direi che hai raggiunto i tuoi obiettivi, ormai» rispose lui, continuando a seguirla.

Lei gettò un’occhiata alle proprie spalle, continuando ad avanzare. «È forse un segnale di apertura nei miei confronti? Una specie di proposta?»

Loki contrasse la mascella e l’espressione del viso si indurì. Avrebbe dovuto rispondere, ma esitò.

Sif non parve darvi peso, anzi, si fermò e si inginocchiò a terra. «Il terreno è strano» mormorò.

Loki fece comparire sul palmo della mancina un globo di luce verdastra, che illuminò il rado sottobosco tagliato in due da un’insolita striscia nera stesa al suolo. Ai lati e al centro vi erano dipinte delle linee bianche che seguivano l’intero percorso di quello che sembrava un sentiero, che si estendeva sin dove la vista arrivava. I due asgardiani la osservarono per qualche istante.

«È sicuramente una strada» commentò Loki.

Sif annuì. «Sì, non capisco perché usino questo materiale per rivestirla, non mi pare adatto agli zoccoli dei cavalli.»

«Seguiamola: ci condurrà a un abitato» replicò il principe, mettendosi in marcia.

Camminarono per quasi un’ora, quando Sif si voltò, scrutando le tenebre alle proprie spalle. «Credo stia arrivando… qualcosa» commentò, riferendosi a un bagliore lontano.

Entrambi individuarono una luce muoversi velocemente tra i tronchi, percorrendo la strada che si erano appena lasciati alle spalle.

«I midgardiani hanno evoluto i loro mezzi di trasporto» commentò Loki, osservando l’imponente camion che sbucò da dietro la curva.

L’automezzo li raggiunse, rallentando sino a fermarsi al loro fianco. Il finestrino dal lato  passeggero si abbassò e un uomo sulla quarantina, dalla barba castana brizzolata, li guardò perplesso. Sorrise divertito. «La macchina vi ha lasciati a piedi mentre andavate a una festa in maschera?» domandò.

Sif aggrottò la fronte, non sapendo bene cosa rispondere. Poco prima che il camion li raggiungesse, Loki aveva lanciato un incantesimo per poterne afferrare il linguaggio, in caso avvenisse un dialogo e aveva fatto sparire il globo luminoso.

Loki sorrise e annuì con disinvoltura. «In realtà stavamo tornando. Sarebbe così gentile da aiutarci?»

«Non avete il cellulare?» domandò il camionista.

«Purtroppo no. Avevo detto a mia sorella di prenderlo ma… lo ha dimenticato» spiegò Loki.

Sif aggrottò la fronte e gli sussurrò all’orecchio: «Di che cosa stai parlando?»

Lui continuò a sorridere, tenendo lo sguardo sull’autista. «Non ne ho idea, ma reggimi il gioco.»

Lei sorrise a sua volta e a fil di labbra gli rispose: «Spero che la tua lingua d’argento non si sia arrugginita in questi anni.»

La nevicata stava acquistando forza. L’umano sbloccò la portiera. «Avanti, salite!»

Loki aprì lo sportello e si fece da parte per far salire prima Sif. «Lei è veramente gentile, buon uomo.»

Una volta che furono entrambi a bordo, il camion ripartì, percorrendo la strada deserta. I fari erano l’unica luce a fendere le tenebre.

Loki lasciò Sif alle prese con il midgardiano, che faceva un sacco di domande, e si perse a scrutare la strada, cercando qualche punto di riferimento. Quando il camion giunse sulla cima di un dosso, rivelando la presenza di una città sulle coste di un fiordo, Loki ebbe l’impressione che un’immagine del passato si sovrapponesse al presente. Si fece attento e riconobbe il profilo di uno dei monti, volse lo sguardo dove sapeva avrebbe dovuto esserci un masso a lui ben noto e ne individuò la sagoma. Appoggiò le mani al finestrino.

«Ehi» esordì il camionista, «se devi vomitare, accosto!»

Lui lo guardò un istante e poi annuì. «Sì, devo scendere.»

Sif lo guardò perplessa, mentre il midgardiano rallentò e fermò l’autocarro.

Loki si catapultò fuori, dirigendosi a lunghi passi verso la boscaglia.

Sif scese a sua volta e guardò le spalle del signore degli inganni scomparire nell’oscurità. Si volse verso il camionista. «Grazie del passaggio.»

Lui aggrottò la fronte. «Aspetta, non vorrete inoltrarvi nel bosco di notte?!»
«Non si preoccupi, grazie ancora» replicò lei, chiudendo lo portiera e lanciandosi all’inseguimento di Loki. Ne seguì le tracce, sino a quando non lo trovò, accovacciato ai piedi di una sporgenza rocciosa che emergeva dal muschio del sottobosco. «Cos’hai trovato?» gli chiese.

Con lo sguardo perso sulla pietra ricoperta da un soffice manto di un verde cupo di muschio e dal candore della neve, Loki vedeva rune antiche, invisibili a chi era estraneo alla magia.

«È qui che Angrboda morì...» disse, alzandosi in piedi.

Sif sospirò. «Quindi è qui che i giganti di fuoco l’hanno uccisa...»

Protetto dalle tenebre, lui sorrise a quella menzogna, che aveva già vendicato da molti anni. «Già» rispose pacato. «Ora ho la certezza che i suoi figli sono ancora vivi e hanno lasciato un indizio per trovarli. Dovremo giocare alla caccia al tesoro e convincerli ad aiutarci.»

Sif lo afferrò per un braccio. «Dovremmo trovare i tuoi figli? Li stai cercando per aiutare Asgard o spinto da un irrefrenabile istinto paterno?» La donna sottolineò volutamente la paternità di Loki, cercando di coglierne le reazioni del volto.

Lui sollevò un sopracciglio. «Ti credevo più intelligente, mia cara.»

«Smettila di chiamarmi “mia cara” e spiegati» sibilò arrabbiata.

Loki sorrise e le passò un braccio sulle spalle, incamminandosi lentamente. «Angroboda era un’esperta di pozioni, i suoi figli sono nati per colpa di una di esse. Mi drogò e il resto lo conosci. Ho ragione di credere che Angrboda fosse una valida alchimista esospetto che lei conoscesse anche l’antidoto per annullare gli effetti del senz’anima e salvare Thor. Dei tre ragazzi che ha partorito, la femmina era la più portata con le pozioni, quindi sarà lei che dovremo trovare e spingerla ad aiutarci.»

Sif lo fissò stupita, con una luce di speranza sul volto. «Quindi, se la troviamo, forse...»

«Risolveremo tutti i guai di Asgard» concluse Loki, sorridendo tagliente.

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Sif camminava con passo deciso, percorrendo la distanza che la separava dall’uscita dell’aeroporto. Per confondersi tra i midgardiani aveva indossato abiti semplici, un pantalone, una maglia e una giacca neri come i capelli legati in un’alta coda di cavallo. I vestiti erano in realtà una creazione di Loki, che camminava al suo fianco, facendo rintoccare i passi all’unisono con quelli della guerriera. Aveva camuffato, grazie alla magia, gli abiti e le armi con cui erano arrivati a Midgard ed era lui a occuparsi degli spostamenti.

Avevano visitato l’Europa, inseguendo gli indizi lasciati dai tre figli di Angrboda, per poi partire alla volta del nuovo continente e rimanere invischiati negli enigmi di Hela a New Orleans. Per riuscire a scovare la tappa successiva, avevano impiegato quasi un mese, durante il quale Sif aveva scoperto quanto potesse essere camaleontico Loki. Sembrava a suo agio in qualsiasi situazione.

Avevano abbandonato la Louisiana ed erano atterrati nella Virginia Occidentale, in una piovosa giornata di inizio ottobre.

Le porte scorrevoli si aprirono al loro passaggio e il vento forte scompigliò i capelli di Sif.

Loki sorrise. «I capelli lunghi sono un impedimento» la schernì con velata malignità.

«Sei solo invidioso. Se ti facessi crescere i capelli, forse potresti assomigliare un po’ di più a un vero guerriero asgardiano» lo punzecchiò lei.

Lui arricciò le labbra, con sguardo divertito. «Colpo basso, mia cara.»

«Pensavi di avere l’esclusiva?» ribatté lei spavalda. Lo vide sul punto di risponderle, ma improvvisamente distolse lo sguardo, lasciandolo vagare attorno a sé. Sif aggrottò la fronte. «Cosa succede?» domandò preoccupata.

«È qui...» Loki le afferrò il polso, mentre un autobus sfrecciò davanti a loro.

La folata d’aria spostata dal mezzo, però, investì gli altri passanti. Nessuno si era accorto della loro sparizione.

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Sif boccheggiò, cercando di riprendersi da quell’improvviso spostamento magico. «Per l’amor di Odino, che cosa è stato?» chiese, guardandosi attorno confusa.
Alti palazzoni tutti uguali, di colore rosso scuro, si affacciavano sulla strada dove i due asgardiani erano apparsi. Era una zona che lasciava trasparire il proprio degrado, rendendolo palese persino ad alieni quali erano lei e Loki.

Lui si guardò attorno, come in preda a una strana ebrezza. «Un rapido sistema per spostarsi.» Sorrise. «È Hela, la sento. Deve essere là» spiegò, accennando a uno degli edifici.

Sif si guardò attorno, studiando l’ingresso del condominio e le persone che si trovavano in zona. «Sei sicuro?» gli chiese senza guardarlo. «Immagino possa renderti felice sapere che i tuoi figli sono vivi, ma mio fratello si sarebbe accorto di loro, nulla sfugge a Heimdall. Non mi ha mai parlato di loro, quindi non mi capacito di come siano riusciti a evitare il suo sguardo per così tanto tempo.»
Loki si rabbuiò e la guardò duramente. «Non so come sia possibile, ma ti assicuro che percepisco chiaramente Hela. Forse Heimdall sta divenendo troppo anziano per il suo compito» rispose, attraversando la carreggiata e raggiungendo il palazzo.

Sif si affrettò a seguirlo, maledicendo mentalmente la sensibilità di Loki. Poteva fare l’indifferente quanto voleva, ma a lei era chiaro come avesse una spiccata predisposizione a sentirsi ferito o non all’altezza. Da quando Odino aveva scelto Thor come successore, aveva notato più volte reazioni che a un occhio attento sarebbero apparse come insignificanti, ma che lei aveva ricondotti alla contorta indole del cadetto e si era convinta che Loki fosse semplicemente geloso del successo del fratello.

Raggiunsero un pianerottolo e Loki si fermò davanti a una delle porte che si affacciava su di esso. Allungò una mano verso la maniglia, ma Sif gli toccò la spalla.

«La mia spada» sussurrò piano.

«Per quale motivo?» chiese lui, guardandola con sospetto.

«Perché sono passati secoli dall’ultima volta che hai visto tua figlia e per metà appartiene alla stirpe dei giganti. Non sappiamo nulla di lei e di come potrebbe accoglierci.»

Loki sorrise. «Credo che dovremmo cercare di gestire l’incontro parlando, senza ricorrere alla minaccia delle armi.»

Sif lo afferrò per il bavero del cappotto con cui Loki si camuffava tra i mortali. «Fammi prendere la mia spada» scandì lentamente.

Lui arricciò le labbra e poi sorrise, inclinando la testa verso una spalla.

Sif percepì il familiare peso della propria arma con il braccio destro e lasciò scivolare la spada fuori dalla manica della giacca, stringendone l’impugnatura e traendo sicurezza da quel semplice gesto.

Loki tese nuovamente la mano verso la maniglia, ma lei gliela fermò, sfiorandogli l’avambraccio. «Vado prima io. Sei il principe ed è mio compito difendere la famiglia reale.»

Lui sorrise beffardo. «Ma quanta premura» disse, rivolgendole un inchino ed esortandola a entrare a gesti.

La porta non era chiusa a chiave ed entrarono senza problemi, ritrovandosi in uno stretto corridoio. A circa metà di esso, vi erano due archi, uno di fronte all’altro, che conducevano ad altre sale. Percorrendolo tutto, invece, avrebbero potuto solo curvare a destra.

Sif avanzò silenziosamente, tenendo la lama occultata dietro l’avambraccio destro. Loki, alle sue spalle, osservò ogni cosa nei minimi dettagli. Piccoli quadri appesi alle pareti, mostravano disegni fatti con carboncino, ritratti, paesaggi, nature morte.

A sinistra si apriva il vano che ospitava la cucina, piccola, ordinata, un lieve profumo di biscotti aleggiava ancora nell’aria. A destra invece c’era il soggiorno, con due divanetti, un tavolo di legno con un paio di panche, una libreria e un piccolo televisore a tubo catodico.

Non sembrava esserci anima viva. Loki indicò il fondo del corridoio e Sif si avviò, sbirciando oltre la curva a destra.

Il corridoio proseguiva, presentando altre due porte, una per lato. Sif accostò l’orecchio a ciascuna di esse, cercando di individuare la minima presenza. Loki volse lo sguardo verso destra, irresistibilmente attratto dal seidr che proveniva da dietro la parete.

Improvvisamente Sif lo vide afferrare la maniglia della porta sinistra e cercò di afferrarlo con decisione per un polso. Le sue dita però strinsero l’aria e, contemporaneamente, udì lo scatto della serratura dell’altro ingresso. Si voltò e vide Loki, quello vero, aprirlo e imprecò a denti stretti, affrettandosi dietro al principe.

Entrarono in una stanza che odorava di lavanda e naftalina, con un piccolo tavolo rotondo al centro e una donna anziana a esso seduta.

Lui si avvicinò e le scrutò le iridi velate dalla cataratta.

Sif si era avvicinata alla porta che dava sulla camera adiacente e la trovò vuota. «Dov’è Hela?» chiese a Loki, portando lo sguardo sulla donna.

La vecchia sorrise, scoprendo i denti consumati dal tempo. «È passato così tanto tempo dalla tua ultima visita, padre» disse con voce flebile e sibilante, posando le mani sul tavolino per aiutarsi ad alzarsi. Quando fu in piedi, l’illusione si era ormai dissolta.

Sif deglutì, indietreggiando lentamente, mentre Loki alzò lo sguardo sul volto della donna che ora superava di qualche dita i due metri. La sua statura era enfatizzata ulteriormente dall’elmo che le cingeva il capo come una corona, la quale si estendeva in forme arzigogolate e simmetriche, la cui superficie nera pareva risucchiare la debole luce della stanza senza finestre, rischiarata unicamente da una plafoniera sul soffitto. Il volto di Hela era parzialmente coperto da una visiera di metallo, che ne celava lo sguardo dietro un’inespressiva maschera dall’aspetto umano.



 
Non ho note per questo capitolo. L'unica cosa che posso dire è: odio fare i periodi così lunghi ç__ç

Per chi fosse interessato può leggere anche Nel Passato.

Grazie a tutti i lettori.
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Daniela

 

   
 
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